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Raccolta ultimi comunicati di "Anarchists against the wall"
by un compagno anarchico della FAI Wednesday, Sep. 29, 2004 at 4:21 PM mail:

Raccolta di comunicati e articoli di questi giorni di "Anarchists against the wall" (dal più recente in giù)

Durante una manifestazione indetta dal movimento contro l'occupazione
(tra cui gli Anarchici Contro il Muro) a Budrus il 28 settembre 2004,
sono stati arrestati 16 israeliani e due cittadini stranieri. Un
palestinese è stato bastonato. Alle 14,30 gli arrestati erano ancora
detenuti in un oliveto vicino al cantiere del Muro. Era previsto il loro
trasferimento al commissariato di Givat Ze'ev nei pressi di Gerusalemme
ma pare che siano stati portati invece al commissariato di Beit Ariyeh.

ainfos


La riunione è stata pubblicizzata con volantini alla festa
giovedì scorso per i 5 refusnik appena rilasciati. Presenti
molte persone, giovani e non, che hanno ascoltato una breve
presentazione dell'iniziativa e consigli per i nuovi attivisti
sulla partecipazione alle azioni dirette nella lotta congiunta
tra israeliani e palestinesi contro il Muro dell'Apartheid.
Dopo un dibattito sul coordinamento delle prossime azioni,
abbiamo visto dei filmati delle azioni a Beit Awwa e Budrus
negli ultimi giorni. Seguono due resoconti di queste azioni.

LE RUSPE FERMATE A BEIT AWWA: 27 settembre 2004
Un corteo piccolo ma unito è riuscito a fare quello che una protesta
grande non ha potuto: fermare i lavori sul Muro. Siamo partiti da Tel
Aviv presto e appena arrivati a Beit Awwa, ci siamo uniti agli abitanti
che si stavano preparando per la manifestazione. L'inizio del corteo è
stato rimandato per un po' quando abbiamo sentito che l'esercito era in
giro, intenzionato ad arrestare israeliani e stranieri. Infatti, c'erano
moltissimi militari e poliziotti in giro, specialmente lungo il percorso
ai campi dove c'erano le ruspe e si pensava che sarebbe stato troppo
pericoloso camminare direttamente in quella direzione.

Verso le 9,30 un gruppo di 50-100 persone ha cominciato la marcia dal
centro di Beit Awwa verso un campo dove gli ulivi erano stati abbattuti e
dove non c'erano militari. Vedendo il corteo, due furgoni della polizia
seguiti da alcune jeep militari si sono diretti verso di noi. Quando
siamo arrivati all'ex-uliveto, ci siamo girati e abbiamo fatto ritorno a
Beit Awwa.

I manefistanti si sono raggruppati al centro del villaggio, ormai in più
di 200 e abbiamo camminato nella direzione del cimitero dove c'erano in
corso dei lavori preliminari per la costruzione del Muro, ma i militari
erano dapperttutto. O ci seguivano da dentro il villaggio o dirigendosi
verso la nostra meta. Comunque, nonostante una riluttanza iniziale di
avvicinarci ai militari, ci siamo messi in marcia verso le ruspe. Era
come se tutt* pensassero "ormai i militari ci sono comunque... che ci
costa cercare di fermare le ruspe?". Giovedì scorso eravamo in 1.000 e
non siamo riusciti a passare una ventina di soldati che ci tiravano
addosso i lacrimogeni e proiettili ricoperti di gomma ed eccoci quà...
nemmeno 200 persone con davanti un centinaio di militari e poliziotti
armati!

I militari si aspettavano che il solito sciabàb (gruppi di ragazzini)
avrebbe cominciato a lanciare sassi e infatti hanno fatto del loro meglio
per provocarlo, passando in mezzo alla folla con le loro jeep, ma lo
sciabàb ha resistito alla tentazione. Camminavamo tutt* a braccetto per i
campi dove giovedì scorso ci hanno intossicato con i lacrimogeni e siamo
saliti sulla collina. Non aspettandosi un corteo così disciplinato e
unito, i militari correvano in giro franticamente gridando e ordinandoci
di fermare e più tardi alcuni fotografi ci hanno raccontato che i
militari hanno addirittura cominciato a litigare tra di loro per averci
consentito di arrivare fin lì!

Siamo arrivati in cima alla collina ad una distanza di circa 100 metri
dalle ruspe. Il nostro arrivo ha fermato i lavori e ci siamo piantati
davanti ai raghi crescenti della polizia di frontiera e dell'esercito. A
questo punto, in un atto simbolico, un giovane di Beit Awwa ha piantato
un ulivo dove hanno sradicato gli alberi l'altro giorno.

Durante la faccia a faccia con i militari, un gruppo di donne ha avanzato
ancora di più e quando alcuni poliziotti di frontiera e delle guardie
private hanno cominciato a spintonarle, la situazione era sull'orlo di
degenerarsi.

