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La resistenza dei no-tav
by Global Project Saturday, Dec. 03, 2005 at 12:58 PM mail:

[No Tav/Tac]Al momento sospesi i lavori.

Dopo una notte passata al gelo, seppure al coperto, la mattinata di ieri si è aperta con una nuova discesa verso il sito di Venaus, dove i tecnici della cooperativa che ha l’appalto per il tunnel avrebbero dovuto cominciare i lavori. Qualcuno, del popolo no-tav, ha dormito al presidio permanente, altri alla palestra trasformata in dormitorio, altri ancora in case private. Tutti comunque all’alba erano già pronti. Assonnati ma decisi ad impedire l’espropriazione dei terreni. Come previsto il presidente della comunità montana bassa val Susa, Antonio Ferrentino (tornato subito sul campo dopo il malore che lo aveva colpito martedì mattina) e gli altri amministratori della valle hanno dato il via ai lavori dei consigli comunali aperti. Come già era avvenuto in primavera in piazza Castello, questa volta i consigli ad oltranza si sono svolti sul sito di Venaus. Per fortuna il sole ha reso meno difficile la giornata. La parola d’ordine era una: bloccare i lavori. E il popolo no-tav può dire di aver vinto.

Soprattutto su una questione, come hanno rilevato anche gli europarlamentari (bastonati) in delegazione lunedì e martedì: quella della democrazia. Alla fine quello da mesi vanno chiedendo e ripetendo i no-tav è il dialogo. O meglio quello che rivendicano è il poter dire la loro, il poter partecipare a scelte che riguardano loro in primis. In altre parole la gente della valle chiede di essere ascoltata e presa in considerazione. Ed è proprio su questo punto che il fronte è più unito che mai: non c’è nessuno che si farà mettere i piedi in testa. Né dalla presidente della regione Mercedes Bresso (che con arroganza ripete che si può mediare sul come ma non sul se si farà il tav), né dal governo, né da tutta quella parte di centrosinistra che da quando questa vertenza è salita agli onori delle cronache nazionali (ed è triste rilevare che ci sono volute le botte della polizia) ha latitato. E continua a farlo.

Ieri, comunque, fin dalle prime ore del mattino si è capito che la resistenza sarebbe stata ad oltranza. Forte la presenza della Fiom, dei Cobas e della Cub, che sostengono la protesta dei cittadini valsusini dall’inizio. C’erano poi i comitati e migliaia di cittadini. Man mano che il clima si faceva meno rigido si avventuravano attraverso i campi anche famigliole con bambini, anziani, donne. Verso le 9,30 si è registrato il primo momento di tensione. Le forze dell’ordine infatti volevano effettuare il cambio al check point dove gli agenti erano in servizio da martedì pomeriggio. Una buona carta di scambio, hanno pensato gli amministratori, che hanno subito avviato una trattativa con i vertici della polizia sostenendo che non avrebbero lasciato passare nessun agente, impedendo quindi il cambio della guardia. A meno che la polizia non avesse concesso qualcosa in cambio. Sulle prime le forze dell’ordine hanno reagito male, cominciando a mostrare i muscoli e a spintonare.

Ma quando si sono resi conto che da lì non sarebbe passato nessuno, hanno accettato la trattativa. Fino alle due e mezza nessun agente era stato rimpiazzato dai nuovi arrivati. In compenso sulla strada principale per Venaus il popolo no Tav ha eretto barricate di fortuna, raccogliendo legna, ferro e quanto poteva risultare utile a bloccare il passaggio delle camionette. A metà mattina c’erano ormai diecimila persone sui terreni di Venaus. «Serve lo stop all’inizio dei lavori e l’avvio della smilitarizzazione dell’area», solo così, ha detto Antonio Ferrentino, «si può pensare di riprendere il dialogo». Alla fine la trattativa dei sindaci ha consentito di arrivare al cambio turno dei poliziotti (pur sempre lavoratori, diceva qualcuno tra i più anziani, ma pagati 18 euro l’ora).

«Il governo - ha detto sempre Ferrentino - deve rinunciare all’idea che quest’opera possa essere imposta al territorio. Le forze dell’ordine qui sono benvenute, ma non come forze d’occupazione». Il presidio continuerà a tempo indeterminato, anche perché, come ha detto Ferrentino «non abbiamo problemi di tempo, resteremo fino a quando non abbandoneranno quest’idea. Chi pensa - ha aggiunto ancora il presidente della comunità montana - che questa mobilitazione del nostro territorio possa diminuire vuol dire che non conosce la val Susa». Quanto alla dichiarazione del presidente della Repubblica, Ciampi, Ferrentino ha detto di essere d’accordo con lui ma «si può non tagliare fuori l’Italia dalle grandi reti europee anche seguendo vie alternative al tav, che ci sono e che sono quelle che stiamo proponendo da anni». Ciampi, pur senza nominare il tav, aveva detto che «la montagna va protetta, ma non possiamo restare tagliati fuori. Dobbiamo usare - ha detto il presidente - i progressi delle tecnologie e delle coscienze scientifiche per garantire la tutela dell’ambiente».

In serata si è appreso che la Cmc di Ravenna, incaricata di eseguire i lavori del tunnel, avrebbe preso possesso di 5 lotti (su ottanta) senza recintarli. Di ritorno da Bruxelles, dove è andata a parlare con la delegazione che era in val Susa lunedì e martedì e da dove la commissaria ai Trasporti Loyola de Palacio ha fatto sapere che non accetterà alcuna tregua olimpica per i lavori come chiedevano in molti, Mercedes Bresso ha detto che «piuttosto che essere messa in minoranza mi dimetto io». Mentre i no-tav hanno ricevuto ieri anche la solidarietà dei no tir valdostani, che da anni si battono contro il passaggio dei mezzi pesanti nel traforo del Monte Bianco e che ieri hanno effettuato un presidio di protesta a Courmayer.

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