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NOTIZIARIO QUOTIDIANO DAL CARCERE: 10 MAGGIO 2005
by ristretti Tuesday, May. 10, 2005 at 9:45 PM mail: redazione@ristretti.it

Roma: epidemia di varicella a Rebibbia, muore una detenuta di 21 anni Castelli: inchiesta amministrativa su epidemia varicella a Rebibbia Marroni (Garante detenuti): quella donna non doveva essere in carcere Giachetti (Margherita): quella resa nota oggi è una morte annunciata Como: detenuti imbarcati sul lago? Cgil protesta, Castelli smentisce Roma: Ordine Psicologi Lazio; c'è uno psicologo ogni 250 detenuti Ragusa: 11 medici sotto processo per la morte di una detenuta Milano: dopo 3 anni di carcere 5 tunisini assolti da accusa terrorismo Agrigento: tra i sindacati e la direzione ormai è guerra dichiarata Criminologi si diventa... latitanti e serial killer braccati sul web Milano: San Vittore, il rock e il cabaret entrano in carcere… Verona: giustizia malata? Magistrati e legali si confrontano Roma: "I gatti galeotti" partecipano al progetto "Rifugiati in libreria" L’Aquila: nel carcere spazio alle "Piccole evasioni"

Rassegna stampa 10 maggio
Roma: epidemia di varicella a Rebibbia, muore una detenuta

Ansa, 10 maggio 2005

Ha causato una vittima l’epidemia di varicella che ha investito il carcere
femminile di Rebibbia. Secondo quanto si è appreso, infatti, una detenuta di 21
anni malata di Aids è morta il mese scorso dopo aver contratto il morbo. Il suo
organismo, compromesso e debilitato dall’Aids in forma conclamata, non avrebbe
retto all’ulteriore infezione e a nulla è valso il ricovero all’ospedale
Spallanzani. Attualmente quattro detenute colpite da varicella sono state
ricoverate all’ospedale Sandro Pertini. Il virus, sempre a quanto si è appreso,
avrebbe contagiato anche alcuni agenti di polizia penitenziaria. Tutti i
permessi per il resto degli agenti sono stati sospesi.



Castelli: inchiesta amministrativa su epidemia varicella a Rebibbia

Ansa, 10 maggio 2005

Il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, annuncia l’avvio di un’inchiesta
amministrativa sul caso dell’epidemia di varicella scoppiata nel carcere di
Rebibbia "ma per capire cosa è successo - dice - ci vorrà del tempo". A chi,
come i medici penitenziari, sostiene che la detenuta morta di varicella non
avrebbe dovuto essere in carcere, Castelli replica che "questo non è competenza
del ministero, ma del magistrato di sorveglianza". Alla domanda se i recenti
suicidi dietro le sbarre sia il sintomo che l’emergenza carceri sta esplodendo,
il ministro ha risposto: "I suicidi sono in diminuzione, basta andare a vedere i
numeri, invece del fragore mediatico che la sinistra mette in atto. Sotto
Fassino c’erano più suicidi che con il ministro Castelli".



Marroni: quella donna non doveva essere in carcere

Comunicato Stampa, 10 maggio 2005

La detenuta di 21 anni morta a causa della varicella contratta all’interno del
carcere di Rebibbia Femminile era già stata dichiarata, tempo fa, incompatibile
con il regime carcerario a causa delle sue gravi condizioni di salute: era,
infatti, affetta da tempo da Aids conclamato. La conferma arriva dall’Ufficio
del Garante Regionale dei Diritti dei Detenuti diretto dall’avvocato Angiolo
Marroni.
"Quella giovane donna non doveva più essere in carcere da tempo - ha dichiarato
il Garante Angiolo Marroni - diversi mesi fa era stata certificata la sua
incompatibilità con il carcere a causa delle sue condizioni di salute, ma nulla
in questo lasso di tempo è stato fatto. Con la sieropositività ogni contagio può
essere letale, soprattutto in un luogo chiuso come il carcere. La responsabilità
di questa vicenda è di chi non ha ottemperato velocemente alla disposizione di
incompatibilità di questa donna con il regime carcerario".



Giachetti (Margherita): quella resa nota oggi è una morte annunciata

Ansa, 10 maggio 2005

"Purtroppo quella resa nota oggi è una morte annunciata. Negli ultimi giorni il
garante dei detenuti Marroni e i sindacati avevano lanciato un chiaro allarme
sulle disastrose condizioni sanitarie del carcere di Rebibbia". Così Roberto
Giachetti, coordinatore della Margherita di Roma, commenta la notizia del
decesso di una detenuta a causa dell’epidemia di varicella, nel reparto
femminile del penitenziario romano.



