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Parigi brucia e l'Europa non esiste
by livorno rossa NTM Saturday, Nov. 05, 2005 at 11:53 AM mail:

dalla list redleghorn http://it.groups.yahoo.com/group/redleghorn/

Parigi brucia e l'Eu...
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Non so chi ricordi "Parigi brucia ?" di Renè Clémént del 1966. Uno degli
ultimi film a soggetto collettivo in bianco e nero con un cast strepitoso
(Anthony Perkins, Orson Welles, Jean Paul Belmondo, Alain Delon) che con Le
Quattro giornate di Napoli e la Battaglia di Algeri completa una grande
trilogia dei film di liberazione.
Il film prende il titolo dalla frase messa in bocca ad Adolf Hitler alla fine
della pellicola: "Parigi, brucia ?" è l'inutile domanda del Fuehrer che
rieccheggia da un telefono abbandonato in fretta e furia dai nazisti
all'Oberkommando di Parigi ormai deserto.
Il film rivela quindi una sicurezza di fondo su cui si costiuisce
l'immaginario europeo per tutto il lungo dopoguerra: su Parigi ormai salvata
dalle fiamme si costruisce l'idea di Europa e il cast multinazionale è
chiamato a simboleggiare questa allegoria.

Il fatto che Parigi stia bruciando da diversi giorni, per quanto in una
maniera che sfiora solamente i flussi di interazione tipici della megalopoli,
sta comunque mettendo a crisi l'idea stessa di Europa. Come è sempre capitato
per gli eventi della capitale francese, dalla rivoluzione al maggio 68 e,
allo stesso tempo, in maniera differente, nuova e quasi inavvertita.

Le rivolte contro la polizia, e non genericamente la "violenza" come oramai
ha preso a dire anche l'inviata del Manifesto (in omaggio all'obbligo di
attribuire significato solo a chi ha la bandiera arcobaleno in mano, amen),
estesesi a partire da Clichy-sous-Bois si sono sviluppate secondo una
modalità impressionante. Infatti, ad un certo punto in molte parti di quella
zona di Parigi si sono contemporaneamente coalizzate e rivoltate contro la
polizia bande storicamente rivali tra di loro. Una rivolta estesa, e senza
accordi precedenti, contro la presenza dello stato francese sul territorio
che là si esercita con la miscela di controllo militare e di progetti del
terzo settore, proprio come avviene nel sud del mondo.
Libèration ha anche argomentato che la rivolta, proprio per queste modalità
di insorgenza differenziata e spontanea contro la polizia, può continuare. Il
dato politico, e simbolico, è però già uscito: da Parigi a Londra, dalle
rivolte contro la continua presenza militare dello stato sul territorio della
banlieue ai quartieri extraoccidentali del Londonistan, la presenza della
governamentalità europea è prevalentemente formale e fatica ad imporsi
persino con la forza.
A differenza degli antichi quartieri operai, dove il riconoscimento
socialdemocratico della statualità al massimo faceva concorrenza alla
statualismo alternativo del comunismo, su questi territori ci troviamo
all'assenza di condizioni per il riprodursi di una legittimità sostanziale
delle istituzioni: in cambio del riconoscimento della sovranità dello stato
non si possono erogare materialmente diritti di cittadinanza e non resta che
la presenza militare della governamentalità che, per quanto ne pensino i
Cofferati di ogni latitudine, provoca rivolte che infiammano ulteriormente le
periferie.

