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NOTIZIARIO DAL CARCERE
by Ristretti Orizzonti Wednesday, Jan. 26, 2005 at 8:02 PM mail: redazione@ristretti.it

NOTIZIARIO DAL CARCERE: 26 GENNAIO 2005 Ufficio Stampa-Centro Studi Ristretti Orizzonti Via Citolo da Perugia n° 35 - 35138 - Padova Tel. e fax: 049.654233 E-mail: redazione@ristretti.it

NOTIZIARIO QUOTIDIANO DAL CARCERE: 26 GENNAIO 2005

Curato da:
Ufficio Stampa - Centro Studi di Ristretti Orizzonti
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Cagliari: autobomba contro il carcere di Buoncammino

Corriere della Sera, 26 gennaio 2005

Un’autobomba fatta esplodere davanti al carcere, un ordigno contro la casa di un
carabiniere indagato per i pestaggi alla caserma di Bolzaneto, al G8 di Genova
nel luglio 2001: dopo 5 mesi di silenzio, i gruppi dell’estremismo eversivo
sardo sono riapparsi, confermando i sospetti dei servizi di sicurezza: c’è una
saldatura fra formazioni di estrema sinistra e anarchico insurrezionaliste. Alle
4 di martedì notte a Cagliari è saltata per aria una Y10 imbottita di esplosivo
ad alto potenziale nel parcheggio di fronte al carcere di Buoncammino; due
minuti dopo a Quartu Sant’Elena (comune dell’hinterland) bomba confezionata con
polvere nera sul portone della villetta di un sottufficiale dei carabinieri, che
proprio domani dovrà presentarsi, con altri 46 inquisiti, a Genova all’udienza
del gup.
"Poteva essere una strage - dicono dell’attentato al carcere i sindacati degli
agenti di custodia - se qualcuno fosse passato davanti al parcheggio". Un botto
tremendo, che ha svegliato gli abitanti dei quartieri centrali. L’esplosione ha
scagliato grosse schegge di metallo a centinaia di metri, persino all’interno
del perimetro del carcere. Un’azione complessa, confermano gli inquirenti - le
indagini sono coordinate dal magistrato della direzione distrettuale antimafia
Paolo De Angelis - e ben organizzata: auto rubata qualche giorno fa, esplosivo
preparato da mani esperte, studio dei turni di guardia nelle torri del
penitenziario, uso di telecomando o timer. L’ordigno al carabiniere è stata
invece un’azione dimostrativa: chi l’ha fatto esplodere voleva far sapere che
aveva individuato il bersaglio ed era in grado di colpirlo. Danni limitati agli
infissi, l’auto del sottufficiale leggermente ammaccata.
Non ci sono state (ma sono attese) rivendicazioni: i Nuclei Proletari per il
Comunismo e le sigle degli anarchici insurrezionalisti hanno spesso indugiato
qualche giorno prima di far arrivare telefonate o documenti. Così è accaduto la
scorsa estate per l’ordigno sistemato nel cassonetto dei rifiuti a Portorotondo,
poche ore dopo l’incontro fra Silvio Berlusconi e il primo ministro britannico
Tony Blair. E proprio da agosto, forse per non cadere nella rete delle
intercettazioni telefoniche e ambientali ordinate dopo quell’attentato, i gruppi
eversivi hanno sospeso l’attività.
Tra fine 2003 e autunno 2004, 14 attentati (più di 50, se si parte dal 2001), la
Sardegna è balzata al primo posto in Italia per numero di azioni dei gruppi
eversivi. Le più clamorose a Cagliari contro la sede della Confindustria e
all’aeroporto di Elmas (rottura dei sigilli al portellone dell’aereo Alitalia
per Roma), a Oristano contro la casa del presidente della Provincia e in Costa
Smeralda al locale notturno di Umberto Smaila. E sempre dalla Sardegna sono
partite cartucce e bomboletta a gas all’indirizzo di Bologna di Romano Prodi,
videocassette a caserme di carabinieri e uffici a Roma.
"Colpiremo i simboli dello Stato coloniale" annunciava uno degli ultimi
documenti dei Nuclei Proletari per il Comunismo. Esattamente quel che è accaduto
con l’attentato al carcere di Buoncammino, dove peraltro sono rinchiusi soltanto
detenuti comuni (quasi tutti tossicodipendenti, spacciatori o extracomunitari) e
non "politici".
Uno degli ultimi è stato Luca Farris, sedicente anarchico individualista, che al
riparo delle sigle Asai (Anonima Sarda Anarchici Insurrezionalisti) e Maps
(Movimento Anarchico Proletario Sardo) ha messo a segno attentati a stazioni di
carburante e municipi. Farris è stato arrestato il giorno dell’arrivo in
Sardegna del presidente della Repubblica. Aveva appena spedito un pacco bomba al
municipio di Elmas con puntuale rivendicazione: "Al nostro amato sindaco e al
nostro carissimo Carlo Azeglio Ciampi".



Cagliari: il direttore; "è necessario tenere alta la guardia"

Corriere della Sera, 26 gennaio 2005

"Non abbiamo elementi certi per stabilire che gli attentati abbiano una matrice
politica, anche perché manca ancora una rivendicazione da parte di chi li ha
commessi. Certo, quella politica è un’ipotesi che stiamo considerando con grande
attenzione, anche perché la concomitanza degli attentati a Buoncammino e contro
il nostro brigadiere a Quartu non può essere trascurata".
Il colonnello Loris Anchesi, comandante provinciale dei carabinieri di Cagliari,
sta seguendo in prima persona le indagini dell’Arma sugli attentati commessi
ieri contro il penitenziario cagliaritano e l’auto di un sottufficiale dei
militari a Quartu.
"Il nostro brigadiere vittima dell’atto intimidatorio è oggetto di attenzioni
giudiziarie per le vicende avvenute nella caserma di Bolzaneto, durante il G8 di
Genova. Non sappiamo se l’attentato sia collegabile al fatto che tra qualche
giorno inizierà il processo, anche se a rigore di logica sembrerebbe essere
così", conclude il colonnello Anchesi. Anche il questore, Paolo Cossu, prende
tempo prima di esprimersi su quanto è accaduto: "È troppo presto per inquadrare
con certezza la vicenda, ma con ogni probabilità si inserisce in una strategia
già seguita in passato: quella terroristica. Continueremo a tenere alta la
guardia".
È colto di sorpresa dall’autobomba il direttore del carcere di Buoncammino,
Gianfranco Pala: "Per noi è stata una cosa inaspettata, ma non pensiamo che nel
mirino fossimo noi operatori del penitenziario. Crediamo che siamo stati scelti
come simbolo: d’altra parte, se l’autobomba fosse stata parcheggiata venti metri
più avanti, avrebbe causato danni ben maggiori alle auto del nostro personale,
cosa che gli attentatori non hanno evidentemente voluto.
Avevamo già aumentato la sorveglianza all’esterno di Buoncammino, e ora lo
faremo ulteriormente". Molto colpito il sindaco: "Un gesto ovviamente
condannabile", commenta Emilio Floris, "del quale è necessario capire al più
presto la motivazione. Sono fiducioso che l’intelligence locale, in collegamento
con le strutture investigative di livello nazionale, faccia luce sulle cause,
sui significati e sugli autori di questo gesto. È il primo di questa gravità
accaduto a Cagliari ed è un fatto molto grave".



