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Replica di "Vis-à-Vis" alla pseudo smentita di "Panorama"
by Meletta Saturday, Aug. 24, 2002 at 10:00 PM mail: meletta@aconet.it

Replica di "Vis-à-Vis" alla pseudo smentita di "Panorama"

Si inoltra copia della replica che "Vis-à-Vis" ha inoltrato all'ineffabile
Rossella, direttore di "Panorama", a seguito di una pseudo-smentita tanto
furbesca quanto ipocrita, pubblicata sull'ultimo fascicolo del citato
rotocalco (vedi allegato in calce), appena entrato in distribuzione, in
merito alla campagna di autentico terrorismo mediatico lanciata dallo
stesso, nel numero della scorsa settimana. A fronte della marea di critiche
assai "vivaci" da cui è stato sommerso, a seguito di tale campagna di
criminalizzazione nei confronti della libertà di espressione, comunicazione
e informazione, il periodico arkoriano ha ritenuto di rispondere con una
sorta di truffaldino "gioco di prestigio" in cui si finge di smentire, per
pararsi le terga sul piano legale, ma in realtà si rilancia la posta, sia
pur con stile più subdolo, confermando l'intento di criminalizzare la
libera informazione, il dissenso e il conflitto sociale, in ogni loro
espressione.

Qui non si tratta più soltanto di "segnali inquietanti", come la
Confederazione Cobas giustamente e non da sola già denunciò tempo fa: ormai
sta delineandosi a rapidi passi un "clima da regime", di fronte a cui, in
occasione delle scadenze di lotta del prossimo autunno, si dovranno
esercitare il massimo della "vigilanza" (come si diceva una volta) ed il il
massimo sforzo di denuncia e demistificazione possibili !


La Redazione di


Vis-à-Vis


Quaderni per l'autonomia di classe

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RACCOMANDATA A.R.


Al Direttore di "Panorama"


Per sua stessa ammissione sommerso dalle proteste (contro l'articolo
"C'è posta per le BR", pubblicato sul trascorso fascicolo n. 34, a firma di
Giacomo Amadori e Gianluca Ferraris), "Panorama", il rotocalco da Lei
diretto, nel nuovo fascicolo (il n. 35) in distribuzione dal 23 agosto,
replica con uno scritto di tal G.A. (probabilmente da intendersi come
Giacomo Amadori), intitolato Guerrilla sì, ma di parole e riportante alcune
considerazioni che ci obbligano, ovviamente, ad un secondo intervento.

Nel "pezzo" citato, per un verso, si è costretti ad ammettere, di fatto,
che sul sito di "Vis-à-Vis" NON ESISTE traccia alcuna della frase che - nel
precedente articolo del n. 34 -, si pretendeva avervi rinvenuto. Per un
altro verso, si ricorre ad uno stile a dir poco "circonvoluto", per evitare
di formulare la doverosa esplicita "smentita" della menzogna precedentemente
formulata, come da noi formalmente e tempestivamente richiesto, ai sensi
delle vigenti leggi sulla stampa (vedasi la nostra raccomandata A.R., del 17
u.s., alla S.V. indirizzata). Con banale artificio "retorico", si tenta
infatti di "cavarsi d'impaccio", concedendo che <<è doveroso segnalare due
smentite>> (la nostra e quella di "InformationGuerrilla"), facendo intendere
però che esse vanno attribuite esclusivamente ai diretti interessati, dai
quali provengono ab origine, e non coinvolgono affatto l'estensore
dell'articolo, il quale, dal suo canto, si limita "magnanimamente" a darne
mera comunicazione ai lettori, pur esplicitamente ammettendo, nel nostro
caso, di averci effettivamente attribuito la frase da noi contestata,
peraltro senza poterne ora suffragare in alcun modo l'origine (da intendersi
quindi esperibile soltanto nella sua fervida fantasia!).

E ciò si conferma in modo tanto più inoppugnabile, in forza
dell'"acidula" conclusione di "G.A.", in cui si crede di poter impunemente
affermare: <<Ecco fatto. Rettifica publicata. Ma, né l'impaginazione né il
testo dell'articolo [del n. 34] accusava i siti in questione di alcunchè>>
SIC !?!

