Martedi 21 febbraio assemblea all'ORSo ore 19.00 de gruppo di approfondimento sulla guerra.
Martedì 7 febbraio ci siamo ritrovati all’ O.R.So. per approfondire e sviluppare la tematica della guerra in relazione alle giornate di marzo dedicate al ricordo di Dax e alle lotte che lui portava avanti. Nella successiva riunione allargata di mercoledì 15 febbraio, si è relazionato e in parte discusso il lavoro svolto e quello che si andrà a sviluppare. Rispetto a questo particolare ambito tematico e di iniziativa ci si dati appuntamento all'O.R.So per martedì 21 febbraio per le ore 19.00.
Sono stati socializzati alcuni contributi che andassero nella direzione di approfondire alcune dinamiche rispetto alla guerra. Inevitabilmente, visto il terzo anniversario dell'ultima aggressione militare all'Iraq (18/2003), abbiamo sviluppato un ampia riflessione sulla attuale situazione irachena, in particolare sulla resistenza, sui risultati che la sua lotta sta raggiungendo e sulla disinformazione che i mass-media creano intorno all’argomento. La guerriglia sta riuscendo tramite attacchi alle truppe d’occupazione e agli apparati per lo sfruttamento petrolifero a rendere sempre meno conveniente, se non dis-economica, l’occupazione del paese. Il bilancio statunitense, recentemente approvato, parla chiaro, sempre più soldi per le imprese belliche e la sicurezza interna, sempre meno risorse finanziarie per la spesa sociale. Di fronte ai "successi" della resistenza, i grandi network dell’informazione occidentale ripropongono la formula resistenza = terrorismo, senza avere l’onesta intellettuale di distinguere i due fenomeni e senza dare un’informazione completa. La riflessione, ricordando che la guerra non ha come unico fronte quello delle operazioni militari, si è poi accentrata sul fronte interno e sul clima sociale generale che cerca di instaurare, con il tentativo di criminalizzare e reprimere chi si oppone a queste avventure militari/speculative. La discussione ha abbozzato un inquadramento sul ruolo delle basi, dei soldati e delle imprese italiane direttamente coinvolte nell’occupazione. Gli esempi sono diversi, alcuni dei reparti dei carabinieri mandati ad addestrare le “forze di sicurezza” irachene, sono gli stessi che preparano e praticano il (dis)ordine pubblico sui nostri territori. Sotto il profilo legislativo, le leggi speciali italiane per la lotta al “terrorismo” vengono poi usate contro chiunque dissenta dall’ordine mondiale che si tenta di costruire. Nel campo economico multinazionali della precarietà, ben note per la loro opera di precarizzazione dei lavoratori più o meno giovani, come Adecco e Manpower collaborano attivamente con l’occupazione, mentre gli interessi di altre imprese, ad esempio l’ENI, possono essere una buona chiave di lettura per capire il perché dell’intervento italiano. Infine è dà segnalare la presenza sul territorio di basi militari deputate a gestire situazioni di crisi in qualsiasi parte del globo, la base NATO di Solbiate Olona di Varese ha un comando in grado, in trenta giorni, di essere operativo in qualsiasi parte del mondo e gestire un esercito di 60.000 uomini. Dallo scorso agosto, fino al maggio prossimo, da quella base, vengono gestite tutte le operazioni di una delle due operazioni militari multinazionali in Afghanistan. Di fronte a questa situazione si è deciso di articolare la questione della guerra in diversi momenti informativi all’interno delle giornate di Marzo. In una serata, probabilmente il 15 marzo, si organizzerà un incontro con un compagno iracheno che potrà portarci un’ importante testimonianza diretta della situazione irachena, si pensa di doppiare l’incontro con un’ appuntamento mattutino in una Università Milanese. Per il corteo di sabato si preparerà un pieghevole, prodotto dall’elaborazione collettiva dell’assemblea di marzo, che tratterà le varie sfaccettature della guerra interna per far comprendere come la guerra sia qualcosa di tangibile nei nostri territori, attraverso le imprese, le basi e gli apparati repressivi. La nostra intenzione è di cercare di stimolare lo sforzo di sabotaggio nei confronti della disinformazione strategica rispetto alla guerra, di denunciare il ruolo delle imprese italiane nel contesto dell'occupazione irachena, di impattare l'attuale tendenza a fomentare un clima di xenofobia, intolleranza e razzismo utile alla pacificazione sociale.
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