Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Milano RICHIESTA PER L'APPLICAZIONE DI MISURE CAUTELARI - artt. 272 e segg. c.p.p. - Al Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale -SEDE Il Pubblico Ministero dott. Luisa ZANETTI, Sost. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Milano, Visti gli atti del procedimento indicato in epigrafe nei confronti di: 1) PEDRAZZOLI Giacomo Matteo, nato il 4.3.1984 a Milano, res. In Milano, via Caccialepori 7/A, difeso di fiducia dall'avv. Ernesto Tangari del foro di Milano, elettivamente domiciliato presso lo studio del difensore di fiducia in Milano, via Lamarmora n. 18 2) MURA Andrea, nato il 20.11.1983 a Iglesias (Ca), res. a Milano, via Rembrandt 12, difeso di fiducia dall'avv. Gionata Scaglia del foro di Milano 3) CELESTE Luigi, nato a Milano il 22.1.1985, residente in Milano, via dei Gigli 15/9, difeso di fiducia dall'avv. Andrea Ambiveri del foro di Milano, elettivamente domiciliato presso lo studio del difensore di fiducia in Milano, corso di P.ta Vittoria n. 54 4) LUSTRO Marco, nato il 20.5.1979 a Formia (Latina), res. a Gaeta (LT) in V.le Africa nr. 3 - domiciliato a Milano in Via Cilea nr. 58 5) GIGLIOTTI Luca, nato a Rho (Milano) il 19.8.1981, res. a Rho (Milano), via Fratelli Cairoli 12, difeso di fiducia dall'avv. Andrea Ambiveri del foro di Milano, elettivamente domiciliato presso lo studio del difensore di fiducia in Milano, corso di P.ta Vittoria n. 54 6) COLOMBO Stefano Angelo, nato il 31.3.1986 a Melzo, res. a Inzago (MI) in Viale E. Filiberto nr. 13 7) LABANCA Enrico, nato il 6.7.1982 a Ponte San Pietro (Bergamo), res. a Treviolo (BG) in Via XXIV Maggio nr. 8 8) SCHIRONE VITO, nato l' 11.12.1982 a Milano, res. a Milano, Via Meloria nr. 24 9) DEL MIGLIO Stefano, nato 1'8.4.1985 a Milano res. in Milano, via Paolo Uccello n. 7 10) LOCATELLI Giuseppe, nato il 3.6.1982 a Cernusco sul Naviglio (Milano), res. a Cernusco sul Naviglio (Milano), via Leonardo da Vinci 26 11) DEL CARRO FRANCESCA, Bergamo il 14.10.1986, res. a Cologno al Serio, via Solferino INDAGATI: TUTTI A) del delitto di cui all'art. 416 comma I, II e V c.p. per essersi associati tra loro e con altre persone in corso di identificazione, allo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti di aggressione fisica, di intimidazione, di furto e di danneggiamento a immobili o beni comunque riconducibili ad aderenti o simpatizzanti di movimenti antagonisti, aggregandosi, tra loro, nel gruppo cosiddetto degli skinheads, cementata alla comune ideologia di estrema destra che, ispirata ad ideali a prevaricazioni dell'avversano e in genere a ideali razzisti e di ripudio dei principi democratici, di ripudio dei deboli e degli appartenenti a razza non ariana, ideologia che impone, tra l'altro, una campagna adi contrasto violenta e di aggressione metodica contro aggregazioni di opposto orientamento ideologico e, quindi, nel caso specifico, di sinistra od autonome; gruppo che si organizza e coordina nel centro "Spazio", detto anche "skinhouse" di Milano, via Cannero, base per ritrovarsi, per organizzarsi, per riunirsi, per pianificare e decidere gli atti aggressivi e intimidatori (quali risse, lesioni, danneggiamenti, furti, devastazioni, incendi), come luogo di partenza per le spedizioni punitive e luogo ove rifugiarsi al termine delle stesse o comunque per discutere inseguito la strategia difensiva; gruppo che utilizza anche Altri luoghi di incontro quali i giardini di via Paolo Uccello, l'autogrill di via Montebianco, un bar di via Silva a Milano; ciascuno partecipando all'attività del gruppo in posizione paritaria con gli altri, girando per la città ed altrove per affermare l'esistenza del gruppo, armati, aggredendo in gruppo obiettivi prescelti o presentatisi casualmente sempre nell'ambito di un disegno preordinato, per ritorsione o per punizione o per futili motivi o anche solo per affermarsi e mostrarsi con l'aggravante del numero di associati superiore a dieci. In Milano dal 2001 alla data di oggi (data della richiesta di applicazione della custodia cautelare in carcere) 14.5.2005. Con la precisazione che la partecipazione degli indagati qui di seguito elencati si è protratta anche dopo il compimento della maggiore età a fianco di ciascuno indicata: Pedrazzoli divenuto maggiorenne il 4.3.2002; Mura divenuto maggiorenne il 20.11.2001; Celeste divenuto maggiorenne il 20.01.2003 Colombo divenuto maggiorenne il 31.3.2004 Del Miglio divenuto maggiorenne il 8.4.2003 Delcarro divenuta maggiorenne il 14.10.2004 PEDRAZZOLI e CELESTE B1) del delitto di cui agli artt. 110, 112 n. 1, 582 e 585 c.p. perché, agendo in concorso tra loro e con altre persone sino ad ora non identificate, con apporti causali anche distinti e comunque convergenti cagionavano a M. D. lesioni personali (ferite da taglio e da punta alla coscia destra ed al gluteo destro, ferite lacero contuse al labbro superiore, trauma piramidale nasale e trauma cranico non commotivo) dalle quali derivava una malattia durata 10 giorni colpendolo con un coltello o altro strumento tagliente e affilato, con calci e pugni . Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone. In Milano 1' 11.4.2004 B2) del reato di cui agli artt. 110 c.p., 112 n. 1, 61 n. 2, 81 cpv. c.p. e 4 L. 110/75 per avere, in concorso tra loro e con altre persone sino ad ora non identificate, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, portato fuori dalla propria abitazione senza giustificato motivo coltelli in numero imprecisato e arnesi atti ad offendere anche affilati e ciò al fine di commettere il delitto di cui al capo B1. In Milano l' 11.4.2004. SCHIRONE, LUSTRO, CELESTE, COLOMBO e LABANCA C1) del delitto di cui all'art. 110, 112 n. 1 e 588 I e Il comma c.p. per avere partecipato, insieme con altri soggetti non identificati, alla rissa divampata a Bergamo Alta, piazza cittadella tra due gruppi di giovani riconducibili rispettivamente uno all'area anarcoautonoma e l'altro all'area skinhead, nel corso della quale riportavano lesioni personali i soggetti meglio indicati al capo che segue; rissa nel corso della quale venivano utilizzati spranghe, bottiglie, sassi e coltelli o altri arnesi atti ad offendere anche affilati. Bergamo il 1.8.2004. C2) del delitto di cui agli artt. 110, 112 n. 1, 81 cpv., 582 e 585 c.p. perché, agendo in concorso tra loro e con altre persone in corso di identificazione, con apporti causali anche distinti e comunque convergenti e con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso cagionavano a T. A. lesioni personali (ferite da arma da taglio all'avambraccio sinistro), a B. A. lesioni personali (duplice ferita al sopracciglio e regione frontale sin., contusione regione zigomatica ds., contusione regione del giugulo) dalle quali derivava una malattia di durata non inferiore a giorni 10 se, a P. P. lesioni personali (flc cuoio capelluto) dalle quali derivava una malattia di durata non inferiore a giorni 8 se, a C. C. fdt in ipocondrio sin e al braccio sin Il distale laterale), dalle quali derivava una malattia di durata non inferiore a giorni 10 se, a M. F. lesioni personali (ferita da arma bianca all'altezza del torace lato ds.) dalle quali derivava una malattia di durata non inferiore a giorni 10 s.c., colpendoli con un coltello o altro strumento tagliente e affilato e/o contundente e con calci e pugni . Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone e di avere commesso il fatto con premeditazione. In Bergamo il 1.8.2004. C3) del reato di cui agli artt. 110 c.p., 112 n. 1, 61 n. 2, 81 cpv. c.p. e 4 L. 110/75 per avere, in concorso tra loro e con altre persone sino ad ora non identificato, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, portato fuori dalla propria abitazione senza giustificato motivo coltelli in numero imprecisato ed altri arnesi atti ad offendere anche affilati. Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone ed al fine di eseguire i reati di cui ai capi C che precedono. In Bergamo il 1.8.2004 PEDRAZZOLI, MURA, CELESTE, LUSTRO, GIGLIOTTI, COLOMBO, LABANCA, SCHIRONE VITO, DEL MIGLIO, LOCATELLI D1) del delitto di cui agli art. 110, 112 n. 1 e 588 I e Il comma c.p. per avere partecipato, insieme con altri soggetti non identificati (circa 20/25), tutti armati di coltelli, bastoni ed altri strumenti atti alla offesa quali bottiglie, catene in ferro, cerchioni di auto in sosta, alla rissa divampata tra un centinaio di persone a Milano, nella zona di via Ascanio Sforza, nei pressi del locale Malabestia, in contrapposizione tra due gruppi di giovani riconducibili rispettivamente uno all'area dei centri sociali e l'altro all'area skinhead, nel corso ed a seguito della quale riportavano lesioni personali i soggetti meglio indicati al capo che segue. In Milano, nella notte tra il 6 e il 7.8.2004. D2) Del reato di cui agli artt. 110, 112 n. 1, 81, 56, 575 e 577, 1 comma n. 3 c.p. perché, agendo in concorso tra loro e con altre persone in corso di identificazione, con apporti causali anche distinti e comunque convergenti ed in attuazione di un comune progetto criminoso, portatisi insieme nella zona compresa tra via Conchetta e via Ascanio Sforza, ed in particolare nei pressi degli esercizi commerciali denominati "malabestia" e "La Sacrestia", tutti muniti di coltelli, bastoni ed altri strumenti destinati alla offesa, ponevano in essere atti idonei diretti in modo non equivoco a cagionare la morte di R. G. e di C. G., atti consistiti in particolare nell'attingere con coltelli i predetti in zone vitali del corpo (ferita d'arma bianca in zona toracoaddominale destra con sospetta lesioni epatica, con riferimento a R., e ferite d'arma bianca multiple tra cui una penetrante in zona addominale, con riferimento a C.), procurando ferite a seguito ed in conseguenza delle quali R. e C. venivano ricoverati con prognosi riservata. Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone e di avere commesso il fatto con premeditazione. In Milano il 7.8.2004. D3) del reato di cui agli artt. 110, 112 n. 1, 81, 582, 583 e 585 c.p. perché, agendo in concorso tra loro e con altre persone in corso di identificazione, con apporti causali anche distinti e comunque convergenti ed in attuazione di un comune progetto criminoso, nelle medesime circostanze di tempo, di luogo e di fatto di cui al capo che precede, colpendoli con strumenti da taglio, bastoni ed altri arnesi atti alla offesa, cagionavano lesioni personali in danno di: 1) C. F. A. (ferite da punta e taglio in regione glutea sinistra e gomito sinistro giudicate guaribili in giorni 10 se); 2) G. U. (trauma emitorace destro con versamento pleurico e ferita della parete toracica, trauma cranico non commotivo, giudicati guaribili in 30 giorni se); 3) C. G. (ferita sacrale giudicata guaribile in 15 giorni se); 4) P. G. (ferita al ventre) Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone e di avere commesso il fatto con premeditazione. In Milano il 7.8.2004. D4) del reato di cui agli artt. 110, 112 n. 1, 61 n. 2 c.p. e 4 L. 110/75 perché, in concorso tra loro e con altre persone in corso di identificazione, illegalmente ed al fine di eseguire i reati di cui ai capi che precedono, portavano fuori della propria abitazione un numero imprecisato di coltelli, bastoni ed altri strumenti destinati alla offesa quali coltelli, bastoni, bottiglie, catene in ferro. Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone ed al fine di eseguire i reati di cui ai capi D che precedono. In Milano il 7.8.2004. LABANCA Enrico, CELESTE Luigi, DELCARRO Francesca, COLOMBO Stefano El) del delitto di cui agli artt. 110 e 112 n. 1 c.p. e 588 c.p. I e Il comma c.p. per avere partecipato, insieme con altri soggetti non identificati (circa una ventina), tutti armati di coltelli, bastoni e sbarre di metallo ed altri strumenti atti alla offesa quali bottiglie, bastoni, catene in ferro, alla rissa divampata a Milano, nella zona a partire dalle colonne di San Lorenzo - corso di porta Ticinese fino a p.zza XXIV maggio, in contrapposizione tra due gruppi i giovani riconducibili rispettivamente uno all'area dei centri sociali e l’altro all'area skinhead, nel corso ed a seguito della quale riportava lesioni personali, quanto meno, B. S., meglio indicate al capo che segue. In Milano, 9.4.2005. E2) del delitto di cui agli artt. 110, 112 n. 1, 582 e 585 c.p. perché, agendo in concorso tra loro e con altre persone in corso di identificazione, con apporti causali anche distinti e comunque convergenti cagionavano a B. S., lesioni personali (ferite ferita lacerocontusa regione frontale) giudicata guaribili con 4 punti di sutura in tre giorni s.c., colpendolo con un corpo contundente lanciatogli al capo. Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone e di avere commesso il fatto con premeditazione. In Milano il 9.4.2005. E3) del reato di cui agli artt. 110 c.p., 112 n. 1, 61 n. 2, 81 cpv. c.p. e 4 L. 110/75 per avere, in concorso tra loro e con altre persone sino ad ora non identificate, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, portato fuori dalla propria abitazione senza giustificato motivo coltelli in numero imprecisato ed altri arnesi atti ad offendere quali bastoni in legno, bastoni in ferro, bottiglie in vetro. Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone ed al fine di eseguire i reati di cui ai capi E che precedono. In Milano, il 9.4.2005. DEL CARRO Francesca e LABANCA Enrico F1) del delitto di cui agli artt. 110, 112 n. 1 e 582 c.p. perché, agendo in concorso tra loro e con altre persone in corso di identificazione, con apporti causali anche distinti e comunque convergenti cagionavano a L. E., lesioni personali (graffi al volto) colpendola la DelCarro con altra donna non identificata con schiaffi, graffi e calci, dopo averla accerchiata armati di coltelli con altri sei soggetti non identificati. Con le aggravanti dell'avere agito nel numero di almeno cinque persone. In Milano il 9.4.2005. IL TENTATO OMICIDIO, LE LESIONI e la RISSA di cui al CAPO D In data 7.8. 2004, come accertato dalle prime indagini svolte nella immediatezza dei fatti, verso l' I di notte in via A. Sforza un gruppo di alcune decine di individui, connotati da segni distintivi e da abbigliamento chiaramente caratterizzanti soggetti gravitanti nell'area politica di estrema destra definita "skinheads" o "teste rasate" (quali: teste rasate, magliette nere con la scritta White Power, segni distintivi quali svastiche o aquile naziste, il numero 88, indicante la doppia lettera alfabetica HH e cioè heil Hitler), si recava nei pressi dell'esercizio pubblico denominato «malabestia" noto ritrovo di individui legati ad area antagonista e frequentanti il centro sociale Conchetta. Ivi giunti, e come risulta dalle dichiarazioni rese dai testimoni escussi, alcuni degli skinheads entravano nel locale e, dopo avere ordinato delle birre, ne uscivano senza pagare il conto e, alle rimostranze del gestore, all'esterno del bar, ove erano presenti gli altri skin, iniziavano ad insultare il locale ed a provocare, scatenando la reazione degli avventori presenti sul posto. Subito dopo, datisi alla fuga verso via Conchetta, si univano ad un gruppo più numeroso formato da un'altra dozzina di individui che brandivano coltelli e catene (sintomo questo di premeditazione) che usavano contro gli antagonisti, a rinforzo dei quali giungevano altri giovani; si scatenava così una rissa che durava una quindicina di minuti, durante la quale, i due opposti gruppi si fronteggiavano scagliando anche sedie, bottiglie, oltre che coltelli e bastoni ed altri strumenti atti alla offesa; il gruppo di skin si allontanava cantando inni e cori inneggianti al nazismo e da stadio (si vedano la cnr 7.8.2004 e relativi allegati e in particolare le dichiarazioni rese da M. F., I. D., B. R., D. B., C. F., S. M., B. D.). C,, gestore del Malabestia, precisava anche di essere stato minacciato con un coltello; contestualmente l'aggressore lo minacciava di bruciargli il locale; B. D. inoltre indicava nella foto n. 6 dell'album mostratogli la fisionomia di persona che gli ricordava colui che nel gruppo degli skin guidava il gruppo (la foto n. 6 raffigura Celeste Luigi). A seguito della rissa venivano ricoverati o visitati e medicati in ospedali i feriti di cui al capo di imputazione sub D, per le lesioni meglio descritte nel medesimo capo di accusa (si vedano la citata enr , la annotazione Digos 7.8.04 allegata alla citata cnr, attestante il ricovero di C. F., R. G., C. G. e G. U.; la nota Digos 3.9.04 e le allegate dichiarazioni rese dal ferito Rubini Giuseppe, la allegata certificazione medica concernente il predetto R., C. G., C. G., P. G. e G. U.). Sul luogo erano poi stati rinvenuti un coltello, dei frammenti di una fibbia metallica raffigurante una scure all'interno di uno scudo (simbolo di matrice neonazista) e un portafoglio contenente i documenti di Pedrazzoli Giacomo. Qualche ora dopo i fatti, verso le 4 del mattino del 7.8.2004, gli operanti della Digos che si trovavano sul posto, hanno notato passare sul luogo della aggressione proprio il Pedrazzoli, da loro riconosciuto, a bordo di una Daewoo Matiz con targa C...870...M, seduto sul sedile posteriore (poi risultata essere tg. CM870NM, intestata a Mario Mura e in uso al figlio Andrea). Pedrazzoli era stato riconosciuto in quanto noto agli UPG come soggetto gravitante nell'ambiente della estrema destra e già coinvolto in precedente accoltellamento (di cui si parlerà più avanti - capo B). Riconosciuto Pedrazzoli, che ivi si era recato per cercare di recuperare il portafogli smarrito, e intimato l'alt alla vettura, il conducente per tutta risposta non ottemperava all'ordine e si dava alla fuga. La Digos, nella stessa notte dei fatti, si recava alla abitazione del Pedrazzoli, che non veniva rintracciato e lì eseguiva una perquisizione che portava al rinvenimento e sequestro di un tirapugni. Successivamente Pedrazzoli si presentava in Questura, lo stesso 7.8.2004 e veniva sottoposto a fotosegnalamento; durante i rilievi gli venivano notati lividi ed abrasioni, compatibili con una recente colluttazione e si provvedeva a documentarli con fotografie (si veda la cnr 7.8.04 e allegato album fotografico). Sempre il 7.8.04 alle ore 12 Andrea Mura (il conducente della Daewoo che si era data alla fuga) rendeva dichiarazioni affermando di essere rientrato con Pedrazzoli ed altri amici da un viaggio in Francia verso le 3 di quella notte, e di essere andati tutti subito a casa, fornendo quindi un alibi al Pedrazzoli, a se stesso ed ai propri amici. Tale versione, è opportuno ricordarlo da subito, verrà smentita dall'analisi dei tabulati dell'utenza telefonica in uso al Mura (dai quali risulterà che nella notte tra il 6 e il 7 agosto non solo il Mura era già in Italia, ma era anche presente nella zona e negli orari in cui avvenne l'aggressione); la versione verrà poi modificata dallo stesso Mura il 14.9.04 (si veda più avanti), allorché dichiarerà che con gli amici era giunto in Italia nelle prime ore del 6.8.2004 (il giorno precedente la rissa) e che, dopo essersi recato ad una grigliata con gli amici nel centro skin di via Cannero, base di riferimento del gruppo degli skinheads, era tornato a casa senza seguire gli altri che, invece, erano andati sui Navigli a bere una birra; svegliato poi alle 4 del mattino dal Pedrazzoli, che presentava lividi sul corpo e che gli aveva raccontato di avere perso il portafogli sul luogo ove erano andati a bere la birra ed ove era scoppiato il "casino", lo aveva accompagnato sul posto alla ricerca del portafogli. Ma, tornando alla cronologia dei fatti, 1'11.8.2004 Pedrazzoli Giacomo veniva arrestato su ordinanza del GIP; all'atto dell'arresto si trovava in un agriturismo, tra gli altri, con Del Miglio, Di Sante Leonardo, Mura Andrea, Gigliotti Luca e Locatelli Gisueppe, tutti noti alla Digos di Milano per la loro appartenenza al gruppo locale skinhead. Interrogato dal GIP, si avvaleva della facoltà di non rispondere. Il TDR rigettava il ricorso avanzato dalla difesa avverso l'ordinanza GIP 23.8.04. Venivano in seguito presentate istanze di revoca della misura, in un primo tempo rigettate. Successivamente al Pedrazzoli - il 9.1.2004- venivano concessi gli arresti domiciliari e successivamente ancora veniva concessa autorizzazione a recarsi al lavoro; il 29.1.05 la misura cautelare veniva sostituita con quella dell'obbligo di presentazione giornaliera alla P.G:. Il 16.8.04 rendeva dichiarazioni Gigliotti Luca il quale riferiva del viaggio in Francia con Del Miglio, Di Sante Leonardo, Pedrazzoli Giacomo, Mura Andrea e Locatelli Giuseppe; Gigliotti precisava che, insieme con costoro, era tornato a Milano nel pomeriggio del 6.8.2004; in serata era andato al centro Spazio di via Cannero per la grigliata; quindi, dopo avere accompagnato a casa loro Del Miglio e Di Sante Leonardo, era andato a casa verso la 1 del 7.8.04. Il 18.8.2004 si presentavano spontaneamente in Questura Gigliotti Luca e Celeste Luigi; entrambi confessavano di avere usato il coltello per difendersi durante la rissa e di avere appreso da altri amici (dei quali non volevano fornire i nomi, ad eccezione di quello di Pedrazzoli) che nessun altro aveva con sé coltelli. Celeste e Gigliotti venivano quindi interrogati quali indagati e si avvalevano della facoltà di non rispondere ad ogni domanda che comportasse una qualche indicazione dei soggetti con cui si erano accompagnati alla grigliata e alla "spedizione " sui Navigli; ribadivano di avere solo loro avuto un corpo a corpo con gli avversari, mentre il resto del gruppo si trovava più arretrato. Celeste poi, alla domanda sul coltello, dichiarava di averlo gettato in un tombino, aggiungendo di non essere in grado di indicare dove, descriveva il coltello a serramanico lungo, aperto, una decina di centimetri. Anche Gigliotti sul coltello