Cagliari: gli agenti; "siamo al centro di gravissime intimidazioni"

L’Unione Sarda, 26 gennaio 2005

"Confido nell’attività degli inquirenti e soprattutto nell’efficienza dimostrata
dal ministro dell’Interno Beppe Pisanu nella lotta al terrorismo, per dare un
nome agli autori di questi vergognosi attentati e riportare la serenità nelle
nostre città".
È il commento a caldo di Piergiorgio Massidda, coordinatore regionale di Forza
Italia, dopo gli attentati di ieri. "Si tratta", aggiunge, "di due episodi che
fanno emergere anche in Sardegna modalità e strategie, per noi nuove,
riconducibili all’attività eversiva di gruppi terroristici".
Prende posizione anche Michele Cossa, deputato sardo dei Riformatori, secondo il
quale "l’attentato ripropone ancora una volta il problema del trasferimento del
carcere di Buoncammino, struttura inadeguata posta al centro della città".
Giuseppe Atzeri, consigliere regionale sardista, chiede "al ministro Pisanu
quali iniziative prenderà per affrontare la nuova emergenza, invitandolo a
enunciare meno proclami e ad agire con più prontezza ed efficienza".
Solidarietà ai poliziotti penitenziari e al carabiniere di Quartu è stata
espressa da Ignazio Artizzu, consigliere regionale di An, secondo il quale
"troppo spesso la voce dei loro rappresentanti sindacali si è levata per
denunciare carenze di strutture e organici, e non è stata ascoltata". Secondo
Carmelo Porcu, coordinatore regionale di An, "la gente di Sardegna, assieme alle
istituzioni locali e nazionali e alle forze di polizia, darà risposte incisive
contro i disegni terroristici". Molte le reazioni anche dal fronte sindacale.
"Prendiamo le distanze", commenta Alessandro Cara, segretario regionale del
Sinape, "e condanniamo questo atto contro i nostri colleghi che erano al lavoro.
Per noi è un periodo difficile: stiamo affrontando i processi per i fatti di San
Sebastiano a Sassari, e l’attentato non fa che aumentare la tensione". Secondo
la segreteria nazionale del Sappe, un altro sindacato, "è in atto una strategia
della tensione contro l’istituzione penitenziaria. Non accettiamo provocazioni e
intimidazioni".
La solidarietà alla polizia penitenziaria cagliaritana giunge anche da Marco
Mammucari, responsabile del coordinamento nazionale penitenziario della
Cisl-Fps. "L’auto imbottita di esplosivo", ricorda, "era parcheggiata in un’area
dove posteggiano i dipendenti della polizia penitenziaria".



Iglesias: detenuto strappa camicia ad agente, condanna a 3 mesi

L’Unione Sarda, 26 gennaio 2005

Era esasperato perché chiedeva invano il trasferimento in un altro carcere, per
stare più vicino alla famiglia. Ma le lamentele verbali, ad un certo punto, sono
sfociate in qualcosa di diverso: strattonò bruscamente un agente della polizia
penitenziaria, strappandogli la camicia. Questo, almeno, è quanto emerso ieri
mattina nel corso del processo ai danni di un giovane extracomunitario, che
scontava la pena in una cella del carcere di Iglesias.
Il giudice ha ritenuto valida la tesi dell’accusa e ha così condannato a 3 mesi
di reclusione. Da quanto emerso nel corso dell’udienza pare che a fare andare in
escandescenze il detenuto fu la decisione delle guardie carcerarie di
sequestrargli alcuni bric di vino che teneva nella cella.
Decisione che, a detta degli agenti della polizia penitenziaria, scaturì dopo
che era stato sentito il parere del medico. Il detenuto, già esasperato perché
le sue richieste di trasferimento non erano state accolte, avrebbe perso il
controllo, scagliandosi contro l’agente.



Pescara: spettacolo teatrale nel carcere delle Costarelle

Il Messaggero, 26 gennaio 2005

Grossa partecipazione di detenuti ed agenti di polizia penitenziaria del carcere
Costarelle di Preturo allo spettacolo del gruppo teatrale "L’allegra Compagnia"
di Montesilvano. L’evento rientra nell’attività pedagogica 2005 voluta dal
direttore del carcere, Tullio Scarsella, e dal responsabile della stessa area
pedagogica, Antonio De Rossi. Presente anche l’assessore comunale alla
Promozione sociale, Alfonso Tiberi.



Cagliari: cosa succede se a un detenuto serve la protesi?

L’Unione Sarda, 26 gennaio 2005

Sono un detenuto, da anni chiuso dietro le porte dell’inferno, per reati
commessi quando ero ancora molto giovane. Oggi sto pagando i malfatti di quando
ero ancora innocente. Per non annoiarvi tanto (in tutto ho scontato venti anni
di galera) vengo subito al dunque. Anni orsono mi hanno operato allo stomaco per
ben due volte; con il trascorrere del tempo ho perso tutti i denti e oggi
purtroppo non posso masticare, né digerire bene. Devo inghiottire il cibo tutto
intero e può capire i dolori atroci che mi vengono. Mi rivolgo a L’Unione Sarda
per avere una mano.
Quello che più desidero è mettermi una protesi dentaria, però per farlo ci
vogliono dei soldi. Vi sarei grato se pubblicaste questa mia lettera, magari
qualche affezionato lettore mi potrebbe venire incontro con qualche piccolo
vaglia, qualche soldo giusto per risolvere il mio problema. Grazie, e auguri a
tutti, auguri dal più profondo del mio cuore.

M. S. - Buoncammino

Auguri a lei. Per quest’anno 2005, appena incominciato. E per la vita da uomo
libero che dovrebbe ricominciare fra qualche mese, quando giungerà a scadenza la
sua pena. Non è difficile immaginare che due decenni in carcere l’abbiano
segnata e abbiano minato la sua salute. In particolare se ha perduto i denti.
Forse però non è necessario ricorrere a una colletta perché lei possa avere una
protesi. In Italia c’è ancora un residuo di Stato sociale, che può venire
incontro alle persone in condizioni di necessità. Anche se si trovano in
prigione. Lei dovrebbe presentare un’istanza al medico di Buoncammino,
chiedendogli di valutare il suo stato di salute e di prescriverle una visita dal
dentista. Può sembrare paradossale che occorra un certificato medico per
documentare l’utilità dei denti e i danni che subisce la salute di chi li ha
persi, per una ragione o per l’altra. Ma l’attestato sanitario metterà in moto
la macchina burocratica. Se sarà accertato che lei non possiede redditi propri,
perché lavora saltuariamente e la sua famiglia non è in condizioni di aiutarla,
potrà avere la protesi a spese dello Stato. È anche per questo che paghiamo le
tasse.