Como: detenuti imbarcati sul lago? Cgil protesta, Castelli smentisce

Provincia di Como, 10 maggio 2005

Un motoscafo per trasferire via Lario i detenuti a Como e a Lecco. L’idea, pur
essendo momentaneamente accantonata, ha messo in allarme la funzione pubblica
della Cgil nazionale che ha contestato "lo spreco di uomini e mezzi già carenti
in Lombardia di 800 unità". Il sindacato ha messo nel mirino l’iniziativa del
dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) del ministero della
giustizia. Iniziativa che seconda la funzione pubblica della Cgil prevede "la
costruzione di una base navale della polizia penitenziaria sul lago di Como e
l’assegnazione di una imbarcazione lagunare in fase di allestimento presso un
cantiere navale di Lecco". Per Fabrizio Rossetti, responsabile della Cgil, "la
scelta risulterebbe motivata dall’esigenza di garantire il corretto svolgimento
delle traduzioni dei detenuti dalle due carceri di Como e Lecco. Ma il numero
dei detenuti da tradurre tra le due carceri lombarde è di circa uno alla
settimana. E comunque l’attuale tempo di percorrenza via terra non supera i
trenta minuti". Il trasferimento dei detenuti via lago era stata ipotizzata il 5
giugno 2004 nell’inaugurazione del rinnovato carcere di Pescarenico. Ma solo per
riportare a Lecco i detenuti al Bassone. Ora la Cgil usa il sarcasmo per
commentare il progetto: "Sono aumentati i suicidi, le evasioni, i debiti e oggi
possiamo anche affermare che aumentano le basi navali che sottrarrebbero
ulteriore personale nonostante una carenza di 800 persone in Lombardia". Ma per
il Dap "non corrisponde al vero la notizia dell’istituzione di una base navale
della polizia penitenziaria sul lago di Como". Eppure da qualche parte dovrà pur
essere ricoverato il natante in uso agli agenti. "L’ipotesi allo studio del Dap
- dicono a Roma - attualmente sospesa in quanto ancora al vaglio degli uffici
competenti, riguarderebbe l’invio di un motoscafo lagunare presso il lago di
Como, e non l’istituzione di una nuova base navale".



Roma: Ordine Psicologi Lazio; c'è uno psicologo ogni 250 detenuti

Help Consumatori, 10 maggio 2005

Lettera dell’Ordine al ministro Castelli: chieda scusa per le affermazioni sugli
psicologi definiti in riferimento al caso Izzo "amici di Caino". Solo 1
psicologo su 250 detenuti. Sulla base numeri, l’Ordine degli psicologi del Lazio
in una lettera aperta al Ministro della giustizia Roberto Castelli, chiede di
dare all’opinione pubblica una corretta informazione sul caso Izzo, evitando
fuorvianti generalizzazioni che sembrano puntare a nascondere le responsabilità
del ministero relativamente alle limitate risorse messe a disposizione dell’area
trattamentale dell’organizzazione penitenziaria per assolvere ai compiti
indicati dalle disposizioni normative.
L’Ordine degli psicologi del Lazio attraverso il suo Presidente Emanuele Morozzo
della Rocca indirizza una lettera aperta al Ministro Castelli in risposta alle
dichiarazioni, rilasciate dal guardasigilli a Radio Padania Libera, con le quali
giudica gli psicologi, gli assistenti sociali e gli altri operatori penitenziari
"amici di Caino che per cultura e mentalità vogliono a tutti i costi avere
davanti a loro una persona redenta". Gli psicologi chiedono al Ministro Castelli
di smentire le affermazioni riportate dalle agenzie o di porgere ufficialmente
le proprie scuse agli psicologi, agli assistenti sociali e ai tanti operatori
che lavorano presso le carceri con elevato impegno, spesso a fronte di un
limitato riconoscimento economico e normativo. Chiedono inoltre che si metta
mano alla implementazione delle risorse necessarie ad intervenire secondo le
finalità indicate dalle disposizioni normative sui 56000 detenuti attualmente
presenti nei 210 istituti.