riferiva di averlo perso nella zona dei fatti, lo descriveva come un coltellino con manico in legno della lunghezza, aperto, di 10 cm. Alla domanda specifica se si ricordasse cosa aveva fatto con in mano il coltello ("ti sei reso conto di aver colpito qualcuno?") rispondeva testualmente: "se ci sono degli accoltellati e poiché ad avere il coltello eravamo io e Celeste Luigi, credo che qualcuno l'ho colpito. Poiché io e Celeste eravamo leggermente in posizione avanzata rispetto agli altri, ci siamo trovati isolati con addosso diverse persone che continuavano a colpirci". Precisava anche di non aver avuto bisogno di cure. Il 19.8.2004 veniva sentito Di Sante Leonardo, anche lui in vacanza in Francia con il gruppo già menzionato e presente alla grigliata; riferiva i nomi delle persone presenti alla grigliata, tra cui citava tre "hammer" (figure aderenti al più antico gruppo skinhead detto hammerskin) e tra essi Scordo Norberto; indicava come presenti inoltre Mura, Pedrazzoli, Del Miglio, Gigliotti, Gigi (cioè Celeste); Di Sante precisava di essere poi stato accompagnato da Gigliotti, insieme con Del Miglio, a casa di quest'ultimo, mentre Gigliotti andava a bere la birra sui Navigli. Il 24.8.2004 Del Miglio Stefano dichiarava di essere tornato a Milano dalla Francia con gli altri già sopra menzionati e di essere rimasto in casa con Pedrazzoli fino alle 18 ora in cui con Mura andava alla grigliata in via Cannero ove erano presenti alcuni hammer, tra cui Scordo, e inoltre Schirone e Celeste; finita la grigliata dichiarava di essersi recato a casa; verso le 5 del mattino del 7.8.2004 era stato svegliato da Pedrazzoli che gli aveva raccontato che, mentre si trovavano sui Navigli a bere una birra, erano stati aggrediti da alcuni ragazzi dei centri sociali che non li volevano in quel posto; Pedrazzoli nel corso della rissa aveva avuto "per un attimo un contatto fisico con uno dell'altro gruppo"; qualcuno aveva usato un coltello; dopo lo scontro gli skin erano andati tutti via; Pedrazzoli, che si era accorto di avere perso il portafogli, era tornato indietro a cercarlo. I1 giorno 8.9.2004 Del Miglio veniva nuovamente ascoltato e specificava i tempi dei suoi spostamenti da Spazio a casa, i contatti telefonici con Celeste la sera dopo la rissa e l'incontro con Mura e Pedrazzoli arrivati insieme a casa sua alle 5 del mattino. Il 30.8.2004 veniva sentito R. G. il quale riferiva che la sera della rissa si trovava al centro sociale di via Conchetta in compagnia di G. U. quando veniva informato da una ragazza (M. e cioè S. M.), lavorante al bar Malabestia, che un gruppo di naziskin stavano creando disordini nei pressi del locale; avvisati, quindi, gli altri ragazzi presenti nel centro, andavano in avanscoperta per verificare cosa stesse accadendo. Giunti in prossimità del detto bar sentiva esclamare le frasi "eccoli, stanno arrivando" e "dai, dai carichiamo", quindi veniva inseguito da una decina di persone; veniva raggiunto e colpito, rendendosi conto poi, una volta rifugiatosi nel centro sociale Conchetta, di essere stato colpito con una coltellata; veniva soccorso e ricoverato al S. Paolo ove gli veniva riscontrata ferita con emoperitoneo da lacerazione epatica in ferita d'arma bianca, shock emorragico, subiva due interventi chirurgici e restava ricoverato fino al 18.8.2004 (si veda la annotazione Digos 7.8.04 e relativi allegati, nonché la nota Digs 3.9.2004 e relativi allegati). Il 7.9.04 veniva sentito Locatelli Giuseppe, del gruppo che era andato in vacanza in Francia; precisava di aver preso parte alla grigliata e di essere rimasto a "Spazio" in via Cannero, fino alle 22.30 circa, ora in cui faceva rientro a casa; la sua dichiarazione è ricca di non ricordo e non so, soprattutto con riferimento ai nomi di partecipanti ed è comunque smentita dai tabulati, come si vedrà più avanti.. Il 9.9.2004 sporgeva denuncia G. V., che confermava a grandi linee quanto già detto da R., riferendo di essere stato aggredito nel corso di varie "cariche mirate" effettuate dal gruppo skin, colpito con pugni e calci e infine con un coltello. Il 14.9.04 veniva risentito Mura Andrea che rettificava le precedenti dichiarazioni, affermando di essere rientrato dalla vacanza in Francia verso le 9 del mattino del 6.8.2004 e di essersi recato verso le 19 a Spazio in via Cannero per la grigliata alla quale avevano partecipato Celeste, Gigliotti, Del Miglio, Pedrazzoli, Schirone, Di Sante e, oltre a costoro, Locatelli e alcuni ragazzi di Bergamo che erano presenti anche nella serata dell' 11.9.2004 ad un concerto organizzato a Spazio. Precisava di essere poi andato a casa spegnendo il telefonino verso le 23 (si vedrà tra poco come tali dati sono smentiti dall'analisi dei tabulati telefonici). Verso le 4 del mattino del 7.8.2004 veniva svegliato da Pedrazzoli e Celeste che gli avevano raccontato l'accaduto; con Pedrazzoli, che gli aveva chiesto di accompagnarlo a cercare il portafogli, si era recato sui Navigli, ma essendosi accorti della polizia che li aveva invitati a fermarsi, si erano immediatamente allontanati, senza rispettare l'ordine. Il 15.9.2004 veniva sentito anche Schirone Vito, che precisava di essere andato alla grigliata il 6.8.2004, presenti circa 30/40 persone, di essersi ubriacato, di essere tornato a casa alle 4-5 del mattino e di non ricordare altro (la sua versione è smentita dai tabulati). Per chiarezza si precisa che si sono qui sopra riportate in sintesi anche le dichiarazioni rese da alcuni degli attuali indagati in un momento in cui non emergevano ancora indizi a loro carico; dette dichiarazioni, pertanto, rese in qualità di persone informate sui fatti, sono oggi pienamente utilizzabili, sia pure solo erga alios ex art. 63 c.p.p. In tal senso la giurisprudenza anche della Suprema Corte è costante. Un dettagliato riepilogo delle risultanze di indagine è esposto principalmente nella nota riepilogativa della Digos in data 21.12.2004, nella quale si dà conto anche degli esiti delle intercettazioni telefoniche sulle utenze in uso a Pedrazzoli, Mura e Del Miglio e delle intercettazioni ambientali. Nella informativa riepilogativa si riferisce, tra l'altro, che il 15.8.2004, quindi ipochi giorni dopo i fatti sopra descritti, verso le 5.30 del mattino erano stati tratti in arresto Schirone Vito, Mura Andrea e Del Miglio Stefano perché colti in flagrante tentativo di forzare il portone del centro sociale "Vittoria" di via Muratori; in prossimità del luogo dell'arresto veniva rinvenuta l’autovettura utilizzata dai per recarsi sul posto, intestata a Schirone Michele, padre di Schirone Vito; tale autovettura si trovava parcheggiata poche ore prima, verso la 1.15 nei pressi della sede Skin di via Cannero, dalla quale evidentemente i tre giovani erano partiti per la spedizione contro il centro sociale antagonista. Appare evidente che il tentativo di introdursi nel centro sociale costituisce una spedizione punitiva a ritorsione per quanto accaduto il 6-7.8.2004 sui Navigli; ciò, considerati la prossimità temporale alla rissa e l'identità delle persone colte sul fatto; oppure una ritorsione per un patito furto alla Skinhouse il 9.8.2004-,- non denunciato, ma che risulta, come si vedrà, dalle intercettazioni telefoniche. Il 16.8.2004 venivano identificati i ragazzi presentatisi nell'aula di udienza ove si celebrava il processo per direttissima contro i tre arrestati per il tentato furto del 15 agosto; tra costoro figurano: Labanca Enrico e Colombo Stefano (di cui si dirà più avanti), Gigliotti Luca e Celeste Luigi; Gigliotti in quella occasione veniva escusso e riferiva quanto già sopra riportato. Il 18.8.2004 Gigliotti e Celeste venivano sentiti come indagati ed anche di queste dichiarazioni si è già detto. Come detto sopra, il 9.11.2004 a Pedrazzoli venivano concessi gli arresti domiciliari; il 28.1.2005 la misura cautelare veniva sostituita con la misura dell'obbligo giornaliero di presentazione alla PG competente territorialmente. Alla luce delle dichiarazioni acquisite via via con il progredire delle indagini la Digos, rilevato che ricorreva la indicazione della presenza sul luogo della rissa di un gruppo di brianzoli, tra cui alcune ragazze, cercava di individuare quali dei gruppi provenienti dalla Brianza comprendesse donne; veniva così focalizzato un gruppo di 4 ragazzi tra cui una donna che 1' 11.9.2004 erano stati al concerto a "Spazio" ed, in particolare, Colombo Stefano, la minore Del Carro Francesca, Labanca Enrico e Anesa David. Il 20.9.2004 veniva sentita la Del Carro, ragazza di Celeste Luigi, che teneva un comportamento fortemente reticente. Il 22.9.2004 veniva sentito Labanca il quale, pure reticente, si limitava a sostenere di essere partito per le vacanze con amici il 6.8.2004; il dato, come si vedrà verrà smentito dai tabulati telefonici. Veniva poi estesa l'attività di intercettazione telefonica alle utenze in uso a Colombo Stefano e Lustro Marco; veniva altresì effettuata intercettazione ambientale nel seminterrato e al piano terra dei locali di Spazio in via Cannero. Nella conversazione del 25.9.04 intercettata nel seminterrato delle ore 00.00 tra Del Miglio, Mura e Celeste, si fa riferimento alla rissa del 6-7.8.04 ed al gruppo di Bergamo di cui fa parte una coppia sposata che "non si fa più vedere"; si parla anche di tale Stefano, di Bergamo (Colombo Stefano, identificato al concerto dell' 11.9.2004). La Dlgos individuava la coppia di giovani coniugi (Scimone Sergio e Garbini Tania) che venivano sentiti il 18.10.2004: entrambi riferivano della serata a Spazio per la grigliata, cui avevano partecipato una trentina di persone, tra cui Colombo Stefano e Labanca Enrico con cui - al termine - si recavano, insieme anche a Gigi (Celeste Luigi) ed altri ragazzi, a bere una birra sui Navigli; ivi giunti Temperino (soprannome di Gigliotti) e Labanca entravano in un locale; nasceva una discussione per il prezzo delle birre con il gestore del locale e poi con alcuni avventori. Scimone e la moglie, insieme con la Del Carro si allontanavano e da lontano assistevano alla rissa alla quale prendevano parte circa una ottantina di persone e, del gruppo skin, tra gli altri, Temperino (Gigliotti), Celeste Luigi, Pedrazzoli Giacomo, Del Miglio Stefano, Schirone Vito, Colombo Stefano e Labanca Luigi. La Garbini - tra le persone raffigurate in un album che le veniva mostrato - riconosceva: Labanca, Pedrazzoli, Schirone, Celeste, Colombo, Del Miglio. Venivano anche acquisiti i tabulati telefonici delle utenze in uso a Del Miglio, Gigliotti, Mura, Celeste, Colombo, Labanca, Schirone, Lustro, Pedrazzoli, Del Carro nelle giornate del 67.8.2004. Dal raffronto e dall'incrocio dei dati emersi, si ricavano conclusioni estremamente rilevanti ai fini della valutazione dei fatti e delle varie posizioni. Per evitare inutili ripetizioni si rimanda per la lettura dei risultati alla tabella redatta ai ff. 18 - 19-20 della nota riepilogativa più volte