Qui siamo veramente in presenza di un'improntitudine che, in altro
contesto, risulterebbe addirittura esilarante. Ma al contrario, nello
specifico, la sensazione che se ne ricava è di un'autentica e
sgradevolissima presa in giro, offensivamente indebita; sensazione ancor più
accentuata dalle successive parole dell'articolista, in cui si pretende
sostenere che l'intento da cui egli sarebbe stato mosso, nella sua
precedente <<inchiesta>> (che tutto poteva sembrare tranne che tale, se per
"inchiesta" si intende un'indagine eseguita nel rispetto di alcuni
inderogabili principi di esaustività, precisione e correttezza, che
afferiscono alla deontologia giornalistica), era quello "nobilissimo" di
mettere in guardia <<i gestori dei siti>>, nei confronti del <<pericolo di
essere usati per fini criminali>>. Laddove, semmai, l'unico risultato
effettivamente perseguito è stato, invece, quello di criminalizzare gli
stessi, in modo assolutamente non argomentato . e, nel caso nostro,
addirittura tramite l'esplicita attribuzione di parole mai scritte né
"ospitate", sul sito di "Vis-à-Vis", né tanto meno sui suoi voluminosi
fascicoli annuali, sin qui pubblicati in "forma cartacea": altro che la
lamentata <<gogna telematica>> cui "Panorama" sarebbe stato sottoposto!

Dopo tale indubitabile esito, dunque, suona quanto meno velata di una
certa ipocrisia la "tardiva" domanda, riportata come "sottotitolo"
dell'articolo in oggetto: <<qual è la responsabilità di chi gestisce siti di
informazione militante, che possono però venire usati da altri per fini
illegali?>>.

Ecco che - guarda caso -, in questa replica, le originarie spavalde
"certezze" si stemperano e si coniugano in forma "candidamente"
interrogativa, giungendo a ipotizzare soltanto la mera eventuale possibilità
che <<altri>> possano subdolamente "infiltrare" i siti di chi,
incolpevolmente ignaro di cotanto rischio, concede i propri spazi "virtuali"
come strumento di libera circolazione di informazione, comunicazione,
dibattito.

Quesìto legittimo, figuriamoci! Ma, allora, se il "dubbio" che ora tanto
assilla l'articolista inopinatamente spogliatosi delle precedenti certezze,
è quello di un ipotetico uso strumentale dei <<siti di informazione
militante>>, perché non gli vien da pensare che tale "rischio" può
riguardare di fatto ogni e qualsivoglia organo di informazione? Se per la
televisione si potrebbero immaginare segnali convenzionali trasmessi magari
da qualche "spettatore pagante", al passaggio della telecamera, per la carta
stampata ci sono sempre stati gli "annunci", ad assere idonei per tale
funzione di circolazione clandestina di notizie. Per la "rete", infine,
dovrebbe essere addirittura superfluo ricordare che non c'è forum, chat o
mailing list che possa considerarsi "immune" da contaminazioni, grazie alla
specificità dei propri interessi privilegiati: anche un consesso virtuale di
massaie amanti dell'uncinetto può diventare, per chiunque, un utile "luogo"
di appuntamento, un convettore di informazioni criptate. E allora?!

Allora no! Evidentemente il punto è un altro! Il vero nocciolo del
problema, che riguarda tutti coloro che sono malauguratamente diventati
oggetto (vittime?!) della "inchiesta" svolta dai Suoi articolisti, egregio
Direttore, è la malsana idea che va ultimamente sempre più sfrontatamente
esplicitandosi, in seno all'attuale compagine governativa e ai suoi
"pasdaran". In ciò rimarcando uno scarto "qualitativo" di valenza nefasta,
rispetto a tutta la pregressa esperienza dei governi della repubblica (e lo
diciamo con un senso di reale sgomento, visto quello che "Vis-à-Vis" va
argomentando da quando è nata - 1993 - contro "la politica di Palazzo" in
ogni sua "salsa").