Stati Uniti: in Missouri fuori tutti i video games dalle carceri

Punto Informatico, 26 gennaio 2005

I detenuti delle carceri del Missouri non avranno più alcuna possibilità di
utilizzare videogiochi nelle ore di ricreazione. A stabilirlo è stato il nuovo
governatore di quello stato, Matt Blunt, che ha emesso una ordinanza con la
quale ha bandito tutti i titoli videoludici e le console all’interno dei
penitenziari.
Se un mese fa, come raccontava High Score, una delle carceri locali aveva
provveduto a rimuovere alcune decine di titoli considerati violenti e quindi
inadatti ai reclusi, ora la censura contro l’uso dei videogiochi viene estesa.
Non solo non sarà più possibile utilizzare certi titoli ma non si potrà
videogiocare con nessun titolo disponibile sul mercato.
Il repubblicano Blunt, governatore da poche settimane, ha spiegato che "le
nostre carceri sono istituti di pena dove vengono inviati per pagare il fio
delle proprie azioni coloro che hanno commesso crimini contro la società. Non
sono pensate per essere delle sale da gioco".
Sebbene l’amministrazione penitenziaria avesse già provveduto a ritirare dei
titoli, Blunt ha insistito affinché tutti i videogiochi venissero ritirati in
quanto i soldi dei contribuenti non dovrebbero essere spesi, ha affermato, per
stabilire quali sono i titoli adatti e quali non lo sono.
Secondo Blunt, nelle prigioni i reclusi "devono apprendere professionalità e
capacità che consentiranno loro di reintegrarsi nella società e diventare
cittadini produttivi. Giocare con i videogiochi non ha nulla a che vedere con
nessuno di questi obiettivi".



Brescia: presto libero Mattia, il più giovane dei killer di Desirée?

L’Unione Sarda, 26 gennaio 2005

Mattia, il più giovane dei minori condannati per l’omicidio di Desirée
Piovanelli, avvenuto a Leno il 28 settembre 2002, potrà lasciare presto
l’istituto di pena minorile Beccaria di Milano dove è attualmente rinchiuso.
È stato infatti approvato nei giorni scorsi dal tribunale di sorveglianza dei
minori di Milano il programma riabilitativo che prevede per il ragazzo,
condannato a 10 anni di reclusione, sia la possibilità di usufruire di permessi
sia di scontare quanto rimane della pena in una comunità d’accoglienza.
Questo perché Mattia, ora sedicenne, ha già scontato, tenendo conto degli sconti
previsti dalla legge, un quarto della pena. Mattia è stato inoltre giudicato
meritevole sulla base delle relazioni presentate dagli psicologi e assistenti
sociali del carcere. Oltre a Mattia, per il delitto di Leno erano stati
condannati altri due minori e un adulto, Giovanni Erra, al quale era stato
inflitto l’ergastolo in primo grado e poi 20 anni in appello. La notizia ha
provocato subito roventi polemiche.
"È una vergogna": così si è espresso Maurizio Piovanelli, il padre di Desirée.
"È una cosa assurda. Siamo sempre alle solite" ha detto ancora Piovanelli,
aggiungendo: "Se questo è il sistema...". Piovanelli andrà a Roma per l’udienza
della Corte di Cassazione chiamata a pronunciarsi il 28 gennaio sui ricorsi nei
confronti di Giovanni Erra. Il padre di Desirée è sempre convinto di voler
cambiare abitazione e avrebbe già individuato la zona di Leno in cui potrebbe
trasferirsi con la famiglia, lontano dai luoghi della tragedia e dove abitano
ancora le famiglie dei ragazzi condannati. A pensare alla famiglia Piovanelli
sono però anche i genitori di Mattia.
La madre del ragazzo, in particolare, chiede "di fare attenzione a quello che si
dice e che si scrive anche per la famiglia Piovanelli, a cui in questi anni
abbiamo sempre pensato". L’avvocato Alessandro Ferrari, difensore di Mattia, sul
provvedimento ha precisato: "Non c’è ancora nessuna data sia per i permessi che
per l’affidamento a una comunità, di cui Mattia è stato ritenuto meritevole dal
Tribunale di Sorveglianza dei Minori".
Durissimo il ministro leghista Calderoli: "Abbiamo assistito recentemente a
proteste e scioperi dei magistrati. Ma sarebbe più giusto che a manifestare
fosse il popolo italiano". "Negli ultimi tempi - sostiene il ministro - abbiamo
assistito ad un crescendo di episodi inquietanti, che hanno come protagonisti
giudizi dei tribunali, con epicentro quello di Milano: prima la condanna del
killer di Rozzano, Vito Cosco, a soli 20 anni di galera per quattro omicidi,
cioè cinque anni per ogni morto ammazzato, poi il patteggiamento di Jucker con
conseguente riduzione della pena da 30 a 16 anni, quindi la probabile imminente
uscita dal carcere per Erika e Omar, autori del massacro di Novi Ligure, lunedì
l’assoluzione dei tre terroristi islamici e ieri, dulcis in fundo, dopo appena
due anni e mezzo dal delitto, la notizia della scarcerazione di uno dei giovani
componenti del branco che ha fatto a pezzi la povera Desirée Piovanelli".



Brescia: basta carcere per Mattia, Leno è sotto choc

Corriere della Sera, 26 gennaio 2005

È stato il telegiornale, ieri sera, a far calare su Leno, il paese di Desirée,
la notizia che Mattia, il più giovane del "branco assassino", uscirà dal carcere
per scontare il resto della pena in comunità. Sorpresa, incredulità, dubbi,
qualche protesta forte e espressioni di solidarietà con la famiglia della
vittima, "colpita un’altra volta": non giustificata la clemenza del giudice.
Anche il sindaco diessino, Piero Bisinella non nasconde che lo sgomento del
paese.
"Premetto che cerco di avere fiducia nella giustizia e che comunque non intendo
entrare nel merito della questione - sottolinea -. Però negli occhi della gente
leggo una grande perplessità. Dopo soli due anni di carcere per un delitto così
efferato nessuno si attendeva tale decisione".
L’invito al "popolo italiano" del ministro leghista Calderoli a "scioperare"
contro i magistrati dopo "il crescendo di episodi inquietanti che hanno come
protagonisti i giudizi dei tribunali"? No comment di Bisinella. Qualche parola
di più si lascia scucire il predecessore, Francesco Piovani (centrodestra), che
aveva vissuto con la fascia tricolore la tragedia della cascina: "La reazione
qui non può essere positiva. Già la sentenza ai tre minori era sembrata lieve. E
proprio adesso che si discute sullo sconto della pena concesso a Jucker e che si
parla di un possibile imminente ritorno in libertà dei fidanzatini della strage
di Novi Ligure, l’uscita dal Beccaria di Mattia non ci voleva".
Anche se "a caldo", molti cercano di ragionare: è doveroso offrire a un ragazzo
coinvolto in un orribile delitto la possibilità di riscatto, aiutarlo a
ricostruirsi un avvenire. Ma questo intervento del giudice pare prematuro. "A
Leno la ferita per la morte di Desirée è troppo recente e adesso, dopo soli due
anni e mezzo, rischia di riaprirsi", riassume Piovani.
All’Istituto superiore "Capirola", frequentato da molti ragazzi che avevano
fatto le medie con Desirée, era riunito il Comitato genitori. La notizia ha
creato uno choc. "Il carcere - dice la preside, Ermelina Ravelli - non può
essere l’unica risposta a questa vicenda, ma come educatori ci chiediamo se i
tempi non siano stai affrettati".
"Ora ci tocca la responsabilità di aiutare Mattia a seguire un percorso positivo
- spiega don Luciano, curato della parrocchia dei santi Pietro e Paolo -. Con la
madre ho da poco discusso dei problemi scolastici del ragazzo. Questa per lei
sarà una buona notizia. A noi lascia grossi interrogativi".



