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Transessualismo e occupazione
by un* Wednesday, Nov. 17, 2004 at 4:48 PM mail:

Dal sito: http://members.tripod.com/susy_borg/occupazione.htm alcuni consigli e testimonianze sulle difficolta' relative al transessualismo e l'occupazione

http://members.tripod.com/susy_borg/document.htm



Uno dei grossi problemi legati alla transizione è senz'altro l'occupazione, o meglio il come affrontare i problemi che si presentano, senza perdere un già esistente posto di lavoro o addirittura, dover trovare un nuovo impiego.
Per chi già lavora da tempo in una azienda con un certo numero di dipendenti esiste anche la possibilità di essere tutelati sindacalmente, contattando le apposite strutture (CGIL Ufficio Nuovi Diritti) e se esisitenti i sindacati interni per un maggior coordinamento sul come impostare lo svolgimento della transizione.
Direi che in linea di massima, nella maggior parte dei casi, in questa situazione, non si sono mai verificati grossi problemi, sempre che vengano rispettate tutte le regole del buon senso da entrambe le parti e che non vengano mai a mancare i presupposti sui quali si basa la reciproca collaborazione, con il datore di lavoro.
Per quanto mi riguarda personalmente, essendo sempre stata molto stimata nella mia azienda per il mio comportamento e le mie prestazioni operative, non ho avuto alcuna difficoltaà, anzi parlandone con la mia direzione ho ricevuto in cambio sempre molta stima, comprensione e anche alcune facilitazioni (anticipi sulla liquidazione, permessi personali particolari, esenzioni da alcuni incarichi particolarmente pesanti e stressanti).
Per chi è a contatto con il pubblico il problema esiste in specialmodo nella fase intermedia del cambiamento, quindi è molto importante, per evitare situazioni di ambiguità, curare sempre l'aspetto e l'abbigliamento.
E' altrettanto utile ed essenziale informare i propri colleghi, fornendo loro tutte le spiegazioni possibili e inimmaginabili sul caso, con molta pazienza e su tutte le problematiche legate alla transizione; con i dipendenti a contatto diretto lo si può fare personalmente a voce, mentre con gli altri dipendenti può essere fatto per lettera.
La maggior parte delle persone, una volta chiariti i dubbi e tutte le perplessità del problema, si dimostra ben disposta all'accettazione e al rispetto, addirittura alcune in particolare, mostrando molto affetto e comprensione; non dimentichiamo però che esiste anche una piccola parte di individui che per cattiveria, ignoranza o fanatismo e intolleranza alle diversità, è sempre pronta a parlare male, offendere e spettegolare con malignità.
Non bisogna comunque nascondere che le più aperte e disponibili restano pur sempre le donne, che fanno sempre di tutto per metterti maggiormente a tuo agio, per coinvolgerti nelle loro problematiche, con semplicità, simpatia e grande complicità.
Io penso che il modo migliore per aprirsi sia la sincerità, un pizzico di umorismo, e una enorme pazienza, non dimenticando quanto sia difficoltoso per gli altri capire in poco tempo quello che noi abbiamo compreso magari in anni della nostra vita.
Per chi invece deve trovare un nuovo impiego le difficoltà sono decisamente maggiori, vale sempre comunque il discorso dell'aspetto da curare particolarmente e con un minimo di "buon gusto", per non cadere in alcuna forma di "ambiguità" o di errate interpretazioni, senza mentire mai sulla propria condizione per evitare spiacevoli sorprese in seguito.
Può essere utile rivolgersi alle pubbliche strutture per ottenere l'appoggio di uno psicologo e di un'assistente sociale, usufruendo delle possibilità lavorative per le categorie disadattate, naturalmente in attesa di tempi migliori.
Riporto a seguito,come esempio per chi volesse trarne spunto, le lettere da me inviate alla direzione ed ai dipendenti della mia azienda:






DITTA X & Y s.p.a.

