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val di lemme-documento tecnico
by orwell Thursday, Sep. 12, 2002 at 10:51 AM mail:

ALTA VAL LEMME MINIERA CEMENTIR “MONTE BRUZETA “ ACQUEDOTTO RIO ACQUE STRIATE STORIA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO



Il comitato spontaneo a difesa dell’Alta Val Lemme ha deciso di predisporre questo documento per segnalare a tutti coloro che hanno a cuore la tutela ambientale e lo sviluppo ecocompatibile una situazione veramente grave, prevaricatoria, lesiva di interessi collettivi e in violazioni alle leggi Italiane ed alle direttive Europee, creata dalla Provincia di Alessandria e dalla Regione Piemonte.



I LUOGHI


SCHEDA INFORMATIVA SUL TORRENTE LEMME

Il torrente Lemme nasce dal Passo della Bocchetta, e per la precisione, alle falde del Monte Calvo, ad un’altitudine di circa 750 slm.

Il territorio geografico è quello dell’Appennino Ligure Piemontese e la zona di sorgente del torrente è in Piemonte, a qualche centinaio di metri dallo spartiacque appenninico che delimita il confine amministrativo con la Regione Liguria.

La lunghezza totale del corso d’acqua è di circa 35 chilometri, alla fine dei quali si immette nel torrente Orba nel territorio del Comune di Predosa ed a sua volta l’Orba si immette nel Bormida, quindi nel Tanaro e successivamente nel Po.

Il dislivello che deve percorrere il Lemme dalle sorgenti alla sua confluenza nel torrente Orba è di 550 metri circa e la pendenza maggiore si rileva nei primi 8 10 chilometri del suo percorso dove di fatto il torrente riceve i suoi maggiori affluenti, dei quali il principale è il rio Acque Striate in sponda orografica sinistra.

La portata del torrente è molto instabile caratterizzata da piene addirittura catastrofiche (l’alluvione del 1978 distrusse nel solo comune di Carrosio tre ponti) e da periodi di magra che normalmente coincidono con il periodo estivo e riescono a malapena a garantire il deflusso vitale delle acque sia per la flora che per la fauna presenti lungo il suo percorso che hanno comunque mantenuto negli anni il loro difficile equilibrio di sopravvivenza.

La conformazione della Valle che percorre è per i primi 15 chilometri abbastanza impervia. Gli spazi sono limitati e le zone di deposito alluvionale di scarsa entità. Oseremmo dire che il torrente nella sua prima fase di discesa verso la pianura è in pura zona erosiva, mitigata da alcuni meandri che si sono formati nel corso degli anni a seguito del processo di erosione di parti tenere e friabili contrapposte a colline composte dal così detto conglomerato di Savignone, affioramenti di rocce sedimentarie e di marne che con la loro presenza hanno naturalmente deviato il percorso delle acque..

Gli aspetti paesaggistici hanno caratteristiche quasi selvagge sia per l'Alta Val Lemme sia in particolare per il Rio Acque Striate, che fa parte del Parco naturale Capanne di Marcarolo.

Proporzionalmente agli spazi disponibili, l'alveo del torrente è ben evidenziato e di idonea ampiezza anche in considerazione della quasi assoluta assenza di insediamenti industriali adiacenti alle zone d’alveo.

Appena a valle dell’abitato del Comune di Gavi, dopo aver percorso in forra un breve tratto, il Lemme si apre nella sua maggiore ampiezza percorrendo la piana alluvionale che esso stesso ha realizzato con l’andare del tempo fino alla confluenza con l’Orba.

























IL PARCO CAPANNE DI MARCAROLO


Il Parco Naturale Capanne di Marcarolo, costituito come ente di gestione soltanto nel 1991, rappresenta l’unico vero polmone verde della Provincia di Alessandria di cui è l’estrema punta meridionale. Si estende su una superficie di ottomiladuecento ettari .Il territorio è caratterizzato da un ambiente straordinario e sorprendente che possiede ancora, soprattutto nella stagione invernale, caratteristiche di natura selvaggia, oltre che da un patrimonio socio-culturale di grande interesse per gli antichi generi di vita, per gli insediamenti rurali, per le risorse minerarie e forestali, per la flora e la fauna.

La flora del Parco per una serie di motivi climatici, geologici e geografici, si presenta molto ricca (circa un sesto del totale delle specie italiane) e soprattutto molto varia, con specie rare e protette.

I corsi d’acqua che si incontrano in questo territorio protetto, tra cui il Rio Acque Striate, sono interessati da bruschi salti di pendenza che, dando origine a piccole cascate, offrono scenari particolarmente suggestivi.







MONTE BRUZETA - SORGENTI DEL ROLLINO


Il Monte Bruzeta è caratterizzato da un'esuberante vegetazione spontanea o di lontana origine perfettamente acclimata. Nei boschi cedui e d'alto fusto prevalgono il castagno, il carpino, il rovere, l'ontano, il frassino.La flora assai ricca e varia, è segnata da una macchia formata prevalentemente da erica, ginestre, in un areale in cui fioriscono ranuncoli, sassifraghe, viole primule, campanule.

Al pari della flora anche la fauna presenta caratteri di grande suggestione. Tra i mammiferi sono presenti la volpe, la faina, il tasso, lo scoiattolo, il capriolo.

L'avifauna annovera tutte le specie caratteristiche dell’Appennino Settentrionale, in particolare tra le più rare si possono osservare fra i rapaci l'allocco, la poiana, il falco.lo sparviero. Particolarmente interessante in quest’area risulta la nidificazione del falco pecchiaiolo.

Nella zona si possono osservare con estrema facilità diverse specie di pecidi come il picchio verde, il picchio rosso maggiore e minore.

Queste colline offrono anche un ottimo habitat a rettili ed anfibi come la rana temporaria , il rospo comune, la salamandra pezzata e il tritone alpestre. Inoltre non è difficile incontrare nei torrenti il gambero di fiume.

La zona del Rollino è ricca di sorgenti oligominerali e da antica data Carrosio vi attinge acqua.Negli anni 90 il Comune di Carrosio decise di rinnovare e potenziare l'acquedotto già esistente che era vecchio ed insufficiente; l’acqua c’era ma non veniva sfruttata razionalmente.

I lavori vennero effettuati con una notevole spesa. .Da quel momento non ci sono più stati nel comune problemi di siccità ( che prima erano quasi cronici) ed anche in estati particolarmente siccitose l'acqua continua a sgorgare abbondante dai rubinetti senza che sia mai stata necessaria alcuna prescrizione all’uso idrico.

La zona del Rollino è sicuramente di grande interesse naturalistico ( lo dimostrano le spedizioni in loco degli studenti dell'Università di Genova e di Milano, e le numerose tesi redatte proprio da parte di futuri geologi). Negli anni 80 era stata inserita nel cosiddetto " Piano dell'Area" del Parco Capanne di Marcarolo e avrebbe dovuto sottostare a regole simili a quelle del Parco.

Sfortunatamente, grazie forse a qualche amministratore “ lungimirante”, venne esclusa dal territorio di competenza del Parco.































I FATTI


Il 4 novembre 1986, , la Soc. Cementir Cementerie del Tirreno SpA, di Roma,( trasformatasi successivamente in Arquata Cementi ), richiedeva al Corpo delle Miniere di Torino, la concessione Mineraria per lo sfruttamento di una miniera di Marna cementizia in località convenzionalmente denominata Monte Bruzeta del Comune di Voltaggio.

La Cementir rappresentava all’Ente preposto che la concessione allora in uso, denominata “Monte delle Rocche”, sempre in Comune di Voltaggio, era in via di esaurimento e la nuova concessione diventava indispensabile per il prosieguo dell’attività produttiva del Cementificio di Arquata Scrivia (AL).



Il Corpo delle Miniere, in maniera ultratempestiva valutava la richiesta e, senza verificare le residue potenzialità estrattive della vecchia concessione del Monte delle Rocche, dimostrando scarsissima sensibilità ambientale , rilasciava nel 1987 una nuova concessione mineraria decennale per il “Monte Bruzeta”.