Brescia: lo psichiatra Gustavo Charmet; una decisione educativa

Corriere della Sera, 26 gennaio 2005

No, nessuno scandalo. "Io sono favorevole a comminare pene più educative
possibili. Si tratta non di creare galeotti, ma di formare cittadini". La
possibilità che Mattia, il più giovane degli assassini di Desirée, lasci il
carcere dopo due anni e mezzo per una comunità di recupero non trova contrario
lo psichiatra Gustavo Pietropolli Charmet.
Che, nei giorni seguenti alla tragedia, era stato a Leno, dove, all’istituto
tecnico Capirola, aveva incontrato gli amici della vittima e anche degli
assassini. Charmet affronta il tema spazzando subito via alcuni luoghi comuni:
"Quando si parla di reati penali commessi da minori, la questione centrale non è
la definizione, quanto la gestione della pena.
Con un unico scopo: l’aumento del sentimento di responsabilità. Responsabilità
rispetto a se stessi, innanzitutto. Di quello che si è fatto di sé, della
propria crescita, della scuola, degli amici. Di quello che si stava diventando e
non si è più. E forse non si sarà mai più. Allora, il problema è come fare per
rendere più responsabili questi ragazzi. La mia risposta è conservando il
contatto con la realtà, dunque anche con momenti fuori dal carcere".
Ma gli altri, le vittime, tutti coloro che provano dolore a causa del loro
comportamento? "Non credo che sia realistico attendersi un vero pentimento da
questi ragazzi. Queste sono dimensioni che riguardano gli adulti.
L’identificazione con il dolore degli altri è propria dei grandi, non dei
ragazzi".



Immigrazione: in arrivo le quote per il 2005; 159 mila, un record

La Repubblica, 26 gennaio 2005

Una quota record di 159 mila stranieri a cui l’Italia apre le porte nel 2005,
divisa in due flussi: 79.500 extracomunitari e altrettanti 79.500 neocittadini
Ue, gli "ibridi" come li chiama il ministro del Welfare, Bobo Maroni. Berlusconi
ha firmato il doppio decreto da quasi un mese ma solo ieri c’è stato il via
libera definitivo: martedì il decreto flussi passa al vaglio della Corte dei
Conti quindi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
I nuovi flussi erano ormai attesi da settimane, mentre montava il tam-tam sulle
nuove regole tra le associazioni degli stranieri, i sindacati, gli imprenditori.
Maroni nega stop politici dovuti ai malumori della Lega, il suo partito. "Solo
colpa della burocrazia -minimizza - si sa come vanno queste cose. Entrano 159
mila lavoratori, cioè gente che ha già un contratto di lavoro: se lo perdono,
vanno via".
Ma il numero dei flussi 2005 ha colto di sorpresa il Carroccio: le quote sia del
2003 che del 2004, sempre con il governo Berlusconi, non avevano mai superato i
79 mila ingressi con una forte presenza di lavoratori stagionali. Né il
responsabile del Welfare vuole sentire parlare di critiche degli imprenditori
soprattutto sulla distribuzione regione per regione dei flussi d’ingresso: "Noi
ascoltiamo le Regioni, spesso le richieste delle associazioni imprenditoriali
non sono fondate".
Apprezzamenti da Giampaolo Landi, responsabile immigrazione di An: "Bene, è il
più importante decreto flussi per quantità e soprattutto è interessante il modo
in cui è stato articolato: ora però i lavoratori siano redistribuiti secondo le
reali necessità di manodopera: Maroni faccia un adeguato monitoraggio". An e Udc
pongono l’accento in particolare sulla "quota nella quota", cioè i 15 mila
ingressi riservati a chi ha un contratto di lavoro domestico, cioè a colf e
badanti. Ma proprio ieri un convegno della Cei e della Caritas a Roma sulle
badanti ha denunciato la scarsa efficacia del sistema delle quote.
"Provincia per provincia poi si fissano dei tetti di reddito - commenta Franco
Pittau, coordinatore del dossier Caritas - È un percorso a ostacoli fare
incontrare le richieste delle famiglie italiane con l’offerta dei lavoratori
stranieri". I numeri del decreto per gli extracomunitari parlano di 51.800
ingressi non stagionali: di questi 21.800 sono suddivisi tra quei paesi con cui
l’Italia ha stipulato o sta stipulando intese per la lotta all’immigrazione
clandestina, ma c’è anche una quota di immigrati provenienti dai paesi colpiti
dallo tsunami Sri Lanka e Bangladesh; dei restanti 30 mila la metà di ingressi
riguarda appunto colf e badanti. Gli stagionali (cioè con contratti di tre o sei
mesi) saranno 25 mila e anche per questi sono previste aree di provenienza,
anche se chi ha già fatto lo stagionale in Italia ha una sorta di diritto di
prelazione. Duecento sono poi i figli di cittadini italiani residenti in
Argentina, Venezuela, Uruguay; infine 2.500 lavoratori autonomi, di questi 1.250
sono per coloro già in Italia ad esempio con un permesso di soggiorno per studio
e che possono chiederne uno avendo intrapreso un’attività indipendente.
Le modalità per l’ingresso registrano una novità: dopo la pubblicazione del
doppio decreto in Gazzetta Ufficiale, i datori di lavoro potranno presentare la
loro domanda alle direzioni provinciali del lavoro spedendole con raccomandata:
fa fede la data e l’ora della spedizione. La domanda va compilata secondo i
moduli già a disposizione presso gli uffici del lavoro: bisogna indicare il
nominativo del lavoratore e tutti i dati del datore di lavoro oltre al tipo di
contratto. L’incontro tra domanda e offerta secondo la legge Bossi-Fini avviene
presso i consolati e le ambasciate all’estero. "In alcuni paesi è davvero un
problema", ammette Maroni.
Capitolo a parte per i 79.500 neo comunitari: la moratoria di due anni impedisce
loro la circolazione libera nella Ue, anche se avendo pieno diritto di
cittadinanza in Europa non possono sottostare alle espulsioni coatte o sanzioni.