Agrigento: tra i sindacati e la direzione ormai è guerra dichiarata

La Sicilia, 10 maggio 2005

È "guerra" tra sindacati di categoria e direzione della Casa circondariale di
contrada Petrusa. Cgil, Cisl, Uil, Saape, Osapp, Fsa(Cnp-Ugl), Sinappe, Sag,
Sialpe e Asia hanno redatto ieri un comunicato stampa con il quale snocciolano i
tanti perché hanno spinto le organizzazioni in questione a proclamare lo stato
di agitazione del personale in servizio nel carcere del capoluogo. "Situazione
lavorativa del personale divenute precaria; mancata tranquillità lavorativa del
personale di polizia penitenziaria per l’aggravio dei carichi di lavoro;
ipotizzabile mancata sicurezza del personale sul posto di lavoro; mancata
applicazione dell’accordo quadro nazionale; mancata continuità di rapporti
sindacali con il direttore titolare dell’istituto penitenziario agrigentino". E
poi ancora "violazione degli accordi con i sindacati; mancata concessione dei
diritti soggettivi riposi -congedo ordinario; vertenze rimaste inevase; mancata
programmazione della vita familiare della polizia penitenziaria del carcere".
Nella nota diffusa ieri le organizzazioni sindacali parlano anche della
"presentazione di un progetto di programmazione delle ferie estive da parte
della direzione del carcere progettata sulla previsione ottimistica del rientro
in sede del personale attualmente in missione in altre sedi". Detto e scritto
tutto ciò, le sigle sindacali hanno dichiarato la cessazione delle trattative
con la dirigenza della struttura penitenziaria, dando il via a una nuova
stagione di tensione. L’ultima protesta degli agenti di polizia penitenziaria
agrigentini risale ad alcuni mesi fa, quando alcuni di loro vennero trasferiti
nel nord Italia. F.D.M.



Ragusa: 11 medici sotto processo per la morte di una detenuta

La Sicilia, 10 maggio 2005

Gli interrogatori dei periti (due della difesa e uno di parte civile) hanno
caratterizzato l’udienza di ieri in tribunale (giudice monocratico Michele
Ciarcià, pubblico ministero Emanuele Di Quattro) del processo per la morte a
seguito di un ascesso dentario, il primo maggio del 2000, di una giovane
detenuta ospite della casa circondariale di contrada "Pendente", la siracusana
Giovanna Franzò. Imputati, di omicidio colposo in concorso, sono ben undici
medici fra facenti parte dello staff medico del carcere ragusano e appartenenti
alla struttura sanitaria dell’ospedale Maria Paternò Arezzo di Ibla dove la
detenuta, una volta aggravatesi le sue condizioni di salute, era stata
ricoverata.
Ieri mattina sono stati ascoltati il dott. Francesco Coco, il dott. Salvatore
Castellino e il dott. Vincenzo Cilia. Il primo quale consulente dei parenti
della defunta, costituitisi parte civile; il secondo e il terzo quali consulenti
della difesa degli imputati. Il dott. Coco in pratica ha sostenuto il nesso di
causalità tra l’ascesso dentario e il successivo evento di morte. Il dott.
Castellino e il dott. Cilia invece hanno sostenuto tutto il contrario, parlando
anche di "complicanza imprevedibile".
La Franzò, che stava scontando una pena per reati contro il patrimonio, avrebbe
denunciato alle strutture carcerarie dei malesseri generali, e successivamente
mal di gola ed incapacità a deglutire, accusando un persishnete mal di denti. La
donna in precedenza era stata sottoposta ad un intervento in anestesia locale pe
l’estrazione di un molare. A procurare la morte della Franzò sarebbero state le
conseguenze di un ascesso che ha invaso i tessuti del cavo orale. Il processo è
stato quindi aggiornato al 16 giugno.



