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TSUNAMI: IL NUOVO TURISMO
by TimeOut Tuesday, Jan. 04, 2005 at 11:02 AM mail:

MA QUALE NUOVO TURISMO ?? .. L'ANIMA DEL COMMERCIO E' SEMPRE QUELLA ...

Il nuovo turismo

«La vacanza continua: la vita è un’avventura»
Due giovani di Novara sono rimasti a Patong «Il mare è bello, ora non ci sono più cadaveri»
DAL NOSTRO INVIATO


Un turista passeggia di fronte ad un veicolo travolto dallo tsunami a Patong Beach in Thailandia (Reuters)
PATONG, ISOLA DI PHUKET (Thailandia) - Fino al 26 dicembre erano sulle rotte del turismo di massa. Adesso vanno in direzione contraria, pur non avendo mai cambiato albergo né programma. Emanuele Donelli, 29 anni, e Dario Bariani, 33, sono due amici di vecchia data. Vengono da Cerano, un paesotto in provincia di Novara, sulla sponda piemontese del Ticino. E vanno controvento: perché sono due dei pochissimi turisti italiani che hanno scelto di rimanere in vacanza a Patong, sull’isola di Phuket. Nonostante lo tsunami. E malgrado lo spavento che ha fatto rientrare a casa, di corsa, migliaia di persone. Emanuele è il più loquace dei due. È lui che spiega: «Semplicemente non c’è un solo motivo per rientrare a casa prima del previsto».


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Quindi continuate la vacanza come se nulla fosse successo?

«Beh, proprio nulla no... Certo che qui era drammatico il primo giorno. A noi è andata bene perché dormivamo in un edificio non raggiunto dall’acqua. Ma era il caos totale. C’erano i morti e i feriti, i crolli. Sembrava una zona di guerra. Siamo andati tutti sulla montagna. Abbiamo preso le coperte dell’albergo, abbiamo dormito per terra. E un po’ di paura ti viene in quelle condizioni, è chiaro».

Però non avete mai messo in discussione l’idea di anticipare il rientro.

«Mai. La vita è un’avventura che va vissuta anche dopo catastrofi come queste. E qui c’è un gran bisogno di tornare a vivere le cose normalmente e fino in fondo, come prima. Bisogna solo vivere le giornate al meglio che si può. Nient’altro».

Adesso sul lungomare di Patong e sulle altre spiagge distrutte il panorama è cambiato. Il mare non è più così invitante. Eppure qualcuno fa il bagno.

«E perché no? Anch’io l’ho fatto due giorni fa. Non avevo ancora osato perché temevo di incappare in qualche cadavere, soprattutto i primi due-tre giorni. Ma adesso dicono che non ce ne siano più. Il mare mi sembra bello. E non è vero che si rischiano infezioni o epidemie. Almeno non qui. Forse c’è stato qualche rischio nella prima fase ma abbiamo visto come si davano da fare i thailandesi. Hanno ripulito tutto. Perciò ho ripreso a fare il bagno. E non sono l’unico».

Ma ci sono anche i fondali rovinati. Non dev’essere divertente vedere devastazione sotto e fuori dall’acqua.

«Non sono sceso a esplorare i fondali quindi non so in che condizioni siano. E lo sfondo davanti alla spiaggia non è tutto da buttare via. Ci sono angoli come il Surin Beach che hanno ancora gli ombrelloni in piedi, le costruzioni non distrutte. Non è poi così male. Qui ci tengono al turismo e lo dimostreranno rimettendo in moto tutto».

Insomma, non c’è nulla da temere né per le questioni sanitarie né per il futuro turistico della Thailandia?

«Esatto. Il pericolo è passato. E francamente spesso siete voi giornalisti a esagerare. A sentire le impressioni che si hanno in Italia, sembra che qui si viva in chissà quali condizioni di rischio... E invece vedrete che nel giro di un anno questo posto rialzerà la testa. Ha bisogno di farlo sennò è la fine».

Tornerete in vacanza in Thailandia?

«Certo che torneremo. Lo tsunami non ha cambiato niente. Questo posto rimane un paradiso e noi che siamo già stati qui altre volte torneremo per aiutarlo a rinascere».

Quando rientrerete in Italia?

«Saremo a casa l’8. Questa vacanza è il solo vero svago in un anno. Poi tocca andare a lavorare. Io in falegnameria, lui a fare l’operaio. Non abbiamo intenzione di rinunciare nemmeno a un’ora di queste ferie».

Dario fa cenni di assenso mentre sceglie una borsa di marca al prezzo di cento baht (due euro) sulla bancarella di uno dei mille venditori di strada, a Rat-U-Thij 200 Pee Road. Fa caldissimo. I fari dei venditori piazzati ad altezza d’uomo arroventano l’aria già umida e bollente. Dario va di fretta e incalza. Ci sono gli amici, la serata, la cena: la vita da turista ha bisogno dei suoi ritmi e passino pure due chiacchiere, «ma avevamo detto solo 10 minuti». L’affare della borsa è concluso. Adesso non c’è davvero più motivo di rimanere in quest’angolino. I pantaloncini, le collane, i tatuaggi, il codino biondo di Emanuele e i pochi capelli a spazzola di Dario si allontanano. Verso altri quattro giorni di vacanza.

Giusi Fasano

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