Si tratta, in buona sostanza, di una sorta di assiomatico "aut aut": "o
si è con noi o si è ... TERRORISTI"! Una sorta di "scontro di civiltà" o di
"eticità". Da una parte "IL BENE", il Governo e gli amici dell'"Unto dal
Signore", e dall'altra "IL MALE", la nebulosa che comprende, in pratica, il
resto . del pianeta: dai Talebani a Cofferati, da Santoro ai Kamikaze di
Hallah, dai clandestini agli orchi pedofili ecc.ecc. Insomma, una "visione
medievale" del mondo, che ha accomunato fra l'altro - ci piace notarlo en
passant - tanto i proclami di Mr. Bush Jr., quanto quelli speculari del suo
supposto nemico Bin Laden ...

E in tale orizzonte è sin troppo ovvio che la comunicazione acquista una
valenza assolutamente paradigmatica (come ben sa il Suo editore e aveva
ancor meglio compreso Goebbels, ai suoi tempi), soprattutto ora che alcuni
grossi "nodi stanno avvicinandosi al pettine" e la dialettica sociale stà
riattivandosi, riavocando a sé quel diritto di parola che, per decenni, era
stato monopolizzato da rappresentanze politico-istituzionali evidentemente
cointeressate alla sua afasia, al suo atomistico immobilismo. Non si può
pretendere di criminalizzare/ingabbiare il conflitto di classe, senza
mettere la musaruola alla stessa libertà di espressione, di
comunicazione/informazione: è per questo che vogliamo riconfermarLe quanto
il Suo articolista "A.G." ha invece miratamente stralciato (pur
evidenziandolo correttamente, con tanto di "puntini di sospensione") dalla
frase che ha voluto riprendere dalla nostra precedente, disattesa lettera di
diffida: <<Le uniche armi di cui "Vis-à-Vis" ha da sempre ostinatamente
perorato l'uso, sono quelle della critica, che di per sé diventano strumenti
operanti di modificazione reale dell'esistente, quando si trovano ad essere
"brandite" nella pratica/teorica di massa di un sociale, infine riscopertosi
soggetto autonomo e conflittuale, rispetto all'ordine storicamente dato>>.

Come recentemente ha avuto modo di ricordare Paolo Flores d'Arcais, in
un'aulica e dotta schermaglia col Presidente del Senato, i principi del
liberalismo democratico prevedono due "luoghi" specifici su cui si fonda ed
esprime quella "sovranità popolare", da cui il Suo editore si dichiara
"plebiscitato" e di cui si pretende garante, quando ad esempio denuncia una
"giustizia partigiana", e tali "luoghi" sono l'"urna elettorale" e la
"piazza", intesa com'Ella certo ben saprà, nel senso di "agorà", luogo
pubblico d'incontro, di discussione, di proposta, di democrazia diretta.
Ecco, con buona pace del nostro vecchio amico Flores, della S.V. e del Suo
editore, le nostre armi (della critica!) non mirano tanto a penetrare nel
segreto individualistico dell'urna (o di una qualsiasi altra "istanza"
comunque "separata", "privata", in sé circoscritta), quanto nella dimensione
pubblica, aperta, collettiva, appunto, della "piazza", del corpo sociale
colto cioè nella sua materialità quotidiana, nella sua diretta espressione
di sé in quanto "soggetto" portatore di bisogni e interessi specifici (se
non temessimo di ferire la Sua sensibilità, diremmo "di classe"!). Solo lì,
dentro quell'immensa maggioranza di individui riscopertisi omogenei e coesi,
quelle "armi" potranno dismettere la forma di <<parole>> (di cui al titolo,
invero "furbettino", dell'articolo oggetto della presente) e diventare così
concreto strumento collettivo di modificazione della realtà.

Salut.

Addì, 23 Agosto 2002.


La Redazione di "Vis-à-Vis"




P.S.: Tranquillizzi il Suo solerte articolista: come Le abbiamo già
scritto, <<le sette elitarie di esperti di balistica>> sono da sempre un
bersaglio non irrilevante della nostra critica, d'altronde sarebbe bastato
che "il di cui sopra A.G." avesse minimamente "sfogliato le pagine" del
nostro sito, e si sarebbe potuto accorgere - anche lui - che per noi la
critica dell'autonomia della politica trova il suo inevitabile complemento
nella critica dell'autonomia del militare (ma anche questo avevamo già fatto
presente alla Sua cortese attenzione).


