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SENTENZA PROCESSO ANTIFASCISTI MILANESI
by Officina della Resistenza SOciale Wednesday, Nov. 17, 2004 at 9:49 PM mail: orso@ecn.org

Oggi, mercoledì 17 novembre, presso il Tribunale di Genova, si è tenuta la prima tranche del processo contro gli antifascisti milanesi.


Oggi, mercoledì 17 novembre, presso il Tribunale di Genova, si è tenuta la prima tranche del processo contro gli antifascisti milanesi.

Evitiamo di scendere per l'ennesima volta nel dettaglio dei fatti di quel maledetto gennaio scorso, lo abbiamo fatto fin troppe volte ormai. Ricordiamo solo che in conseguenza di un paio di ceffoni dati a due idioti che propagandavano idee razziste (con magliette del "potere bianco", spille e toppe con svastiche e vario altro pattume) e all'invito a privarsi, almeno in parte, di quell'armamentario dell'intolleranza per questi nostri quattro compagni da marzo è stato disposto l'arresto preventivo.
Oggi, ad otto mesi di distanza, continua imperterrita l'ignobile odissea fatta di carcere, arresti domiciliari, libertà vigilata ecc.

Accusati di aggressione e rapina! Accuse tanto pesanti e ingiustificate da lasciare senza parole tutti. Accuse confermate dalla sentenza di oggi che condanna a tre anni, scontati in abbreviato a 1 anno e 11 mesi, due dai quattro imputati.
Ma di quale aggressione e rapina si favoleggia? Eravamo in più di cento su quel treno, manifestanti antifascisti che da Milano si recavano a Genova per portare solidarietà ad uno spazio autogestito vittima di destre aggressioni e intimidazioni.
Nonostante nella nostra città i fascisti avessero assassinato non molto tempo prima un militante antirazzista non vi è stato nessun linciaggio sul vagone.
Tanta la rabbia per la morte di Dax, ma la maturità politica e la lucidità dei compagni presenti ha garantito l'incolumità di questi razzistelli finiti chissà come sul treno dei manifestanti.
A fronte dell'odio razziale tranquillamente propagandato dalle loro magliette, oltre agli inevitabili insulti dei compagni allibiti e a due manate, sono stati fatti tranquillamente scendere alla prima fermata. Con i compagni che si stringevano ai lati per permettergli di abbandonare quel vagone gremito di manifestanti. Del resto lo hanno ammesso anche loro, come ulteriore dimostrazione basti ricordare che i referti medici esibiti dai pubblici ministeri diagnosticano non più di 6 e 10 giorni di prognosi.

Purtroppo non basta avere ragione e forte era il presentimento che saremmo stati condannati perché il copione è già scritto e le cose si sono spinte troppo oltre. Nonostante tutta questa maledetta carcerazione preventiva fosse già stato un prezzo altissimo, la pubblica accusa ha chiesto una condanna a 6 anni e 9 mesi di reclusione per ciascun imputato. Difficile trovare le parole per commentare una richiesta così spropositata, evidentemente la strategia congeniata dai PM ha puntato ad ottenere una condanna il più alta possibile partendo da cifre tanto esorbitanti.
Un obbiettivo parzialmente raggiunto con questa sentenza che, mantenendo sostanzialmente inalterato un impianto accusatorio costruito ad arte sulla base di un episodio pretestuoso, condanna a 3 anni di reclusione i due compagni.
Viene spontaneo paragonare questa vicenda ad episodi ben più gravi, come l'esito del processo agli assassini di Dax dove fra i tre aggressori, due hanno ricevuto pene non superiori ai 4 anni, o riferirsi alle recenti aggressioni verificatesi in più città per mano fascista, a rilevare un evidente ed abissale disparità di trattamento. Lontana da noi l'intenzione di fare appello ad alcun provvedimento giuridico nei loro confronti, non sono queste le armi a cui siamo soliti fare ricorso.

Ricordiamo che l'odissea giudiziaria in cui siamo stati coinvolti non si è ancora conclusa, il secondo troncone del processo inizierà il 22 dicembre e vedrà sul banco degli imputati gli altri due antifascisti. Certo è che l'esito di questa giornata appesantisce ulteriormente il clima persecutorio a cui siamo soggetti.
E' sfortuna, ci hanno detto, la magistratura genovese è condizionata dai procedimenti sul G8 e non c'è serenità nel giudizio (aggiungeremmo non c'è senso della misura). Ma questa spiegazione non può essere esaustiva.



Officina della Resistenza SOciale

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