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Una Francia che ha dimenticato i suoi valori
by Le Monde Saturday, Nov. 05, 2005 at 8:00 PM mail:

Editoriale de Le Monde, 4 novembre 2005

Il New York Time sottolinea « L’incapacità della Francia a integrare i suoi migranti ». El Pais osserva che Parigi “proclama fieramente un ideale di uguaglianza, ma allora perché i reietti nei gehtti, lontano dagli occhi di tutti….”.
I due editorialisti, venerdì 4 novembre, battono là dove fa male, anche se il Quay d’Orsay si dice “sorpreso” da queste reazioni.


La Francia non è, se ci fosse bisogno di dirlo, il solo paese occidentale che si deve confrontare con delle periferie diventate ghetti etnici. Ha ammesso da molto tempo un problema che François Mitterand aveva riassunto, nel 1990, con una frase diventata celebre: “ Cosa può sperare un ragazzo che nasce in un quartiere senz’anima, che vive in palazzo sporco, circondato da altri altrettanto sporchi, da mura grigie in un paesaggio grigio per una vita grigia, con intorno una società che preferisce distogliere lo sguardo e non interviene che quando bisogna rimproverare, proibire?”

Anziché risolvere la questione, i poteri pubblici tentano, a caldo, di contenere le esplosioni portando avanti, in accessi febbrili, politiche che tutti sanno insufficienti. Ma il problema è davvero quello che solleva El Pais, assieme ad altri giornali stranieri. Un paese che si vede come la patria dei diritti umani e il santuario di un modello sociale generoso, si mostra, agli occhi di tutti, incapace di assicurare condizioni di vita degne a giovani francesi, i cui nonni immigrati hanno contribuiti ai “trente glorieuses”, ma che non hanno avuto come orizzonte che disoccupazione, regressione tribale, razzismo.


La questione delle periferie è emblematica : essa costituisce il punto di incontro di molteplici problemi che i dirigenti francesi hanno lasciato accumularsi, incastrarsi gli uni con gli altri, fino a sboccare in una situazione inestricabile. Dai governanti agli architetti, la lista dei responsabili è lunga. Come quella delle situazioni in cui la Francia, guardando l’insurrezione delle sue periferie, contempla lo specchio delle sue sconfitte, almeno parziali: urbanismo, integrazione, educazione, lavoro….

L’esplosione nelle periferie testimonia una situazione complessa dove tutto quello che si può dire e scrivere, in un senso o nell’altro, è in parte vero. Alle provocazioni di un Nicolas Sarkozy risponde la bestialità di adolescenti che devastano un fragile tessuto economico e bruciano i bus conquistati dalle loro famiglie. Alcuni degli incendiari sono stati vittime di un sistema, prima di diventare piccoli “mafiosi” che approfittano della situazione.

L’intrusione brutale della realtà nella pre-campagna presidenziale rende insopportabile il contrasto con una vita politica che volge al vaudeville, con una ventina di potenziali candidati. Se il paese vuole evitare il rinnovarsi della catastrofe elettorale del 2002, quando Jean Marie Le Pen si è trovato al secondo turno, sarebbe ora che coloro che aspirano a governarlo dimentichino la politica spettacolo per riflettere senza compiacimento sulle periferie e sulla ricostruzione di una parte della società francese che li attende.

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