citata. Qui basti ricordare che sicuramente, sulla base dei tabulati telefonici, si può tranquillamente affermare che erano presenti sul luogo dei fatti nella notte e nell'ora della rissa: Mura (che si trova in zona Lotto alle 00.11; sul luogo dei fatti alle 00.49 e 00.52; in via Cannero alle 2.36, evidentemente rientrato alla base dopo la rissa); Celeste (alle 2.01 si trova in zona De Amicis, ove aveva parcheggiato l'auto con gli amici per poi recarsi sui Navigli; risulta rientrato in via Cannero alle 3.36; risultano contatti telefonici o via sms con Lustro e ripetutamente con Del Miglio, dopo la rissa, segno dell'allarme e conseguente consapevolezza dell'accaduto); Lustro (che, come si già visto, contatta Celeste mentre questi, dopo la rissa, si trova in zona De Amicis a recuperare l'auto). E' altrettanto certo che Gigliotti si trovasse la notte della rissa poco prima di mezzanotte in zona Maciachini, vicino a via Cannero, ove risulta nuovamente presente alle 2.36 (facile concludere, vista la sua confessione, che Gigliotti è partito con gli altri da Spazio, è andato in zona Navigli, ha preso parte alla rissa ed è rientrato alla base; non ha fatto e non ha ricevuto telefonate mentre si trovava sui Navigli; dopo la rissa risulta avere inviato un messaggio a Mura e uno a Celeste). Anche Colombo risulta presente alle 23.26 in via Cannero; risulta presente alla rissa stando alle dichiarazioni della coppia bergamasca; facile arguire che sia partito con gli altri per la spedizione da via Cannero per recarsi sui Navigli ove, durante la rissa, non ha fatto e non ha ricevuto telefonate (risulta chiamato prima della rissa da Santagostino Mauro, noto skinhead, che sappiamo essere poi partito quel giorno per le vacanze con Labanca - vedi più avanti). Labanca risulta presente alle 23.32 in via Pedroni (non lontana da via Cannero); alle 2.20 (finita la rissa), è in largo Domodossola (non distante da via Cannero), alle 3.11 in Cormano e alle 3.36 in Binasco, ove sente telefonicamente l'amico Santagostino Mauro che poi raggiunge a Pavia per recarsi con lui in vacanza; facile arguire che anch'egli è partito per la spedizione da via Cannero, ove è rientrato con gli altri, per poi allontanarsi verso la zona sud di Milano; d'altra parte la sua partecipazione alla rissa è riferita dalla coppia di coniugi bergamasca. Schirone risulta alle 19.48 presente in via Cannero; è indicato dalla coppia di coniugi bergamasca come partecipante alla rissa. Del Miglio risulta presente sul luogo dei fatti alle 3.36, orario in cui riceve un sms da Celeste; la sua partecipazione alla rissa è indicata dalla coppia di coniugi bergamasca; evidentemente si è recato con Pedrazzoli e Mura a cercare il portafogli. Il risultati delle intercettazioni telefoniche: Su Colombo Stefano: appare rilevante la conversazione tra Colombo e Mazzetti, entrambi legati sentimentalmente a Mazza Federica (del 2.11.04 ore 15.07 - progr. 832) nel corso della quale Colombo chiede a Mazzetti se la Mazza gli ha raccontato qualcosa a proposito di processi ed accoltellamenti; Mazzetti afferma di aver saputo dalla Federica che "eravate andati al Conchetta"; la ragazza, alla quale Mazzetti aveva chiesto se si trattava del giorno delle coltellate, aveva risposto "sì". Da tale conversazione si apprende, quindi, de relato dalla Mazza, che Colombo la sera della rissa era "al Conchetta". Dai servizi di ascolto risultano numerosi contatti telefonici di Colombo con aderenti al gruppo skin. Su Lustro Marco: risultano numerosi contatti con skinheads; il 14.10.2004 informa immediatamente la Del Carro di essere stato sentito dagli inquirenti e di avere risposto "non mi ricordo e non so"; il 15.10.2004 informa anche Colombo e Celeste: "sono venuti anche da me" e "ho avuto visite" (il che dimostra il legame con alcuni partecipanti alla rissa, che si premura di informare immediatamente sulla propria reticenza, rassicurandoli). Su Del Miglio Stefano: rilevante appare il dialogo del 10.8.2004 progr. 137 ore 12.41 nel corso del quale, il Del Miglio, parlando con Schirone, riferendosi ad un patito furto in danno dei locali di Spazio, esclama, evidentemente pensando ad una ritorsione ad opera dei ragazzi del centro sociale,: "... è già tanto che non hanno spaccato tutto e non hanno buttato fuoco... abbiamo lamato venti persone .... oh, ma dai... ma stai scherzando... ci mancherebbe altro che non avessero fatto qualcosa". Significativa appare anche un'altra frase pronunciata da Del Miglio: "visto che sono uno che conta...", importante per valutare il ruolo di Del Miglio all'interno del movimento skin; 'rilevante pure la conversazione n. 546 ore 11.28 del 18.7.04 nel corso della quale Del Miglio autorizza l'interlocutore a prendere i soldi dalla cassa per pagare l'avvocato che lo dovrà assistere in occasione delle dichiarazioni che intende rilasciare in relazione alla rissa del 7.8.2004 Del Miglio emerge anche quale leader all'interno del gruppo dei giovani skin, referente dei giovani nei rapporti con gli skin anziani (hammer), in particolare con Scordo Norberto. Per valutare la posizione del Del Miglio, importante risulta anche la conversazione n. 493 del 16.8.2004 : "oh, ma gli accoltellati sono 11? Gli abbiamo dato una mazzolata di quelle che si ricordano per il resto della vita..". Nella conversazione n. 1612 delle 16..20 dell' 8.9.2004 Del Miglio, parlando con il genitore di un convocato in Questura afferma di sapere i nomi dei coinvolti nella rissa "più o meno li so tutti ". Significativa anche la conversazione con un appartenente al gruppo giovanile di AN, la n.3465 del 16.10.04 nel corso della quale Del Miglio afferma: "almeno gli skin i compagni li vanno ad affrontare in zona loro - in dieci contro cento ", al contrario dei "compagni", che avevano aggredito un minorenne in maggioranza armati di chiavi inglesi. Su Gigliotti Luca: significativa la conversazione n. 153 del 15.8.2004 ore 17.21 nel corso della quale si comprende che è stata posta in essere attività di inquinamento delle prove con la preparazione delle dichiarazioni spontanee da rendere alla Polizia, assumendosi il Gigliotti con Celeste le responsabilità degli accoltellamenti: "lunedì torna l'avvocato e andiamo almeno tiriamo fuori gli altri sennò qua vanno tutti dentro e f anno tutti la stessa fine . E, sull'inquinamento delle prove va richiamata anche la conversazione n. 228 del 16.8.2004 ore 18.04 nella quale Gigliotti afferma che l'avvocato gli ha spiegato che se vanno spontaneamente a fare un'ammissione di colpa, Pedrazzoli esce nel giro di poco tempo. E' importante sul punto ricordare che Pedrazzoli era già stato processato per una precedente aggressione avvenuta il 7.4.2002 in danno di un giovane accoltellato perché aveva in auto il quotidiano-"Il Manifesto". Era quindi importante scagionarlo,pur ciò comportando, per chi lo scagionava una assunzione di responsabilità. Altrettanto significativi i seguenti sms: n. 243 delle 21.20 del 16.8.2004 "altro che non hanno prove, mi hanno raccontato (i poliziotti) tutto per filo e per segno come è andata, io ho solo negato (il che conferma l'esattezza della ricostruzione degli inquirenti) e pochi minuti dopo: che sapessero (i poliziotti come è andata lo sanno tutti, t'importante che non abbiano i nomi e non prendano gli altri.."; il giorno dopo 17.8.04, alle ore 14.56 n. 296 Gigliotti manda un sms alla sorella Elena: Elena, stai tranquilla andrà tutto bene, mi stavano per aprire la testa, hanno avuto quello che cercavano, sì, lo so, sei (accoltellati) sono troppi ma che devo fare? sappiamo che Gigliotti, pur di fronte alla gravità del fatto per il numero dei feriti, il 16.8.04 è andato in Questura confessando di aver preso parte alla grigliata; il giorno dopo con il difensore, come programmato, confesserà l'uso del coltello per salvare l'amico nei guai). Estremamente importante anche la conversazione n. 446 del 20.8.2004 ore 15.06 nel corso della quale Gigliotti, colloquiando con la madre di Pedrazzoli, che parla di 13 persone che dovrebbero confessare, Gigliotti la corregge, dicendo che erano in 11 perché gli altri due erano donne. Ebbene risulta effettivamente che presenti ai fatti, come già detto, vi erano la minorenne Del Carro e la Garbini. In un'altra conversazione si ha la riprova della genuinità delle dichiarazioni di Scimone Sergio; infatti, nella conversazione n. 1208 del 24.9.2004 Gigliotti, parlando con Di Sante Leonardo, afferma di volergli parlare a quattr'occhi di una faccenda riguardante tale "Sergio", che avrebbe "mollato" (cioè sarebbe crollato raccontando i fatti alla Polizia, cosa effettivamente verificatisi, e ormai nota evidentemente anche all'indagato Gigliotti). Anche le intercettazioni ambientali, almeno le più significative, vanno sia pur brevemente, ricapitolate . Significativa quella intercettata nel seminterrato il 25.9.2004 ore 00.00; Del Miglio parla con Celeste del rischio che qualcuno "parli" (con la Polizia) e citano proprio la coppia di Bergamo, che non si fa più vedere. Significativa la conversazione al seminterrato del 7.10.2004 ore 21.28.29: si parla, presenti Celeste, Mura, Del Miglio, Schirone ed altri, delle testimonianze acquisite dalla Polizia; Mura spiega che "c'è un coltello che balla ", spiega che Gigliotti ha descritto il coltello perso che non corrisponde a quello ritrovato; e Del Miglio: "va beh, i dati di fatto sono che c'è un coltello... che poi il coltello si sa di chi ...Mister giovane è particolarmente fortunato...perdi quello (inteso -il portafogli) e pure l'altro il coltello (evidentemente si riferisce a Pedrazzoli). Si ricorda che a polizia ha ritrovato un coltello sul luogo dei fatti, che non corrisponde né a quello descritto da Celeste, né a quello descritto da Gigliotti; "balla'' quindi un coltello, che costituisce un elemento a carico del Pedrazzoli. Anche la conversazione nel locale piano terra del 15.9.2004 ore 00.30 appare importante; infatti, i presenti ripercorrono le varie dichiarazioni rese, si confrontano e poi Del Miglio ripercorre l'ospitalità data la notte della rissa a Pedrazzoli "l'avevo nascosto a casa mia... lui è arrivato tutto rotto a casa mia, si è pulito a casa mia "; il dialogo prosegue anche sulle dichiàràzióni rese alla Polizia con toni anche di derisione e da essi si arguisce la falsità delle dichiarazioni o la loro intensa reticenza. Rilevante sulle modalità dei fatti la conversazione al piano terra 26.9.2004 ore 00.30, nel corso della quale si parla di una rissa; Gigliotti dà sfoggio delle proprie abilità sul ring "ma quando sei in strada... uno l'ho parato poi l'ho preso e ho detto t'ammazzo.... salto gli do un morso qua in gola, anch'io faccio facevo tai... omissis ... ma in strada tutta un’altra cosa ... ora, sul ring è una cosa, metti in strada io, cioè, ti devo ammazzare» e prosegue affermando che in strada diventa «cattivo cattivo» cioè, cattivo e qua dentro la cattiveria ti viene, a