Tutte queste tematiche del resto sono notissime alla letteratura americana
che si occupa di governo delle metropoli: ad esempio il neofunzionalimo
d'oltre Atlantico, dando per scontata l'impossibilità di una società civile
nelle metropoli e dando per acquisito il fatto che l'intelletto collettivo
delle nuove tecnologie non è un fattore di coesione sociale, costituisce una
tecnologia di governo che si esercita a prescindere dall'esercitarsi o meno
di queste rivolte e dall'estendersi della frammentazione sociale.
In questo contesto il punto è che gli Stati Uniti hanno superato da tempo le
necessità costituenti, la nazione è già nata da oltre un bicentenario e
quindi lo stesso esaurirsi della spinta propulsiva della società civile può
essere tranquillamente archiviato a favore di grandi tecnologie di governo
che fanno presa su territori complessi, socialmente differenziati e in
presenza di mondi in piena secessione dalla sfera pubblica.
In Europa invece, la società civile è continuamente evocata come elemento
costituente del nuovo soggetto statuale continentale ed è doppiamente
inesistente: storicamente è ormai fenomeno esaurito dalle dinamiche di
civilizzazione dei singoli stati e socialmente non è certo il soggetto
egemone nelle periferie desertificate delle metropoli come nelle cattedrali
del consumo.
Anche per questo Parigi ci indica che l'Europa non esiste: perchè mostra la
società civile come elemento costituente del futuro soggetto statuale
continentale si è esaurito prima, nelle dinamiche storiche dei singoli stati
nazionali. E questo lo si capisce bene proprio a partire dalla Francia, che
ha elettoralmente votato contro l'Europa a primavera e socialmente e
inconsapevolmente "votato" nelle periferie parigine in questi giorni.

Certo, per molti l'analisi di questi temi può essere uno choc: cresciuti nei
perimetri dei forum europei della società civile come prima cittadina
d'Europa, di movimenti partecipativi e quant'altro fa humus neostatuale è
traumatizzante l'idea che da una parte ci sia l'alta complessita delle
tecnologie di governo (di cui la repressione fa anche parte) e dall'altra i
barbari con in mezzo il nulla, anzi lo spettacolo mediatico.

Ma, come diceva il vecchio Karl Kraus, la civiltà finisce dove finiscono i
barbari. E siccome ultimamente di barbari se ne vedevano pochi forse bisogna
salutare questi fuochi di Parigi come un'occasiome per riparametrarsi alla
critica nei nuovi livelli di complessità del potere senza formule
consolatorie.

Ogni modo, il fiancheggiamento nei confronti dei "casseurs" oltre ad un
piacere è un obbligo morale. Chi parla di movimenti maturi solo perchè non
tirano sassi non capisce nulla delle dinamiche di territorio e propone solo
una strategia di più o meno dignitoso assoggettamento. Il problema è che la
libertà è altrove e la libertà si esprime strategicamente anche con la
riduzione della potenza dello stato, con la messa in crisi del colonialismo
permanente del Leviatano (e pensare queste rivolte con il terrore dell'esito
degli anni '70 italiani significa uno scarso esercizio di fantasia politica e
di compulsivo assoggettamento).

Parigi brucia ? Pare di si. Ma non sono le truppe del Reich ad incendiarla
quanto bande di agili incappucciati della banlieue. In questo modo l'Europa
percepisce una crisi profonda: fortunatamente non c'è più la voce gracchiante
di Hitler ad un telefono abbandonato ma c'è la rivolta dei neri, dei beurs
spontaneamente coordinata nella notte da appositi segnali sul cellulare.
Hitler si sarebbe collassato a vedere il fenomeno e Chirac lo sta facendo.

Nique la police e che l'odio sia con noi.

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Aussi sachez que l'air est chargé d'électricité,
alors pas de respect, pas de pitié escomptée.
Vous aurez des regrets car,
Jamais par la répression vous n'obtiendrez la paix,
la paix de l'âme, le respect de l'homme.
Mais cette notion d'humanisme n'existe plus quand ils passent l'uniforme,
préférant au fond la forme, peur du hors normes.
Pire encore si dans leur manuel ta couleur n'est pas conforme,
véritable gang organisé, hiérarchisé.
Protégé sous la tutelle des hautes autorités.
Port d'arme autorisé, malgré les bavures énoncées.
Comment peut-on prétendre défendre l'état,
quand on est soi-même en état d'ébriété avancée?
Souvent mentalement retardé.
Le portrait type, le prototype du pauvre type,
voilà pourquoi dans l'excès de zèle, ils excellent.
Voilé pourquoi les insultes fusent quand passent les hirondelles.
Pour notre part ce ne sera pas "fuck the police",
mais un spécial Nique Ta Mère de la part de la mère patrie du vice.
Police machine matrice d'écervellés mandatés par la justice sur laquelle je
pisse.
Police machine matrice d'écervellés mandatés par la justice sur laquelle je
pisse

da NTM, "Vos papiers, contrôle d`identité"


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