Lettera aperta degli anarchici della FAI di Torino al presidente della Comunità Montana bassa Val Susa, Antonio Ferrentino
Egregio presidente,
abbiamo letto su “La Stampa” di sabato 12 novembre l’intervista da lei rilasciata dopo la sua visita al giudice Laudi. Non ci soffermeremo troppo a rimproverarle le brutte compagnie che frequenta: Laudi è quello che nel ’98 imbastì una montatura antianarchica sostenendo di avere “prove granitiche” contro tre compagni accusandoli di essere gli autori di vari attentati avvenuti in valle. Come lei ben sa, o dovrebbe sapere, le “prove granitiche” in tribunale si sciolsero come neve al sole, ma due dei tre imputati morirono “suicidi” mentre erano detenuti. Un palese tentativo di trovare dei capri espiatori per una serie di avvenimenti oscuri e di criminalizzare gli anarchici e la lotta contro il Tav. Ma non è di questo che vogliamo parlare: in fondo Laudi è della sua stessa area politica, i DS, ed è logico che abbiate buoni rapporti. È piuttosto sul contenuto dell’intervista che vorremmo soffermarci. Su di un punto, sebbene le nostre motivazioni siano diverse dalle sue, potremmo essere d’accordo: la condanna delle scatole alla dinamite o delle buste con proiettili. Questi fatti servono solo agli amici del Tav, perché non tengono conto della volontà popolare sulle modalità della lotta e soprattutto perché sono funzionali all’equazione mediatica nemico del Tav = terrorista, favorendo la criminalizzazione di tutto il movimento. Al punto che a chiunque verrebbero dei dubbi su chi realmente stia dietro a questi gesti. Dubbi dai quali, con ogni evidenza, lei non è neppure sfiorato. Alla domanda “Non ha timore di ricevere minacce come per Bresso?”, ha risposto “di sicuro una domenica decine di anarchici distribuirono volantini a Condove e a Bussoleno: accusavano qualche amministratore pubblico di voler svendere la lotta no-Tav”. Complimenti, presidente! Riesce ad avere la spudoratezza di mettere sullo stesso piano la critica politica e la minaccia di attentati. Ricordiamo i fatti. L’estate scorsa la sua compagna di partito Mercedes Bresso, governatore del Piemonte e paladina del Tav, tenta di dividere il movimento e di far passare i sondaggi inserendo nella commissione incaricata del controllo sugli stessi due tecnici rappresentanti la Comunità Montana. Una bella idea per far iniziare i lavori per il Tav, trasformandoli in “sondaggi buoni”. La maggior parte delle istituzioni della valle abbocca immediatamente all’amo e solo la rottura delle trattative voluta dall’“impaziente” ministro Lunardi manda a monte il tentativo DS di far passare il Tav con la vaselina. Non furono solo gli anarchici ma bensì tutti i comitati popolari contro il Tav a denunciare il tentativo di imbroglio A quanto pare, per lei, chi critica quell’imbroglio è un terrorista. Bell’esempio di logica stalinista: ma voi DS non avevate abbandonato lo stalinismo? A quanto pare avete abbandonato solo la critica al capitalismo, ma la pratica della calunnia e della repressione verso chi dissente resta per voi un baluardo incrollabile. Veniamo al pezzo forte della sua intervista. Lei afferma che “dopo il pacco bomba e quel terribile avvertimento alla Bresso dobbiamo dare i segnali giusti. Il movimento sta crescendo a vista d’occhio e non accetteremo che nessuno pensi di poter occupare la linea ferroviaria o l’autostrada”. Insomma, per lei terroristi non sono solo quelli che si permettono di criticare i suoi cedimenti di fronte al governo, ma anche tutti i valligiani la cui lotta ha dato all’opposizione al Tav un rilievo nazionale, tutti quei valligiani che con la loro iniziativa hanno impedito che lo scempio iniziasse. Queste sue affermazioni si commentano da sole e non ci pare il caso di aggiungere altro. Se non dirle chiaro e forte: si vergogni! Da parte nostra le assicuriamo che non ci faremo certo intimidire dagli attacchi concentrici di giornalisti, poliziotti e politici di ogni colore, lei compreso, e che resteremo a fianco della popolazione della Val Susa in lotta contro il Tav, certi che la gente saprà capire che in questa lotta non ci sono scorciatoie. Non ci sono le scorciatoie “avanguardiste” di chi si pone al di fuori del movimento con salti in avanti “esplosivi” che fanno solo il gioco dei padroni del Tav. Non ci sono scorciatoie “politiche” di chi tratta con il governo prescindendo dalla volontà popolare, ottenendo solo di “addormentare” il conflitto, a favore, poco importa se in buona o cattiva fede, dei padroni. Solo l’autorganizzazione popolare, la lotta dal basso, senza deleghe e senza mediazioni, può fermare il Tav. La vicenda di Scanzano, dove la gente impedì l’installazione di una discarica nucleare, ci insegna che quando la gente è unita e non ha paura di lottare, non si affida ad improbabili mediazioni politiche ma scende in piazza e blocca strade e ferrovie e sfida con dignità, in modo aperto e collettivo, la repressione, la vittoria è certa. Un’ultima notazione, presidente. Lei contrappone lo sciopero (buono) ai blocchi (cattivi). Noi abbiamo creduto e crediamo fermamente a questo sciopero. Alcuni di noi, nei sindacati di base, sono stati tra i promotori. Tuttavia questo sciopero non deve essere il canto del cigno del movimento ma solo un momento, seppure importantissimo della lotta. Se il giorno dopo lo sciopero non saremo ancora in piazza i signori del Tav, che già occupano militarmente le pendici del Rocciamelone, prenderanno poco a poco possesso dell’intera Valle. Entro l’anno inizieranno i lavori per la galleria di servizio di Venaus, e non saranno certo le mediazioni politiche a fermarli. Solo l’azione diretta popolare e di massa può fermare il treno della morte. Tanto le dovevamo.
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