aumentano i problemi per le case popolari a Firenze.
Il panorama abitativo fiorentino peggiora continuamente ed ogni sua sfaccettatura si riempie sempre più di contraddizioni. Per esempio, se da un lato a Scandicci ci sono 600 pratiche di sfratto aperte, dall'altro nello stesso comune ci sono 594 alloggi vuoti; per rincarare la dose il Comune di Firenze prosegue la vendita del proprio patrimonio con la messa in asta di sei appartamenti nel centro storico e altri tre complessi immobiliari in zone più periferiche. Per concludere se da una parte privatizzano le case popolari, dall'altra sbandierano i contributi comunali sugli affitti (quantitativamente insufficenti e destinati ad arrivare nelle tasche dei privati) come soluzione all'emergenza abitativa. Questa condizione di precarietà è stata probabilmente la motivazione che ha portato ad un blocco stradale spontaneo in Via Rocca Tedalda degli abitanti delle case minime; gli abitanti lamentano la situazione di assoluto degrado in cui sono costretti a vivere. La loro protesta ha costretto la famigerata Ass.sa alla casa Tea Albini a raggiungerli con un carico di promesse dal peso di 5 mld di vecchie lire, da spendere esclusivamente per il risanamento di questa zona. Gli inquilini comunque sono rimasti con un retrogusto di incertezza. Crediamo che fin quando il Comune e la Regione Toscana non cominceranno ad affrontare una politica corretta e non speculativa rispetto al problema casa che ascolti gli abitanti delle case popolari, gli occupanti di case e i loro progetti di auto recupero e tutte le problematiche che investono gli strati sociali più deboli, il problema abitativo non troverà una reale soluzione, ma sarà semplicemente l'ennesimo esempio riformistico in linea con il modello di sviluppo toscano di cui Martini si vanta.
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