Indymedia Italia


L'articolo originale e' all'indirizzo http://italy.indymedia.org/news/2002/07/68552.php Stampa i commenti.

"Rifiuti Zero" - Comitato Nocse
by IMC-Siena Wednesday, Jul. 31, 2002 at 11:14 PM mail:

Poichè in parlamento gli industriali spingono per gli inceneritori pubblichiamo la nostra risposta: "Rifiuti Zero" è una proposta concreta contro gli inceneritori.

"ZERO RIFIUTI": LA CONCRETEZZA DI UN MODELLO ALTERNATIVO


Il sistema integrato di gestione dei rifiuti pone al centro l'incenerimento con recupero energetico e risponde alla domanda:

"DOVE METTO I RIFIUTI?"

Al di là di generici richiami alla raccolta differenziata esso, nei fatti, utilizza l'80% delle risorse economiche e professionali per costruire e gestire più o meno sofisticati impianti di incenerimento eufemisticamente chiamati termovalorizzatori.
Quindi in concreto ciò significa che se ci sono 100 vecchie lire a disposizione, più di 80 andranno alla macchina inceneritrice, 10 alle macchine raccoglitrici (compattatori), meno di 10 ai sistemi aggiuntivi di raccolta differenziata.

Il sistema integrato non mira a risolvere il problema dei rifiuti ma ad alimentarlo seguendo questa linea retta:

PRELIEVO MATERIE PRIME
|
PRODUZIONE-CONSUMO RIFIUTI
|
NUOVO PRELIEVO DI MATERIE VERGINI

Senza mettere in discussione il tabù dei cicli industriali.
Esso assume il rifiuto come "motore di affari e di profitti" dentro gli schemi di una società iper consumista e ingiusta verso le popolazioni del sud del pianeta.

A questo modello è necessario opporre il modello "RIFIUTI ZERO". Esso non è una risposta "ideologica" ma l'unica in grado di garantire salute, riproducibilità dei sistemi naturali.
Questo sistema, diffuso in diversi contesti internazionali (Australia; Usa; Canada; Nuova Zelanda) risponde alla domanda:

"COME NON PRODURRE RIFIUTI?"

Ciò chiama in causa la produzione e l'industria, le leggi e gli amministratori, i cittadini e gli stili di vita.
La risoluzione del problema avviene sul terreno partecipativo e non su quello dell'"alta tecnologia".
L'industria, in base al principio della "responsabilità condivisa", è chiamata a garantire prodotti duraturi-riusabili-riciclabili-biodegradabili, introducendo nella loro progettazione l'analisi del ciclo di vita dei prodotti (LCA).
I legislatori e gli amministratori locali sono chiamati ad usare le leggi e la leva fiscale per favorire le strategie e le filiere del recupero dei materiali contenuti negli scarti. Questo anche attraverso impianti di valorizzazione di carta e cartoni, vetro e metalli, plastiche e sostanze organiche.
In particolare gli amministratori sono chiamati (come prevede la normativa, ART.49 DLG 22/97) a disincentivare con lo strumento tariffario la produzione di rifiuti. I cittadini (in genere molto disponibili) sono chiamati a collaborare quotidianamente attraverso la separazione dei materiali da conferire in sacchi o contenitori differenziati e a pagare in base alla quantità effettiva dei rifiuti prodotti.

Questo modello organizzativo pone in secondo piano la tecnologia e poggia sul coinvolgimento sociale. Dal punto di vista ecologico produce un "circolo virtuoso":

PRELIEVO DI RISORSE PRIMARIE
|
PRODUZIONI PULITE
|
CONSUMI SOSTENIBILI
|
RECUPERO DI SCARTI
|
RISPARMIO DI MATERIE PRIME E DI EMISSIONI

Dal punto di vista degli investimenti si inverte la percentuale di prima: 80% a riduzione e recupero; 20% ad impianti di piccola taglia.

I SISTEMI DI RACCOLTA

La raccolta secondo questo scenario, deve essere domiciliare (almeno nei centri più urbanizzati). Essa si fonda sulla separazione basilare SECCO-UMIDO.
Deve essere eliminato il cassonetto stradale, i mezzi di raccolta sono mezzi leggeri e alternativi ai costosi compattatori. Il "valore aggiunto" di questo sistema non è la macchina ma la collaborazione, attraverso piccoli gesti quotidiani, dei cittadini. Già da oggi, come dimostrano alcune esperienze nazionali e toscane, è possibile intercettare circa l'80% delle materie contenute nei rifiuti. Ciò permette di avviare, anche su scala industriale, "filiere del recupero" in grado di ridurre i costi di gestione e di produrre occupazione locale.

I COMPITI DELL'AMMINISTRAZIONE PUBBLICA

Introdurre un sistema di tariffazione commisurato ai rifiuti prodotti; sottrarre dal flusso dei rifiuti urbani, con apposita delibera, i rifiuti speciali, da gestire in modo separato mantenendone, però, il pieno controllo.

