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Rossi: «Le Regioni non applicheranno la legge Fini, devastante dal punto di vista sociale»
by syd Friday, Feb. 10, 2006 at 9:04 AM mail:

Giuliano Rosciarelli: «Faremo tutto ciò che a nostra disposizione per non applicare la legge. Considero giusto disobbedire ad un provvedimento nato male e finito peggio». Enrico Rossi, assessore alla Sanità della Regione Toscana: «una pura mossa elettorale con ricadute devastante dal punto di vista sociale»

Parla il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle regioni che annuncia «disobbediremo»
Rossi: «Le Regioni non applicheranno la legge Fini, devastante dal punto di vista sociale»


Giuliano Rosciarelli
«Faremo tutto ciò che a nostra disposizione per non applicare la legge. Considero giusto disobbedire ad un provvedimento nato male e finito peggio». Non usa mezzi termini Enrico Rossi, assessore alla Sanità della Regione Toscana e coordinatore della Commissione Salute della conferenza delle Regioni. E’ contrario al nuovo piano di intervento nazionale sulle droghe presentato dal governo e lo considera «una pura mossa elettorale con ricadute devastante dal punto di vista sociale». Una posizione, quella di Rossi, sostenuta da tutte le Regioni, anche quelle di destra, e formalizzata in un documento presentato alla conferenza governativa sulle droghe svolta a Palermo nel dicembre scorso.
Conferenza cui le Regioni non hanno voluto partecipare in aperto contrasto con il Governo. Ora l’approvazione del Ddl Fini apre una nuova fase che vede i rappresentati degli enti locali coinvolti in prima fila.


Le nuove disposizioni in materia di sanità affidano alle Regioni il compito di predisporre il piano di intervento sanitario. Sta ora a voi l’applicazione del dispositivo di legge, una volta emanato. Come pensa di “disobbedire” senza incorrere nell’illegalità?

Le Regioni sono molto preoccupate sulle politiche contro la droga promosse dal Governo. Le stesse azioni legislative e organizzative non le coinvolgono e nè tengono conto dei pareri delle Regioni. Noi ci opporremo a questa legge con ogni mezzo necessario. Ovviamente sul piano penale non possiamo fare nulla ma su quello normativo, sì. Del resto, abbiamo la Costituzione dalla nostra parte: l’articolo V affida alle Regioni la “potestà legislativa, programmatoria e organizzativa” per quanto riguarda la Sanità, per cui siamo liberi di scegliere come applicare questa legge. Nel frattempo, stiamo cercando di trovare, con il coordinamento degli assessorati sociali un modo per ricorrere per incostituzionalità del provvedimento.


Cos’è che più vi preoccupa?

Prima di tutto, abbiamo sollevato perplessità sulle ricadute sociali della legge. Permane un'immagine del consumo di droga e del 'tossico' che e' completamente sorpassata dalla realtà, equipara droghe pesanti e leggere condannando migliaia di giovani. Altro elemento è l’omologazione tra Sert pubblici e centri privati per quel che riguarda la certificazione delle tossicodipendenze. Pensiamo che questa cosa, innescherà un meccanismo di crescita della spesa sanitaria che difficilmente riusciremo a controllare, soprattutto in un periodo come questo di forti tagli agli enti locali. Per questo motivo ho invitato tutte le Regioni a non concedere queste licenze, mantenendo intatta la centralità del pubblico su materie così importanti. Noi in Toscana lo faremo, e voglio proprio vedere chi interferirà contro la nostra autonomia. Vanno date risposte agli eroinomani (in Italia ce ne sono 120 mila circa) ma il Sert e le comunità vanno organizzate con nuovi approcci e strutture speciali per le nuove droghe e l'alcol che non sarà certo il lavoro forzato. Questo non vuol dire tornare alle vecchie diatribe tra pubblico e privato, ma semplicemente ritornare ad una giusta integrazione tra pubblico e privato sociale. Il loro è un regionalismo per abbandono.


Il ministro della Salute Storace vi accusa di protagonismo?

Mi stupisce, dal momento che anche le Regioni di centro destra hanno firmato il documento contro il ddl Fini. Ma in fondo questo rispecchia la mentalità di un ministro che vede la politica solo come strumento di controllo. Pensate ai divieti imposti sulla sperimentazione della nuova pillola abortiva e all’invio degli ispettori.


Ma perché avete rifiutato il confronto con il governo alla conferenza di Palermo?

Semplicemente perché non siamo stati invitati. Non siamo stati coinvolti nella promozione e organizzazione di questo importante evento, pur essendo le Regioni i principali enti territoriali di riferimento per quanto riguarda la programmazione e la gestione delle risorse e degli interventi in materia di dipendenze. In due anni non ci hanno mai chiamati. Non potevamo, a pochi mesi dalle elezioni, garantire a questi signori una passerella elettorale su questioni così delicate. Stanno giocando sulla pelle della gente.

http://www.liberazione.it/giornale/060208/archdef.asp

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