Milano: dopo 3 anni di carcere 5 tunisini assolti da accusa terrorismo

Newspaper 24, 10 maggio 2005

"Non possiamo condannare l’uomo, ma il fatto. Noi condanniamo i fatti di
terrorismo solo se sono provati". Con queste parole il presidente della prima
sezione della Corte d’Assiste di Milano, Luigi Cerqua, ha chiarito la sentenza
di assoluzione di cinque tunisini accusati di associazione sovversiva
finalizzata al terrorismo. I giudici della prima corte d’Assise di Milano hanno
infatti derubricato il reato in associazione a delinquere finalizzata a reati
minori con condanne da due anni e sei mesi a 4 anni e sei mesi. Mentre uno degli
imputati è stato assolto da tutte le accuse. Finisce dunque con un’assoluzione
il primo processo giunto a sentenza in Italia per il reato di associazione
eversiva finalizzata al terrorismo internazionale. Reato stabilito dal
famigerato articolo 270 bis del codice penale, modificato dopo gli attentati
dell’11 settembre negli Stati Uniti, che negli ultimi anni ha portato a numerosi
arresti di sospetti guerriglieri di "cellule islamiche" poi sempre giudicati non
colpevoli dagli inquirenti. Una delle sentenze che più aveva destato clamore era
stata quella del gip milanese Clementina Forleo che aveva prosciolto tre
islamici dalle accuse di terrorismo internazionale sostenendo che "le attività
violente o di guerriglia", in un contesto bellico, "non possono essere
perseguite neppure sul piano del diritto internazionale" e non sono
incasellabili in quelle di terrorismo. Sul banco degli imputati stavolta erano
finiti cinque tunisini: Nassim Saadi, Hamadi Bouyahia, Said Ben Abdelhakim
Cherif, Ben Khalifa Ben Ahmed Rouine Lazher e Lotfi Rihani (latitante), tutti
arrestati nell’ottobre 2002 dai Ros nel corso dell’ operazione Bazar, tra
Milano, Napoli, Sanremo e Malta. Per loro, il pm Meroni lo scorso aprile aveva
chiesto condanne comprese fra i 6 e i 13 anni di reclusione, sostenendo che si
trattava "di personaggi molto pericolosi che progettavano attentati in Europa in
nome della jihad, la guerra santa, e che hanno continuato la loro attività dopo
essersi accorti dell’indagine che li riguardava". Il processo era cominciato nel
marzo dell’anno scorso. Secondo l’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros di
Milano e coordinata dal pm Meroni e dal suo ex collega Stefano Dambruoso, gli
imputati avrebbero costituito, con altre persone non identificate, una cellula
con base operativa a Milano "allo scopo di compiere atti di violenza (quali
attentati), anche in Stati diversi dall’Italia, con finalità di terrorismo". Dal
contenuto di conversazioni intercettate nel settembre di tre anni fa, la Procura
temeva "imminente la realizzazione di un atto presuntivamente violento" in uno
stato europeo. Il gruppo avrebbe avuto un’attività "finalizzata anche al
reclutamento" di militanti "destinati a essere inseriti nel programma" e, tra
gli organizzatori, Hamza il libico, in carcere in Inghilterra dal maggio di tre
anni fa e considerato un personaggio di "primissimo piano (...) in tutta Europa,
certamente in Italia, Olanda e Gran Bretagna". Tra i tunisini arrestati nel
corso dell’operazione Bazar c’era anche Imed Ben Mekki Zarkaoui: giudicato con
rito abbreviato, nel settembre del 2003 il gup milanese Renato Brichetti lo
assolse dall’accusa di terrorismo internazionale e lo condannò a 3 anni di
reclusione per il solo reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Adesso, a distanza di due anni, arriva l’assoluzione dal reato di terrorismo
anche per gli altri imputati. L’accusa di violazione dell’articolo 270 bis sul
terrorismo internazionale non è stata considerata fondata dai giudici della
Corte d’Assise: "Questi processi non andrebbero fatti. Non si possono tenere in
carcere queste persone e dopo tre anni dire loro che non sono terroristi - ha
commentato l’avvocato Sandro Clementi, difensore di Saavi Nassim, uno degli
imputati - Questa sentenza ha fatto cadere completamente la natura
ideologico-politica dei fatti. Ora vedremo come si pronunceranno i giudici sulla
costituzionalità dell’art. 270 bis". Intanto Il pm Massimo Meroni che aveva
chiesto pene dai sei ai tredici per i cinque tunisini ha preannunciato una
probabile impugnazione dopo aver preso visione delle motivazioni della sentenza.



