-EPIDEMIA DI PRECARI-
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Lavorare nel settore delle telecomunicazioni ormai vuol dire essere precario o diventarlo a breve. Le voci che rispondono ai clienti Telecom, Tim, Vodafone, Wind, H3G… spesso sono quelle di operatori che lavorano come liberi professionisti per piccole o grandi aziende a cui i giganti della telefonia appaltano il servizio clienti, vuol dire che vengono pagati pochi centesimi per ogni chiamata ricevuta, vuol dire che non si possono ammalare o andare in ferie se vogliono pagare i conti ogni mese. Ormai anche i tecnici che lavorano sulle reti possono non essere dipendenti di queste grandi imprese, così di appalto in sub appalto ecco che anche la tutela e la sicurezza del lavoratore è a rischio. E chi invece ha l’invidiato posto fisso? Riorganizzazioni, esternalizzazioni, trasferimenti, fusioni, cessioni sono all’ordine del giorno. E se anche resti dove sei devi essere più produttivo perché altrimenti non sei conveniente, soprattutto devi vendere: tariffe, offerte, servizi, insomma tutto quello che al cliente serve, ma anche quello che non gli serve. A chi conviene? Chi ci guadagna? Non i lavoratori e neanche i clienti. Solo le aziende. Le stesse aziende che in 10 mesi di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori delle telecomunicazioni hanno giocato al ribasso sui soldi e sui diritti, vogliono stipendi bassi e tanta flessibilità. Allora i lavoratori cosa fanno? Scioperano perché vogliono un contratto con meno precarietà, che preveda riconoscimenti per la loro professionalità, che cerchi di adeguare il loro salario al costo della vita. E i clienti? Possono aiutare i lavoratori e sostenere le loro richieste con il call strike, chiamando cioè i numeri gratuiti 187-191-119-190-155 dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 19, mandando in tilt i centralini di queste aziende che non vogliono ascoltare. SCIOPERO VENERDI 4 NOVEMBRE con MANIFESTAZIONI a ROMA, NAPOLI, MILANO (9:30 piazza CAIROLI).
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