Tenuto conto che nell’area di concessione della nuova miniera insistevano ed insistono le sorgenti dell’acquedotto del Comune di Carrosio ed in parte quelle del Comune di Gavi, la concessione mineraria veniva subordinata, prima di procedere alla distruzione delle sorgenti, alla costruzione di un nuovo acquedotto, che secondo il Corpo delle Miniere, la Cementir avrebbe dovuto realizzare previo accordo con i due Comuni, captando acque di scorrimento del Rio Acque Striate, maggior affluente del torrente Lemme, che scorre in parte all'interno del Parco Naturale CAPANNE DI MARCAROLO.

Dalla sintetica premessa appare evidente che la concessione Mineraria non poteva essere quindi operativa se non dopo un accordo con i Comuni di Gavi e Carrosio.



Nel 1990 l’Amministrazione Comunale di Carrosio, chiamata ad esprimere il proprio parere in merito, rappresentava la propria contrarietà al nuovo insediamento ritenendo utile opportuno ed importante salvaguardare le proprie fonti di approvvigionamento idrico ed in epoche successive ha sempre cercato di tutelare i propri interessi e quelli ambientali nelle opportune sedi delegando la propria tutela, avanti al Tribunale Amministrativo, ad apposito studio legale.



Per i vari ricorsi amministrativi vedere ALLEGATO 1.



Nel corso degli anni, al fine di scongiurare l’apertura della nuova Miniera, il comune di Carrosio aveva richiesto alla Regione Piemonte di predisporre una perizia tecnica sulla vecchia Miniera di Monte delle Rocche, anche con la partecipazione di tecnici di fiducia del Comune di Carrosio ma la Regione Piemonte non ha ritenuto opportuno predisporre la richiesta perizia accettando, evidentemente le affermazioni “di parte” della Cementir”.



Nelle immagini successive è visibile la cava del Monte delle Rocche dismessa nella primavera 2001 e considerata “ripristinata”



































Il Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte, in data 14 settembre 1995, nel giudicare il ricorso presentato dal Comune di Carrosio per tutelarsi contro la Cementir ed il Comune di Gavi, allora favorevole all’insediamento, rigettò il ricorso motivando a pagina 5, ultimo capoverso della sentenza ”….omissis…infatti la coltivazione della Cava di Monte Bruzeta da parte della Cementir è subordinata ad un ulteriore accordo con il Comune di Carrosio….omissis…onde il lamentato rischio di dispersione delle sorgenti che attualmente alimentano la sua rete idrica non risulta attuale né potrà diventarlo senza il contributo del Comune stesso.”

Il Comune di Carrosio, è forse bene ribadirlo, ha sempre reiterato la contrarietà all’insediamento ed a cedere le proprie fonti di approvvigionamento idrico ma inesorabilmente la Cementir , la Provincia, la Regione, il Prefetto hanno continuato sulla propria strada rendendo le affermazioni contenute nel combinato della sentenza del TAR carta straccia. A nostro avviso, ogni atto successivo a quella sentenza del T.A.R., mai impugnata dalla controparte, dovrebbe essere nullo o annullabile.







In epoca successiva, essendo cambiata l’amministrazione, anche il Comune di Gavi che in un primo tempo aveva abbracciato le esigenze della Cementir, si è schierato contro la realizzazione dell’insediamento ed ha intentato le opportune azioni legali al fine di salvaguardare il proprio acquedotto e i propri legittimi interessi nella località convenzionalmente denominata “Monte Bruzeta”.

Al fine di riuscire a superare le opposizioni di Gavi e Carrosio alla realizzazione dell’acquedotto e all’insediamento della nuova miniera, la Cementir, ed in linea con essa la Regione Piemonte e la Provincia di Alessandria, hanno ritenuto opportuno trattare gli argomenti come se non fossero univoci, dando per scontato che la concessione mineraria era stata autorizzata nel 1987 e quindi l’argomento da trattare era rimasto solamente quello della sostituzione delle fonti di approvvigionamento idrico dei comuni di Gavi e Carrosio, a nulla rilevando, a loro modo di dire, che la realizzazione del nuovo acquedotto avrebbe poi permesso la realizzazione di un irreversibile danno ambientale.



Essendo nel corso degli anni cambiate le procedure relative all’oggetto del contendere ed avendo i Comuni di Gavi e Carrosio mantenuto ferma la propria opposizione all’insediamento, la Regione Piemonte, in fasi successive procedette all’indizione della “Conferenza dei Servizi”, a nostro parere sbagliando, ritenendo evidentemente che la contesa fosse relativa “ad interessi pubblici contrapposti”. Ma quali interessi pubblici può rappresentare e/o tutelare una società privata che ha come scopo quello di realizzare un profitto per i propri soci?



Nel 1997 la concessione Mineraria rilasciata dal Corpo delle Miniere di Torino scadde senza che fosse mai iniziata la coltivazione della miniera e la Arquata Cementi logicamente chiese il rinnovo della concessione che, questa volta, in virtù di nuove normative, ed a causa del dissenso manifestato dai Comuni di Gavi e Carrosio ( Dissenso che venne ulteriormente evidenziato dal risultato di un REFERENDUM indetto dal Comune di Carrosio nel 1998, in cui più dell’80% dei votanti espresse parere contrario alla Cava), venne rilasciato dal Presidente del Consiglio dei Ministri con apposito Decreto, che peraltro, in evidente difetto di sostanza non determina neanche la durata del rinnovo, elemento essenziale per la esecutività dell’atto

Nel corpo del decreto veniva tra le altre cose, prescritto che le opere di presa del costruendo acquedotto avrebbero dovuto essere posizionate all’esterno del Parco Naturale Capanne di Marcarolo.



Nell’atto finale della conferenza dei servizi del 9 marzo 2001, a fronte della posizione “documentalmente circostanziata” contraria alla realizzazione dell’acquedotto da parte dei Comuni di Gavi e Carrosio, della Comunità Montana Alta Val Lemme e Alto Ovadese, del Parco Naturale Capanne di Marcarolo e dell’A.S.L. 22 di Novi Ligure, il funzionario regionale incaricato, non ha tenuto conto delle valutazioni degli enti contrari al progetto e ha dato il proprio parere favorevole alla realizzazione dell’opera che peraltro nell’attuale progettazione risulta posizionata, in violazione anche al Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, all’interno del Parco Naturale Capanne di Marcarolo.

-A nulla sono valsi i richiami alla legge 36/94 sulla tutela delle acque e la segnalazione di normative internazionali a difesa delle risorse idriche.

-A nulla è servita la perizia presentata dal Comune di Carrosio che dimostrava la qualità scadente della marna del Monte Bruzeta, ricca di impurità e più adatta a produrre calce che cemento. (Vedi ALLEGATO n° 2 )

A seguito delle decisioni assunte dal funzionario incaricato a conclusione della conferenza dei servizi, la Regione Piemonte con propria determinazione di giunta del 23.4.2001 ha autorizzato di fatto e di diritto la costruzione dell’acquedotto, demandando alla Presidenza del Consiglio dei Ministri la valutazione relativa al posizionamento delle opere di presa, scavalcando brutalmente le prescrizioni del DPCM e la posizione di Enti Pubblici che a pieno titolo intendevano ed intendono difendere il proprio territorio .



ARRIVIAMO AI GIORNI NOSTRI


La Presidenza del Consiglio sei Ministri - Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo -, con lettera nr. DiCA 7110 III 11.13.11 datata 20.7.2001 , indirizzata alla Regione Piemonte, e mai inviata a nessun Ente e/o soggetto cointeressato, in estrema sintesi invita la Regione Piemonte a dare corso agli ulteriori adempimenti per la realizzazione dell’acquedotto in parola con le opere di presa posizionate all’interno del Parco Naturale Capanne di Marcarolo. Nel corpo della lettera, segnaliamo una palese falsità rilevata nell’ultima parte del secondo capoverso, laddove si scrive che “La stessa Regione rilevava che nessuno dei soggetti interessati evidenziava elementi di incompatibilità ….omissis…” quando invece siamo in possesso di prove documentali che cinque Enti partecipanti alla “Conferenza dei Servizi” hanno dichiarato la propria avversità alla realizzazione dell’opera.

A prescindere da questo valutazione sbagliata, che Vi invitiamo a verificare, la lettera in parola stravolge brutalmente la "Gerarchia delle fonti", delegando ad un’epistola la modifica sostanziale di un Decreto Presidente del Consiglio dei Ministri che avrebbe dovuto essere variato con normativa di eguale o superiore forza. Questo non può essere permesso in uno stato di diritto.