Immigrazione: flussi 2005, ecco come saranno ripartite le quote

Melting Pot, 26 gennaio 2005

Il decreto per lavoratori provenienti da paesi non appartenenti all’Unione
europea limita gli ingressi nel modo seguente:
30.000 lavoratori subordinati non stagionali, di cui 15.000 colf e badanti.
2.500 autonomi, per le seguenti categorie: ricercatori, imprenditori (attività
di interesse per l’economia nazionale), liberi professionisti, soci e
amministratori di società non cooperative, artisti di chiara fama ingaggiati
da enti pubblici o privati. Nell’ambito di questa quota, sono ammesse fino a
1.250 conversioni da studio a lavoro autonomo.
200, tra argentini, uruguayani e venezuelani, di origine italiana, iscritti in
apposito elenco, per lavoro subordinato non stagionale o autonomo.
1000 dirigenti o lavoratori altamente qualificati, per lavoro subordinato non
stagionale.
20.800 per lavoro subordinato non stagionale, così ripartiti:
3000 albanesi
3000 tunisini
2500 marocchini
2000 egiziani
2000 nigeriani
2000 moldavi
1500 cingalesi
1500 bengalesi
1500 filippini
1000 pakistani
100 somali
700 da paesi che concludano ulteriori accordi di riammissione.
25.000 stagionali, provenienti da Serbia-Montenegro, Croazia,
Bosnia-Herzegovina, Macedonia, Bulgaria, Romania, Tunisia, Albania, Marocco,
Moldavia, Egitto, o già soggiornanti in Italia per lavoro stagionale nel 2003
o nel 2004.
Possibili redistribuzioni di quote non utilizzate, dopo 120 giorni dalla data di
entrata in vigore del decreto. Il decreto per lavoratori neocomunitari prevede
un tetto di 79.500 accessi al mercato del lavoro, per lavoro subordinato
stagionale o non stagionale. I decreti dovrebbero essere pubblicati tra qualche
giorno sulla Gazzetta Ufficiale. Il Ministero del lavoro dovrebbe diramare una
circolare comprendente anche la modulistica, stabilendo che le domande possono
essere spedite dal giorno successivo alla data di pubblicazione dei decreti in
Gazzetta Ufficiale.



Colombia: assalto dei guerriglieri delle Farc a una prigione, 4 morti

Ansa, 26 gennaio 2005

Quattro morti, 10 feriti e 20 detenuti evasi ieri in un attacco alla prigione di
Picalena attribuito dall’intelligence a ribelli delle Farc. La prigione, nella
città di Ibaguè, è stata squarciata dall’esplosione simultanea di molte auto, ha
dichiarato un portavoce del dipartimento amministrativo per la sicurezza. "I
responsabili del carcere con l’aiuto dell’esercito e della polizia stanno
completando l’opera di ricognizione per determinare le conseguenze
dell’attacco", ha aggiunto la fonte. CIC



Vietnam: 17 condanne a morte per traffico di eroina

Ansa, 26 gennaio 2005

Un tribunale di Ho Chi Minh City ha condannato 17 persone alla pena di morte e
10 all’ergastolo colpevoli di traffico di 820 kg di eroina. Il Vietnam ha
intrapreso una dura campagna contro il traffico di droga e ha la legislazione
più severa in materia.
La pena di morte è prevista in caso di possesso di 600 grammi di eroina. Il
paese è spesso zona di passaggio della droga che viene dal "triangolo d’oro"
(Thailandia, Birmania e Laos) diretta a mercati.



Detenuti: 5.900 usciti con indultino, 18.000 di troppo nelle carceri

Ansa, 26 gennaio 2005

È gia finito l’effetto "indultino". Se nel 2003 c’era stato un calo delle
presenze in carcere proprio in conseguenza del provvedimento, nell’anno appena
trascorso il numero dei reclusi è tornato ad aumentare progressivamente sino a
superare nuovamente quota 56 mila: nel dicembre scorso ha raggiunto la cifra di
56.406, a fronte di una capienza regolamentare di 43.523 posti.
Il che significa che dietro le sbarre ci sono 15 mila detenuti in più rispetto a
quello che consentirebbero le strutture penitenziarie. Ma non è finita: nello
scorso anno per effetto di lavori di ristrutturazione e per carenza di personale
negli istituti penitenziari c’è stata un’ulteriore riduzione di 3.301 posti
letto.
Tradotto in cifre, significa che complessivamente sono 18 mila i detenuti oltre
la capienza. Il quadro emerge dalla relazione sull’amministrazione della
giustizia del Ministero di via Arenula preparata per l’inaugurazione dell’anno
giudiziario 2005 e pubblicata sul sito Internet. In particolare sono stati 5.900
a lasciare il carcere per effetto dell’indultino, mentre 881 i detenuti
stranieri espulsi per effetto della legge Bossi-Fini.
Il 61 per cento della popolazione carceraria è rappresentato da condannati con
sentenza definitiva, mentre il 37 per cento è imputato e il 2 per cento
internato. La maggior parte di loro deve rispondere di reati contro il
patrimonio (circa il 30 per cento del totale), di violazione della legge sulle
armi (18 per cento) e sulla droga (16 per cento), di reati contro la persone (14
per cento). Nel 65 per cento dei casi i detenuti presenti hanno un’età compresa
tra i 18 e i 39 anni. Il 43 per cento è analfabeta, o privo di titolo di studio
o solo in possesso di licenza elementare.
E nell’89 per cento dei casi il grado di istruzione non supera la scuola media
inferiore. Il lavoro per i detenuti resta un’eccezione: i fortunati sono 14.227
(il 25 per cento del totale), dei quali ben l’80 per cento presta la propria
attività alle dipendenze dell’Amministrazione; si tratta per lo più di lavori
domestici e di manutenzione ordinaria dei fabbricati. Gli stranieri
rappresentano il 31 per cento e di loro ben il 20 per cento proviene da Paesi
del nord Africa (Marocco, Tunisia, Algeria) e da paesi della penisola balcanica
(Albania. Romania e ex Jugoslavia). Per 1.439 di nazionalità albanese, giudicati
in via definitiva, si spera nel trasferimento in Albania per effetto di un
accordo siglato con il Paese delle Aquile e che è appena entrato in vigore.



