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Lunga vita ai “coffee shop”
by Da Liberazione Wednesday, Dec. 07, 2005 at 11:59 PM mail:

Lunga vita ai “coffee shop”. Smentita la chiusura Infondata la notizia diffusa dal direttore dell’ufficio Onu di Giuliano Rosciarelli I coffee shop olandesi chiuderanno».

Ha dichiarato il direttore dell’ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine, Antonio Maria Costa. «I coffee shop olandesi non chiuderanno». Ha risposto Loek ten Hagen, secondo segretario dell’ambasciata d’Olanda in Italia. E dal ministero della Salute olandese fanno sapere: «La nostra politica sulla droga è stata un successo». Coffee shop, compresi. Era circolata ieri mattina a velocità supersonica, ma già nelle prime ore del pomeriggio il finto scoop aveva perso di consistenza. A dare spazio a voci che prevedevano una chiusura a breve dei mitici “bar” dove da almeno 15 anni vengono vendute e consumate legalmente le droghe derivate dalla Cannabis, era stato lo stesso Costa: «I coffee shop - ha spiegato- violavano le convenzioni internazionali; il rifornimento della merce, inoltre, avveniva attraverso canali illegali». Un provvedimento atteso, secondo lo strenuo difensore della War on drugs, che ha anche ricordato come da tempo l’Olanda abbia irrigidito la sua proverbiale “gedogen” (tolleranza in olandese ndr) a favore di una politica più restrittiva sulle droghe. Sull’argomento era già intervenuto alcuni giorni fa il ministro della giustizia, Roberto Castelli, accennando alla decisione del governo olandese, costretto ad uniformarsi a una deliberazione presa dall'Unione europea nel corso del semestre di presidenza italiana. Addio, quindi, “all’alternativa olandese”, ai viaggi da sballo regolamentato, ai Grasshopper, ai Bulldog ai Jamaican café che con 6 euro e 50 garantivano tre grammi di marijuana controllata e fiscalmente in regola? A smentire il direttore europeo, non nuovo a boutade di questo tipo, c’ha pensato da subito l’ambasciata olandese spiegando che il dibattito, nel popolo dei tulipani, in questo momento verte sulla proposta del sindaco democristiano di Maastricht che ha proposto di legalizzare l’accaparramento delle sostanze da vendere nei coffe shop. Subito dopo è stata la volta dell’europarlamentare del Prc Giusto Catania, chiarendo che: «Non c’è alcuna discussione parlamentare ma solo la dichiarazione di un ministro» e che ha poi precisato che «il parlamento olandese ha già invitato il ministro ad abbandonare questo folle tentativo ». Duro Daniele Capezzone, dei radicali italiani che ha parlato di «pressioni della criminalità organizzata - e di - menzogne strumentali che mal celano una incapacità di fondo». Sulla stessa linea il deputato Prc Giovanni Russo Spena che ieri ha partecipato ad un sit-in, sotto il ministero della Salute, insieme alle associazioni che si sono opposte al convegno sulle droghe di Palermo, in contemporanea ad un’altra manifestazione, stavolta degli universitari romani, che al grido: «Mandiamo in fumo la legge Fini» hanno attraversato il centro di Roma. «Iniziative che - ha spiegato Russo Spena - vogliono ricordare anche, all’Unione, la necessità di andare verso depenalizzazione e riduzione del danno, verso il consumo responsabile. Il prossimo governo deve partire da questo dato stralciando legge Fini e arrivando al superamento della Jervolino-Vassalli ». Ma l’offensiva “proibizionista”, non sembra arrestarsi ai soli coffee shop, secondo il solito Costa infatti, l’attenzione degli organismi internazionali sembrerebbe ( il condizionale a questo punto è d’obbligo) concentrata sui cosiddetti smart shop, quei negozi cioè che vendono prodotti di erboristeria che possano talvolta sconfinare in sostanze farmacologiche,come la “salvia divinorum”.

Versione in pdf http://www.liberazione.it/giornale/051207/pdf/XX_7-POL-2.pdf

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