Abbiamo mantenuto la nostra posizione per circa 35 minuti fino all'arrivo
delle malfamate "unità di controllo pubblico" della polizia di frontiera,
quando abbiamo deciso di tornare al villaggio per evitare eventuali
feriti. Si pensava infatti che era meglio continuare a tenere il
controllo della situazione e che era meglio che noi stessi decidessimo
quando andarcene. Questo ci avrebbe messo in una posizione forte per
continuare la lotta. Infatti, siamo riusciti a fare ritorno al villaggio
senza feriti e con il lancio di pochissimi sassi.

Dopo, mentre ci godevamo del tè palestinesi dolcissimo, tutt* si
mostravano soddisfatti con il comportamento dei manifestanti come gruppo.

Foto della manifestazione a:
https://israel.indymedia.org/feature/display/778/index.php

Kobi Snitz


LE RUSPE FERMATE A BUDRUS: domenica 26 settembre 2004

QUella di domenica 26 settembre è stata la 44a manifestazione della lotta
contro il Muro a Budrus. E siamo riusciti di nuovo a fermare le ruspe per
un po'. Dopo una settimana di coprifuochi, violenze e minacce contro gli
abitanti di Budrus da parte dell'esercito, della polizia di frontiera e
delle autorità dell'occupazione, 40 attivisti israeliani e stranieri sono
arrivati per esprimere la loro solidarietà e per unirsi alla
manifestazione, ormai quotidiano. Alle 10,30, gli abitanti e gli
attivisti hanno fatto uscire i ragazzi dalla scuola in modo che non
potessero rimanervi intrappolati dalle forze israeliane che ultimamente
ha preso l'abitudine di "conquistare" il villaggio durante la dispersione
di una manifestazione, il più delle volte costringendo i ragazzi a
rimanere dentro la scuola fino a notte.

Alle 11,00 il corteo ha lasciato il villaggio e si è diretto verso il
cantiere del Muro. C'erano circa 100 partecipanti, donne e uomini del
villaggio insieme agli attivisti israeliani e stranieri. Un gruppo
numeroso di giornalisti di tutto il mondo era presente e la loro presenza
ha fato sì che i militari non si sono lasciati andare con le solite
violenze contro i manifestanti.

I manifestanti sono riusciti ad arrivare fino alle ruspe, fermandole per
un quarto d'ora. Nonostante i gas lacrimogeni e granate ad urto, abbiamo
mantenuto la nostra posizione per tutto il tempo, ma all'arrivo di un
grande gruppo di poliziotti di frontiera, gli abitanti del villaggio
hanno deciso di terminare la protesta per ora, per non cadere vittime
della violenza. I militari sembravano delusi dalla possibilità che non ci
sarebbe stata violenza e, mentre i manifestanti facevano ritorno al
villaggio, hanno inseguito il corteo (come ormai usano fare sempre) per
"dare una lezione" alla gente e "incoraggiarla" a smettere con le
proteste "con qualsiasi mezzo" (le parole sono di un rappresentante delle
autorità di occupazione, parlando con gli abitanti stessi la settimana
scorsa). Infatti, sono entrati nel villaggio e hanno "conquistato" la
scuola con ampio uso di gas lacrimogeni, granate ad urto e proiettili
ricoperti di gomma. L'unico problema per loro era scoprire che la scuola
era vuota, senza alunni in attesa "della lezione"!

Martedì 28 settembre ci sarà una grande manifestazione nel villaggio a
mezzogiorno.

S.

Traduzione a cura dell'Ufficio Relazioni Internazionali FdCA
Per ulteriori informazioni:
http://www.fdca.it/wall



Circa quattro anni fa, all'inizio della Seconda Intifada, un gruppo
composto di giovani anarchici ed altri liceali ha dato vita ad una nuova
iniziativa: il rifiuto totale di prestare servizio militare. In Israele,
il servizio militare è obbligatorio e dura tre anni. L'iniziativa faceva
parte del quadro generale dei refusnik israeliani che, fino a quel
momento, era composto principalmente da persone che cercavano di evitare
il servizio da riservisti o da quelli che cercavano di evitare il periodo
obbligatorio di 3 anni, fingendosi malati fisicamente o mentalmente.
Quelli che si rifiutavano di prestare servizio militare per motivi
politici erano principalmente riservisti che si limitavano al rifiuto di
servire nei territori occupati, ma la Seconda Intifada che è iniziata 4
anni fa era il momento per una nuova ondata di refusnik di questo tipo e
un nuovo tipo di refusnik, i liceali.

Inizialmente, c'erano pochi di questi giovani refusnik ed erano
soprattutto anarchici. L'esercito generalmente li liberava dopo che
avevano passato 3 settimane in carcere. Ma con l'inizio del terzo anno
dell'Intifada, sempre più persone si univano agli obiettori totali anche
delle persone con posizioni politiche meno estreme e l'esercito ha
cambiato la sua tattica. I refusnik passavano fino a cento giorni in
carcere, dopodiché l'esercito non li liberava.