Criminologi si diventa... latitanti e serial killer braccati sul web

Il Mattino, 10 maggio 2005

Reale o virtuale. Il mondo dei serial killer viene passato al microscopio su
Internet. Casi di cronaca eclatanti, foto, reportage, siti dedicati e
specializzati, forum e newsletter. Anche test per scoprire il serial killer che
è in noi. Un "viaggio inquietante" lo definisce serialkiller.it, sito ancora
incompleto. Accomuna Emanuela Orlandi, Marta Russo e Angela Celentano tra i casi
irrisolti. Tra i portali da ricordare omicidiseriali.it. Ci sono tutte le
informazioni sugli assassini seriali dal 1996 a oggi. "Avete voglia di parlare
di serial killer e dei loro orrendi delitti? Volete ricevere aggiornamenti, news
e informazioni sugli ultimi sviluppi delle indagini e lo studio degli omicidi
seriali?" Ci si può iscrivere alla newsletter speciale dell’Ofras (Osservatorio
sui Fenomeni di Rilevante Allarme Sociale). Ricco il menù: Serial Killer noti,
Probabili S.K. non catturati ed attivi in Italia negli ultimi 25 anni, Grafico
numero di S.K. identificati in Italia dal 1975 al 2000, International Serial
Killer (http://members.tripod.com/~SerialKillr/
SerialKillersExposed/sknumber.html).
Secondo grandinotizie.it sono ancora 30 i serial killer pronti a uccidere di
nuovo, dal killer di Asti che ha ucciso quattro prostitute, a quello di Verona
che ha massacrato quattro lucciole. Nel sito anche un glossario per capire le
parole chiavi usate nelle indagini. Uno studio sui serial killer è pubblicato
dal Centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità di Firenze
(dex1.tsd.unifi.it/altrodir/devianza/massaro/index.htm). E se vedete qualcuno
leggermente strabico state attenti perché secondo il sito del Sipre (società
italiana di psicoterapia reichiana, http://www.glielmi.it/ita/strabismo_verticale.htm)
è una nota comune ai serial killer, come nel caso di Andrei Romanovic Cikatilo,
il mostro di Rostov, che in Unione Sovietica uccise e mangiò più di 50 bambini.
Su uniroma1.it/brunofras/ofras/serialkiller_noti.htm, il prof. Bruno, ordinario
di Psicopatologia, forense al "La Sapienza" di Roma ha tracciato una sintesi
delle caratteristiche dei 50 serial killer italiani identificati e di quelli
ancora liberi (c’è anche il mostro di Ponticelli). Su
museocriminologico.it/correggio c’è la storia di Leonarda Cianciulli, la
saponificatrice di Correggio, mentre su
http://digilander.libero.it/JackLoSquartatore666/donnekiller.htm c’è una pagina
dedicata alle serial killer donne.
Su
http://www.members.tripod.com/~SerialKillr/SerialKillersExposed/nicknames.html
sono presenti i soprannomi dei più celebri serial killer mondiali. Spazio anche
al cinema. La tana di Lecter è sul sito lectersden.it dedicato ad Anhtony
Hopkins e al suo Hannibal Lecter del Silenzio degli Innocenti. Su
http://www.forumfree net/?t= 3216213&view=getlastpost c’è un "giochino per
verificare l’aggressività: c’è un serial killer dentro di te?". Cliccare e
vedere.



Milano: San Vittore, il rock e il cabaret entrano in carcere…

Ansa, 10 maggio 2005

Partirà il 23 maggio, dal carcere di San Vittore, l’iniziativa "San Vittore Sing
Sing 2005", spettacolo itinerante all’interno dei carceri. Cabaret, concerti
rock e sonorità balcaniche, arabe e africane per venire incontro ai gusti dei
reclusi fra i quali molti extracomunitari. Si esibiranno, fra i tanti, anche
Elio e le Storie Tese, gli Unza, band balcanica, il marocchino El Omari,
Margherita Ant1onelli di Colorado Caffè. Gli artisti non hanno voluto compensi.



Verona: giustizia malata? Magistrati e legali si confrontano

L’Arena di Verona, 10 maggio 2005

Avvocati e magistrati a confronto, portatrici di problematiche ed esigenze che,
seppur agendo su piani diversi, rientrano nell’unico e ampio mondo della
Giustizia. Si confronteranno venerdì pomeriggio a partire dalle 15.30 nel corso
dell’incontro "Giustizia malata? Diagnosi e terapie" organizzato dal Gruppo di
iniziativa forense (con il contributo e il patrocinio dell’ordine degli
avvocati) all’hotel Leopardi di corso Milano. Dopo i saluti del presidente del
Gif Luca venturini e del presidente dell’ordine degli avvocati Aldo Bulgarelli,
a presiedere e introdurre i lavori sarà Mario Sannite, presidente della sezione
Penale del tribunale di Verona. In programma le relazioni dell’avvocato Carlo
Taormina (Proposte di riforma ed esigenze del mondo dell’avvocatura), del
presidente della sezione veronese dell’associazione nazionale magistrati Ernesto
D’Amico (Proposte ed esigenze di riforma della magistratura) e dell’avvocato
Claudio Carceri de Prati (Verso una nuova geografia giudiziaria per il Veneto?).
Sono previsti tra l’altro gli interventi del procuratore della Repubblica,
dottor Guido Papalia, e del segretario Unione triveneta dei consigli dell’ordine
degli avvocati Antonio Rosa.