me qua dentro la cattiveria mi è venuta, cioè, non è che ce l’ avevo, a me la cattiveria mi è venuta qua _dentro; infatti io fino a due anni e mezzo fa…omissis…non l’avrei mai accoltellato…omissis…la strada è strada, cioè un dito nell’occhio e io ti ammazzo». Anche la conversazione al piano terra del 30.9.2004 ore 23.30 va sottolineata; infatti, chiaramente viene ribadita l'importanza di accreditare presso gli inquirenti la versione dell'accoltellamento ad opera dei soli Gigliotti e Celeste: "quella sera le coltellate le avete tirate tu e lui (Gigliotti e Celeste) ...omissis ... l'importante è che non venga fuori neanche un nome, non esiste proprio Emblematica anche la conversazione al piano terra del 7.10.2004 delle 20.30.47: tra Mura e Del Miglio: uno afferma `...finisce il processo e tutti escono... Cominciamo con le coltellate di nuovo... " e l'altro, di rimando: "li ammazziamo tutti i bastardi". Allarmante la conversazione al piano terra del 7.10.2004 ore 21.01.04 nella quale, presenti Schirone e Celeste, si illustrano foschi progetti contro le vittime della rissa che hanno parlato: "tira giù i nomi di quei bastardi ", si fanno anche i nomi "Rubini, Cavagna (rectius Campana), Capanna (rectius Campone) e Puma (rectius Guma), e uno aggiunge "oh, Vito (Schirone), ci sono due ebrei, ma proprio ebrei", ma l'altro si premura di comunicargli che prorio costoro hanno deposto a favore degli skin, insieme con un albanese (obiettivi principali - gli appartenenti alla razza ebraica e gli extracomunitari - della campagna di odio e persecuzione razziale al vertice della ideologia skin); nella conversazione si fanno anche i conti delle persone presenti "se viene fuori che ad accoltellare sono stati solo due piuttosto che... " e l'altro »no in quattro eravamo ', 'io ero con Enrico (Labanca)", "Stefano ".. "avevo contato che eravate in quattro ", "no, cinque più dieci quindici ". Nella conversazione al piano terra del 16.10.2004 ore 2.30, tra Schirone, Locatelli e Celeste, si parla anche della rissa di Bergamo (contestata al capo C) di cui si dirà più avanti. E, a proposito della rissa sui Navigli, Schirone afferma di aver preso "una cifra di botte…omissis...successivamente Stefano ne ha preso uno, quello pelato con la camicia a .fiori arancione e lo ha massacrato ", Locatelli afferma di averle date all'ultima carica e di essere stato in prima filai Schirone aggiunge di aver preso dieci bastonate e che ne hanno preso_ uno e_mentre Stefano lo teneva lo massacravano di botte e lui gridava basta basta; Celeste racconta alcune fasi della rissa e ad un certo punto di aver aperto la lama; anche Schirone era in prima fila, alla domanda su chi avesse partecipato all'ultima carica Schirone replica che c'erano Pintu (e cioè Mura , Stefano ed altri nomi non comprensibili; nel diaolo emerge anche la posizione di Pedrazzoli (detto Pedra), che si è trovato da solo "e questo è stato il brutto ed ha sbagliato lui visto che stavano caricando davanti, lui si è trovato da solo dietro per cui se le è prese da tuffi quelli che cenivano dal pub "; la conversazione prosegue indicando lo svolgersi della rissa e Locatelli afferma che "chi aveva le lame le ha tirate fuori". Ancora si torna sul numero dei partecipanti alla rissa, distinguendo tra Bergamo e Milano/Navigli; Schirone afferma che a Bergamo erano in otto mentre a Milano in dieci e Locatelli lo corregge in dodici; Schirone corregge ancora in quattordici; si contano, recriminando sul fatto che molti "camerati", al momento buono, si sono tirati indietro e che "in pochi hanno preso le botte"; Schirone precisa anche di aver visto il Pinti (e cioè Mura) "con la lama spezzata». Si discute anche dei mezzi per combattere: "se devi pestare qualcuno pestalo con questa ", e Schirone sottolinea la pericolosità, come arma, del lucchetto che "tirato in testa auno lo lasciin coma» e indica la propria mazza da baseball «. Infine, la conversazione del 25.10.04 ore 21.01.52 al piano terra alla quale partecipa l'avvocato Scaglia, sostituto processuale dell'avv. Ambiveri, difensore di Celeste e Gigliotti (come risulta dagli atti); sono presenti, tra altri, Del Miglio, Di Sante, Gigliotti, Schirone, Celeste; l'incontro appare una vera e propria riunione; l'avvocato da i suoi consigli sulle versioni che più opportunamente si sarebbero potuto fornire e sulla possibilità di ritrattate quelle già rese. Questo il quadro delle indagini. Da quanto sin qui detto e sulla base degli elementi raccolti, non residuano dubbi sulla ravvisabilità dei gravi indizi, quali partecipi alla rissa sui Navigli del 7.8.2004 (CAPO Dl), oltre che quali concorrenti nel delitto di tentato omicidio e di lesioni (capi D2-D3) a carico di: Pedrazzoli, sul quale, quanto al reato di tentato omicidio e di lesioni il GIP si è già pronunciato con ordinanza applicativa della custodia cautelare in data 23.8.04; nei suoi confronti emergono gli elementi già indicati nel citato provvedimento del GIP ed in quello del TDR e, in particolare: - il rinvenimento sul luogo dei fatti del portafogli e relativi documenti di identità; - la partecipazione alla grigliata a Spazio, da cui è partita la spedizione; - il suo precipitarsi al recupero del portafogli; ad essi si aggiungono: - le intercettazioni telefoniche ed ambientali dalle quali emerge chiara la presenza del Pedrazzoli alla rissa nelle fasi più cruente; - la sua confessione sulla partecipazione alla rissa; Del Miglio: a carico del quale emergono i seguenti elementi: - le dichiarazioni di Scimone e di Garbini Tania che lo indicano come uno dei partecipanti alla rissa; - la partecipazione alla grigliata; - la sua presenza, in base ai tabulati, alle 3.36 sul luogo della rissa con avvicinamento verso casa non prima delle 3.50; in questi orari e alle 4.43 contatta Celeste, evidentemente per coordinarsi sul comportamento da tenere dopo i fatti e per comunicarsi le notizie nell'immediatezza dell'accaduto; Gigliotti Luca: a carico del quale emergono i seguenti elementi: - si è assunto la responsabilità delle coltellate; - partecipa alla grigliata; - verso mezzanotte è nella zona di via Cannero ove torna dopo la spedizione alle 2.36; - i tabulati attestano 1' invio di un sms a Mura alle 2.36 dalla zona di via Cannero e un minuto dopo a Celeste (evidentemente per coordinarsi dopo il rientro dai tafferugli e scambiarsi le notizie nell'immediatezza dei fatti); Mura Andrea: a carico del quale emergono i seguenti elementi: - la partecipazione alla grigliata; quindi la sera del 6.8.04 si trovava in via Cannero; - vi sono i tabulati telefonici che evidenziano alle 00.11 del 7.8.04 la sua presenza il zona Lotto e alle 00.49 e 00.52 la sua presenza sul luogo della rissa, allorquando riceve un sms da Limido Alessandro (aderente al gruppo skin) e risponde al medesimo (dalle celle attivate si deve ricavare che, da via Cannero, Mura si è spostato sui Navigli); ancora, alle 00.52 riceve, mentre si trova sul luogo dei fatti, un sms da Limido; alle 2.36 è di nuovo nella zona di via Cannero, ove evidentemente è rientrato dopo la spedizione, allorquando riceve un sms da Gigliotti; - accompagna Pedrazzoli alle 4 del 7.8.2004 a recuperare il portafogli sul luogo della rissa; - la ambientale del 16.10.04 ore 2.30 - piano terra-: i dialoganti parlano di Pintu (soprannome del Mura) visto con la lama spezzata. Celeste Luigi: a carico del quale emergono i seguenti elementi: - si è assunto al responsabilità delle coltellate; - la partecipazione alla grigliata; - vi sono i tabulati da cui risulta la sua presenza nella zona di via De Amicis, ove erano state parcheggiate le auto prima della spedizione sui Navigli; la sua presenza in quel luogo risale alle ore 2.21, allorquando riceve una chiamata da Lustro che si trova, invece, in via Forcella in zona porta Genova, punto di ritrovo dei partecipanti alla rissa in attesa dei "camerati" che erano andati a prendere le vetture parcheggiate alle colonne di S. Lorenzo, nei pressi, appunto, di via De Amicis (Celeste era, quindi, tornato a riprendere la vettura dopo la rissa per poi andare a riprendere gli amici, così come dichiarato dai coniugi Scimone); alle 3.36 è in via Cannero (è rientrato alla base con gli altri); Schirone Vito, a carico del quale vi sono: - la partecipazione alla grigliata; - lo accusano Scimone Sergio e Garbini Tania, indicandolo come uno di quelli che ha partecipato alla rissa; - nell'intercettazione ambientale del 16.10.ore 2.30 - piano terra descrive alcune fasi degli scontri del 7.8.04, affermando di aver partecipato all'episodio; - i tabulati telefonici attestano che alle 18.48 si trovava in via Cannero (evidentemente a preparare la grigliata); viene chiamato da Nasca Giuseppe (aderente al gruppo skin); Locatelli Giuseppe, a carico del quale emergono i seguenti elementi: - la partecipazione alla grigliata; - nella registrazione ambientale del 16.10.04 - piano terra - ore 2.30 descrive alcune fasi della rissa; si ricorda anche la frase di Schirone che, a sue domande sul numero dei "compagni" armati di bastoni in prima fila a Bergamo, risponde, per fargli capire, di "provare ad immaginare dieci volte quelli della prima fila di Milano" (da tale espressione emerge che Locatelli era presente sul luogo della rissa a Milano sui Navigli). Colombo Stefano, a carico del quale emergono i seguenti elementi: - vi sono i tabulati che lo danno presente nella zona di via Cannero alle 23.26; alle 00.18, risulta in movimento in zona Maciachini allorché viene, entrambe le volte, chiamato da Santagostino Mauro (aderente al gruppo skin); dal che si deduce che Colombo era in via Cannero poco prima di partire per la spedizione, alle 23.26, spostandosi poi in direzione dei Navigli; - lo accusano Scimone Sergio e Garbini Tania che lo indicano come uno di quelli che ha partecipato alla rissa; - afferma nelle sue dichiarazioni di non conoscere frequentatori di Spazio, contrariamente a quanto risulta dalle intercettazioni telefoniche. Lustro Marco, a carico del quale emergono i seguenti elementi: - ha dichiarato di non conoscere alcun frequentatore di Spazio, contrariamente a quanto risulta dalle conversazioni telefoniche; - i tabulati telefonici evidenziano che alle 19.14 si trova nella zona di casa e chiama Celeste che si trova invece in zona via Cannero (evidentemente si accordano per incontrarsi a Spazio; infatti, alle 19.26 e alle 19.29 si trova a Bonola e poi in p.le Lotto, sul percorso verso la base skin di via Cannero); alla 1.24 del 7.8.2004, pochi minuti dopo gli scontri, si trova nei pressi del luogo della rissa; alle 2.01 risulta in area stazione porta Genova (in zona limitrofa a quella ove si è svolta la rissa - evidentemente si era allontanato dal teatro del delitto), allorquando chiama Celeste che si trova nei pressi di via De Amicis per recuperare le auto ivi parcheggiate prima della spedizione per poi tornare a riprendere gli amici in attesa a porta Genova (così come, tra l'altro, indicato da Scimone e Garbini). Labanca Enrico, a carico del quale emergono i seguenti elementi: - le dichiarazioni dei coniugi Scimone che lo indicano quale attivo partecipante agli scontri; - i tabulati telefonici evidenziano che alle 22.46 chiama il cellulare della mamma di Colombo; alle 23.32 si trovava nei pressi di via Cannero; alle 2.20 del 7.8.2004 si trova in zona Fiera (nei pressi di via Cannero (ove evidentemente era rientrato dopo gli scontri); alle 3. 