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israele;i giorni della penitenza
by di Jennifer Loewenstein Saturday, Oct. 23, 2004 at 10:13 PM mail:

In una sola settimana, i soldati israeliani hanno ucciso più di 100 palestinesi, molti dei quali civili e più di un quarto dei quali bambini. Hanno demolito le case di dozzine di famiglie, squassato intere strade, sfasciato negozi, sradicato alberi, chiuso scuole, tagliato acqua e corrente elettrica a migliaia di persone, condotto raid aerei ed omicidi extra-giudiziari e chiuso i checkpoint fortificati a Gaza e lungo il confine, impedendo il flusso di traffico umano e automobilistico. Hanno cinto d'assedio il disperatamente sovraffollato campo di Jabalia, un miglio quadrato di terra abitato da 106.000 profughi, preso controllo delle città di Beit Hanun e Beit Lahya nel nord di Gaza, ed impediscono alle organizzazioni internazionali di emergenza di distribuire cibo, acqua e rifornimenti sanitari. Intendono creare una "zona cuscinetto" di cinque miglia apparentemente per bloccare il lancio dei razzi Qassam, ma in realtà con l'obiettivo di annettere ad Israele il nord della striscia di Gaza (inclusi gli insediamenti illegali) prima di "disimpegnarsi" da Gaza - l'ultimo eufemismo per definire il ridispiegamento dell'esercito israeliano dentro e attorno Gaza "in cambio" dell'annessione di ancora più consistenti pezzi di Cisgiordania ad Israele.

I giorni della penitenza
di Jennifer Loewenstein
Palestine Chronicle

Il 29 settembre, membri dell'ala militare di Hamas hanno sparato un razzo Qassam oltre la frontiera di Gaza nella città di Sderot, uccidendo due bambini israeliani. Non era la prima volta che membri di Hamas colpissero la città, ma e' l'unica volta in cui sono morti dei civili. I lanci dei razzi Qassam sono tentativi altamente simbolici di mandare ad Israele il messaggio che i palestinesi non si arrenderanno alla decennale occupazione della loro terra ed ai piani a lungo termine di Israele.

Questi lanci sono strategicamente contro-producenti, oltre che essere illegali dal momento che prendono di mira civili: essi danno ad Israele il pretesto perfetto per portare a termine il suo obiettivo di rubare più terra, appropriarsi di tutte le risorse naturali e spossessare e ri-collocare la popolazione indigena in prigioni di terra isolate, sovraffollate e militarmente accerchiate. Cosa abbastanza normale, Israele ha ancora una volta cinicamente utilizzato la morte di innocenti, usandoli come scusa per lanciare l' "Operazione Giorni della Penitenza", una massiccia incursione militare senza limiti precisi nella striscia di Gaza, un'operazione pianificata da mesi, se non da anni.

In una sola settimana, i soldati israeliani hanno ucciso più di 100 palestinesi, molti dei quali civili e più di un quarto dei quali bambini. Hanno demolito le case di dozzine di famiglie, squassato intere strade, sfasciato negozi, sradicato alberi, chiuso scuole, tagliato acqua e corrente elettrica a migliaia di persone, condotto raid aerei ed omicidi extra-giudiziari e chiuso i checkpoint fortificati a Gaza e lungo il confine, impedendo il flusso di traffico umano e automobilistico. Hanno cinto d'assedio il disperatamente sovraffollato campo di Jabalia, un miglio quadrato di terra abitato da 106.000 profughi, preso controllo delle città di Beit Hanun e Beit Lahya nel nord di Gaza, ed impediscono alle organizzazioni internazionali di emergenza di distribuire cibo, acqua e rifornimenti sanitari. Intendono creare una "zona cuscinetto" di cinque miglia apparentemente per bloccare il lancio dei razzi Qassam, ma in realtà con l'obiettivo di annettere ad Israele il nord della striscia di Gaza (inclusi gli insediamenti illegali) prima di "disimpegnarsi" da Gaza - l'ultimo eufemismo per definire il ridispiegamento dell'esercito israeliano dentro e attorno Gaza "in cambio" dell'annessione di ancora più consistenti pezzi di Cisgiordania ad Israele.

In breve, Israele ha creato l'ultima crisi umanitaria per far capire ad un popolo occupato, diseredato e sofferente chi e' il boss - e ci sta riuscendo grazie al supporto del suo principale protettore. Martedì 5 ottobre 2004, gli USA hanno posto il veto ad una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che criticava l'ultima invasione israeliana delle terre palestinesi. Unito al consueto ed assordante silenzio dei media sull'evento, il veto USA ha messo fine a qualsiasi ulteriore dibattito sull'ultimo crimine commesso da Israele contro i palestinesi.

La scelta del tempo non avrebbe potuto essere più perfetta. Con le elezioni presidenziali USA che incombono, un dibattito vero sulle reali intenzioni israeliane in Palestina e' ancora più improbabile. Nessun candidato che voglia proseguire la sua carriera politica può permettersi di criticare Israele, neanche in maniera molto blanda. Le influenti costituenti politiche combinate al potere dei media corporativi sono in grado di macchiare la reputazione di chiunque osi suggerire che Israele debba essere fermato.

Probabilmente, cosa più importante, arrivare al cuore della questione israelo-palestinese significherebbe interrogarsi sull'intera politica estera americana in Medio Oriente; sottolineerebbe il fatto che in nessuno stato arabo o islamico al mondo ( per non parlare del resto) si può discutere della politica estera mediorientale degli USA senza immediatamente identificare la sua servile, criminale politica verso Israele. Divulgherebbe il punto morto ed il caos verso cui, in Iraq, stanno precipitando i nostri candidati alla presidenza esponendo le superficiali "soluzioni" imposte dall'esterno. Suggerirebbe che vi sono reali e giustificate ragioni per il crescente anti-americanismo in quell'area ed altrove.

Questo e' inaccettabile - dunque ogni critica viene oscurata. Le potenti organizzazioni filo-Israele negli Stati Uniti, inclusa la principale organizzazione della comunità ebraico-americana, hanno il permesso di prevalere sulle nostre opinioni con la loro sempre più cattiva e razzista propaganda contro arabi e musulmani. Sono loro che ci impediscono persino di sentire notizie di individui palestinesi, come la 13enne Iman al-Hams, di Rafah, che, mentre tornava a casa da scuola questa settimana (la settimana scorsa, ndt), e' stata uccisa da militari israeliani che l' hanno definita "una sospetta terrorista". I medici hanno trovato 20 pallottole nel suo corpo, cinque delle quali in testa.

Chi l'avrebbe mai saputo, qui?




a cura di http://www.arabcomint.com

Jennifer Loewenstein e' una giornalista freelance ed attivista per i diritti umani. Ha lavorato al Mezan Center per i diritti umani a Gaza City per cinque mesi, nel 2002. Nel febbraio 2003 Jennifer ha fondato il progetto di gemellaggio tra Madison e Rafah, ed ha visitato il campo profughi nel gennaio 2004, con la prima delegazione in visita a Rafah. Insegna al'univerità di Wisconsin-Madison. Può essere contattata all'indirizzo: jsarin@facstaff.wisc.edu




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