Roma: "I gatti galeotti" partecipano al progetto "Rifugiati in libreria"

Redattore Sociale, 10 maggio 2005

"I gatti galeotti", marchio della cooperativa Ecolab che opera nel carcere
milanese di San Vittore per la formazione professionale e il lavoro dei
detenuti, ha realizzato 20mila "borse etiche": saranno vendute nelle librerie
Feltrinelli al costo di 5 euro, di cui 1 servirà per ampliare il progetto di
Ics-Consorzio della solidarietà "Rifugiati in libreria" per l’apertura di
ulteriori biblioteche multimediali in altre città italiane. L’iniziativa è stata
presentata questa mattina presso "la Feltrinelli" della Galleria Alberto Sordi.
Anche i clienti delle librerie, quindi, parteciperanno al progetto, al 100% con
destinazione sociale: i 4 euro restanti dalla vendita delle borse stopper in
cotone andranno a coprire le spese per i materiali e il lavoro dei "Gatti
galeotti", che hanno prodotto una linea di shopping bags, zainetti e magliette,
in vendita nel circuito Feltrinelli. Il logo raffigura un gatto dietro le
sbarre.
"Le nostre librerie sono radicate nel territorio e partecipi degli aspetti
culturali e sociali del nostro paese; molte hanno rapporti diretti con le
carceri locali, nelle quali si sono recati molti librai per formare gli addetti
alle biblioteche interne", ha detto Luca Domenicani, responsabile del canale
Librerie Feltrinelli, riferendo che alcuni detenuti lavorano all’interno delle
librerie e che i "Gatti galeotti" operano sia all’interno di San Vittore che
all’esterno del penitenziario milanese. Coloro che lavorano al progetto
sottolineano "l’importanza della lettura e della solidarietà come scelta di
libertà espressa e riconosciuta dalla cultura, anche dove la libertà personale
non è riconosciuta".
Costituita nel settembre 2000, la cooperativa sociale Ecolab ha l’obiettivo di
perseguire la formazione professionale e la creazione di posti di lavoro a uso
specifico di detenuti presso la Casa circondariale di San Vittore. L’attività
del marchio "I gatti galeotti", prodotto e distribuito, viene svolta sia nel
laboratorio interno al carcere (di circa 220 metri quadrati), sia in quello di
via Candiani (440 mq); le persone coinvolte sono 25. La produzione (borse,
portafogli, cartelle e accessori di pelletteria) sono tutti eco-compatibili,
realizzati con pellami certificati conciati al vegetale e tessuti naturali
(cotone e canapa). Tra i clienti della cooperativa - oltre alla Feltrinelli -,
Armani Jeans, Coop Italia, Inter F.C., Cgil e Cisl.



L’Aquila: nel carcere spazio alle "Piccole evasioni"

Il Tempo, 10 maggio 2005

La manifestazione "Piccole evasioni", organizzata dall’area pedagogica del
penitenziario aquilano, torna per il secondo anno consecutivo coinvolgendo due
scuole medie, la Mazzini e la Patini. Il progetto punta sul fatto di "provocare"
una maggiore attenzione da parte della città nei confronti delle dinamiche
legate al reinserimento sociale dei detenuti. Inoltre l’idea è anche quella di
avvicinare gli aspetti positivi del carcere alle esigenze didattico-formative
della scuola ed a quelle artistico espressive del teatro. Infatti una parte
importante verrà svolta dall’Uovo, teatro stabile d’innovazione, che proporrà il
13 maggio, in occasione della visita nella casa circondariale, lo spettacolo
"Alla tavola del Cappellaio matto", per la regia di Maria Cristina Giambruno.
Però anche gli stessi studenti saliranno sul palco del carcere, il 3 giugno
prossimo, con lo spettacolo "L’opale dei sogni", preparato da loro con la regia
di Rosanna Narducci. "Naturalmente - ha spiegato il responsabile dell’area
pedagogica, Antonio De Rossi - i ragazzi sono stati appositamente preparati
attraverso lezioni tenute nei mesi scorsi a scuola. Adesso sono pronti ed anche
le loro famiglie hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa". Sono stati scelti
gli alunni che frequentano il primo anno di scuola media così da prevedere un
percorso triennale in tal senso. Il tutto è stato animato dalla speranza che i
detenuti capiscano di non essere stati abbandonati a loro stessi, ma c’è la
volontà di aiutarli nel ritorno in società.

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