Castelli: nessuna richiesta di parere al Csm su "Cirielli-Vitali"

Ansa, 26 gennaio 2005

In merito alle notizie di stampa riguardanti una supposta richiesta di parere al
Csm da parte del Ministro Castelli in merito al progetto di legge "Cirielli"
attualmente all’esame del Senato, il Ministro precisa: "Contrariamente a quanto
riportato da alcuni giornali, non ho mai richiesto questo parere al Csm. La
legge 195 del 24 marzo 1958 che regolamenta la materia non prevede alcun obbligo
di consultazione del Csm da parte del Ministro della Giustizia. Per cortesia
istituzionale il Ministro ha sempre trasmesso al Csm, per avere un opportuno
parere, le proposte di origine governativa. Poiché la cosiddetta "legge
Cirielli" è un disegno di legge di origine parlamentare, il Ministro invaderebbe
le prerogative di un altro organo costituzionale se assumesse iniziative della
natura di cui sopra. Pertanto la notizia apparsa sui giornali di oggi
relativamente alla trasmissione al Csm della "legge Cirielli" per un parere è
priva di ogni fondamento".



Brescia: i giudici smentiscono, nessuna istanza per Mattia

Ansa, 26 gennaio 2005

"Mattia non è uscito dal carcere e, finora, nessun legale ha presentato istanza
di libertà". La Presidenza del Tribunale per i Minorenni di Milano interviene
sul caso di Mattia, il diciassettenne che partecipò insieme ad un gruppo di
coetanei alle sevizie e all’omicidio di Desirée nel settembre di tre anni fa. La
notizia della concessioni di misure alternative di carcerazione, presso un
comunità di recupero, era stata diffusa ieri dai legali di Mattia.



C.E.I.: per il nuovo anno ripensare la pastorale carceraria

Ansa, 26 gennaio 2005

Il Consiglio permanente ha avviato un approfondimento sulla pastorale
carceraria, che ha permesso di svolgere alcune considerazioni: "la
valorizzazione del tempo del carcere quale tempo di espiazione, ma anche, e
soprattutto, di ricostruzione umana e di riscatto; il necessario collegamento
tra la realtà carceraria e la società civile con un coraggioso ripensamento del
carcere, ricercando anche altre forme alternative di pena; la valorizzazione di
itinerari formativi per agevolare, al termine della pena, il reinserimento nel
mondo del lavoro; l’opportunità per i detenuti di essere accompagnati nel loro
cammino di fede, nonché di essere coinvolti in progetti di solidarietà e
carità".



Volterra: carcere a scena aperta, intervista ad Armando Punzo

Vita, 26 gennaio 2005

Da 17 anni insegna teatro dietro le sbarre. Adesso i suoi attori possono anche
esibirsi all’esterno. Intervista ad Armando Punzo. Ormai sono quasi 17 anni che
trascorre le sue giornate rinchiuso nel carcere penale di Volterra. Ci è entrato
nel 1988 "perché volevo fare teatro con dei non professionisti. E lì dentro mi
sembrava ci fossero persone che potevano avere entusiasmo e tanto tempo a
disposizione". Il regista Armando Punzo è da tempo un personaggio. Adesso lo è
anche di successo. Il 2004 infatti è stato l’anno della svolta. Prima il
lasciapassare che ha permesso alla sua Compagnia della Fortezza di esibirsi
anche "fuori". Quindi il premio della casa editrice Ubu per "lo spettacolo
dell’anno".

I pescecani - ovvero quello che resta di Bertold Brecht recitato da una
compagnia di attori detenuti: è davvero lo spettacolo migliore della stagione
scorsa?
Sì.

Modesto da parte sua.
Sicuramente sono stati messi in scena spettacoli più belli. Ma questo lavoro
aveva un grande senso. Una grande urgenza. Un premio ti viene dato anche perché
in un determinato momento rappresenti qualcosa di più. Noi siamo riusciti ad
essere davvero specchio del mondo in cui viviamo. Abbiamo rappresentato
un’umanità corrotta e malata. La religione e la politica vissute come le stiamo
vivendo non sono portatrici di valori e allora va riazzerato tutto. L’esistenza
stessa del carcere è la prova provata che qualcosa fino ad oggi non ha
funzionato.

Un tunnel da cui è possibile uscire?
Sì. Nel momento in cui noi diciamo il male di questo mondo, offriamo la
possibilità di pensare a una via di fuga. Oggi sembra che non ci siano
alternative se non seguire il flusso. E invece no. La sopravvivenza stessa della
Compagnia della Fortezza significa che è possibile intervenire sullo status quo.
In questi anni la vita all’interno del carcere di Volterra è stata trasformata
in modo radicale. Dopo il teatro è arrivata la scuola per geometri. E oggi
Volterra è un caso pilota in Italia.

Possibile che i migliori attori dell’anno siano dei non professionisti e
carcerati per giunta?
Bravi o non bravi, che noia! Non è questo il punto. Io ho incontrato uomini
straordinari che nella vita, per colpe loro, sono costretti a ripartire da una
posizione svantaggiata. Vedere quello che riusciamo a fare insieme mi sembra
fantastico. E più per noi che per loro. La loro trasformazione è un segno di
speranza straordinario per tutta l’umanità.

Ricevendo il premio, il primo ringraziamento è andato alla polizia
penitenziaria. Perché?
Il carcere è stato inventato per contenere. Il teatro per aprire. È evidente che
se gli agenti e la direttrice non fossero convinti tanto quanto lo siamo noi, in
due giorni chiuderemmo.

Dipende solo dal buon cuore dell’amministrazione quindi?
No. Dipende da me che da 17 anni sono convinto di stare tutti i giorni lì
dentro. Questo viene prima di tutto. Poi dipende dai detenuti, che partecipano e
capiscono il valore di quello che fanno. Infine dipende anche dall’istituzione
che ti ospita. Non dobbiamo nascondercelo.

Gli attori sono pagati?
Certo. Quando siamo in tournée vengono assunti per la durata delle
rappresentazioni con il minimo sindacale: 65 euro al giorno più vitto, alloggio
e contributi. Ma non tutti hanno il permesso per uscire in articolo 21.

Il modello Volterra è esportabile?
In qualsiasi posto. È solo un problema di dedizione, tempo e investimenti. Non
credo vi sia un carcere o un motivo ragionevole per cui non farlo.

Lei propone un teatro di denuncia che si avvale di testi anche complessi.
Ritiene i detenuti culturalmente in grado di comprendere quello che fanno?
Il teatro è lo specchio della realtà e quindi dovrebbe essere sempre di
denuncia. Non condivido l’idea di un teatro che accompagna e sostiene la
società. Il nostro compito è di far aprire gli occhi al pubblico. Quanto ai
detenuti non sono certo soggetti scolarizzati. La comprensione del testo non è
il risultato di un percorso accademico, ma di esperienze personali. Loro
conoscono perfettamente quali sono e dove portano i drammi di questo mondo. Sono
persone che hanno percorso strade sbagliate e che sanno distinguere
intuitivamente il bene dal male.

Dopo 17 anni come si riesce a conservare entusiasmo e motivazione?
Non sopporto il buonismo. Se il mio obiettivo fosse di alleviare il peso della
pena, sarei già stato vittima della frustrazione. Quello che voglio è fare
teatro con persone che non fanno gli attori. Voglio dare un colpo allo stomaco a
tutti i cliché del teatro convenzionale. Solo con questa prospettiva si può
comprendere perché la mia motivazione è ancora più radicale che 17 anni fa. Il
carcere mi occorre per mostrare quello che molti non vogliono vedere o che è
difficile vedere.