La Presidenza del Consiglio dei Ministri, pur non avendo ritenuto opportuno informare gli Enti Pubblici territoriali con specifici interessi (Gavi e Carrosio) è però riuscita, in linea preferenziale, ad inviare la propria elucubrazione scritta alla Cementir che è riuscita dopo dieci giorni di calendario (di cui quattro festivi e prefestivi) ad inviare a sua volta la lettera nr. TEC/22/AS del 1° agosto 2001 all’Ente Parco Naturale Capanne di Marcarolo, con la quale comunica che a mente della lettera ministeriale il giorno 3 settembre 2001 inizierà la realizzazione dell’acquedotto alternativo affermando al penultimo capoverso che affiderà i lavori alla VIANINI INDUSTRIA SPA con sede in Roma, via Montello 10.

All’ultimo capoverso la stessa società afferma falsamente di rispettare nella realizzazione dell’opera le prescrizioni del DPCM nr. 11 - 2837 del 4 agosto 1999 che impone l’opera al di fuori dei confini del Parco Naturale Capanne di Marcarolo, mentre gli elaborati tecnici giacenti in Regione Piemonte evidenziano che la stessa è totalmente al suo interno.

La minaccia dell’inizio lavori (che per una prescrizione della delibera regionale dovevano essere effettuati unicamente nei mesi di agosto e settembre) ha provocato una decisa reazione della gente che nella vallata si è sempre dichiarata contraria a questo ulteriore scempio

A seguito delle lettere di diffida del Comune di Carrosio, del Comune di Gavi, del Parco Capanne di Marcarolo alla soc. Cementir,
A seguito della forte opposizione dei paesi interessati e degli ambientalisti della zona che nel mese di settembre 2001 hanno “picchettato” il Parco impedendo fisicamente l’inizi dei lavori,
A seguito dell’interessamento di alcuni politici e parlamentari sensibili ai problemi ambientali che hanno segnalato questa situazione sia al Parlamento Italiano che a quello Europeo,
A seguito della risonanza che questa protesta ha avuto sulla stampa e sui mass-media



I lavori per la costruzione dell’acquedotto sostitutivo non hanno potuto avere inizio, almeno fino al mese di marzo 2002.

Il giorno 20 marzo 2002, ovvero il giorno successivo alla “Festa Mondiale dell’Acqua, i signori del Cemento, questa volta spalleggiati da un ingegnere della Provincia di Alessandria, hanno portato le ruspe in località Ferriera Vecchia del Comune di Voltaggio, fuori dall’Area del Parco, nella zona, a livello ambientale, più violentata della Val Lemme e, senza avere nessun tipo di licenza edilizia hanno iniziato i lavori di scavo per la posa dei tubi e per la costruzione di una vasca di accumulo.

Il “Popolo dell’Acqua” ha tentato pacificamente di impedire l’inizio dei lavori ma un manipolo di Forze dell’ordine è intervenuto a difesa degli interessi della Cementir per permettere l’inizio di un’opera che porterà alla distruzione della Val Lemme.

CONSIDERAZIONI FINALI


La questione ormai quindecennale è arrivata al suo tragico epilogo.

Lo schieramento a favore della società Arquata Cementi del Gruppo Caltagirone è stato evidente.

Il sistema e le modalità di gestire il problema hanno i connotati della peggiore delle pagine di storia della conquista dell’America da parte degli Spagnoli.

Le autorità piemontesi e romane hanno esautorato dalle proprie competenze territoriali gli indigeni della Val Lemme buttando alle ortiche quindici anni di battaglie a difesa dell’ambiente e dell’acqua ed hanno difeso gli interessi privati di un’azienda che ha ovviamente come scopo il lucro e non l’interesse collettivo.



Il fatto ancor più grave è che l’imprimatur concesso da Roma e Torino alla realizzazione dell’insediamento estrattivo porterà, per il combinato disposto alle seguenti nefande conseguenze:

La distruzione di 195 ettari di bosco ceduo e d’alto fusto (cinque volte la superficie della Città del Vaticano) in località denominata Monte Bruzeta, senza peraltro che il progetto della Miniera venga sottoposto alla Valutazione di Impatto Ambientale ( in violazione della Direttiva 97/11 CEE)
La distruzione irreversibile di 7 punti di captazione dell’acquedotto del Comune di Carrosio (100% del fabbisogno idrico) e di quelle del Comune di Gavi che attinge in quel luogo parte dell’acqua per le proprie utenze, in violazione alla legge nr. 36/1994 che tutela, prima fra tutte le altre risorse e gli altri interessi, l’acqua destinata all’alimentazione umana.
Con la realizzazione dell’acquedotto alternativo per i due comuni, in località Acque Striate del Comune di Voltaggio, verrà azzerata, nel periodo estivo la sopravvivenza del torrente Lemme che irrimediabilmente rimarrà a secco con le ovvie e incommentabili conseguenze.
La captazione del rio Acque Striate all’interno del Parco Capanne di Marcarolo provocherà la DISTRUZIONE DEL SITO DI IMPORTANZA COMUNITARIA IT118OO15 denominato “sinistra idrografica Alto Lemme” ( vedi ALLEGATO n° 3 ), in violazione della Direttiva 92/43 CEE
L’acquedotto, una volta costruito, non potrà garantire l’approvvigionamento idrico per i due comuni per portata insufficiente e sarà quindi l’inizio dell’emergenza idrica”, come dimostrato dalla perizia fornita dalla Società CREST snc (Vedi ALLEGATO n° 4 )





Un altro danno, se vogliamo meno grave di quello derivante dalla distruzione delle risorse idropotabili, patrimonio delle attuali e future generazioni, è quello fatto al patrimonio ittico.

Nell’Alto Lemme da anni si sta attuando un progetto di tutela e ripopolamento della Trota Fario Mediterranea Autoctona, un tipo di trota originaria del Lemme.

Il progetto è seguito dal “Circolo Mosca No Kill”, promosso e finanziato dalla Provincia di Alessandria, Assessorato Tutela e Valorizzazione Ambientale. (Vedi ALLEGATO 5 )

Ci si chiede con quale criterio la Provincia da una parte finanzi questo progetto e dall’altra ne sostenga uno che provocherà in periodi di magra estiva il prosciugamento del Lemme e di parte del Rio Acque Striate.



Il comportamento della Cementir ora Arquata Cementi, appare il più regolare. Essa vuole realizzare il proprio scopo e prosegue per la propria strada a nulla rilevando, a suo parere, se il proprio insediamento può causare danni ambientali. Essa mira ad ottenere le prescritte autorizzazioni ed essere conseguentemente legittimati a realizzare un irreversibile danno ambientale “REGOLARMENTE AUTORIZZATO DALLE AUTORITA’ COMPETENTI”.

Questa storia, nata quindici anni fa, quando forse in molti politici ed amministratori era inferiore la sensibilità per la salvaguardia dell’ambiente e dell’acqua, ha continuato la sua strada imperterrita, senza minimamente adeguarsi alla rinnovata sensibilità legislativa in materia di utilizzo delle risorse e di costi ambientali.

A parere degli scriventi un comportamento “anomalo” è quello dei “Politici provinciali e Regionali”.

Perchè hanno trattato gli argomenti separatamente senza volerne vedere la globalità degli effetti?



In un momento in cui sempre più numerose si levano le voci di allarme sul futuro delle risorse idriche,qual’è il senso economico, sociale ed ambientale che giustifica in Val Lemme la distruzione di numerose fonti idriche incontaminate per realizzare una cava di marna?

Quali logiche possono giustificare la distruzione degli acquedotti pubblici di Carrosio e di Gavi (costati centinaia di milioni e perfettamente efficienti) per imporne uno “alternativo” nel Parco Naturale Capanne di Marcarolo, che sarà pure di portata insufficiente, e che pregiudicherà nella stagione estiva la vita del Rio Acque Striate e di conseguenza del Torrente Lemme?

La Comunità e le Istituzioni possono rinunciare al potere di controllo sulla gestione dell’acqua e alla conservazione delle risorse idriche, per assecondare interessi di un’impresa privata?



