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Dalle confessioni di un precario (la verita' su Serpica Naro)
by Le precarie e i precari di Milano Saturday, Feb. 26, 2005 at 7:10 PM mail:

Capitolo 3 - L'immacolata appropriazione della vita

Dalle confessioni di...
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Il rumore sincopato della ruota metallica sulla rotaia cadenza il ritmo dei miei pensieri.
Ombre scure si allungano negli interstizi del mio cervello.
Non che la mia vita vada male, anzi; da quella notte, dall'apparizione di SanPrecario tante cose sono cambiate. Sorrido ancora quando ripenso al momento in cui lo raccontai ai miei amici: "oh ma che droga usi" šlo stress ti ha cortocircuitato l'impianto cerebrale?š e via cazzate simili a non finire, quasi mi prendevano per pazzo.
Qualcosa peroŽ s'era rotto, alla notizia del turno domenicale tutto il call center s'era sollevato.
Prima il picchetto, poi l'occupazione e quel bastardo del capo per la prima volta a testa bassa.
Ci ha odiato, ma eŽ arrivato tardi noi odiamo lui dal primo giorno di lavoro.
Poi mi hanno assunto. Non rimarroŽ in quel posto per altri tre mesi peroŽ adesso ho le ferie, la malattia e i turni regolari e lo spacca coglioni la testa non l'ha risollevata.
Mi son pure fidanzato, che voglio di piuŽ?
Eppure quest'ansia non mi molla. Ieri sera non sono neanche uscito, mŽannoia tutto. Il sabato in centro, il giro nei negozi, il cinema, per non parlare dei locali sempre piuŽ cari sempre piuŽ uguali. Che palle.

Mi riprendo in un secondo. Ma che minchia di fermata eŽ questa?

Devo aver saltato la mia: devo scendere!
Da solo?! Incredibile. Il solo ad essere sceso dalla metropolitana.

In veritaŽ cŽeŽ anche quella ragazza, ma da dove eŽ sbucata?! E che stazione eŽ questa? E' immensa, contorta meglio chiedere come uscirne se no mi perdo "Ehi, ehi" ascolta, mi sai dire come faccio ad andare nellŽaltra banchina che non mi riesco ad orientare. Si gira. Mi guarda. E' bellissima. Irradia forza ed energia. Convinzione.
Non riesco a capire se eŽ lei o sono i suoi vestiti ad essere cosiŽ vivaci.
Pare orientale.
Sembra una dea.

Ha una cicatrice sotto l'occhio sinistro, il suo sguardo mi ha impallato. Sono confuso, stordito; sento le gambe molli e lo stomaco in subbuglio.
Infine emetto un flebile suono "Ciao, scusami, e che mi sono perso devo prendere il metro per tornare indietro, ho sbagliato a..."

Non mi lascia finire, mi sommerge di parole: "Guarda che per riprendere il controllo della propria vita non basta cavalcare la tigre del lavoro".
Non capisco, ma non faccio in tempo a dirle niente, con decisione continua: "Esiste un drago nel mio paese che gioca sempre con seŽ e con i fanciulli e le fanciulle che hanno il coraggio di accarezzarlo. Gira e rigira su se stesso, si colora, danza, sŽagita e segue sempre il ritmo dei propri desideri e dei desideri delle persone con cui passa il tempo. Le sue forme sono sinuose, il suo ritmo eŽ travolgente, le linee del suo corpo mutevoli, i suoi occhi proiettano sequenze vitali uniche, irripetibili e sempre sorprendenti. Si narra che il suo lungo corpo fluisca senza assumere mai la stessa posizione. E si racconta poi di come i suoi pensieri nascano sempre dal cuore dei presenti e di come questi poi vengano dipinti dalle cromature sacre delle menti dei puri astanti".

Rimango a bocca aperta, e lei mi scruta sempre piuŽ profondamente, lapidaria: "Me l'ha detto San Precario che sei un po' duro di comprendonio, non lasciare che la tua vita venga disegnata da chi non conosci, da chi ti usa per arricchirsi: cosiŽ non sarai mai te stesso. Ma non essere tanto presuntuoso da pensare di poter essere autosufficiente, unico e particolare.
Diventeresti ben presto come loro, cambieresti semplicemente punto di vista e non di vita.
In te c'eŽ l'artista e lo stilista che cerchi e nei precari e nelle precarie che ti circondano e nel mondo che vi avvolge ci sono le pagine bianche o se preferisci c'eŽ la tela immacolata su cui porre mano.
La vostra mano. Diventa Drago, diventate stilisti della vostra vita."

Sono esterrefatto, non ho capito un cazzo, sento solo il cigolare della vettura che si ferma e il tocco del suo corpo che leggero come un alito di vento mi spinge dentro.
Vorrei dirle qualcosa ma non mi viene niente e mentre la carcassa riparte faccio in tempo solo a leggere il nome della stazione:

Serpica Naro

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Serpica Naro non esiste.
Serpica Naro eŽ un meta-brand.
Serpica Naro e' una versione generosa del trademark, tutti coloro che vi si riconoscono possono parteciparvi.
Serpica Naro eŽ un luogo dove si incontrano immaginari e autoproduzione, creativitaŽ, stile e radicalitaŽ.
Serpica Naro decreta la fine dei simboli ed afferma una metodologia, un immaginario, un pertugio attraverso il quale esprimere produzione sociale e conflittualitaŽ.
Serpica Naro eŽ produzione autonoma di senso, un metodo di condivisione, apertura pubblica dei "codici", liberazione e messa in rete di competenze e intelligenze.
Serpica Naro eŽ una modalitaŽ di relazione, in forma reticolare, continua, completamente aperta. Come le nonne ci insegnavono a lavorare a maglia senza volere niente in cambio. cosiŽ noi abbiamo creato una nonna collettiva di nome Serpica Naro.
Serpica Naro saraŽ un sito web per inventare un laboratorio di stile precario, per raccogliere le autoproduzioni per socializzare le competenze lavorative e le informazioni.
L'instabilitaŽ diviene ricchezza attiva, il divenire continuo ci fa muovere e creare nuovi stili.
CreativitaŽ e sperimentazione sociale si muovono insieme.
Serpica Naro come meta-marchio delle autoproduzioni eŽ la risposta con la quale dichiariamo chiusa la settimana della moda e aperta la stagione della cospirazione precaria e creativa.

http://www.serpicanaro.com/press/operazioness_web.zip

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