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«Mestre trema». Sì, del gelo del potere
by Fred Sunday, Nov. 14, 2004 at 12:03 PM mail:

Sotto la pioggia battente...

«Mestre trema». Sì, del gelo del potere.

Sotto la pioggia battente e tra raffiche di vento, circa 6600 persone hanno percorso le strade di Mestre: 600 manifestanti e 6000 poliziotti più una decina di cani (neri e latranti) e un elicottero alto sopra le nostre teste che ha offerto un suggestivo sound di guerra (al Lido i Disobbedienti pare avessero solo le loro sirene).
Continue le provocazioni della polizia per tenere sotto stress il corteo e limitarne le possibilità comunicative, ma senza incidenti di rilievo.
Le cronache locali (con titoli epici e altisonanti come «Mestre trema...») e i prevolantinaggi della polizia ai negozianti avevano garantito la chiusura di tutti gli esercizi commerciali lungo il precorso del corteo, tranne un bar all’arrivo che mi è sembrato ci accogliesse con simpatia nonostante molti chiedessero solo dove era il bagno.
Insomma, in un clima sfavorevole il corteo è stato sequestrato dalla polizia e dai carabinieri come un corpo estraneo che non doveva avere contatti con il tessuto sociale della città (fin dalla stazione, in cui si è visto un corridoio di carabinieri per fare uscire i compagni dall’edificio stile Genova 2001).
Gli unici residenti che ho visto approvare con applausi e grida i contenuti della manifestazione sono stati due gruppi di immigrati (uno, a margine del corteo, ha applaudito a lungo gli slogan contro la guerra).
La scarsa partecipazione a questa iniziativa, limitata ai soli militanti, è comunque indice di una crisi che riguarda tutti i movimenti sociali dopo la stagione normalizzante e politicista dei Social Forum. Al Lido i Disobbedienti hanno toccato con mano un’analoga caduta di partecipazione al movimento contro la guerra.
Il fatto è che il centrosinistra ha scelto senza sottintesi la guerra, tagliando fondi e spazi a un movimento che pure aveva alimentato. Basterebbe vedere le reciproche insinuazioni tra Verdi e Rifondazione veneziani di ambiguità e doppiogiochismo: la sinistra-del-centrosinistra deve sfruttare il bacino elettorale del pacifismo e insieme allinearsi sottobanco alle nuove politiche militariste.
Come leggo nel volantino del S@ncio P@ncia:
«Nonostante il vasto dissenso alla guerra diffuso in Europa e nel mondo, all’Assemblea NATO partecipano 300 parlamentari di ogni tendenza e colore, fra cui verdi tedeschi, verdi francesi, comunisti cecoslovacchi, comunisti italiani (il senatore Marino), l’Ulivo al gran completo. A nome della delegazione italiana di cui è presidente, l’onorevole Forceri (DS) ha provato a contrabbandare questa rinnovata politica bellicista a sostegno dell’industria delle armi come un programma di “polizia umanitaria”.
Come al solito, il politicismo di sinistra cerca di tenere un piede sopra i movimenti sociali per normalizzarli e canalizzarli a proprio beneficio, e intanto si genuflette di fronte al potere e alla violenza organizzata degli apparati militari. Ancora una volta, dopo i bombardamenti “umanitari” su Belgrado e Kabul, il centrosinistra sottoscrive l’ipocrisia del militarismo che dichiara di voler difendere la pace mentre devasta e avvelena intere regioni».
Per questo mi pare che la scelta di Mestre, e non tutti assieme appassionatamente a Venezia, sia stata sostanzialmente giusta. Ma si tratta anche di reimparare a scavare nella società e nelle sue contraddizioni invece di restare alla superficie supercontrollata di città sempre più militarizzate e terrorizzate (non solo per le grandi occasioni, ma anche nell’abitudine quotidiana). Qualcuno dirà che è più facile dirlo che farlo. Certo, ma è necessario provarci, senza alcuna presunzione.

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