Per coloro che ritengono che una miniera sia un’opera di interesse pubblico, e purtroppo sono tanti, vorremmo segnalare che la tutela dell’acqua e dell’ambiente su ogni altra azione commerciale speculativa è o forse meglio dire dovrebbe essere garantita dalla più volte citata legge nr. 36/94 .



Questo nostro documento vuole informare la Comunità Europea al fine di poter riuscire a scongiurare un danno ambientale che andrebbe a svantaggio di tutta la comunità Vallemmina







.


ALLEGATO 1




COMUNE DI carrosio

Provincia di Alessandria

Via Gian Carlo Odino, 71 – 15060 CARROSIO

TEL. 0143/648891 FAX 0143/683360

e-mail: comune.carrosio@libero.it



Prot. n._________
Li,13.12.2001







All’Onorevole

Marco FORMENTINI

Per l’inoltro alla Commissione UE



OGGETTO:
Biotopo “Sinistra idrografica dell’Alto Lemme”, posto nella Val Lemme, Provincia di Alessandria, Regione Piemonte, sito di importanza comunitaria denominato, per quanto consta, come IT1180015.

realizzazione dell’acquedotto “rio acque striate” e coltivazione mineraria “monte bruzeta”

segnalazione di sospetta violazione della Direttiva 92/43/CEE

integrazione







Con riferimento al procedimento in questione, attivato con nota n. 1864 in data 19.09.2001, si fornisce resoconto in ordine alle principali azioni di tutela legale delle posizioni giuridiche in capo al Comune di Carrosio in ordine alla problematica afferente il predetto procedimento.



PREMESSO che:

prodromica alla vertenza richiamata negli atti di cui infra, ed inerente l’oggetto, il Comune di Carrosio aveva, già a partire dai primi anni ‘90, attivato vertenza inerente la concessione mineraria a favore della Soc. Cementir Cementerie del Tirreno S.p.a., corrente in Roma, con oggetto una miniera di marna cementizia presso il Monte Bruzeta nel Comune di Voltaggio (AL), concessione ottenuta ai sensi del decreto del Corpo delle Miniere - Distretto Minerario di Torino, in data 27.07.1987;
ai sensi del predetto decreto del 1987 alla società Cementir era stata imposta (art. 3 lett. h), prima dell’inizio dei lavori di coltivazione mineraria, la realizzazione di “opere per la sostituzione delle sorgenti di alimentazione degli acquedotti dei Comuni di Gavi e Carrosio, interessate dall’attività estrattiva, in accordo con le Amministrazioni comunali interessate ...”;
tale nuovo acquedotto sarebbe stato sostitutivo delle fonti di approvvigionamento idrico, che, per quanto concerne il Comune di Carrosio, si trovano ubicate in Località Rollino, e che le opere inerenti la coltivazione della miniera avrebbero intaccato irrimediabilmente ed anzi, innegabilmente, avrebbero distrutto;
ai sensi di vari propri atti e provvedimenti deliberativi il Comune di Carrosio, fin dall’anno 1990, esprimeva parere contrario all’apertura della miniera di marna cementizia de qua, sollevando eccezioni altresì in merito all’acquedotto sostitutivo;
con sentenza del T.A.R. Piemonte - II Sezione, n. 488/95, in data 27.10.94, depositata in data 14.09.95, veniva deciso il ricorso n. 54/92 del Comune di Carrosio avverso la deliberazione C.C. 44 del 04.10.91 del Comune di Gavi, avente ad oggetto “Esame ed approvazione della convenzione tra il Comune di Gavi e la ditta Cementir S.p.a.”, tendente a disciplinare la relaizzazione dell’acquedotto sostitutivo per il Comune di Gavi;
per la parte che qui interessa, la sentenza decideva la inammissibilità del ricorso operato dal Comune di Carrosio avverso la deliberazione sopraricordata per carenza di interesse a ricorrere, in quanto l’operatività della concessione mineraria “... venne espressamente subordinata alla esecuzione , in accordo con le amministrazioni dei comuni di Gavi e di Carrosio, delle opere di sostituzione delle sorgenti di alimentazione dei rispettivi acquedotti”;
con documentazione, agli atti di ufficio, il Comune di Carrosio ribadiva, nel corso degli anni 1991 - 1996, la propria totale opposizione all’apertura della miniera di marna ed all’accessoria dotazione dell’acquedotto alternativo, contestando la distruzione di fonti di approvigionamento idrico sicure, -per le quali aveva peraltro, a partire dal 1993, un programma di potenziamento (all’uopo richiamando la deliberazione C.C. n. 42/95)-, nonchè in ogni caso la qualità e la quantità dell’acqua erogabile dall’acquedotto alternativo, sollevando inoltre la questione del non trascurabile danno ambientale per la Val Lemme;
ai sensi della deliberazione G.C. n. 35/1996 in data 09.04.1996, esecutiva ai sensi di legge, si adiva tutela giudiziale avverso la deliberazione G.P. n. 1189 - 38338 del 24.07.96, con la quale la Provincia di Alessandria, peraltro con motivazione ritenuta viziata e addirittura contraddittoria, in ispecie nella parte ove, da un lato affermando la non lesione della posizione giuridica del Comune di Carrosio, dall’altro ne controbatte le tesi, esprimeva parere favorevole al rilascio dell’autorizzazione alla ditta Cementir per la realizzazione dell’acquedotto alternativo;
ciò premesso, in sede storica, si premette altresì quanto segue:

successivamente, anche in forza della mancata realizzazione dell’acquedotto sostitutivo, e ciò anche in forza di quanto precede, la concessione mineraria del 1987 a favore della società Cementir veniva a decadere;
consequenzialmente, veniva attivata nuova procedura afferente il rinnovo della prefata concessione mineraria, avvalendosi dello strumento della conferenza di servizi ai sensi del D.P.R. 382/1994 e dell’art. 14 L. 241/1990, procedura conclusasi con D.P.C.M. in data 04.08.99, registrato dalla Corte dei Conti in data 29.09.99 al Reg. n. 3 Presidenza Foglio n. 72, recante accoglimento, con prescrizioni, della richiesta di conclusione del procedimento di rinnovo della concessione mineraria denominata Monte Bruzeta in Comune di Voltaggio, presentata dal Ministero dell’industria, Commercio e Artigianato, a favore della società Cementir Cementerie del Tirreno S.p.A. corrente in Roma;
in merito all’acquedotto per l’approvvigionamento idropotabile alternativo dei Comuni di Gavi e Carrosio, preliminare ed accessorio all’attivazione della concessione mineraria oggetto di rinnovo, si è svolta altra Conferenza di servizi ai sensi della L.R. 40/1998 (afferente la V.I.A.), conclusasi con deliberazione della Giunta Regionale del Piemonte n. 11-2837 in data 23.04.2001, recante valutazione favorevole;
QUESTO ulteriormente premesso,

si citano, a questo punto, in proposito le azioni giurisdizionali in corso adottate in merito agli atti e provvedimenti inerenti la procedura afferente la nuova concessione mineraria, nonché provvedimenti consequenziali alla medesima:

deliberazione G.C. n. 47/99 in data 27.11.99, esecutiva ai sensi di legge, afferente tutela giudiziale avverso il D.P.C.M. in data 04.08.99, registrato dalla Corte dei Conti in data 29.09.99 al Reg. n. 3 Presidenza Foglio n. 72, recante accoglimento, con prescrizioni, della richiesta di conclusione del procedimento di rinnovo della concessione mineraria denominata Monte Bruzeta in Comune di Voltaggio, presentata dal Ministero dell’industria, Commercio e Artigianato, a favore della società Cementir Cementerie del Tirreno S.p.A. corrente in Roma, e consequenziale ricorso in data 15.07.2001, al T.A.R. Piemonte Sezione I, R.G.R. n. 2312/99, da parte del Comune di Carrosio, contro la regione Piemonte, con sede in Torino, la Provincia di Alessandria, con sede in Alessandria, e la società Cementir Cementerie del Tirreno S.p.A. corrente in Roma, definito con sentenza di primo grado R.S. n. 344/01 depositata presso la Segreteria in data 19.02.2001;
deliberazione G.C. n. 14/2001 in data 04.04.2001, esecutiva ai sensi di legge, afferente ricorso in appello al Consiglio di Stato avverso la sfavorevole sentenza T.A.R. Piemonte Sezione I R.S. n. 344/01, depositata presso la Segreteria in data 19.02.2001, con riferimento al ricorso avverso il D.P.C.M. in data 04.08.99, da parte del Comune di Carrosio, contro la regione Piemonte, con sede in Torino, la Provincia di Alessandria, con sede in Alessandria, e la società Cementir Cementerie del Tirreno S.p.A. corrente in Roma, giudizio pendente;
deliberazione commissariale n. 06/2001 in data 27.06.2001, esecutiva ai sensi di legge, con la quale si adiva la competente Autorità Giurisdizionale per la tutela delle posizioni giuridiche del Comune di Carrosio avverso la deliberazione della Giunta Regionale del Piemonte n. 11-2837 in data 23.04.2001, conclusiva del procedimento afferente la valutazione di compatibilità ambientale sensi dell'art. 12 L.R. 40/98, e concernente giudizio positivo di compatibilità ambientale sul progetto presentato, con riferimento al progetto di Acquedotto del Rio Acque Striate per l'approvvigionamento idrico sostitutivo dei Comuni di Carrosio e Gavi, opera prevista quale accessoria e preliminare a quanto concesso in sede del D.P.C.M. in data 04.08.99, e consequenziale ricorso in data 15.07.2001, al Tribunale Superiore delle Acque in Roma da parte del Comune di Carrosio, contro la regione Piemonte, con sede in Torino e la società Cementir Cementerie del Tirreno S.p.A. corrente in Roma, tuttora pendente;



Tanto dovevasi per quanto di competenza.

È colta l’occasione per porgere deferenti ossequi.





Carrosio, li 03.12.2001.





IL SEGRETARIO COMUNALE

(Avv. Gian Carlo RAPETTI)







































































ALLEGATO 2



NOTA



Nella relazione allegata del geologo Dr. ENRICO PESENTI è da prendere in considerazione solo la parte sulle caratteristiche geologiche della zona.



La parte riguardante le osservazioni idrologiche non è più attuale in quanto riferita al primo progetto di acquedotto della Cementir.

Il progetto è stato successivamente modificato di conseguenza le osservazioni tecnico/idrologiche

sui dati del progetto sono superate.



Abbiamo comunque ritenuto opportuno inserire tutta la relazione per dimostrare come la Cementir abbia fin dall’inizio sopravalutato la portata di minima del Rio Acque Striate.



Per lo studio riguardante il settore delle risorse idriche riferito all’attuale progetto per l’acquedotto Rio Acque Striate si veda l’ ALLEGATO 4.



ALLEGATO 2



RELAZIONE GEOLOGO DR. E. PESENTI


Spett.le Amm.ne

COMUNE DI CARROSIO

CARROSIO ( AL )





OGGETTO : Progetto di alimentazione dei Comuni di Carrosio e Gavi in sostituzione delle fonti di approvvigionamento idrico interessate dalla concessione mineraria per l’estrazione di marna da cemento in località Monte Bruzeta del Comune di Voltaggio. Prime osservazioni geo-idrologiche.



RELAZIONE



1 . PREMESSE



Lo scrivente dr. Geol. Enrico Pesenti, iscritto all’Albo dell’Ordine Nazionale dei Geologi al n°881,

con studio in Genova, p.zza Luccoli 2/5 sc. D, tel. 010 294702, ha ricevuto l’incarico delle indagini in oggetto dal Comune di Carrosio, assistito dall’Avv. ANDREA FERRARI di Alessandria.

In precedente relazione del 19.11.91 lo scrivente , per conto della CERTOSINA Srl di Genova, assistita dall’Avv. VALDEMARO FLICK di Genova, ha esposto una serie di osservazioni, frutto di specifiche indagini geologico-ambientali, relativamente al progetto di apertura di una cava di marna calcarea da cemento in località denominata “Monte Bruzeta” del Comune di Voltaggio (AL).



Le osservazioni possono essere così sintetizzate:

L’attività estrattiva determinerebbe danni irreversibili al patrimonio delle acque sorgive presenti sull’area;
Sarebbe irreversibile anche il danno per l’ambiente in quanto le garanzie di recupero ambientale non sono sostenibili, come è evidente dal confronto con la situazione attuale della cava CEMENTIR di Voltaggio, pressoché esaurita;
L’operazione non appare giustificata sotto il profilo costi/benefici in quanto buona parte dell’area prevista in concessione è interessata da materiali sterili ai fini estrattivi ed il calcare che verrebbe coltivato è calcare da calce o da inerti/refrattari anziché calcare da cemento come quello della cava di Voltaggio appena sfruttata;
Come conseguenza di quanto sopra si avrebbe la compromissione ambientale di un’area molto più vasta di quella effettivamente valida (con i limiti sopraindicati) ai fini estrattivi.



La presente relazione esamina il progetto di acquedotto “sostitutivo” – con opera di presa sul Rio Acque Striate in Comune di Voltaggio – che interessa anche il Comune di Carrosio ed a cui fa riferimento la Convenzione CEMENTIR7Comune di Gavi, sotto il profilo geo-idrologico, formulando prime osservazioni critiche alle previsioni progetto ed in particolare alle portate previste ed alle conseguenze di eventuali emungimenti.





2 . DATI CLIMATOLOGICI E GEO- IDROLOGICI A DISPOSIZIONE.



Una prima consultazione di archivio idrologico ha consentito di reperire dati di base di carattere pluviometrico, indispensabili per il calcolo delle portate erogabili, non contenuti nella “Relazione tecnico descrittiva” che accompagna il progetto, dallo Studio tecnico Dott. Ingg. U.GAIA ,

I. BRUNO di Novi Ligure.

Dalla “ Carta delle Capacità d’Uso dei Suoli e delle loro limitazioni” realizzata dall’Istituto Nazionale per Piante da Legno “G. PICCAROLO” DI Torino nel 1979 e pubblicata sotto l’egida della Regione Piemonte – Assessorato alla Pianificazione del Territorio e Parchi Naturali, si ricavano i seguenti dati climatologici (cfr. All. 1 relativo a Clima – Temperatura media-Piovosità):



Il bacino del Rio Acque Striate, affluente di sinistra del T. Lemme, è interessato da una zona con precipitazione media del trimestre estivo Giugno – Luglio – Agosto (utile per calcolare la portata di magra) pari a 150 – 200 mm.



Serv. Idrografico, 1966, è quella della Isoterma 12°





I dati geologici, ricavati dalla Carta Geologica d’Italia a scala 1:100.000, Foglio Genova, e da

L. Cortesogno – D. Haccard “Note illustrative alla carta geologica della zona Sestri – Voltaggio”

In Mem. Soc. Geol. It., 28 (1984), indicano la seguente litologia del bacino in esame:



° Circa il 75% di lherzoliti / serpentiniti;

° Brecce, di tipo serpentinitico prevalentemente, per il restante 25% circa.



Ne risulta pertanto una condizione di permeabilità per fatturazione del bacino sotteso all’opera di presa sul Rio Acque Striate.

La superficie del bacino sotteso, calcolata sulla corografia (Tav. 1 di progetto) a scala 1:25.000, è pari a circa 39,3 ha.





3. VALUTAZIONE DELLE PORTATE NEL PUNTO DI PRESA ED OSSERVAZIONI CRITICHE.



Il progetto presentato dalla Cementir S.p.a., prevede una portata da garantire, in base ad un consumo pro capite di 300 litri/giorno con i valori di popolazione massima dei due Comuni, pari a

33,00 l/sec., di cui 27,65 l./sec. Per il Comune di Gavi e 5,35 l./sec. Per il Comune di Carrosio.

A tale proposito si afferma che “le portate misurate sul Rio Acque Striate nel punto in cui verrà ubicata l’opera di presa sono risultate nel periodo di magra dell’ordine di 24 l./sec., con punte negli altri periodi …………superiori ai 50 l. al minuto secondo”.

Nel paragrafo “ Dimensionamento della condotta” si afferma che “ Partendo dal presupposto, onde non compromettere l’equilibrio ecologico del Rio, di lasciare nel periodo di magra una portata corrente nel Rio di circa ¼ della portata totale anche in considerazione che immediatamente a valle confluiscono altri Rii che assicurano una portata di almeno altri 10 l./sec., a base dei calcolo si è considerato una portata variabile da 18 a 33 litri al minuto secondo”.



