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I no global? Figli di ... Totò Riina
by reporter* dal sud ribelle Wednesday, Feb. 23, 2005 at 7:39 PM mail:

Si riporta la lettera aperta dei due attivisti aggrediti stamattina da un poliziotto all'interno del tribunale di cosenza, presenti per portare la solidarietà agli imputati del processo al Sud Ribelle.

I figli di Totò Riina...

Episodio gravissimo quello che ci è accaduto questa mattina in Tribunale, all'ingresso nell'aula della Corte d'Appello, dove si svolgeva il processo “No Global”. Siamo stati richiamati e invitati, da un agente di pubblica sicurezza a rilasciare un documento d'identità, per la schedatura che siamo costretti a subire ogni volta che c'è l'udienza. All'atto della copiatura dei documenti, nel corridoio del Tribunale, siamo stati seguiti da un agente di polizia, che farfugliava qualcosa nei nostri confronti. Quel qualcosa rispondeva a: “Chi vi credete di essere? I figli di Totò Riina?”. Ripresi i documenti per rientrare in aula, senza rispondere alla provocazione, siamo stati aggrediti fisicamente dall'agente per ben due volte. Il tutto si è svolto davanti allo sproporzionato numero di poliziotti, carabinieri e digos presenti. Non sembrava vero, sembrava l'episodio di un film. Eppure nessuno di loro ha visto niente! Oltre al cospicuo numero di forze dell'ordine, c'erano anche dei “civili” (in tutti i sensi), che avendo assistito all'abuso, sia fisico che verbale, sono intervenuti per chiedere il motivo di tale irruenza. La “lista dei civili”, per fortuna, era composta anche dagli avvocati del collegio difensivo dei tredici imputati, che sono intervenuti per tutelarci suggerendo anche le vie legali.

A freddo, pensiamo di poter dire di essere stati coinvolti da quel clima provocatorio ed intimidatorio, che comunque era già palpabile nelle precedenti udienze e che avevamo osservato con stupore. A questo punto alcune considerazioni sono quantomeno d'obbligo.

Ci sembra veramente eccessivo, nei numeri e nell'arroganza, la presenza di forze dell'ordine, il cui numero non si registra nemmeno nei processi di mafia e corruzione. Tanto che, in uno dei più grossi svoltisi a Cosenza, e per giunta in un'aula bunker, è stata persino possibile la fuga di un imputato già agli arresti. Sarebbe quindi più opportuno che tali dispiegamenti vengano utilizzati in situazioni ben più “impegnative” di un processo i cui gli imputati sono rei di dare voce a quanti nella nostra società vivono ai margini e senza una prospettiva di vita migliore.

A questo punto ci pare che l'azione di questa mattina, metta in luce il tentativo sistematico e subdolo di criminalizzare la gente, non solo per reati inesistenti, seguiti da motivazioni accusatorie che fanno sorridere anche la magistratura, ma anche per la semplice solidarietà che viene portata a persone, con cui condividiamo le stesse speranze di una società basata sulle fondamenta dell'uguaglianza, della democrazia e della pace fra i popoli.

Christian Tucci e Francesco Noto

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un problema c'è e rimane
by cittadino Thursday, Feb. 24, 2005 at 11:32 AM mail:

le forze dell'ordine reclutano i loro uomini nelle file del peggiore mercenariato di destra.

è un problema "strutturale", com'è di moda dire oggi, un problema cioè di "struttura" socio-politica delle gerarchie militari da sempre sostenitrici della "Forza" e assai meno dell'"Ordine".

è poi un problema "strutturale" etico-culturale che "storicamente" vede ol popolo di sinistra ostile alla funzione repressiva degli "sbirri". E poco incline a intraprendere questo tipo di attività "socialmente utile".

forse, anche uno Stato a "bassa soglia di democrazia" come quello che ci ritroviamo "addosso" potrebbe almeno giocarsi la carta della professionalità, investire sulla preparazione e sulla formazione dei difensori dell'ordine pubblico. Evitando che la consorelle polizie tedesche e inglesi possano affermare, come successe dopo i fatti di Genova, che loro non avrebbe mai gestito così male "la piazza".

da una coalizione di opposizione di centro-sinistra come
la nuovissima Unione, ci aspettiamo qualcosa di più e di meglio: la pulizia della polizia, ad esempio.

la rimozione di quegli elementi socialmente pericolosi che sono i poliziotti torturatori e dichiaratamente fascisti che abbiamo visto all'opera a Genova come a Napoli e che ancora sono chiamati a vigilare sull'ordine di questa repubblica. Non solo nessuno li rimuove, anzi gli stessi vengono promossi ad alte cariche di responsabilità, o inviati come esperti pacificatori a contenere la rabbia delle "piazze" irachene.

Ma per far questo occorrerebbe anche una "epurazione" a sinistra, e nei suoi piani alti. Cominciando da Enzo Bianco, responsabile della mattanza a Napoli.

terrorismo bianco
l'ennesima sparata dell'ex enzo bianco

dal manifesto:

Peccato
Uno dice che gli immigrati vanno accolti, l'altro che ce ne sono un milione e mezzo pronti a invadere l'Italia. Il primo è un ministro di sinistra, il secondo di destra. Ps E' un peccato che quello di sinistra faccia il ministro dell'interno per la destra mentre quello di destra l'abbia fatto per la sinistra. (jena)

Intervista a: Enzo Bianco
da l'Unità on line

D. Se avesse potuto parlarne che cosa avrebbe detto?
R. «Di stare attenti. Per fortuna, grazie ad una azione delle forze di polizia, abbiamo sgominato in larga misura le Br, però ci sono altri pericoli nel nostro Paese. Non c’è solo il terrorismo islamico, ma anche l’area anarco-insurrezionalista, alcune centinaia di persone che stanno passando al terrorismo vero e proprio. Quando si inviano pacchi bomba, in una fase delicata come quella che attraversa il paese, si rischia di fare morti...».

Fuori il Bianco, ci bastano il Rosso e il Verde!

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Si vuole creare un clima di tensione
by H. Tuesday, Mar. 01, 2005 at 12:38 AM mail:

Al di là del discorso generale incentrato sulla rivisitazione strutturale del sistema poliziesco nazionale, l'episodio dell'aggressione, soprattutto nelle circostanze in cui è maturato, rappresenta un segno evidente che vi è la chiara intenzione di elevare il livello di tensione intorno a questa vicenda giudiziaria che, a questo punto, assume sempre più un connotato "politico".
Non è un caso infatti che in occasione di ogni udienza, che riguarda questo processo, vi siano impiegati un numero ingente di forze dell'ordine e che si sia creato un rigido meccanismo da check point serrato che contraddistingue
le modalità di accesso in aula per i pubblici uditori (obbligo di fotocopia del documento di riconoscimento ed eventuale perquisizione degli oggetti privati). A questi ultimi non resta che la magra consolazione di prendere
atto ancora una volta, in questi frangenti, di cosa significhi vivere in uno stato di regime. A maggior ragione se nasce il sospetto che gli agenti vengano aizzati dai loro superiori ad assumere certi atteggiamenti "anomali" e poco ortodossi.

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