una legge elettorale che attribuisce seggi e cariche istituzionali per appartenenza confessionale
Il movimento islamico sunnita Jammaa Islamiya ha annunciato il boicottaggio delle prossime elezioni in Libano a causa della "ingiusta" legge elettorale e alla eccessiva interferenza internazionale. Il movimento è una importante forza anche sul piano elettorale nelle città a maggioranza sunnita come Saida, Beirut e Tripoli del Libano. La complessa legge elettorale libanese prevede una garanzia di pari rappresentanza parlamentare tra cristiani e musulmani, anche se i cristiani sono in minoranza nel Paese. "Tenere le elezioni in base alla legge vigente, che è criticata da parte della maggioranza delle forze politiche, non consentirà elezioni corrette...e l'opinione pubblica è scioccata dal livello di intervento delle grandi potenza e della subordinazione della classe politica ai loro diktat", si legge in un comunicato diffuso dalla Jammaa Islamiya. Influenti figure del mondo politico cristiano, come Michel Aoun e i vescovi cristiano-maroniti hanno già messo in guardia contro la possibilità che la legge possa far saltare il fragile equilibrio su cui si regge la coesistenza tra le due comunità.
Intanto, l'ex primo ministro Omar Karameh, che non era riuscito a tenere insieme il governo dopo le turbolente settimane seguite all'uccisione dell'ex premier Rafiq Hariri e si era dimesso il 13 aprile, ha annunciato che non si presenterà candidato nel suo seggio di Tripoli. Karameh, considerato filo-siriano, ha detto di non condividere la legge elettorale ed ha accusato l'opposizione di utilizzare la sua maggiore disponibilità finanziaria per avvantaggiarsi nella campagna elettorale. Le elezioni in Libano si svolgeranno in quattro tornate in altrettante domeniche consecutive a partire dal 29 maggio.