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Da "Panorama" - 29 agosto 2002 - ANNO XL - N. 35 (1898):



ATTUALITÀ - TERRORISMO

POLEMICHE MONDO NO GLOBAL, TERRORISMO E INTERNET

GUERRILLA SI', MA DI PAROLE

http://www.mondadori.com/panorama/area_2/area_2_10969.htm

Un articolo di "Panorama" scatena insulti e minacce. E apre un caso: qual è
la responsabilità di chi gestisce siti di informazione militante, che
possono però venire usati da altri per fini illegali?

23/8/2002


È stato un Ferragosto in trincea per i no global del Web: decine di email,
forum, chat per indignarsi contro l'inchiesta pubblicata da Panorama (n. 34)
sull'eversione online, dal titolo "C'è posta per le Br". L'Unità online ha
riassunto così la questione: "Un po' più che una diffamazione, veri e propri
insulti, insomma. L'obiettivo, neanche troppo nascosto? Far fuori chi nella
"libera repubblica del web" resta fuori dal coro. Questa volta è toccato a
diversi siti di informazione indipendente, da Indymedia a
Informationguerrilla". Nientemeno: Panorama all'attacco delle uniche voci
libere della Rete. C'è chi è andato giù persino più duro, come don Vitaliano
Della Sala: "Certi giornali sono a caccia di violenza. Se non c'è, la
cercano per riempire le pagine, ma è un modo squallido di fare giornalismo".
Don Vitaliano, sia detto tra parentesi, è indagato per istigazione a
delinquere e incendio, a seguito dei fatti del G8.

A scatenare la reazione del mondo antagonista sono state soprattutto cinque
righe a metà articolo, dove si parlava dei black block, dei no global
"duri", pronti a scendere in piazza per l'autunno caldo: "Le comunicazioni
più innocue viaggiano su indirizzi noti e già da tempo monitorati dalle
forze dell'ordine, come italy.indymedia.org, informationguerrilla.org,
infoshop.org". Di fatto, Panorama si è limitato a registrare una realtà,
confermata dalle forze di polizia e dai servizi segreti: ai forum e alle
chat di questi siti partecipano tutte le anime del movimento
antiglobalizzazione. Nessuno ovviamente può impedire di discutere online
alle centinaia di violenti che a Genova si sono mescolati alle migliaia di
pacifisti che hanno manifestato contro il G8. Neppure Indymedia sarebbe in
grado di selezionare una platea di gandhiani doc, sempre che volesse farlo.
Così come non è responsabile delle email, queste sì insultanti e talvolta
minacciose, inviate in difesa dell'agenzia (posta già consegnata alla Digos
di Milano che la sta esaminando).

Una gogna telematica in cui Panorama è finito per accuse dunque infondate.
Ma è doveroso segnalare due smentite. La prima, quella dell'associazione
Vis-à-vis, che addirittura lancia una caccia al tesoro all'interno del
proprio sito per ritrovare l'invito alla "classe salariata a prendere le
armi" attribuitole da Panorama: "Le uniche armi di cui abbiamo sempre
ostinatamente perorato l'uso sono quelle della critica (...) coerentemente
radicale nei confronti di quello stato presente delle cose alla cui
indispensabile abolizione riteniamo infatti di offrire il nostro
contributo". La seconda, da parte di Roberto Vignoli e Alessandro Grazioli
di Informationguerrilla: "Vi invitiamo a rettificare l'accostamento creato
con l'impaginazione che presenta la home page del nostro sito come prima,
tra le altre, sopra titoli quali "C'è posta per le Br" (...) e immagini
riferite all'omicidio di Marco Biagi: avvicinamenti equivoci e dannosi per
la nostra immagine".

Ecco fatto. Rettifica pubblicata. Ma, né l'impaginazione né il testo
dell'articolo accusava i siti in questione di alcunché. Semmai veniva
rilevato il pericolo di essere usati per fini criminali, cosa che non sembra
indignare più di tanto i gestori dei siti medesimi. Resta così solo una
piccola curiosità, o forse un suggerimento disinteressato. Perché i
responsabili di questi indirizzi non si arrabbiano, preventivamente e
pubblicamente, anche con quelli che fraintendono il loro gusto per la
metafora nella scelta del nome e magari la "guerrilla" vogliono farla per
davvero? (G.A.)


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