I COMPITI DELLE AZIENDE DI RACCOLTA

Predisporre anche in modo graduale, almeno nei centri più popolosi della regione, il passaggio dalla raccolta stradale a quello domiciliare. Le aziende dovranno impiegare sempre più mezzi di raccolta leggeri con personale che in modo capillare ritira i contenitori porta a porta. Analogo servizio dovrà essere previsto per le utenze commerciali ed aziendali attraverso un'operazione più semplice della precedente. Infatti sarà possibile intercettare grandi quantitativi di materiali comportabili (da bar, ristoranti, negozi di frutta e verdura, fiorai ecc.) e riciclabili provenienti dai circuiti commerciali. Questa operazione che riguarda circa il 50% degli scarti in servizio pubblico) permette di ottimizzare i costi di gestione della raccolta. Infatti, se è vero che i costi per la raccolta aumentano, è altrettanto vero che questi sono compensati dai minori costi di smaltimento e dagli stessi proventi derivanti dalla commercializzazione dei materiali recuperati. Materiali a cui il Consorzio nazionali degli imballaggi riconosce un non trascurabile valore economico.

A supporto di questa strategia occorre un sistema costante di monitoraggio che permetta non solo di conoscere la percentuale delle singole componenti merceologiche del monte dei rifiuti ma soprattutto per programmare gli obbiettivi di intercettazione dei singoli materiali riciclabili da innalzare gradualmente. Questa operazione indirizza gli strumenti e le risorse dell'azienda con il risultato di minimizzare gli smaltimenti approssimandoli allo "ZERO".
Purtroppo le aziende toscane, sempre più interessate da progetti di privatizzazione e di accorpamento ad altri servizi (Holding multiservizi), seguono altri modelli gestionali che puntano ad aumentare la commistione dei flussi di rifiuto (assimilazione dei rifiuti speciali) per giustificare la realizzazione dei termovalorizzatori (a questo punto viene posta la domanda: dove mettono i rifiuti?)

IMPORTANZA DI STRUTTURE REGIONALI A SUPPORTO
DEL RECUPERO DI MATERIA

E' necessario dotare le aziende in servizio pubblico di strumenti regionali attraverso i quali introdurre nel mondo della produzione l'applicazione dell'analisi del ciclo di vita dei prodotti, la introduzione di pratiche di riduzione degli imballaggi (vuoto a rendere), la commercializzazione dei materiali recuperati (soprattutto del compost che studi recenti dimostrano essere importantissimo per contrastare la desertificazione dei suoli ma anche i cambiamenti climatici e l'effetto serra).

A questo proposito che fine ha fatto il consorzio "Toscana ricicla" costituito nel 1999 attraverso dettagliati progetti rimasti lettera morta? E qual è il ruolo dell'agenzia regionale recupero risorse (ARRR) che ormai appare più una copertura per avallare inceneritori, che uno strumento per contrastare la crescita esponenziale dei rifiuti della Toscana (+15%)?

ALCUNE PROPOSTE AI COMITATI POPOLARI
E AI MOVIMENTI SOCIALI

Le lotte di questi anni contro la proliferazione degli inceneritori hanno spesso impedito la realizzazione di impianti pericolosi e hanno dimostrato quanto sia importante la partecipazione diretta delle popolazioni per difendere la salute e il proprio territorio. Tuttavia non si è riusciti ad imporre un'alternativa organica all'attuale gestione dei rifiuti. Anzi in questi mesi il partito trasversale dell'inceneritore ha ripreso con forza la sua marcia mettendo a segno provvedimenti legislativi come nel caso del collegato alla finanziaria 2002 n.16 che permette praticamente a tutte le tipologie di rifiuto di diventare Combustibile Derivato da Rifiuti. In Toscana poi le politiche di riduzione e di raccolta differenziata sono rimaste al palo smentendo gli stessi obbiettivi fissati dal piano regionale che avrebbero dovuto imporre dal 1999 tendenze alla riduzione della massa di rifiuti.
Per rendere credibili i nostri obiettivi occorre calare sul proprio territorio le proposte derivanti dal modello "RIFIUTI ZERO". Per sostenere questo sforzo può essere utile costituire osservatori permanenti in grado di spingere in modo incalzante e dettagliato gli amministratori a render conto della loro inerzia e di affermare davvero provvedimenti nella direzione dell'azzeramento dei rifiuti.
Per sostenere queste vertenze territoriali potrà essere utile costituire una rete di esperti legati ai movimenti in grado di rafforzare la incisività e la credibilità delle proposte.

Per una maggiore documentazione:
"Zero Waste: idealistic dream or realistic goal?" video a cura di "grass roots" (Usa) Notiziario della scuola agraria del parco di Monza, numeri 1 e 2 del 2002.
Articoli sul compostaggio e sul riciclaggio in Europa e sulla applicazione della tariffa (a cura di Enzo Favoino ed altri). Molto interessante il contributo sull'importanza del compostaggio delle biomasse per contrastare anche l'effetto serra.

Questo sistema a regime può ridurre a non più del 25% i rifiuti da smaltire in discarica e contribuire in modo rilevante a risparmiare materie prime ed emissioni nocive nonchè attivare nuove economie basate sul recupero.

Siena 10 luglio 2002, contributo al controvertice NOCSE

COORDINAMENTO DEI COMITATI POPOLARI TOSCO-LIGURI PER L'AMBIENTE

Per ulteriori informazioni: http://www.ecn.org/nocsena

versione stampabile | invia ad un amico | aggiungi un commento | apri un dibattito sul forum

©opyright :: Independent Media Center .
Tutti i materiali presenti sul sito sono distribuiti sotto Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0.
All content is under Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 .
.: Disclaimer :.