P.zza XX.YY, 1 - Milano
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Da: X Y
A: Direzione Generale

Milano, Data

Spettabile Direzione Generale,
con la presente Vi sottopongo il testo contenuto nella pagine successive inerente ad un mio particolare problema personale, del quale desidero informarVi ufficialmente, con richiesta che sia opportunamente divulgato a tutti i colleghi/dipendenti dell'azienda, per una questione sia formale che di massimo rispetto.
Ritengo doveroso precisare che tale problema non comporterà difficoltà o variazioni allo svolgimento delle mie mansioni, che intendo perseguire con l'interesse e la scrupolosità di sempre.
Fiducioso e grato della comprensione da Voi sempre ricevuta, mi ritengo a Vs disposizione
per ulteriori chiarimenti o per trovare soluzioni comuni a eventuali problemi che ne derivassero, al fine di garantire il miglior rapporto di collaborazione possibile.

In fede.

X Y

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DITTA X & Y s.p.a.
P.zza XX.YY, 1 - Milano
--------------------------------------------------------
Da: X Y
A: Direzione Generale
Milano, Data

Spettabile Direzione del Personale,
con la presente Vi autorizzo a rendere pubblico il testo contenuto nella pagine successive.
Desidero che la diffusione raggiunga tutti i dipendenti dell'azienda.

Sono a Vs. disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
In fede.

X Y

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Proposta di preambolo del direttore del personale:

Allegato a questa comunicazione troverete un documento che il Sig. X Y desidera inviare ai colleghi.
L'azienda approva e sostiene quanto in esso contenuto, e questo ufficio si impegna a dirimere ogni questione conseguente.
Con questo gesto intendiamo inoltre affermare il nostro rispetto delle libertà individuali, e il desiderio di contrastare ogni forma di pregiudizio sul luogo di lavoro.