Subisce il fascino delle sbarre?
Se vado via per qualche tempo, soffro. Però mi mancano le persone, non certo il
luogo fisico. Con alcuni di loro condivido un’esperienza da 10 - 12 anni. Quando
non li vedo rimpiango lo spazio e l’intimità che abbiamo creato insieme. Altri
in questi anni sono usciti ed adesso fanno altri lavori, ma continuano ad
esibirsi con noi.

Dopo Brecht cosa ci aspetta?
Ogni mio spettacolo è legato a quello precedente e a quello successivo da un
filo rosso. Dopo aver rappresentato la summa del male, vogliamo cercare qualcosa
di positivo in questo mondo. Per questo chiederemo aiuto a Pasolini.



Ravenna: una convenzione per le biblioteche carcerarie

Ansa, 26 gennaio 2005

La Provincia di Ravenna, avendo sottoscritto nel 2005 una convenzione con alcuni
istituti di pena per l’avviamento e il funzionamento delle Biblioteche in
carcere, a partire dall’anno 2004 ha provveduto ad inserire nel Piano
Bibliotecario provinciale che viene redatto annualmente, la Biblioteca della
Casa Circondariale di Ravenna, allo stesso modo in cui sono inserite le altre
biblioteche pubbliche e convenzionate della provincia di Ravenna. Questo
riconoscimento ufficiale del servizio biblioteca in carcere ha permesso alla
Direzione dell’Istituto che riceve annualmente la comunicazione, di inoltrare
entro i termini previsti, le richieste dei bisogni della Biblioteca, utilizzando
l’apposita modulistica predisposta dal Servizio Biblioteche provinciale.
Per l’anno 2004 sono stati elargiti fondi per un Personal Computer in biblioteca
e la relativa spesa è stata inserita nei finanziamenti del Piano Bibliotecario
della Provincia di Ravenna.
Continua è l’assistenza e il coordinamento della Provincia di Ravenna per le
biblioteche convenzionate da parte del funzionario Angela Barlotti che si reca
in biblioteca all’interno della Casa Circondariale di Ravenna il martedì mattina
e che cataloga in SeBiNa (catalogo on line delle biblioteche italiane
http://opac.provincia.ra.it/h3/h3/ase) i testi della Biblioteca stessa.



Venezia: è nata la prima lavanderia industriale carceraria

Il Gazzettino, 26 gennaio 2005

È la prima lavanderia industriale carceraria, ed è l’unica a vantare un marchio
di qualità: "Istituti di pena veneziani, manodopera di qualità". Che la
direttrice degli istituti penali veneziani, Gabriella Straffi, sia una donna
piena di idee e iniziativa per rendere più vivibile la vita nelle carceri
veneziane è cosa ormai nota.
Sua è l’idea di sviluppare un orto, un laboratorio di profumeria e un
laboratorio di sartoria nel carcere femminile della Giudecca, iniziative che,
grazie alle cooperative di volontariato carcerario, hanno riscosso un notevole
successo. Ora con il valido aiuto della Cooperativa "Il Cerchio" è riuscita a
far aprire ieri l’unica lavanderia industriale del centro storico, grazie al
contributo economico offerto dalla Regione Veneto e dalla Provincia di Venezia
(rispettivamente di 36mila euro e di 6 mila euro per l’acquisto di lavatrici ed
essicatoi industriali), nonché al sostegno del Comune di Venezia che con i fondi
della Legge speciale ha coperto il 70 per cento dei costi per l’adattamento del
sistema di depurazione delle acque. Ora si spera che il marchio di qualità venga
presto esteso anche agli altri prodotti carcerari.
"Ringrazio la Cooperativa "Il Cerchio" per aver voluto illustrare nella Sala del
Consiglio comunale i due nuovi progetti di lavanderia e di sartoria della Casa
di reclusione donne alla Giudecca perché questo è un segnale dell’unità che c’è
tra città, cooperazione, istituzioni". Ha detto la presidente del Consiglio
comunale, Mara Rumiz, aprendo ieri a Cà Farsetti, l’incontro per la
presentazione della iniziativa, presenti l’assessore comunale alla Legge
speciale, Paolo Sprocati, l’assessore regionale alle Politiche sociali, Sante
Bressan, l’assessore provinciale alle Attività produttive, Giuseppe Scaboro, il
presidente della Cooperativa "Il Cerchio", Gianni Trevisan, la direttrice degli
Istituti di Pena di Venezia, Gabriella Straffi.
"Un servizio innovativo, che anticipa i tempi, e che potrà fare scuola nel
settore della cooperazione sociale veneta per lo spirito d’iniziativa dimostrato
a favore delle detenute e della città", è stato il commento di Sante Bressan,
Assessore regionale alle politiche sociali, a nome della Regione.
"È una fase di stagnazione della produzione industriale - ha ricordato Bressan
-. L’esempio di successo portato avanti dalla Cooperativa sociale "Il cerchio"
dimostra che è nell’innovazione la carta vincente anche per il terzo settore.
Questo sosterrò con forza nell’incontro che ho promosso lunedì prossimo a
Venezia con il Parco Solidale del Terzo Settore del Veneto".
"Con l’Associazione Granello di senape continueremo a lavorare per i tre
istituti di pena cittadini - ha detto Trevisan -, ma stiamo cercando commesse
private, tra gli alberghi o ospedali, che sicuramente non mancheranno in una
città a forte connotazione turistica dove servizi di lavanderia sono molto
richiesti. Il marchio di questa nuova struttura è caratterizzato da due mani che
si cercano e si sfiorano, a simboleggiare il valore sociale di un’operazione del
genere che noi abbiamo chiamato "lavanderia solidale"".



Reggio Calabria: continua il progetto "giovani e legalità"

Asca, 26 gennaio 2005

Continua la serie di conferenze, organizzate nell’ambito del progetto del comune
di Reggio Calabria, denominato "Giovani e Legalità", curato da Salvatore Mazzeo,
consigliere tecnico del Sindaco per la diffusione della legalità.
L’iniziativa, sviluppata dall’Amministrazione, guidata dal Sindaco Giuseppe
Scopelliti, è indirizzata agli studenti delle scuole medie e superiori cittadine
per aiutarli ad intraprendere un percorso formativo nel quale il significato di
legalità, appunto, diventi il motore principale di quella che sarà la comunità
civile del domani. Dopo l’interessante dibattito di venerdì scorso alla scuola
media "Dante Alighieri" di Catona, il secondo appuntamento si terrà domani
mattina, alle ore 9.00, alla scuola media "Gebbione - Bevacqua".
Un momento d’incontro durante il quale esponenti delle istituzioni, delle forze
dell’ordine e del clero si confronteranno con i ragazzi. Le gravi problematiche
derivanti dall’uso e lo spaccio di sostanze stupefacenti e psicotrope - spiega
un comunicato - i reati tipici della devianza giovanile, quali, il furto, la
rapina e la detenzione ed uso di armi; la cultura dei valori della vita e lo
sviluppo della coscienza civile sono alcuni degli argomenti sui quali
relazioneranno e risponderanno il Sostituto Procuratore presso la Dda di Reggio
Calabria, Santi Cutroneo, il tenente dell’Arma dei Carabinieri, Francesco
Rampielli e padre Umberto Papaleo.
Il programma, oltre ai dibattiti che coinvolgeranno gran parte delle scuole del
territorio comunale, prevede un concorso per la realizzazione del "Calendario
della legalità 2006" e la creazione di un portale ad hoc, consultabile tramite
il sito Internet del comune di Reggio Calabria.



