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Treviso - Extracomunitari di nuovo sulla strada
by snuff Thursday, Sep. 12, 2002 at 4:25 PM mail:

Le sette famiglie alloggiavano in albergo, ora dormono fuori dal comune Extracomunitari di nuovo sulla strada Finiti i soldi stanziati dalla Prefettura IL CASO Avevano occupato il sagrato del Duomo

Un'odissea senza fine. Dopo aver perso la casa, gli immigrati del Duomo si ritrovano ora anche senza stanza d'albergo. Sfollati di nuovo per esaurimento dei soldi stanziati dalla Prefettura. Sette famiglie, tra cui otto bambini, sono stati dirottati provvisoriamente, fino a martedì, in altri alberghi, a Paese e Ponte di Piave, e nel camping Jolly di Marghera.

Al termine della settimana di «concessione», se non sarà preso qualche altro provvedimento, in venti si ritroveranno di nuovo sulla strada. Ieri si sono riuniti tutti, per l'ennesima volta, all'esterno della prefettura per discutere il problema e attendere le risposte attese da tempo e che, forse, arriveranno solo martedì prossimo. «Abbiamo tolto il presidio al Duomo solo dopo le promesse e gli impegni presi dalle istituzioni per la risoluzione del problema - afferma Sergio Zulian - in realtà ora siamo tornati al punto di partenza. Le famiglie sono state sfollate dagli alberghi senza preavviso e sistemate, a termine, in altre stanze o addirittura in un camping. Gli immigrati hanno creduto alle parole della prefettura, ma la situazione è tutt'altro che risolta. La famiglia dei Kobba, che aveva trovato una sistemazione in un albergo del pordenonese, è stata prelevata dalla struttura di notte dalla polizia. Con due bambini al seguito hanno dovuto passare la notte in macchina in autostrada. Un'ulteriore umiliazione: in fondo chiedono solo di essere trattati con dignità, da esseri umani».
In piazza dei Signori ieri c'erano tutti, anche gli immigrati che hanno trovato domicilio nelle abitazioni messe a disposizione dalla Curia. «Siamo qui per dare forza alla richiesta dei nostri connazionali - dice Said Kacimi - io ho trovato casa a Catena, ma lotterò finché tutti non avranno trovato una sistemazione».
Rashida Chahli è in piazza con la figlioletta Nadia di tre anni. «Siamo ormai al terzo albergo. Dopo il presidio, siamo stati mandati prima all'hotel Giardino di Sant'Antonino poi all'albergo Magnolia sul Terraglio. Adesso ci hanno mandato a Levada di Ponte di Piave, in un piccolo appartamento di proprietà di un albergatore, ma martedì dobbiamo assolutamente andarcene». Abdelwahad Benchafi, sua moglie e le due bambine di uno e cinque anni sono stati dirottati al Camping Jolly di Marghera. Per arrivare all'appuntamento di ieri ci hanno impiegato due ore e mezza tra pullman e treno. L'uomo che lavora a Santa Maria di Sala ieri mattina non è riuscito a recarsi al lavoro. «Non abbiamo la macchina, per noi il tragitto è davvero insostenibile».
Nelle loro condizioni si trova anche di Moufhine El Mouloudi, tre figli a carico, quella di Essahel Touhami con due bambini piccoli e i coniugi Gounfissi. E un tetto lo aspettano anche Brahim Haimouda e sua moglie che, da stamattina, si trova al Ca' Foncello pronta a dare alla luce il primo figlio. Finora hanno trovato ospitalità nella canonica di Merlengo, ma è evidente che l'alloggio e tutt'altro che definitivo. In attesa dell'incontro di martedì prossimo, la prefettura ha cercato di buttare acqua sul fuoco precisando in serata che «le ultime famiglie di immigrati non sono lasciate a loro stesse, ma solo spostate in altri alberghi, pagati sempre con i fondi dell'Unindustria».
«Questo perché - ha spiegato un portavoce - le stanze in cui i nuclei familiari alloggiavano non erano più disponibili per precedenti prenotazioni acquisite dagli stessi hotel». La Prefettura ha quindi sottolineato che la soluzione del campeggio si è resa necessaria per mancanza di disponibilità da parte di altre strutture alberghiere. La polemica quindi pare tutt'altro che sopita e pone un grosso punto interrogativo sul significato della manifestazione di domenica. «L'Humanity Day vuole essere una grande festa - dicono Monica Tiengo del comitato M21 - ma pensavamo che i presupposti fossero ben altri».

La Tribuna - 12.09.02

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