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Sul piano di pace proposto per la Palestina
by ilnonsubire Friday, Sep. 20, 2002 at 4:59 PM mail:

alcune note sul piano di pace ultimo proposto dal «quartetto» Usa, Russia, Ue e Onu per risolvere il "problema palestina"

Il clima internazionale continua a giocare a sfavore dei diritti dei palestinesi. L'America di George Bush punta solo alla sua guerra preventiva all'Iraq, che vede schierata l'alleata Israele, e non perde mai un'occasione per lanciare accuse umilitanti al presidente palestinese Yasser Arafat allo scopo proprio di indebolire il suo sostegno popolare. I palestinesi non sperano più nell'aiuto dell'Occidente, nell'applicazione del diritto internazionale nella loro terra.
Difatto la stesssa Autorita' nazionale palestinese ha dovuto ingoiare un altro boccone amaro, preparato questa volta non solo dagli Stati Uniti ma anche dall'Unione Europea. L'Anp ha criticato il piano definito e annunciato martedì notte dal «quartetto» (Usa, Russia, Ue e Onu), riunito a New York, per «risolvere» il conflitto israelo-palestinese. «Questa proposta consente soltanto a Israele di determinare la rotta del processo di pace» ha commentato Nabil Shaath, ministro della cooperazione, in una intervista pubblicata dal quotidiano cisgiordano Al-Ayyam. Nabil Abu Rudeinah, portavoce di Yasser Arafat, ha accusato il «quartetto» di non aver «stabilito scadenze precise per il ritiro israeliano» dai Territori occupati. Il ministro e negoziatore Saeb Erikat da parte sua ha lamentato che il piano «parla di aiuti umanitari ai palestinesi ma non fa riferimento alle cause della tragedia umanitaria nella nostra terra». Il comunicato emesso dal «quartetto» dopo tre giorni di riunioni, parla di creazione entro un anno di uno Stato palestinese provvisorio e la definizione, entro il 2005, delle sue frontiere con Israele. Insiste, punto importante, sul blocco della colonizzazione israeliana dei Territori occupati. Allo stesso antepone alla nascita di uno Stato palestinese sovrano, la realizzazione di riforme politiche ed economiche all'interno dell'Anp, sotto stretta osservazione degli Usa, e fa un costante riferimento alla riorganizzazione dei servizi di sicurezza palestinesi. Il piano di fatto garantisce a Israele il diritto esclusivo di verificare la realizzazione delle riforme palestinesi e pertanto condiziona alla approvazione dello Stato ebraico la nascita dello Stato di Palestina. Non sorprende perciò la soddisfazione espressa dal premier israeliano Ariel Sharon. Il piano, ha detto, «è vicino alla formula illustrata dal presidente americano Bush», nel suo discorso sul Medio Oriente dello scorso 24 giugno con il quale il presidente Usa si è schierato apertamente dalla parte di Israele e ha puntato l'indice contro Arafat. Ad accrescere la delusione dell'Anp si è aggiunto il secco «no» del ministro degli esteri israeliano Shimon Peres a un piano di cessate il fuoco in due fasi offerto da Nabil Shaath. Il ministro palestinese aveva proposto la fine immediata di attacchi contro i civili israeliani, seguita, in una seconda fase, dalla cessazione di ogni azione armata contro obiettivi militari. Peres ha chiesto invece la fine immediata dell'Intifada, ovvero della rivolta contro l'occupazione militare israeliana.

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