Vicenza: incontro per conoscere meglio la realtà carceraria

Giornale di Vicenza, 26 gennaio 2005

Secondo appuntamento, organizzato dalla biblioteca civica e l’assessorato alla
cultura del comune di Carrè, dedicato alla realtà carceraria. Questa sera alle
20.30 il presidente dell’Associazione di volontariato "Utopie Fattibili" Claudio
Stella, racconterà al pubblico presente la sua esperienza personale come
volontario all’interno di un carcere, facendo luce sulle diverse manifestazioni
del volontariato che interessano questa realtà.
Una testimonianza importante quella di Stella perché la voce di chi ha del
carcere un’esperienza quotidiana e diretta, può rappresentare per chiunque di
noi uno stimolo a superare certi astratti pregiudizi, per entrare in contatto
con la sofferenza, la noia, la quotidianità del carcerato.
Per l’attualità degli argomenti l’invito è aperto a tutta la cittadinanza,
soprattutto al pubblico più giovane. L’incontro si terrà nella sala consiliare
di via Roma.



Roma: elettricista "dimenticato" in carcere e liberato da polizia

Il Messaggero, 26 gennaio 2005

Recluso a Rebibbia. Tutto ok se si fosse trattato di un carcerato alle prese con
l’espiazione della giusta pena. In questo caso, invece, ad essere rinchiuso
dietro le grate e sepolto nei sotterranei è toccato ad un elettricista
dimenticato da un dipendente del carcere.
L’uomo, 50enne, doveva lavorare all’impianto elettrico nei sotterranei. È stato
scortato da un civile che lavora nel complesso. Il dipendente ha aperto
cancellate su cancellate. Avrà usato una decina di grosse chiavi per portare
l’elettricista nel sotterraneo. Poi, come da copione l’ha chiuso dentro per
ragioni di sicurezza con la promessa che alle 16 sarebbe venuto a riprenderlo.
Invece, il lavoratore è stato dimenticato nelle viscere del carcere.
"Ho avuto una paura da matti - ha detto l’uomo alla polizia -. Mi sono messo a
gridare ma inutilmente: le porte blindate attutivano ogni mia richiesta d’aiuto.
Mi ha salvato il cellulare che aveva campo solo per comporre il 113". Il
poliziotto che ha preso la telefonata in un primo momento è rimasto stupito.
Sentiva una voce flebile. "Sono nei sotterranei di Rebibbia. Fate qualcosa,
mandatemi a prendere", diceva l’uomo al cellulare. Non è stato facile neanche
capire in quale tratto di sotterraneo fosse l’elettricista. È rimasto rinchiuso
per un’ora. Alle 17 ha sentito le serrature aprirsi segno che qualcuno lo stava
per liberare. "Non avete idea di cosa ho provato - ha detto il "sequestrato"
alla polizia -. Mi sono sentito male al pensiero di passare la notte là sotto".



Agrigento: i detenuti si tassano per un aiuto all’Asia

La Sicilia, 26 gennaio 2005

Hanno certamente i loro problemi. Chiusi in carcere, magari con difficoltà
personali e familiari. Ma hanno anche loro un cuore, forse anche più sensibile
di quanti stanno bene e non capiscono i problemi di chi soffre. Così hanno
avviato una raccolta di fondi per contribuire alle gravissime emergenze delle
popolazioni del sud-est asiatico.
Questa l’iniziativa promossa dai detenuti ristretti nella Casa Circondariale di
contrada Petrusa, che si sono dimostrati particolarmente sensibili verso i
tragici avvenimenti che si sono abbattuti sulla popolazione del sue est asiatico
il 26 dicembre scorso.
"I detenuti, fortemente scossi dalla calamità che ha colpito quelle popolazioni
e animati da uno spiccato spirito di solidarietà - dice Giovanni Giordano,
direttore dell’Area - hanno voluto farsi promotori di una raccolta di fondi.
Sono stati raccolti 843 euro che, per scelta degli stessi detenuti, abbiamo
provveduto ad accreditare a favore della Croce Rossa Italiana".
Un’altra iniziativa tesa a dimostrare che davanti a fatti tanto catastrofici,
emerge il desiderio di offrire un contributo per aiutare che si trova in
difficoltà. E i detenuti della Casa Circondariale, nelle loro possibilità, hanno
voluto offrire il proprio contributo.



Porto Azzurro: reclusi raccolgono mille euro per vittime maremoto

L’Isola, 26 gennaio 2005

Anche dietro le sbarre del carcere di Porto Azzurro non si è rimasti insensibili
alla tragedia che, il 26 dicembre scorso, ha colpito le popolazioni del Sud-est
asiatico. Appreso dai telegiornali dell’immane catastrofe, alcuni detenuti si
sono subito attivati per organizzare, con l’approvazione della direzione
dell’istituto di pena, una colletta tra i compagni di detenzione in favore delle
popolazioni colpite dallo tsunami.
L’iniziativa è stata accolta con sincera partecipazione da tutti. Ognuno ha
offerto quel che poteva, molti detenuti che lavorano saltuariamente e quindi non
percepiscono un salario mensile fisso, magari avendo sul proprio conto corrente
anche solo dieci euro, non ci hanno pensato due volte e ne hanno offerti cinque.
È stato un gesto spontaneo, che ben dimostra come anche tra i condannati alle
pene più lunghe e perfino all’ergastolo, il sentimento di umana solidarietà e di
partecipazione alle tragedie degli altri fa sempre breccia nel cuore di uomini
che la società troppo spesso etichetta soltanto come reprobi, soggetti da
separare dalla vita sociale.
La messe è stata ricca e povera allo stesso tempo. Povera, anche perché le
possibilità dei reclusi, per i quali autentiche possibilità di lavoro
normalmente retribuito sono da tempo cadute sotto la mannaia dei tagli alla
spesa pubblica, comprimendo al minimo i loro salari (mediamente 250 euro al
mese), sono palesemente al di sotto della soglia nazionale di povertà. La loro
colletta ha infatti consentito di raggranellare a fatica mille euro. Ma al tempo
stesso ricca, perché il poco donato da un povero in favore di un altro povero è
assai più del molto offerto dal ricco per lo stesso povero.

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