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Gen.Mini al Master
by cam Thursday, Oct. 28, 2004 at 5:54 PM mail:

In un Master > ancora in corso di approvazione < è stato indicato come docente esterno il Generale Fabio Mini

PRESIDIO CONTRO LA GUERRA GLOBALE PERMANENTE

FACOLTA' DI SCIENZE POLITICHE

PERUGIA

PIANETA TERRA


Presso la facoltà di Scienze Politiche di Perugia si sta costruendo la pista d'atterraggio per le truppe della guerra globale permante. Un Master, la cui denominazione più degna sarebbe in "politiche guerrafondaie e loro coperture ideologiche" che è in via di approvazione, vedrà con certezza l'apporto di personaggi esterni alla Facoltà. Tra questi tale Generale MINI!

http://www.paginedidifesa.it/2004/bernardi_040125.html
http://www.analisidifesa.it/articolo.shtm/id/2427/ver/IT
http://www.rekombinant.org/article.php?thold=-1&mode=flat&order=0&sid=1394


Le motivazioni che ci inducono a contestare tale presenza possono essere di tipi diversi; invochiamo una mobilitazione di tutte le coscienze democratiche e antifasciste non tanto contro la presenza del Generale in ambiente universitario, ma contro la sua presenza ISTITUZIONALE all'interno di un Master come docente che farà lezioni e porrà a verifica gli studenti e le studentesse. Gli esami non sono processi. I banchi dell'università non sono le scrivanie di una caserma. Le università pubbliche non sono trincee. Le nostre menti non sono un file da sottoporre al controllo antivirus.

NOT IN MY NAME

NOT WITH MY BRAIN



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Documento di contestazione:


Questo generale nel suo libro “La guerra dopo la guerra” ha indubbiamente avuto il merito di illustrare con freddezza come avvengono oggi le guerre e, nel tentativo di descrivere la costituzione di un nuovo paradigma di analisi della guerra, scrive – cito testualmente – che i nuovi mercenari sotto forma di “compagnie private fanno la guardia a istallazioni militari anche nei teatri operativi, gestiscono le comunicazioni, forniscono intelligence specializzata” tutto “a pagamento”. La freddezza con cui tratta la questione farebbe impallidire la retorica di esperti politici come Gianfranco Fini che riescono a camuffare ideologicamente la presenza di irregolari pagati per uccidere ed occupare in Iraq intere città. Basterebbe questo a giustificare l´interesse per questo autore, che a tratti fa venire in mente quello che il generale dei marines Butler disse nel 1933, quando andò in pensione "la guerra è solo un racket" e viene gestita "a vantaggio di pochissimi e a spese delle masse”. Fedele ad un realismo che farei risalire all’idea di guerra minima di matrice schmittiana, Mini disvela anche una certa retorica dei diritti umani e del presunto ruolo dell'ONU e va anche oltre i limiti della decenza, spingendosi ad affermazioni che fanno – a dir poco - venire i brividi: leggere oggi certe sue esternazioni richiamano alla mente chi nel mondo ha sostenuto in nome del realismo regimi autoritari e totalitari come quello del Terzo Reicht e – di certo – non possono far dormire sonni tranquilli a chi cerca di sdoganarlo in ambienti accedemici.
Al di là della lucidità e della sincerità nel tracciare le cupe prospettive di un futuro segnato “da guerre sempre più contraddistinte da immaginazione, ricerca di soluzioni insolite, iniziativa e ricorso a tutti i mezzi possibili: leciti e non leciti, non credo che tale personaggio sia inseribile tra le fila delle docenze esterne. Non lo credo, perché, far passare chi afferma bellamente la necessita di “una guerra senza limiti” e il dovere di "sopprimere anche dolorosamente chi esprime un dissenso" nei confronti della nuova dottrina che vede nella guerra la nuova politica mondiale e lo ribadisce su riviste autorevoli come LIMES ("Perché combattiamo ancora", Limes, quaderno speciale n. 4, nov. 2001, pp. 19-20), sarebbe un'offesa per chi abbia un briciolo di passione democratica. La sua carriera lo ha portato a servire fedelmente tanto sotto il governo D'Alema quanto sotto quello Berlusconi, ma la sua disamina degli scenari internazionali ha creato malumori sia a destra che a sinistra, distinguendosi come un personaggio indeito. Questo è un dato di fatto, ma credo - tuttavia - che assegnare compiti didattici ad un alto graduato dell'esercito, che, in barba al giuramento di servire il dettato costituzionale, asserisce il dovere istituzionale di sopprimere "ogni dissenso spazzatura" non ci costringe a ripensare alle logica e ai linguaggi del totalitarismo, ma si rivela innanzitutto pericoloso sotto l'aspetto formativo.
Ritengo, inoltre, la sua presenza nel Master esemplare, poiché leggo nella proposta stessa una trama piena di tensioni guerrafondaie, tuttavia farò solo osservazioni puntuali e circoscritte, sottolineando come - a fronte di tali precisazioni - nessuno potrà concedere "carta bianca" a chi con questo Master intende creare un filone di pensiero che faccia della guerra il dogma della nuova politica globale. In caso contrario credo sia opportuno dedicarsi ad un'ampia e vibrante contestazione e, al limite, ad un’azione di boicottaggio del Master stesso. Penso che un certo realismo politico sia importante al fine di smascherare certi atteggiamenti retorici come quelli che hanno portato alla "guerra umanitaria" o all'adorazione dell'ONU come fosse un totum dell'era moderna, ma un certo cinismo amorale non deve assolutamente distogliere l'attenzione dalle altre soluzioni: il mondo è attraversato da mafie, terroristi, spie e speculatori, ma non per questo si può giustificare una guerra all'intero pianeta in nome della stabilità e della sicurezza. Dal Patriot Act americano alle leggi speciali la storia è tempestata di eccezioni giuridiche dalle quali la stessa sinistra non è esente, ma se crediamo - come io credo - che un'altro mondo sia possibile, dichiaro che nessuna persona degna di tale appellativo possa ridursi a freddo esecutore del disordine e della violenza in nome dell'ordine. Sarebbe la nostra stessa umanità ad esserne lacerata. In tal caso salterebbe ogni residuo "stato di diritto" e le contraddizioni e le antinomie che oggi segnano dolorosamente le pieghe nel diritto internazionale rischierebbero di diventare solo una triste narrazione per un passato che non ha saputo individuare una strada fatta di pace e di democrazia.
Mi auguro che gran parte di noi concordino che la cancellazione di ogni tensione verso la condivisione e la garanzia per i diritti fondamentali va nella direzione dell'instaurazione di uno "stato di eccezione permanente", nel quale - in nome dell'amministrazione dell'ordine - si possono sospendere garanzie costituzionali e commettere atti di atrocità disumani. La triste contabilità della governamentalità ha portato alla giustificazione ieri dei campi di sterminio e oggi delle deportazioni dei migranti e delle guerre in nome della sicurezza. Per questo mi oppongo fermamente all'inserimento del Generale Mini e agirò al fine di farlo cancellare dalla lista delle docenze esterne. Il corso potrà rimanere in piedi, ma almeno non toccherà il fondo.


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