La prima osservazione che deve evidentemente essere fatta è relativa alla portata da garantire, ossia ai 33 l./sec., che a quanto pare, se si è assunta a base dei calcoli una portata variabile da 18 a 33 l./sec., non verrà garantita per alcuni periodi non quantificati dai progettisti.



La seconda osservazione entra direttamente nel merito delle “portate erogabili”, che in sede di progetto, si dice, sono state misurate sul Rio Acque Striate, senza definire quali e quante misure sono state eseguite, con quali cadenze (mensile, annuale), a quale eventuale fonte di informazione (archivi idrologici o altro) si è fatto riferimento, senza fornire in conclusione le garanzie, anche minime, necessarie per un progetto di tale importanza.

A questo proposito è opportuno osservare che una valutazione delle portate di magra, eseguita con utilizzo dei dati statistici relativi al trentennio 1921- 1951 di cui al paragrafo precedente, fornisce un valore di 4,716 l./sec nel punto dell’opera di presa.



Infatti se si considera una piovosità media , in periodo di magra, pari a 200 (massimo tra 151 e 200 mm) nei tre mesi estivi, si ottiene un valore, ragguagliato al giorno, di 2,17391 mm, pari a 0,00003 mm/sec., che diventa 11,79 l/sec. Su tutta la superficie del bacino sotteso dall’opera di presa prevista, di 39,3 ha circa.



Se tale valore, già inferiore al 50% delle portate di magra misurate in sede di progetto Cementir, si applica un coefficiente di deflusso attorno a 0,6, tenuto conto della permeabilità del bacino, si ottiene il risultato finale di una portata, in periodo di magra, di 7,o74 l/sec, ulteriormente abbassata se si deve tenere conto della evapotraspirazione, da non trascurare vista la isoterma annuale di 12°.

Il confronto di tale valore di portata, ottenuto correttamente con utilizzo di dati pluviometrici statistici, con i valori di progetto, consente di mettere fortemente in dubbio l’affidabilità e di mettere pertanto in discussione tutto il progetto acquedottistico che dovrebbe garantire fonti di approvvigionamento idrico sostitutive ai Comuni di Gavi e Carrosio.



Una terza osservazione , che discende direttamente dalla seconda, è relativa evidentemente all’impoverimento del Rio Acque Striate, qualora sottoposto a prelievi di tale entità non garantiti, e del Torrente. Lemme, che verrebbe a perdere, nei periodi di magra e nella parte alta del proprio bacino, tutto il contributo del suo primo affluente di sinistra, a monte dell’opera di presa..


4 . CONCLUSIONI



Dalle prime osservazioni di cui ai paragrafi precedenti discendono le seguenti conclusioni, sinteticamente esposte:

Il progetto acquedottistico “sostitutivo” di alimentazione dei Comuni di Carrosio e di Gavi non fornisce le necessarie garanzie per quanto riguarda le portate erogabili, in particolare per quanto riguarda le portate di magra che appaiono largamente sovrastimate e comunque non sufficientemente giustificate sotto il profilo geo/ideologico ed in carenza degli indispensabili dati ideologici di base, a maggior ragione in relazione all’importanza del progetto, come evidenziano le osservazioni critiche formulate nel paragrafo 3;
Il progetto in esame, qualora attuato, determinerebbe l’impoverimento delle risosse idriche del bacino del Rio Acque striate, con conseguenze anche sulla parte alta del Torrente Lemme.





Genova, 28.12.91 ORDINE NAZIONALE DEI GEOLOGI

N° 881 ENRICO PESENTI

ALLEGATI



All. 1 - Dati climatologici, a stralcio da “Regione Piemonte – Carta della Capacità d’Uso dei Suoli e loro limitazioni”, Torino, 1979



.







































ALLEGATO 3





Regione Piemonte



Parco Naturale delle Capanne di Marcarolo




RIO ACQUESTRIATE
Zona di estremo interesse naturalistico collocata parzialmente all’interno del Parco Capanne di Marcarolo (Piemonte,Alessandria) e proposta con D.M. del 3 aprile 2000 come Sito di Importanza Comunitaria (S.I.C.) denominato “Sinistra Idrografica Alto Lemme” – codice IT 180015 – ai sensi della Direttiva Comunitaria “Habitat” 92/43/CEE.



L’area è caratterizzata dall’abbondanza di corsi d’acqua a regime torrentizio, dalla assenza di fonti di inquinamento e di insediamenti antropici.Rientra inoltre nella classificazione degli ambienti naturali di cui all’allegato I della citata direttiva comunitaria al punto 32.40 “Fiumi Alpini con vegetazione riparia legnosa a Salix eleagnos” e al punto 23.10 “Lande psammofile secche a Calluna e Genista”.



Ospita specie di interesse comunitario riportate nell’allegato II della direttiva “Habitat”

P.es: Aquilegia bertolonii, e specie che richiedono una protezione rigorosa da parte degli Stati membri di cui all’allegato IV: Col uber viridiflavus, Natrix tessellata e Cerambix cerdo.



Alcune specie ornitiche citate nell’allegato I della Direttiva Comunitaria 79/409/CEE “Uccelli” nidificano nell’area: Circaetus gallicus, Anthus campestris, Lullula arborea, Lanius Minor. Altre la utilizzano per la ricerca di cibo o per la sosta, tra queste Aquila chrysaetos, Charadrius morinellus, Caprimulgus europaeus.



L’area ospita anche una delle stazioni più importanti per estensione e numero di esemplari delle seguenti specie vegetali delle zone umide: Euphorbia hiberna, Drosera rotundifolia, Pamassia palustris e Pinguicola leptoceras.



Di interesse conservazionistico è anche la locale popolazione di Quercus petraea, oggetto di studio da parte dell’Università di Torino per la variabilità genetica dei popolamenti.





Il Presidente



Prof. Gian Luigi Repetto



Bosio, 20 Dicembre 2001

REGIONE PIEMONTE



ASSESSORATO TURISMO, SPORT E TEMPO LIBERO,

ACQUE MINERALI E TERMALI,PARCHI NATURALI

SETTORE PARCHI NATURALI



SISTEMA REGIONALE DELLE AREE PROTETTE
Legge regionale 22 marzo 1990, n.12 “Nuove norme in materia di aree protette”

Legge regionale 3 aprile 1995, n.47:”Norme per la tutela dei biotopi”



BIOTOPO IT1180015
Sinistra idrografica alto Lemme
Direttiva CEE 21 maggio 1992, 92/43/cee: “Habitat”



1 IDENTIFICAZIONE BIOTOPO



Codice : IT1180015

Sito proposto Natura 2000 : SI

Nome : SINISTRA IDROGRAFICA ALTO LEMME

Data Schedatura : 11/95

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------



2 LOCALIZZAZIONE


provincia : Alessandria

comune : Voltaggio

comunità montana : Alta Val Lemme e Alto Ovadese


latitudine : 44.34.22

longitudine : 08.51.17

superficie (ha) : 1885

cartografia di riferimento : IGM 1:25000 82/I/NO 82/I/NE 82/I/SO 82/I/SE 82/II/NO 82/IV/NE

82/IV/SE cfr 1:25000 195SE 195SO 213NE 213NO







3 MOTIVI DI INTERESSE





caratteristiche generali : Sistema tributario del Rio Acque Striate, principale affluente del Lemme, con aree

boscate alternate a pascoli abbandonati e zone di roccia affioranti.


Interesse specifico : Ambiente montano, zone alte aspre e dirupate, ove è assente qualunque fonte di

Disturbo antropico, molto favorevole all’insediamento stabile del Cania lupus

(recenti segnalazioni). Ricco di specie animali e vegetali relitte e forme endemiche.

Reticolo idrografico fitto, caratterizzato da ambienti acquatici non eutrofizzati, che

Ospitano specie vegetali acquatiche e igrofile rare.



(riferimenti alla Dir 92/43/CEE : HABITAT : “ Lande secche (tutti i sottotipi)” (prioritario). “ Su substrato calcareo –

Festuca Brometalia (*stupenda fioritura di orchidee)” (prioritaria) .