11 si trova a Cormano (in contrasto con quanto da lui dichiarato di essersi allontanato da Milano già la sera del 6.8.04 per una vacanza e di non ricordare altro perché in stato di ubriachezza); alle 3.36 si trova in Binasco, chiamato da Santagostino Mauro con cui si reca in vacanza. Sulla correttezza della qualificazione giuridica dei fatti (rissa, tentato omicidio e lesioni) non vi sono dubbi; in particolare, quanto al tentato omicidio, infatti, basta ricordare le modalità dei fatti, la parte del corpo attinta e il tipo di lesioni cagionate a R. (ferita in zona toracoaddominale destra con sospetta lesione epatica) e a C. (ferite multiple tra cui una penetrante in zona addominale), provocate dall'uso di arma bianca, in parti vitali; la giurisprudenza della Corte di Cassazione è sul punto costante. Pure costante è la giurisprudenza di legittimità sul criterio distintivo che caratterizza il reato di tentato omicidio rispetto a quello di omicidio preterintenzionale e di lesioni; il criterio risiede nell'elemento psicologico, nel senso che, nelle due ultime ipotesi, la volontà dell'agente è diretta a percuotere o a ferire la vittima, con esclusione assoluta di ogni previsione dell'evento morte, mentre nell'omicidio volontario la volontà dell'agente è costituita dall ', ossia dal dolo intenzionale, nelle gradazioni del dolo diretto o eventuale, il cui accertamento è rimesso alla valutazione rigorosa di elementi oggettivi desunti dalle concrete modalità delle condotta. (Cassaz; sez. I n. 25239 del 20.5.2001, dep. Il 21.6.2001). E, ancora: Nell'ipotesi di omicidio tentato, la prova del dolo - ove manchino esplicite ammissioni da parte dell'imputato - ha natura essenzialmente indiretta, dovendo essere desunta da elementi esterni e, in particolare, da quei dati della condotta che per la loro non equivoca potenzialità semantica sono i più idonei ad esprimere il fine perseguito dall'agente. Ciò che ha valore determinante per l'accertamento della sussistenza dell è l'idoneità dell'azione la quale va apprezzata in concreto, senza essere condizionata dagli effetti realmente raggiunti, perché altrimenti l'azione, per non aver conseguito l'evento, sarebbe sempre inidonea nel delitto tentato; il giudizio di idoneità è una prognosi, formulata "ex post", con riferimento alla situazione così come presentatasi al colpevole al momento dell'azione, inbase alle condizioni umanamente prevedibili del caso particolare (Cassaz. Sez. I n. 5389 del28.4.1997 dep. 7.6.1997). E, ancora: Il criterio distintivo tra omicidio volontario e omicidio preterintenzionale consiste nell'elemento psicologico nel senso che nell'ipotesi della preterintenzione la volontà dell'agente è diretta a percuotere o a ferire la vittima con esclusione assoluta di ogni previsione dell'evento morte, mentre nell'omicidio volontario la volontà dell'agente è quella di uccidere la vittima. Tale volontà deve ritenersi sussistente non soltanto quando l'agente abbia agito con l'intenzione di uccidere, ma anche quando egli si è rappresentato l'evento morte come conseguenza altamente probabile della sua condotta che, ciò nonostante, ha posto in essere (Cassaz. Sez. I n. 3819 del 3.3.1994 dep. Il 31.3.1994). Nessun dubbio, poi sull'aggravante dell'uso del coltello e di altri oggetti atti ad offendere dei quali è vietato il porto senza giustificato motivo (art. 585 c.p.); l'uso del coltello è stato ammesso da almeno due degli accusati, è attestato dal tipo di lesioni cagionate ad alcuni dei feriti; inoltre, risulta l'uso di un terzo coltello, rinvenuto sul luogo dei fatti dalla Polizia; anche l'uso di altri oggetti offensivi appare pacifico, essendo stato riferito da quasi tutti i dichiaranti. e dalla descrizione della scena del delitto. Sulle responsabilità dei singoli in ordine ai delitti di tentato omicidio e di lesioni contestati a tutti coloro a carico dei quali emergono gravi indizi in ordine alla partecipazione alla rissa, si osserva quanto segue: nel caso specifico non vi è dubbio che gli skin siano partiti dal centro skin denominato Spazio con l'intenzione di realizzare una spedizione punitiva: il fatto risale al 6/7.8.2004, verso mezzanotte, allorquando sul Naviglio a Milano moltissimi sono i locali bar o simili aperti; la meta degli skin era perciò pacificamente un bar nei pressi del centro sociale Conchetta, con l'intento di provocare gli antagonisti ivi ovviamente presenti in alto numero vista la collocazione topografica del centro sociale; la stessa condotta è sintomatica di tale volontà; infatti, nel bar sono entrati pochi skin, che hanno iniziato a non pagare la consumazione, provocando così la prima reazione del gestore e poi degli altri avventori presenti, numerosi dei quali ovviamente simpatizzanti o frequentatori del vicino centro sociale antagonista; fuori attendeva il manipolo di skin, già attrezzati, come si è detto sopra, di coltelli e arnesi atti ad offendere. Stando così le cose, del tutto prevedibili per tutti coloro che hanno partecipato attivamente alla rissa appaiono gli eventi "terminali" del tentato omicidio e delle lesioni; degli skin almeno quattro erano armati di coltello e, molti degli altri, di strumenti destinati all'offesa alla persona o comunque atti ad offendere; evidente emerge la prevedibilità dello sviluppo della rissa nei reati di sangue per coloro i quali vi hanno partecipato e che di conseguenza ne hanno accettato il rischio consapevolmente, trattandosi di uno "sviluppo possibile dell'ordinario svolgersi e concatenarsi dei fatti umani, attese le concrete modalità di attuazione" della spedizione (Cassaz. Sez. 126.9.1995 dep. 13.10.1995). Pacifico altresì il concorso tra il reato di rissa e il tentato omicidio o lesioni cagionate nel corso della stessa. Si rimanda sul punto alla giurisprudenza costante della Suprema Corte. Va ora esaminato l'episodio dell'aggressione a M. D. alle ore 22.50 dell'11.4.2004, in via Alzaia Naviglio Pavese angolo via Darwin, in cui si sono scontrati due gruppi di opposta ideologia (CAPO B) Va innanzittutto detto che il titolo del reato consente l'applicazione della misura trattandosi di reato (582 c.p.) punito con pena massima di tre anni che, aumentata per l'aggravante di cui all'art. 585 c.p. (uso del coltello), comporta un aumento massimo della metà e quindi raggiunge una pena superiore ai 4 anni (art. 280 II comma c.p.p.). M. risulta essere stato ferito e curato al S. Paolo ove gli vennero diagnosticate due ferite da taglio e da punta alla coscia destra ed una al gluteo destro e le altre descritte nel capo di accusa (CAPO B). Egli ha dichiarato di essersi trovato nei pressi del locale Myflower, sito in via Darwin angolo Alzaia Naviglio Pavese, in compagnia di quattro amici frequentanti come lui il centro sociale O.R.So., allorquando si imbatteva in una decina di soggetti vestiti con abbigliamento e acconciatura tipica degli skin di destra, alcuni dei quali impugnavano dei coltelli; cercava di fuggire, ma rincorso veniva colpito; anche gli amici (A. A., L. A., S. C. e una ragazza, F. V.), sentiti dalla Polizia, riferivano di un gruppo di aggressori di circa 10-12 ragazzi con le caratteristiche per acconciatura e abbigliamento che contraddistinguono gli skin; costoro riferivano anche le modalità dell'aggressione, analoghe a quelle descritte dal M. (si vedano gli atti del procedimento RGNR 31199/04 mod.44); A. in particolare indicava 12/13 aggressori di cui tre armati di coltello, L. quindicina, di cui tre o quattro con i coltelli, S. 10/12 persone di cui i primi tre, davanti agli altri, armati di coltello, F. 10 aggressori di cui uno con un coltello in mano (faldone 10). Per tale fatto è stato incardinato il procedimento contro ignoti registrato al n. RGNR 31199/04 mod. 44, archiviato. Il fascicolo veniva richiamato dall'archivio ed acquisito agli atti del presente procedimento; in data 11.4.2005 veniva inoltrata richiesta al GIP di riapertura, che veniva concessa in data 13.5.2005. Le modalità del fatto facevano ritenere che i soggetti coinvolti potessero essere aderenti al gruppo di via Cannero; la Digos, pertanto, verificava i tabulati telefonici. Dai tabulati acquisiti è emerso: che Pedrazzoli l' 11.4.04 alle ore 23.59, un'ora dopo l'aggressione si trovava nella zona dei fatti; che Del Miglio e Gigliotti, quella sera erano in via Cannero; che Mura e Di Sante rispettivamente alle 21.58 e alle 22.41 si trovavano in zona Lotto; che Mazza Federica (la ragazza di Colombo Stefano) alle 22.04 e alle 22.35 si trovava nella zona dei fatti; che Celeste Luigi alle 19.45 si trovava in zona via Cannero e alle 23.21 sul luogo dei fatti. Da ciò si può arguire che anche in questo caso la spedizione è partita da via Cannero e che ad essa hanno sicuramente partecipato più persone, tra cui, sicuramente, alla luce dei dati dei tabulati telefonici, Pedrazzoli e Celeste, che, come abbiamo già visto, girano con il coltello e che, poco dopo la consumazione del delitto, si trovavano sul post Ora si dovrà affrontare, invece, l'episodio della rissa a Bergamo avvenuta alle 2.50 del 1.8.2004 in piazza Cittadella località città Alta (CAPO C). Lo scontro si è verificato tra due gruppi di giovani riconducibili ad aree antagoniste, l'una anarcoautonoma e l'altra degli skinhead. Riportavano lesioni da taglio T. A., aderente al centro sociale Paci Paciana di Bergamo, che riferiva di essere stato aggredito da "fascisti", B. A., domiciliato a Bergamo e L. G., residente a Legate (Bergamo) che, pure, riferivano di essere stati aggrediti da numerosi skin. Un testimone, F. F., riferiva di avere notato, poco prima dei fatti, mentre si trovava in un locale a Città Alta, un gruppo di skin abbandonare il locale e dirigersi verso Colle Aperto; notava poi un giovane che ad una certa distanza apostrofava il gruppo con la frase "fascisti bastardi", allontanarsi quindi verso piazza Cittadella inseguito dagli skin che, giunti nella piazza, venivano fronteggiati da un gruppo di anarcoautonomi; ne nasceva, così, una rissa; entrambi i gruppi facevano uso di spranghe, bottiglie e sassi. Altre quattro persone del gruppo di estrema sinistra riportavano lesioni; due di esse (C. e M.) riportavano ferite da taglio, il primo, all'addome e al braccio sinistro e, l'altro, all'altezza del torace lato destro. Veniva incardinato il procedimento dinanzi alla A.G. di Bergamo (RGNR 8829/04 mod. 21) a carico di B., P., M. e C. per rissa. Vi è da aggiungere che dal procedimento