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Dopo la notizia delle denunce a Roma e Napoli, comunicato stampa
by Action Milano Wednesday, Jan. 12, 2005 at 4:32 PM mail:

http://italy.indymedia.org/news/2005/01/710186.php Diffondiamo un comunicato a seguito della notizia delle denunce con l’accusa formulata dal pm Salvatore Vitello di concorso plurimo in rapina pluriaggravata per i fatti del 6 novembre scorso, tra loro i nostri compagni Riccardo e Luca, all’ipermercato Panorama e alla Feltrinelli di Roma, e delle denunce analoghe a Napoli.

GLI ONOREVOLI SCANDALIZZATI, I PRECARI E IL CAROVITA.
Qualche riflessione da Milano dopo le iniziative di Roma

In tanti si sono scandalizzati per quello che è successo a Roma, e adesso vogliamo raccontare loro qualcosa che ci sembra uno scandalo quotidiano e diffuso: semplicemente la vita di chi ha partecipato e condiviso quelle iniziative, che è anche la condizione di 7.000.000 di persone in Italia.

Milano, per fare un esempio, è diventata la capitale della precarietà.

I nostri contratti sono perennemente a tempo determinato, e interinali: da 490 a 600 euro al mese.
Spesso lavoriamo solo nelle fiere per pochi giorni al mese molte ore al giorno, senza nessuna garanzia né diritto: senza ferie, senza malattia, senza maternità. E se contestiamo le nostre condizioni di lavoro, veniamo picchiati dalla polizia, che si diverte a sfoggiare delle mazze da baseball (è successo proprio a Milano, durante le proteste nei giorni di modadonna).

Gli affitti di Milano sono i più cari d’Europa.
Solamente un letto in una casa, che può ospitare fino a otto o dieci studenti, può costare fino a 300 euro. E molti di noi per non vivere in casa con i genitori fino a 35 anni si devono occupare una casa (le famiglie in occupazione nella nostra città sono più di 3.000, e quasi 10.000 stanno richiedendo un aiuto per il contributo all’affitto).

I nostri padri e le nostre madri non se la passano meglio.

Sempre più sono quelli che vengono licenziati anche se oltre i cinquant’anni, e allora vanno alla ricerca quasi impossibile di possibilità dignitose di ricollocazione. Se scioperano per cercare di evitarlo, e come noi fanno scioperi reali - anche se i sindacati confederali li chiamano selvaggi - , bloccano i flussi delle autostrade o sputano sulle macchine di chi li licenzia in nome del comune o della regione, vengono ugualmente criminalizzati e denunciati, come è successo all’Alfa Romeo e all’ATM.
I nostri nonni lottano contro una sanità a pagamento e una pensione in via di scomparsa, i più combattono con 400 euro al mese, e si vedono arrivare richieste di affitto di 350.
Le nostre famiglie non riescono più ad arrivare a fine mese, e sono tra le più indebitate d’Europa.

Per tutte queste ragioni siamo stati alle iniziative di Roma, e, dopo la nostra manifestazione, abbiamo sentito le molte dichiarazioni, di destra e di sinistra – incredibilmente tutte uguali, che gridavano allo scandalo (Mastella, Tajani, Di Pietro, Bocchino, Veltroni, Pisanu, Castelletti, Maroni, Sacconi, Bonelli, Billè tra gli altri…).

Queste dichiarazioni sono venute da gente che non ha da far quadrare i conti della propria famiglia. Da chi spende in un giorno per i propri onorevoli capricci quello che per le nostre famiglie è il reddito di un anno. Da chi non deve cercare il prezzo più basso o il supermercato con le promozioni, perché la spesa gliela fa la scorta e gliela cucina la cuoca, se non sono in parlamento a mangiare gratis.
Sono critiche di chi per fare la guerra, da dieci anni contro il nemico numero uno di turno taglia le spese sociali, strangola gli stipendi ed indebita le famiglie. Sono gli stessi che parlano di legalità e fanno parte di quelli che hanno sulle spalle processi per corruzione, concussione, evasione, circonvenzione, associazione mafiosa. Il totale dei soldi in ballo nei processi di questi signori è di svariate centinaia di migliaia di euro di soldi rubati. Nei corridoi, con le bustarelle, all’interno di istituzioni che dovrebbero essere di tutti noi.

Ma dopo le iniziative di Roma poco ci interessano le loro dichiarazioni. Negli occhi e nella memoria portiamo invece la gioia di tutti quelli che hanno potuto cercare sugli scaffali il taglio migliore di carne e non il prezzo più basso. Di tutti quelli che non si dovevano più privare di quei beni altrimenti inaccessibili, essendo arrivati al limite dei prestiti a 18 o 36 rate. Di quelle che portavano via interi carrelli di pannolini, e non di sottomarca. Di quelli che dicevano che era ora!

Quello che è successo è stato un momento naturale di contrattazione sociale e ridistribuzione collettiva fra centinaia di famiglie di tutto quello che ogni giorno ci viene tolto. Una festa contro la precarietà e il carovita, un momento di lotta e di denuncia, uno scandalo solo per chi pensa che queste condizioni di vita siano giuste, o si sente responsabile per le politiche che ha deciso negli ultimi anni.

Dopo le nostre iniziative la condizione di precarietà esistenziale di questi 7.000.000 di donne e uomini nel nostro paese è posto all’attenzione di tutti, così come la disponibilità alla disobbedienza e alla ribellione per praticare i diritti che vengono loro negati.

Sappiamo che quando gli efficienti contabili avranno precisamente terminato i loro calcoli ci sarà chi partirà con la nuova crociata per la difesa dei sacri e legali diritti della catena commerciale che ha ospitato questa iniziativa. Ci sarà chi cercherà una soluzione militare e penserà di controllare con magistrati e tribunali questa dinamica sociale, ritardando invece quella soluzione politica che sta nelle cose, sta nella condizione generale del continente di cui facciamo parte, sta nell’attenzione anche di quei deputati che vorranno rendersene conto.

Sulla bilancia invece noi mettiamo i diritti di tutti, quei diritti che tutti i giorni vengono compressi, ignorati, violati, e che a volte si difendono anche contro le leggi e i regolamenti.

La nostra città, per fare un esempio, è la città dei grandi scioperi come dei grandi movimenti della lotta antifascista di liberazione, la sua maschera è il Meneghino che sa stare dalla parte del popolo quando insorge, il suo patrono è Ambrogio che denuncia il furto che la ricchezza rappresenta ai danni dei poveri, il suo popolo quello che quando deve dà l’assalto ai forni o si protegge nelle strade. Una città di lotte gioiose e rivendicazioni determinate, condotte sempre alla luce del sole e a viso scoperto.

Così ci hanno insegnato i nostri nonni in montagna, i nostri padri alla guida dei mezzi pubblici, le nostre madri alla catena di montaggio. Così abbiamo fatto noi oggi, e così continueremo a fare domani, per i diritti nostri, e dopodomani per quelli dei nostri figli.

Perché le trasformazioni sociali passano sempre per momenti di protesta forte e capace di comunicare, legittima anche se scandalosa. E quello che ieri era scandalo oggi è legge e quello che oggi è scandaloso domani sarà diritto, checchè ne dicano gli autorevoli responsabili dello sfascio della generale condizione di vita nel nostro paese.

Di ritorno da Roma, le compagne ed i compagni di ACTIon – Milano.

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