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[Roma] In centinaia occupano l'ex manicomio
by dal manifesto Thursday, Nov. 18, 2004 at 4:03 PM mail:

Immigrati ma anche tanti romani in due padiglioni del Santa Maria della Pietà.

«Qualcuno si è mai chiesto quante persone hanno dovuto rinunciare al mutuo che stavano pagando per la casa perché hanno perso il lavoro?» La domanda ci assale mentre entriamo nell'ultima occupazione, in ordine di tempo, a Roma. E' domenica mattina quando una cinquantina di famiglie, sostenute da un pugno di attivisti di Action e del Coordinamento di lotta per la casa, si stabiliscono in due padiglioni dell'ex manicomio Santa Maria della Pietà, già ristrutturati con i fondi per il Giubileo per farne degli ostelli e da allora praticamente inutilizzati. Nel padiglione di Action entrano le 21 tra famiglie e single, in particolare immigrati, sgomberati una settimana prima da una palazzina in via Vercelli, nell'altro la maggioranza degli occupanti, in tutto 24 «nuclei», è invece italiana. Meglio, del quartiere di Primavalle, periferia nord della capitale. E' qui che puoi incontrare chi ti racconta come una banca possa prendersi la casa perché non hai più i mezzi per onorare il mutuo, o come se sei un lavoratore precario sia praticamente impossibile riuscire addirittura a ottenerlo, il mutuo. Gente come Antonio, pensionato, che si dice «fortunato perché ho lavorato e ho almeno la pensione» e che si dichiara, «come si dice in Argentina?», desaparecido, perché «se mi fanno una multa dove me la mandano?». O come Simone, moglie e due figli piccoli, un anno in un'altra occupazione fino allo sgombero: «Ho fatto domanda al comune da quattro anni ma senza risposte. Stiamo qua e combattiamo finché non si troverà una soluzione». Fabio invece è un single, lavora per una cooperativa sociale e racconta come sia «improponibile pagare un affitto a meno che non si voglia condividere la casa con altre persone, come ho fatto in passato». La direzione dell'Asl ha tagliato la corrente elettrica per indurre gli occupanti ad andar via, e anche i termosifoni rimangono rigorosamente spenti. Ma loro rilanciano chiedendo un incontro al presidente della regione Storace e scagliandosi contro la ventilata cessione dei padiglioni «per fare cassa». «Da anni ci battiamo per l'utilizzo di queste strutture per uso sociale, abbiamo anche avviato una raccolta di firme per chiedere al comune di acquisirli dall'Asl», dice Claudio, tra i «gestori» di un terzo padiglione già occupato da tempo, la «ex lavanderia».

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