milanese per i fatti del 7.8.04 di Milano, risultava che il gruppo skin di Milano aveva contatti con elementi skin di Bergamo, alcuni più volte già identificati ai concerti presso Spazio di via Cannero; pertanto, anche in questo caso, venivano analizzati i tabulati per verificare le celle attivate il giorno della rissa a Bergamo, anche perché si poteva logicamente ipotizzare che la rissa di Milano fosse una reazione a quella di Bergamo. Era emerso, inoltre che 6/7 skin di Bergamo, tra cui due ragazze, avevano partecipato alla grigliata del 6.8.04 ed che alcuni skin del gruppo di Bergamo erano presenti al concerto che si era svolto 1' 11 settembre a "Spazio". Tra l'altro, già si è detto che, da una intercettazione ambientale (del 16.10.2004 ore 2.30), disposta nel procedimento per i fatti del 7.8.2004 a Milano, era emerso che Celeste e Schirone avevano parlato proprio di una rissa a Bergamo; nel corso del dialogo il secondo affermava di non aver preso mai tante botte come nelle due ultime settimane. Ebbene, dai tabulati telefonici emergeva quanto segue: Labanca la notte dei fatti si trovava a Bergamo alle 22.21 e alle 23.19; Schirone Vito alle 19.33 si trovava a Bergamo e alle 22.22 proprio sul luogo della rissa; Lustro Marco alle 22.33. si trovava a Bergamo e così pure alle 23.45; alle 2.55 del 1.8.04 si trovava proprio sul luogo della rissa; Celeste Luigi alle 19.17 si trovava sul luogo della rissa. Si ricorda, inoltre, la seguente intercettazione ambientale di cui si citano in sintesi i brani più significativi sull'argomento (tratti dalla informativa riepilogativa Digos più volte citata), rilevanti sia con riferimento alla risa di Milano sui Navigli, sia con riferimento alla rissa a Bergamo, importante anche per i frequenti raffronti trai due episodi: conversazione del 16.10.04 ore 2.30, presenti Celeste, Schirone Vito, Locatelli: Gigi sostiene che un conto è un testa a testa con la lama in mano e un conto è la rissa; Vito afferma che il suo modo di pensare è noto ai più: lui la lama ce l'ha ma se le deve prendere le prende e così pure se le deve dare. Gigi (Celeste) aggiunge che per questo preferisce Vito a tanti altri perché lui ha la lama ma non la usa come è successo a Bergamo. Parlano della rissa di Bergamo; Gigi (Celeste) riferisce di uno che gli si è avvicinato e gli ha gridato fascista pezzo dì merda e luì ha pensato: questo è ubriaco, "gli ho detto di andarsene e l'ho seguìto fuori ....omissis.... e i bergamaschi avevano già preso gli steccati; ad un certo punto gira l'angolo ed ha visto lo schieramento; gli urlavano . Vito (Schirone) racconta di aver picchiato una persona con i pugni e la cintura e che a Bergamo sono riusciti a far scappare i "compagni"; aggiunge che comunque a Bergamo è stata più tosta che a Milano. Gigi dichiara di essere andato sotto, si trovava in mezzo ai compagni ne ha preso uno e "trac trac" e poi lo ha picchiato. Gigi sostiene che a Bergamo è stata più dura. Vito conferma e sostiene che a Bergamo c'erano trenta quaranta persone, la prima fila era composta da gente con i bastoni lunghi un metro e mezzo ed i caschi e le catene, tutti muratori bergamaschi. A Beppe (Locatelli) che gli fa delle domande, incredulo per il numero dei compagni armati di bastone in prima fila a Bergamo, Vito risponde di provare ad immagine 10 volte quelli della prima fila di Milano. Gigi racconta di altri fendenti sferrati all'indirizzo di uno dei "compagni" che lo provocava dicendogli . Poi gli è piovuta una pioggia di bastonate che è svenuto, poi riuscendo a rialzarsi. Continuando, afferma che Enrico di Bergamo (Labanca) ha staccato un cartello stradale; Locatelli commenta che ce l'ha per vizio. Gigi dice che Enrico (LABANCA) e Stefano (COLOMBO) sono due pazzi e che di Enrico si fida molto poco, anche se in quella circostanza sono stati molto validi. Vito, invece, afferma di non aver mai preso così tante botte in due settimane come il Cava ( evidentemente il soprannome di qualcuno del gruppo) in dieci anni. Dal dialogo si comprende che 1' oggetto della conversazione è la rissa sui Navigli su cui prosegue il dialogo. Vito dice di aver preso "una cifra di botte" e di essere andato a casa con una "testa gonfia cosi"; prosegue affermando che successivamente Stefano ne ha preso uno, quello pelato con la camicia a fiori arancione e lo ha massacrato. Viene chiesto se è quello a cui hanno tagliato la faccia, ma Beppe risponde che non si tratta di lui. Beppe sostiene di averle date all'ultima carica e dì esser stato in prima fila. Vito afferma dì aver preso dieci bastonate in faccia, poi aggiunge che ne hanno "preso uno e, mentre Stefano lo teneva, lo massacravano di botte e lui gridava basta basta". Gigi racconta alcune fasi della rissa descrivendo i suoi movimenti e ad un certo punto di aver aperto la lama. Viene citata nuovamente la persona con la camicia arancione come uno di quelli che le ha maggiormente prese; Vito ricorda di essere stato anche lui in prima fila e chiede quante cariche sono state fatte; Beppe risponde tre, compresa la prima al pub che è stata la più massiccia. Vito sostiene di aver avuto ragione lui sul numero delle cariche. Gigi chiede chi ha partecipato all'ultima carica, precisando che non ce la faceva più. Vito gli risponde che c'erano Pintu (Mura), Stefano ed altri (ma i nomi non sono comprensibili all'ascolto). I presenti al dialogo provano a ricapitolare chi ha partecipato alle varie cariche. Beppe sostiene che alla prima hanno partecipato tutti quelli che erano davanti al pub, alla seconda sostiene che c'era qualcuno che lo teneva e che ha sentito gridare "carichiamoli questi pezzi di merda"; aggiunge di avere preso una sedia e di essersi buttato e, nonostante "il tipo gli ha fatto la finta", di essere è riuscito a spaccagliela in testa; successivamente c'erano quelli del pub, che Beppe definisce come Ya Basta, che lo hanno caricato ma, per sua fortuna, è arrivato Pintu che ha tirato un sediata in faccia "ad una tipa"; a quel punto hanno fatto un po' a pugni; Gigi sostiene che erano in tanti ma che lui e Pintu si sono trovati da soli e che anche il Pedra si è trovato da solo e questo è stato il brutto ed ha sbagliato lui, visto che stavano caricando davanti, lui si è trovato da solo dietro per cui se le è prese da tutti quelli che venivano dal Pub. Lui pure si è trovato da solo con Pinturicchio perché gli altri erano tutti dall'altra parte del ponticello. Vito si lamenta con i presenti perchè in alcuni momenti si sono ritrovati solo in quattro a prenderle e perchè il Pedra era rimasto da solo a prendere "una cifra di botte". Vito aggiunge che, dopo l'ultima carica, alcuni "erano di qua e pensavano a quelli del Conchetta" ed erano rimasti in cinque, che Stefano aveva acchiappato quello moro con il pizzetto e la barbetta bianca. Vito sostiene che, a quel punto, erano rimasti lui e Pintu e che, dall'altra parte, c'erano "i fattoni" e c'erano "i compagni normali"; prosegue affermando che alla fine lui è rimasto da solo con Pinturicchio perché quegli altri due, che definisce "pezzi di merda" li hanno lasciati soli e per questo si sono presi un "fracco di botte"....omissis.... e si è preso una sediata in faccia; precisa che subito dopo sono arrivati: "te e Stefano che eravate dalla parte del Conchetta: il ponte era qua, il Pintu era di qua e voi eravate di qua, gli altri che dovevano stare con noi visto che eravamo tanti per aiutarci, in due, io e Pinto qua a prendere le botte; poi siete arrivati te e Stefano con il tipo"; continua, affermando che "il tipo ha iniziato a cartellare così". Seguono una serie di frasi non comprensibili; si sente Gigi parlare di un "tipo" che correva contro mano con un bastone; successivamente Vito riferisce di aver tirato un bicchiere e sostiene che alla terza carica c'era un "rasta" con il bastone; sempre Vito sostiene che i "compagni" gli sono andati addosso con i bastoni e di avere, quindi, risposto; li hanno "caricati" e si sono divisi in due alcuni lì al Conchetta, due o tre dall'altra parte; alla terza Stefano ha acchiappato uno che correva schivando le sedie e l'ha riempito di calci e pugni. A questo punto Beppe riferisce che chi aveva le lame le ha tirate fuori. Viene fatto il nome di un tale Francesco che viene definito un "Gabber di merda" da Celeste. Vengono pronunciati svariate volte i nomi di Stefano ed Enrico ma non si riesce a capire a che proposito. Vito riprende affermando che, potendo generalizzare, a lui "sta sul cazzo che, per colpa di qualcuno che se ne stava dietro, lui si è preso una valanga di botte" per due volte e prosegue: "mi sono divertito però"; ...omissis ... Si sente chiaramente pronunciare la parola Bergamo; ma le voci risultano essere troppo lontane per capire anche se si sente Celeste pronunciare "eravamo io e lui e Stefano e Rizzi". Vito afferma che a Bergamo erano in otto mentre a Milano in dieci, ma Beppe lo corregge, sostiene dodici. Si sente pronunciare il nome di Sergio (Sciamone). Vito sostiene di essersi girato due volte e di aver visto sempre la stessa gente fare a botte. Beppe sostiene che le persone che ha visto chiaramente sono Stefano, che era davanti a lui, ed il Pedra. Celeste invece dichiara di aver visto "Stefano lui e te" (si riferisce, quindi, ai due presenti); Vito sostiene di aver visto ad un certo punto il Pintu con la lama spezzata ed il Pedra ferito e di averlo sostenuto per un po' portandolo via in braccio. Vito continua ad essere infastidito dal fatto che erano in quattordici e in pochi hanno preso le botte e che probabilmente lui sarà un po' "sfigato". Le prime frasi non sono comprensibili, poi si sente Vito affermare che lui e Gigi si sono prese le bastonate in testa. Le voci sono sovrapposte e lontane; la conversazione prosegue parlando degli episodi avvenuti durante la partita di calcio Inter Napoli, dove Pedra ha preso "le botte". Il tono della registrazione è molto basso. Si commenta il fatto che qualcuno si vanta di quello che non ha fatto e riceve le congratulazioni al posto di altri. Qualcuno afferma: "se devi pestare qualcuno pestalo con questa" e Schirone: "guarda che tirare un lucchetto in testa a uno lo lasci in coma. E Vito: "quella è la mia mazza da baseball". Stanti i risultati che emergevano dagli atti del procedimento milanese, la A.G. di Bergamo trasmetteva qui gli atti il 30.3.2005 per competenza per connessione ex art. 12 lett. b) cpp ed il fascicolo bergamasco, che prendeva il n. RGNR 12914/05 mod. 21, veniva riunito al procedimento sopra a margine indicato. I reati di cui ai capi E ed F, concernente i fatti avvenuti il recentissimo sabato 9.4.2005 in corso di Porta Ticinese - colonne di S. Lorenzo a Milano e via Olona. Come risulta dalla comunicazione di reato della Digos in data 11.4.2005, nel pomeriggio del 9.4.2005 - un sabato - un gruppo di una ventina di skinheads verso le 17.30 aggrediva un gruppo di una trentina di giovani antagonisti che sostavano