“Sottotipi silicicoli”. “Castagneti”. “Torbiere basse alcaline”
PIANTE VASCOLARI : Aquilegia bertolonii

MAMMIFERI : Canis lupus (prioritaria)

UCCELLI : Anthus campestris, Caprimulgus europaeus, Circaetus Gallicus

RETTILI : Natrix tassellata.

ANFIBI : Salamandrina terdigitata

PESCI : Barbus meridionalis, Cobitis tenia, Leuciscus souffia.

INVERTEBRATI : Cerambyx cerdo









STATO DI PROTEZIONE E GESTIONE ATTUALI



Forme di salvaguardia : Area protetta regionale (Parco naturale delle Capanne di Marcarolo):

protezione parziale



gestione : Ente di gestione del Parco naturale delle Capanne di Marcarolo









RISCHI PER LA CONSERVAZIONE





Attività antropiche e vulnerabilità : Bracconaggio, incendi boschivi



-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------




BIBLIOGRAFIA







Regione Piemonte – Assessorato Programmazione economica e Pianificazione territoriale – Servizio Parchi naturali
Piano naturalistico del Parco Naturale Capanne di Marcarolo. 1983

Carregà M. – Le orchidee di un settore della Provincia di Alessandria. Riv. Piem. St. Nat. 1983

Mingozzi T. Boano G. Pulcher C. e collab. - Atlante degli uccelli nidificanti in Piemonte e Val D’Aosta.

Mus. Reg: Scienze Nat. (Monografie VIII) Torino 1980 - 1984

























































ALLEGATO 4









Torino, 19 dicembre 2001





OGGETTO: CARATTERIZZAZIONE IDROLOGICA DEL BACINO DELLE ACQUE STRIATE (BACINO DEL LEMME, ALESSANDRIA) SOTTESO ALLA SEZIONE DI DERIVAZIONE IDRICA PER FINI POTABILI COME DAL PROGETTO CEMENTIR S.P.A.







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PREMESSA



Con lettera prot. 2372 (in data 14/12/2001) del Comune di Carrosio (AL) è stato richiesto uno studio riguardante “la portata del Rio delle Acque Striate nel comune di Voltaggio (Al) interessato da opere di adduzione a scopo idropotabile da parte della società Cementir Cemeterie del Tirreno S.p.A., come da progetto esecutivo presentato dalla medesima società”. Analoga richiesta è pervenuta dalla “Consulta Cava Monte Bruzeta” (inviata anche, per conoscenza, al Presidente del Parco Naturale Capanne di Marcarolo). Per quanto riguarda il citato progetto esecutivo e per quanto attiene il tema in oggetto, si fa riferimento alla parte (da qui in avanti denominata “relazione tecnica”) che descrive il bilancio idrologico del bacino delle Acque Striate sotteso alla sezione dell’opera di presa posta alla quota 477 m s.l.m. e con superficie di bacino sotteso pari a 4,24 km2. Il progetto in questione riguarda il “Acquedotto del rio Acque Striate per l’approvvigionamento idropotabile dei comuni di Carrosio e Gavi (progetto esecutivo conforme alle prescrizioni del Consiglio dei Ministri del 04/08/1999 - Aggiornamento a seguito delle richieste del CROP della Regione Piemonte del febbraio 2000 e delle modifiche conseguenti le indicazioni del SIA” della CEMENTIR S.p.A. (Roma) a cura del dott. Ing. M. Passalacqua (settembre 2000). In particolare si è fatto riferimento ai capitoli 2 (caratteristiche geomorfologiche e inquadramento geologico - idrogeologico del bacino del rio acque striate; pagg. 16 ¸ 18) e 3 (disponibilità idriche per il nuovo acquedotto; pagg. 19 ¸ 27) a cura dello Studio Tecnico Associato Bortolami e Di Molfetta.





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RAPPORTO



Purtroppo, nel territorio in esame non hanno funzionato stazioni idrometriche (neppure negli adiacenti bacini) che abbiano rilevato, in modo continuo e su scala di tempo almeno giornaliera, per periodi di osservazione significativi, (almeno 20 ÷ 30 anni, raccomandati dalla letteratura idrologica per ottenere risultati attendibili dalle elaborazioni statistiche)1 Diventa quindi necessario ricorrere all’uso di modelli fondati sulla valutazione di alcuni parametri morfometrici e climatici (pluviometrici), in grado comunque di fornire stime di portate più attendibili rispetto ai dati ottenibili da misurazioni idrometriche limitate nel tempo. Si propone, per il caso in oggetto, il metodo SIMPO (Studio e progettazione di massima delle sistemazioni idrauliche dell'asta principale del Po, dalle sorgenti alla foce, finalizzata alla difesa ed alla conservazione del suolo e nella utilizzazione delle risorse idriche. Magistrato del Po. Parma, 1980). Tale metodologia è attualmente la più affidabile; essa infatti è stata ampiamente utilizzata e sperimentata; in particolare, a titolo esemplificativo, merita citare le seguenti esperienze:



ha costituito la metodologia di riferimento per la “Indagine conoscitiva e progetto generale di fattibilità per un sistema di monitoraggio idrometrico inerente il reticolo idrografico superficiale piemontese” condotta da ENEL - CRIS - Mestre/YDRODATA (Torino); Assessorato Tutela Ambiente della Regione Piemonte, 1989;
è stata adottata quale metodologia di riferimento nell’ambito delle “Istruzioni integrative per l’applicazione del DMV - deflusso minimo vitale in un corso d’acqua naturale - e relative all’introduzione di uno standard di compatibilità ambientale per i prelievi da acque superficiali” (Risorse Idriche s.r.l. - Settore Pianificazione e Gestione delle Risorse Idriche dell'Assessorato all'Ambiente della Regione Piemonte) costituenti l’allegato alla Legge Regionale 5 del 13 aprile 1994 relativa alla “....subdelega alle Province, ai sensi del Decreto del Presidente della Repubblica 616 del 14 luglio 1977, l’esercizio delle funzioni amministrative delegate, di cui alla lettera d), dell’art. 13 del Decreto del Presidente della Repubblica 8 del 15 gennaio 1972 ed all’art. 90 del D.P.R. 616/1977”;
è stata utilizzata da RISORSE IDRICHE ed Altri (1999) per lo studio sulle “Aree metropolitane e qualità delle acque: area di Torino” nell’ambito del PROGETTO SPECIALE 2.2.1 dell’Autorità di Bacino del Fiume Po;
è stata ampiamente utilizzata da HYDRODATA (Torino) nell’ambito degli “studi e ricerche finalizzate alla definizione di linee di gestione delle risorse idriche dei bacini idrografici.... tributari del fiume Po....” (Delibere della Giunta Provinciale di Torino 128-182882/96 del 30/12/1996 e 61-55455/97 del 8/5/1997);
ha costituito la metodologia di riferimento per gli studi riguardanti le “azioni per la predisposizione di una normativa riguardante il minimo deflusso vitale negli alvei" di cui al PROGETTO SPECIALE PS 2.5 dell'Autorità del Bacino del Po (HYDRODATA, Torino; in fase di esame da parte dell’Autorità);
è stata utilizzata DAL C.R.E.S.T. (Torino) per lo studio riguardante l’idrologia del corso di pianura del torrente Orba nell’ambito della redazione del piano naturalistico dell’area attrezzata dell’Orba (Ente di Gestione del Tratto Alessandrino del Parco del Po; in fase di approvazione);
è utilizzata (AQUAPROGRAM, Vicenza) per valutazioni idrologiche relative al bacino del Gorzente nell’ambito di uno studio sulle risorse idriche e sulla tutela delle cenosi acquatiche nell’ambito di uno studio in corso per conto del Parco Regionale Naturale di Capanne di Marcarolo.