Il Direttore del Personale

Z K

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Milano, Data



Gentile collega,
con questa lettera desidero informarti di un mio particolare problema personale. Sono spinto a questo passo dalla consapevolezza che la mia situazione esistenziale mi costringe a decisioni che avranno conseguenze in ogni ambito sociale.
Io vivo la condizione generalmente definita con il termine "transessuale". Non conosco quanto ti sia noto questo argomento, preferisco quindi fornirti qualche informazione.
Innanzitutto il transessualismo non ha niente a che vedere con la sfera sessuale di una persona, ma è un problema che si riferisce alla sua identità di genere.
Le persone transessuali , infatti, soffrono di quello che viene definito "disturbo dell'identità di genere" (d.i.g.) e "disforia di genere". Con il primo termine, ci si riferisce al fatto che una persona appartenente biologicamente ad un sesso, sente in realtà di appartenere all'altro; la "disforia di genere" invece è la repulsione che si prova verso il proprio apparato riproduttivo. Il d.i.g. può manifestarsi nei primissimi anni di vita (transessualismo primario) oppure in seguito (transessualismo secondario). Nel secondo caso, chiaramente, ci sono pur sempre dei sintomi, conflitti o contraddizioni che precedono sin dall'infanzia il manifestarsi di questa esigenza che se pur controllata all'inizio può diventare improvvisamente incontenibile e con effetti devastanti a livello psicologico.
E' bene ricordare che non è assolutamente possibile intervenire a livello psichico per fare sparire questo disturbo, pochissimi sono stati i casi dove intervenendo al primo manifestarsi del problema si è riusciti a ristabilire un perfetto equilibrio tra identità psichica e fisica. L'unico modo per risolverlo, consiste nell'accettazione della propria condizione e nella riconversione del sesso che si ottiene a livello chirurgico e intervenendo con appropriate terapie ormonali che modificano fisicamente l'individuo. Quali sono le cause di questo fenomeno? Non si sa ancora con estrema precisione da cosa sia provocato, anche se da tempo si sta sempre più confermando l'ipotesi che l'origine sia da cause biologiche: nel momento in cui la madre rilascia il testosterone (ormone maschile) che dovrebbe "mascolinizzare" il cervello del feto, fattori esterni interrompono questa trasmissione (o la fanno avvenire dove non dovrebbe, nel caso opposto di coloro che invece transizionano da donna a uomo). In parole povere il bambino o la bambina nascono con un corpo differente rispetto al cervello, quindi vengono a mancare quelle affinità tra mente e corpo indispensabili per un perfetto equilibrio dell'individuo. Con l'intervento chirurgico, che in Italia è garantito dalla legge 164/82 per la tutela della salute dell'individuo, l'apparato riproduttivo viene "riconvertito" assumendo in tutto e per tutto l'aspetto di quello di una donna genetica (o viceversa nel caso opposto, s'intende) rinunciando però in questo modo ad un bene preziosissimo, quello cioè di poter avere dei figli. La terapia ormonale completa il tutto, contribuendo a "femminilizzare" o a "mascolinizzare" (nel caso opposto) il resto del corpo. Tutto questo fa capire quanto alla fine non sia un semplice capriccio, ma il bisogno profondo di essere fisicamente ciò che si è già interiormente.
La vita di una persona transessuale non è certo facile. Ai propri conflitti e alle proprie sofferenze spesso si aggiungono fattori esterni che complicano non poco la vita ; spesso ci si ritrova ad un certo punto della propria esistenza (questo vale in specialmodo per il transessualismo secondario) a dover ribaltare completamente tutto il vissuto, coinvolgendo spesso altre persone nella propria sofferenza e nelle altre problematiche che ne derivano. Al di là del problema di identità che è strettamente personale e individuale, degno quindi di ogni rispetto da parte del prossimo, non si nasconde niente altro, ma soltanto una grande voglia di poter vivere tranquillamente la propria vita in modo normale e fatta di cose normali, una casa, la famiglia, un lavoro, pensieri e sentimenti e soprattutto un rapporto sereno con il mondo circostante. Purtroppo spesso e volentieri viene a mancare il rispetto e la comprensione nei confronti di queste persone già messe a dura prova dalle proprie difficoltà e contraddizioni. Il pettegolezzo, la cattiveria gratuita e la falsa moralità contribuiscono spesso a creare una discriminazione ancora maggiore derivandone difficoltà di inserimento nella società stessa e quindi causa di ulteriore sofferenza. Molte persone transessuali per questo motivo hanno perso la vita non riuscendo più a sostenerne il peso, diventato troppo oneroso per la loro capacità di sopportazione.
Certamente non è poi così facile per chi ne è al di fuori comprendere e soprattutto adattarsi a questo tipo di cambiamento che specialmente nella fase iniziale può sembrare goffo e difficile. Ciò che è importante è alla fine capire che tutto questo non è un gioco, un capriccio o una deviazione, ma un qualcosa che fa pur sempre parte di quella vita che noi tanto amiamo e cerchiamo di rispettare in tutte le sue forme e manifestazioni.

Ho iniziato da circa due anni, il normale iter previsto che coinvolge uno psicologo, un endocrinologo ed un assistente sociale, al termine del quale verrà emessa una perizia che mi consentirà di richiedere tutte le autorizzazioni giuridiche necessarie a procedere.
Il mio progetto di vita prevede l'assunzione graduale di una identità sociale femminile, fino all'approdo (probabilmente entro altri due anni) ad un definitivo riassegnamento del sesso legale. Come previsto dalla legge devo affrontare un periodo definito "test di vita reale" durante il quale cercherò di vivere secondo le consuetudini del genere femminile. A questo scopo inizierò gradualmente ad introdurre elementi femminili nel mio abbigliamento e ad usare una aggettivazione adeguata al genere.
Non ti faccio particolari richieste se non quella di rispettare una scelta dettata da motivi profondi e incoercibili. Desidero comunque sottolineare che il termine "rispetto" non vuole impedire conversazioni e, perché no, ironie su questo argomento; l'unico limite è quello, generalmente accettato, dell'educazione e del buon gusto.

Cordiali saluti.




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