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"Dalla bomba a Prodi alla chiusura di Indymedia" dal Manifesto
by ALESSANDRO MANTOVANI, SARA MENAFRA Tuesday, Oct. 12, 2004 at 1:01 PM mail:

Articolo pubblicato oggi sul Manifesto

Dalla bomba a Prodi alla chiusura di Indymedia
La procura di Bologna: «Nostra la rogatoria negli Usa, non il sequestro». E il governo gioca a scaricabarile
ALESSANDRO MANTOVANI
SARA MENAFRA

«Quello che vi posso dire è che io non ho sequestrato i server di Indymedia. E tantomeno ho aperto un'indagine su Indymedia su commissione del governo o di Alleanza nazionale». Nel suo ufficio alla procura di Bologna, la pm Morena Plazzi respinge i cronisti. «La nostra rogatoria si riferiva unicamente alla ricerca di alcune informazioni presso la società statunitense che ospita i server di Indymedia Italia. E non abbiamo ancora avuto risposte. Quindi - aggiunge la pm - non possiamo neanche dire con certezza che quanto è successo sia dipeso dalla nostra rogatoria». Quanto è successo è l'oscuramento di Indymedia Italia e di una ventina di altri siti Indymedia nel mondo. Il portale italiano ha ripreso a funzionare con un altro provider, ma tutto ciò che è passato su italy.indymedia.org rimane all'Fbi. Giovedì 7 gli investigatori federali hanno fatto visita agli uffici del provider Rackspace a San Antonio, Texas, ottenendo la consegna degli hard disk conservati a Londra, in base a richieste da Italia e Svizzera. E la rogatoria, effettivamente, era partita da Bologna. L'inchiesta della pm Plazzi riguarderebbe la Federazione anarchica informale/Fai che lo scorso dicembre firmò i pacchi incendiari a Romano Prodi e ad altri responsabili Ue. Il 23 dicembre un lungo documento, spedito a Repubblica, annunciava la nascita di una federazione tra diverse sigle della galassia «anarco-insurrezionalista». Il testo integrale finì su Indymedia Italia. E siccome i server sono all'estero la procura bolognese attivò la rogatoria per identificare gli autori del messaggio. Conferma il procuratore capo, Enrico Di Nicola: «In relazione alle notizie di stampa concernenti una temporanea chiusura del sito Indymedia, ordinata dal tribunale di San Antonio, Texas, la procura di Bologna precisa che è stata espletata rogatoria internazionale per accedere ad informazioni specifiche e mirate presso il provider di Indymedia. Tali informazioni non riguardano la gestione né il contenuto del sito», sottolinea Di Nicola per chiarire che la legge sulla stampa non è stata violata. La pm Plazzi, nota anche per indagini coraggiose e per il tentativo di processare un maresciallo che ha sparato a un albanese, ha assicurato agli avvocati di Indymedia che darà loro tutte le informazioni non appena le riceverà dagli Usa.

C'è insomma un discreto imbarazzo, a Bologna. E anche a Roma, dove il ministero della giustizia non fornisce dettagli sulla rogatoria. An fa festa ma l'unico a parlare, a nome del governo, è stato il ministro dell'innovazione tecnologica, l'ex amministratore delegato di Ibm Italia Lucio Stanca: «La rete è un grande spazio di libertà e come tale va salvaguardato, e proprio per questo non può essere una zona franca - ha detto Stanca domenica - Se c'è stato un intervento dell'autorità competente, ossia la magistratura, è evidente che ci sono motivi validi». Quali siano il ministro non lo dice. Gli piace, però, ricordare che «l'oscuramento riguarda un sito che offende la memoria di eroi caduti per mano di terroristi». Riferimento alla strage di Nassiriya, commentata su Indymedia con toni che spinsero An a chiederne la chiusura.

Ci vorrà tempo per chiarire le responsabilità della procura di Bologna e dei governi di Italia e Usa. Le risposte di Stanca, comunque, non soddisfano le opposizioni, che hanno presentato numerose interrogazioni.

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bla bla bla
by enk Tuesday, Oct. 12, 2004 at 1:14 PM mail:

ridicolo si parlano addosso non sanno che pesci pigliare ogni giorno dicono una cosa diversa.

Il procuratore capo: "Non escludo che l'offuscamento del sito internet Indymedia sia stato eseguito in conseguenza della nostra inchiesta, anzi è probabile". Lo afferma Enrico Di Nicola, capo della procura di Bologna che da tempo ha aperto un fascicolo contro ignoti con le ipotesi di reato di vilipendio della repubblica, delle istituzioni costituzionali e delle Forze Armate dopo la pubblicazione sul portale noglobal Indymedia di commenti fortemente offensivi sui militari italiani impegnati in Iraq e sui carabinieri colpiti dall'attentato di Nasiriyah.

l'altroieri era per vilipendio

oggi per la federazione anarchica informale

e domani???

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UN ALTRO PROVIDER!
by pasolini Tuesday, Oct. 12, 2004 at 9:44 PM mail:

Ah bene , esprimendo profondo disagio e preoccupazione per l'oscurita' su quanto accaduto, apprendo ora che Indy Italia ha cambiato il provider!! (dal posto qui sopra): ".........Quindi - aggiunge la pm - non possiamo neanche dire con certezza che quanto è successo sia dipeso dalla nostra rogatoria». Quanto è successo è l'oscuramento di Indymedia Italia e di una ventina di altri siti Indymedia nel mondo. Il portale italiano ha ripreso a funzionare con un altro provider, ma tutto ciò che è passato su italy.indymedia.org rimane all'Fbi. Giovedì 7 gli investigatori federali hanno fatto visita agli uffici del provider Rackspace a San Antonio, Texas,..........".

Bene, sarei molto piu' contento se qualche admin ci facesse sapere se corrisponde la vero e maggiori particolari sul nuovo provider: cosa si puo' intendere ? Provider nel senso di chi fornisce la banda per comunicare sulla rete oppure chi fornisce lo spazio su server per il sito IMC Italy?? non mi sembra una diff. da poco!
Prego, maggiori info, please.

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Necessita' di Media
by King Crimson Saturday, Oct. 16, 2004 at 3:30 PM mail:

Il problema principale e' che, a mio avviso, un media
realmente indypendente non puo' avere server in US e UK!
E' NECESSARIO che i server siano dislocati in piu' paesi ed
in piu' giurisdizioni, inoltre e' necessario un sistema di
backup automatico delle informazioni in remoto tra i vari servers.
Tutto cio' e' possibili ed oggi allo stato dei fatti NECESSARIO.
Fino a quando l'fbi (lo scrivo con la minuscola e invito
anche voi a fare lo stesso) non avra' accesso ai siti dell'intero pianeta questa tecnica puo' funzionare bene per preservare le informazioni per i posteri!
Che Guevara non credeva ad una rivoluzione senza armi,
e credo che la storia gli ha dato ragione.
Oggi la guerra in corso e' quella all'informazione e non ha
senso una rivoluzione senza informazione.
Difendiamo Indymedia.
Diventiamo noi stessi veicolo di informazione!

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