Le caratteristiche morfometriche e pluviometriche del bacino in oggetto sono le seguenti:



superficie bacino imbrifero A = 4,24 km2 (valore riportato sulla “relazione tecnica”);
altitudine massima Hmax = 1.173 m s.l.m. (M.te delle Figne; rilevabile su base topografica I.G.M. 1:25.000);
altitudine minima (sezione di presa) Hsez = 477 m s.l.m. (valore riportato sulla “relazione tecnica”);
altitudine media del bacino Hm = 766 m s.l.m. (valore ottenuto come suggerito dalle “Istruzioni integrative” regionali succitate);2
precipitazione media annua (afflusso meteorico) sul bacino imbrifero P = 1.550 mm (valore desunto dalla carta delle isoiete medie annue in scala 1:25.000 allegata al piano naturalistico del Parco Capanne di Marcarolo).3



Le portate medie mensili ed annua del corso d’acqua in esame, rappresentative della sezione ove è prevista l’opera di presa (Hsez), ottenute con SIMPO, sono riportate in tab. 1. Nella stessa tabella sono indicati anche gli afflussi meteorici medi mensili desunti dallo studio sul clima del territorio del Parco Naturale Capanne di Marcarolo3. Successivamente (tab. 2) sono state valutate le portate di durata caratteristiche mediante altre formule SIMPO ed in particolare:



portata media annua di durata pari a 10 giorni Þ q10 = 6,59722×A0,010771×Q0,912801
portata media annua di durata pari a 91 giorni Þ q91 = 1,11364×A0,012334×Q0,971628
portata media annua di durata pari a 182 giorni Þ q182 = 0,20538×A0,046730×Q1,191391
portata media annua di durata pari a 274 giorni Þ q 274 = 0,01970×A0,077859×Q1,570269
portata media annua di durata pari a 355 giorni Þ q355 = 0,00024×A0,116629×Q2,455435



La portata media annua è relativamente cospicua rispetto all’estensione del bacino sotteso; risulta infatti un contributo unitario di 35 l/s/km2, fra i più elevati del bacino del Po. Si tratta, in sostanza, di un bacino con buone potenzialità idriche su scala media annua. Il regime idrologico medio (tab. 1 e fig. 1) risulta del tipo pluviale. L’andamento delle portate medie mensili rispecchia bene quello delle precipitazioni, con i due massimi nelle stagioni intermedie e due minimi in quelle interposte. Emerge il minimo estivo, in agosto, con valori da 30,6 l/s. Situazioni con scarse portate hanno già inizio in luglio (36,4 l/s), nel quale si registrano le massime temperature e le minime precipitazioni estive (50 mm); tuttavia, in quel mese, probabilmente si rende disponibile, seppure in misura limitata, parte della risorsa sotterranea rimpinguata nei mesi precedenti.



L’analisi comparata dei dati riportati in tab. 1 e degli andamenti dei valori medi degli afflussi e dei deflussi rappresentati in fig. 1, mette in evidenza il quadrimestre dicembre ¸ marzo come periodo caratterizzato da coefficienti di deflusso prossimi ad uno. Ciò significa che tutta l’acqua delle precipitazioni viene convertita sotto forma di deflussi e quindi l’evapotraspirazione è nulla o trascurabile. Con l’incremento delle temperature e la ripresa vegetativa, i deflussi diminuiscono in modo più evidente rispetto alle precipitazioni e nell’estate, nonostante i valori ancora relativamente elevati delle piogge, le portate si riducono notevolmente. Tale differenza risulta ancora più accentuata nell’autunno, in quanto le precipitazioni in parte alimentano i deflussi, ma in misura analoga vanno ad alimentare le riserve idriche sotterranee (soprattutto in settembre ed in ottobre) fino a giungere alla situazione tipica del primo mese invernale (dicembre), caratterizzata da un coefficiente di deflusso nuovamente prossimo all’unità. Secondo la classificazione proposta dalla Banca Dati della Zone Umide della Regione Piemonte4, il corso d’acqua in esame può essere definito come “zona umida ad acque correnti naturale permanenti a regime pluviale - tipo appenninico”



La fig. 2 rappresenta (a partire dai dati in tab. 2) la curva di durata delle portate medie annue di durate caratteristiche. Il valore q182 = 64,4 l/s (disponibile in alveo per almeno metà dell’anno) è significativamente inferiore a quello della media annua Q = 148,5 l/s. Ciò dimostrerebbe una distribuzione poco “normale” delle portate; in altri termini il valore annuo pare influenzato in misura notevolmente maggiore dalle portate elevate (manifestazioni di piena) rispetto a quelle presenti nella maggior parte dell’anno. Questo fatto confermerebbe il regime tipicamente torrentizio pluviale del corso d’acqua in oggetto, con portate relativamente modeste, ma con picchi notevoli in occasione delle manifestazioni idrometeorologiche caratterizzate da precipitazioni intense.

























































equazioni per il calcolo delle portate Deflussi (D) Afflussi (P)
(l/sec/km2) (mm)
(l/sec)
(mm)
39,0
qgen = - 9,22903 + 0,01393 × Hm + 1,07292 × Q 165,4
104 110
45,8
qfeb = 1,31092 - 0,01554 × Hm + 1,61386 × Q 194,2
119 126
53,7
qmar = 25,89552 - 0,01898 × Hm + 1,20959 × Q 227,7
144 150
44,5
qapr = 4,76336 - 0,00860 × Hm + 1,32368 × Q 188,5
115 128
36,3
qmag = - 0,27352 + 0,03265 × Hm + 0,33043 × Q 153,9
97 110
18,4
qgiu = - 11,5468 + 0,02965 × Hm + 0,21325 × Q 79,0
48 77
8,6
qlug = - 4,60293 + 0,00332 × Hm + 0,30438 × Q 36,4
23 50
7,2
qago = - 5,71950 + 0,00479 × Hm + 0,26477 × Q 30,6
19 72
15,7
qset = - 9,25502 + 0,01354 × Hm + 0,41700 × Q 66,6
41 130
31,8
qott = - 9,07111 + 0,01729 × Hm + 0,78930 × Q 134,7
85 206
63,4
qnov = 17,99109 - 0,02025 × Hm + 1,74324 × Q 269,0
164 238
56,0
qdic = 0,52727 - 0,05347 × Hm + 2,75737 × Q 237,4
150 153
35,0
Q = - 24,5694 + 0,0086 × Hm + 0,03416 × P 148,5
1.109 1.550
Coefficiente di deflusso medio anno D/P = 1.109/1.550 = 0,72
Tab. 1 - Portate medie mensili ed annue ricavate per la sezione ove è prevista l’opera di presa sul rio delle Aqcue Striate. Portata specifica media annua (Q; l/sec/km2); portate specifiche medie mensili (qmese; l/sec/km2); afflussi meteorici medi mensili ed annui (P; mm); altitudine mediana (Hm = 766 m s.l.m.). Sono indicati anche i valori assoluti (l/sec) e i deflussi (D; mm).











q10
q91
q182
q274
q355

l/s/km2
172,0
35,9
15,2
5,9
1,76

l/s
729,3
152,1
64,4
24,8
7,45

Tab. 2 - Portate medie annue di durata caratteristica (10 ¸ 355 giorni) rappresentative della sezione di presa sul rio delle Acque Striate.








Fig. 1 - Regimi medi mensili (mm) degli deflussi (D, istogrammi scuri) e degli afflussi (A, area chiara) rappresentativi della sezione di presa sul rio delle Acque Striate.






Fig. 2 - Curva delle durate medie annue delle portate rappresentative della sezione di presa sul rio delle Acque Striate.



La forma della curva, a conferma di quanto sopra, appare ripida nel tratto iniziale (fino a due mesi circa), per appiattirsi in basso con una lunga “coda” verso le durate maggiori. Merita mettere in evidenza che, per oltre un mese, le portate si riducono a valori inferiori a 20 l/s fino a portate di magra normale (q355) inferiori a 8 l/s (quasi 1,8 l/s/km2). Questo aspetto, ai fini della gestione delle risorse idriche ed in rapporto ai problemi relativi alla conservazione e tutela dell’ecosistema fluviale, risulta il più rilevante. Merita ricordare che la q355 può essere considerata come la portata di magra normale, cioè la minima istantanea annuale con tempo di ritorno di 2 anni5.



L’uso della risorsa idrica superficiale deve tenere conto del Deflusso Minimo Vitale (D.M.V.), cioè la portata minima che deve essere garantita immediatamente a valle delle opere di derivazione e/o ritenzione idrica al fine di garantire condizioni di buona qualità degli ecosistemi fluviali. Il valore del D.M.V. viene determinato sulla base delle “Istruzioni Integrative” allegate alla succitata Legge Regionale 5/94 e che prevedono la seguente espressione:



D.M.V. =

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