Con la loro protesta, 5 refusnik politici e un pacifista si sono trovati
al centro dell'attenzione malgrado la critica della loro protesta da
parte del movimento dei refusnik meno estremi, un movimento che
rappresenta l'ala radicale del sionismo.

Così, giovedì sera, due giorni dopo il rilascio dei 5 refusnik, si è
svolto un ricevimento a Tel Aviv con circa 700 partecipanti, chiamato
dall'intera sinistra radicale insieme agli Anarchici Contro il Muro, che
hanno distribuito un volantino durante l'evento. Segue il testo del
volantino.

DOBBIAMO ABBATTERE IL MURO

Comprereste un tostapane usato da Dani Nave [ministro israeliano della
salute] ?
Comprereste una macchina usata da Zahi Hanegbi [ministro per la polizia,
sospeso dal servizio] ?
E allora, come mai comprate dei progetti disastrosi che avranno
un'influenza negativa sulle nostre vite per anni da loro e dai loro amici
Arik, Bibi, Ehud, e Limor [i nomi di vari ministri] e da tutti gli altri
interessati da tutte le parti fino ad includere il comitato centrale del
Likud [partito di governo] ?

VI FIDATE DI LORO QUANDO DICONO CHE LA SOLUZIONE AI NOSTRI PROBLEMI
CONSISTE IN RECINTI, MURI, APARTHEID?

Alla fine del 2002, il governo israeliano ha cominciato a costruire un
recinto di separazione. Il percorso deciso doveva passare nella maggior
parte dei casi ben all'interno della zona palestinese, distruggendo
migliaia di ettari di terreno agricolo, separando i bambini dalle loro
scuole, separando i malati dagli ospedali, separando le persone dai loro
parenti. Il percorso torto crea dei ghetti, zone chiuse che interrompono
i normali collegamenti tra i villaggi e il mondo intorno a loro. Migliaia
di alberi da frutta e ulivi vengono sradicati per lasciare spazio per il
Muro, alberi che sono il principale fonte di reddito per queste persone
(a cui, peraltro, è vietato lavorare in Israele).

Per il governo si tratta solo di una misura di sicurezza, ma la Corte
Suprema israeliana e la Corte Internazionale hanno dichiarato che il suo
percorso è illegale e che danneggia seriamente le vite degli abitanti
della zona. Sorge la domanda: hanno preso questo trattamento crudele in
considerazione per quanto riguarda la sicurezza? Una persona diventa meno
pericoloso quando le sue risorse sono stati rubate, i suoi alberi
sradicati, il suo onore pestato?

Quindi, se non è una questione di sicurezza, che cosa è nascosta dietro
la decisione di costruire un tale recinto? La risposta vera ma triste è
una: RIMOZIONE. Non quel tipo di rimozione forzata, dove la gente viene
caricata sui treni e portata via, ma una rimozione silenziosa dove si
rende la vita talmente insopportabile per i soggetti in questione che
rimangono con due sole opzioni: andarsene o scoppiare.

Nel gennaio del 2004 [*], gli abitanti hanno scelto una terza opzione: la
lotta non violenta contro il recinto, ispirata da figure come Nelson
Mandela e Martin Luther King. Uomini, donne, bambini e anziani hanno
lasciato i loro villaggi per cercare di bloccare le ruspe con i propri
corpi in un tentativo di impedire la distruzione e il furto. Sono
affiancati da attivisti israeliani e stranieri che stanno con loro in
solidarietà e cha cercano di far abbassare i livelli della violenza usata
dall'esercito. Non sono sempre riusciti; l'esercito spesso ha ricorso a
metodi di estrema violenza con l'uso di manganelli, granate ad urto, gas
lacrimogeni, proiettili ricoperti di gomma e anche colpi carichi. Durante
tutto l'anno, decine di manifestazioni sono stati repressi in modo
crudele: 6 manifestanti hanno perso la vita e ci sono stati centinaia di
feriti. I mass media hanno scelto generalmente di non parlare di quello
che succedeva e l'unica frena, peraltro momentanea, è stata una decisione
della Corte Suprema di bloccare la fuga precipitosa delle ruspe per poco
tempo.

In questi giorni i lavori di costruzione del recinto nelle zone
palestinesi hanno ricominciato alla massima velocità, con chiaro
disprezzo per le sentenze della Corte Suprema. Ormai non è più possibile
guardare dall'altra parte e dire "non ne sapevamo niente".

E' L'ORA DI AGIRE!
FERMIAMO LA PAZZIA! FERMIAMO IL RECINTO!


ANARCHICI CONTRO IL MURO


[* ndr - dopo 8 mesi di lotta congiunta in piccole azioni tra gli
abitanti palestinesi, i volontari stranieri e componenti dell'iniziativa
degli Anarchici Contro il Muro]

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