sul corso di porta Ticinese a Milano, sferrando due attacchi, armati di spranghe e bastoni in legno e bottiglie di vetro, tirapugni e coltelli; si accertava che era stato ferito e medicato all'ospedale S. Giuseppe B. S. colpito da un corpo contundente, mentre stava fuggendo dal luogo dell'aggressione, riportando lesioni al capo (ferita lacerocontusa regione frontale, giudicate guaribili in giorni 3, suturata con 4 punti di sutura). Le dichiarazioni di altri giovani che lo avevano accompagnato in ospedale confermavano quanto già riferito dal B.; in particolare, C. M. dichiarava che i naziskin erano armati di spranghe coltelli bottiglie e tirapugni ed erano circa una decina, L. D. di avere solo sentito urla e aver visto un fuggi fuggi generale e di essere stato inseguito da skinheads armati di bastoni. Gli operanti intervenuti sul posto (Volante Europa dell'Ufficio Prevenzione Generale) notavano 15/20 giovani skin in fuga; altri operanti (Digos) accertavano che alcune telecamere installate sul posto avevano ripreso le fasi dell'attacco; le immagini evidenziavano un gruppo di cinque persone tra cui due ragazze, una delle quali portava sulle spalle uno zaino vistosamente pieno, dirigersi verso porta Ticinese ed un altro skin sul marciapiede opposto nella stessa direzione; altre immagini di poco successive (dieci minuti) evidenziavano un gruppo di dieci skin tra cui le due ragazze e i 4 ragazzi avanzare in formazione compatta verso porta Ticinese dalle Colonne di San Lorenzo (lo zaino in queste immagini appare semivuoto, e induce a ritenere che da esso poco prima siano stati estratti gli oggetti atti ad offendere per procedere all'attacco), brandendo mazze di legno; si vedeva poi, in altre immagini, il gruppo di skin effettuare un altro attacco e poi ritirarsi definitivamente verso le Colonne di S. Lorenzo; gli operanti della Digos visionando le immagini riconoscevano ed identificavano alcuni giovani skinheads loro noti e precisamente Labanca Enrico, Celeste Luigi, DelCarro Francesca, "ragazza" di Celeste, Colombo Stefano, tutti indossanti giubbotti con analoghi emblemi sulle maniche, riconducibili al gruppo c.d. "Bergamo skinheads", fatta eccezione per Celeste (che, effettivamente abita a Milano, contrariamente agli altri tre tutti abitanti a Bergasmo o paesi limitrofi). E' bene precisare che i fotogrammi estrapolati dal filmati sono raccolti su cd allegato alla nota Digos citata. Poco dopo i fatti, verso le 18.56 veniva segnalata una aggressione in via Olona a Milano in danno di una giovane, L. E., che si trovava in luogo con un conoscente, C. L.; la ragazza dichiarava di essere stata avvicinata da otto persone, sei uomini e due donne abbigliate come gli skinheads; dopo essere stata circondata la giovane veniva aggredita con schiaffi, graffi e calci dalle due ragazze skin che si erano rivolte a lei con le parole "che bei capelli che hai". Gli aggressori quindi si allontanavano a bordo di due autovettura di una delle quali un testimone, dipendente del vicino supermercato PAM che aveva assistito all'ultima fase della aggressione, riusciva ad annotare la targa e che risultava intestata a Labanca Enrico. Evidente che il gruppo bergamasco, e quindi anche Labanca Enrico, proprietario dell'auto usata per la fuga, e le due ragazze, tra cui la DelCarro, dopo i fatti di corso di Porta Ticinese, si sono spostati nella vicina via Olona ed hanno provocato ed aggredito la Lombardi, poi fuggendo. Per il capo F non viene inoltrata richiesta di misure cautelari non consentendolo il titolo del reato mancando qui la aggravante dell'uso di armi o di oggetti atti ad offendere nel corso dell'aggressione Resta ora da esaminare il reato di associazione per delinquere aggravato.Da quanto sopra esposto chiara appare nel caso in esame la configurabilità del delitto di associazione per delinquere contestato al capo A e dei gravi indizi, in qualità di partecipi, a carico di PEDRAZZOLI, MURA, CELESTE, LUSTRO, GIGLIOTTI, COLOMBO, LABANCA, SCHIRONE VITO, DEL MIGLIO, LOCATELLI e DELCARRO.Quanto alla configurabilità del reato associativo, si richiama la costante giurisprudenza della S.C., secondo la quale:"La prova dell'esistenza di un'associazione con finalità illecite ben può essere desunta, in via indiretta, da tra i quali assumono particolare rilievo i delitti programmati ed effettivamente realizzati, specie se il contesto in cui questi sono maturati e le loro modalità di esecuzione conclamino l'esistenza di un vincolo associativo, quale entità del tutto indipendente dalla concreta esecuzione dei singoli delitti-scopo" (Cassaz. VI, n. 1253 del 24.9.1999 dep.il 4.11.99).Nel caso specifico risulta che i giovani skin (ben oltre i tre necessari per l'esistenza della associazione) si sono, già da anni, costituiti in gruppo, ideologicamente orientato, con base operativa stabile in via Cannero, ed altre dislocate in Milano e dintorni (si veda la nota riepilogativa Digos), prefissandosi atti di aggressione, intimidazione, ritorsione violentì, furto, danneggiamento contro avversari politici ed i loro beni, dotandosi di armi improprie e coltelli con i quali girare per le vie della città ed altrove, con la preordinata finalità di aggressione nei casi prestabiliti, concordati all'interno del gruppo e premeditati. Il solo fatto di girare comunque, alcuni, stabilmente armati di coltello e di altri mezzi di offesa, custoditi presso la base, da cui partono le spedizioni, indica l'esistenza di un programma indeterminato. Risulta anche che gli skin coltivano ideali violenti, per la tutela della razza ariana, proclamano programmi di violenta aggressione agli oppositori come metodo di affermazione e di lotta e pongono in essere provocazioni sistematiche contro gli oppositori; ciò si ricava oltre che dai simboli usati nell'abbigliamento ed accessori, nel loro inneggiare agli ideali nazisti e razzisti, nelle conversazioni intercettate e, infine, e soprattutto, dai cosiddetti `fatta concludentia" e cioè dai ripetuti episodi violenti loro riconducibili in una spirale costante.Si pensi a:- quanto accaduto il 20.1.2001 in danno di due studenti dell'istituto tecnico Ettore Conti di Milano che venivano aggrediti da tre ragazzi con la testa rasata; costoro, dopo avere apostrofato gli studenti con la frase "comunisti di merda", avevano aggredito uno dei due con ginocchiate al volto, poi allontanandosi; tra gli studenti della scuola circolava il nome dell'aggressore, indicato con il nome di Vito, ex studente dell'istituto Boccioni; le indagini accertavano che al Boccioni aveva studiato Schirone Vito; risultava altresì che gli aggressori abitualmente avevano ripetutamente minacciato chiunque avesse tentato di strappare tre cartelloni da loro affissi sulle mura esterne della scuola riportanti, tra le altre, le seguenti scritte: "Forza nuova FN -unica opposizione; con noi Forza nuova per la ricostruzione nazionale; ancora 250.000 immigrati clandestini regolarizzati.Invertiamo la rotta! Forza nuova è impegnata per il referendum abrogativo dell'attuale legge sull'immigrazione" (si vedano le copie degli atti del procedimento RGNR 8772/01 - faldone 10, per il quale è stata richiesta la archiviazione il 16.2.04, pendente dinanzi al GIP). Il 12 febbraio 2001 per la prima volta vengono identificati Del Miglio, Schirone Vito e Pedrozzoli Giacomo, presso i giardini di via Paolo Uccello, loro luogo di riferimento, a seguito di una segnalazione fatta dai responsabili dell'adiacente scuola media Monteverdi Colorni, che li indicava come giovani dal comportamento alquanto discutibile e con rituali riconducibili ai naziskin (si veda la nota 12.2.2001 Digos, raccolta nel sottofascicolo intitolato "precedenti riconducibili ad aderenti al gruppo skin" - faldone 10; si vedano anche gli atti del procedimento RGNR 8772/01 mod. 21, le cui copie sono state acquisite al presente procedimento - faldone 10); in particolare risulta la segnalazione della dirigente della scuola che segnala che il 30.1.2001 dal gruppo dei giovani stazionanti nei giardini e dall'abbigliamento riconducibile ai naziskin era stato tirato un sasso contro i vetri di un'aula; il 2.2.2001 un altro ragazzo, sbronzo, aveva insultato un gruppo di studentesse ferme nel giardino della scuola, in particolare prendendo di mira una ragazzina di colore definendola "sporca negra"; più precisamente il 2.2.2001 la ragazza di colore, studente della scuola Monteverdi Colorni, era stata apostrofata cori parole volgari dal gruppo di giovani abituali frequentatori dei giardini di via Paolo Uccello, uno dei quali, proprio quel giorno verrà identificato in Schirone Vito; in difesa della giovane studentessa di colore era intervenuto uno degli studenti che si trovava con lei ed era stato aggredito da uno del gruppo di coloro che avevano offeso la compagna di scuola; a sua difesa era intervenuto un ex custode, della scuola Monteverdi Colorni, ancora abitante nel complesso scolastico che aveva assistito alla scena e che aveva riconosciuto l'aggressore in Vito Schirone; del gruppo di aggressori facevano parte, tra gli altri, anche Del Miglio Stefano e Pedrazzoli Giacomo (anche in questo caso si vedano le copie degli atti del procédimento RGNR 8772/01 di cui al punto che precede); quanto accaduto il 9.2.01 nei pressi dell'Istituto Tecnico Umberto Boccioni di p.zza Arduino a Milano, allorchè una giovane studentessa (D. G.), che stava per rientrare a scuola dopo pranzo, veniva avvicinata, mentre parcheggiava la sua bicicletta, da due ragazzi uno dei quali cercava di appropriarsi dei suoi occhiali da sole, mentre l'altro, al tentativo di difesa della vittima, la colpiva con una testata, le prendeva gli occhiali che poco dopo le restituiva essendosi accorto che un professore lo aveva visto. Effettivamente un professore aveva assistito al fatto e riconosceva in uno dei due aggressori il suo ex alunno Vito Schirone (si vedano, ancora, gli atti del fascicolo 8772/01 di cui al punto che precede); quanto accaduto il 16.5.2001, nei pressi dei giardini di via Paolo Uccello, allorché due frequentatori del centro sociale "Cantiere" di via Monterosa, venivano inseguiti e minacciati da un gruppo di 7/8 giovani descritti come naziskins, di cui uno armato di coltello a serramanico ed un altro di manganello, che, inseguendoli avevano gridato: "ti vengo a prendere sotto casa tanto ti conosco e ti taglio la gola". Le vittime riferivano di conoscere gli aggressori che, mentre li inseguivano, li avevano minacciati gridando, e indicavano in Del Miglio colui che possedeva il coltello e in Pedrazzoli colui che possedeva il manganello. Indicavano inoltre la presenza nel gruppo degli aggressori di Schirone Vito. Per tale fatto Del Miglio e Pedrazzoli sono stati indagati, da minorenni, per minacce e porto abusivo di oggetti atti ad offendere; Pedrazzoli veniva anche trovato in possesso di un manganello (si veda la nota 18.5.2001 Digos - procedimento RGNR 1484/01 mod. 21 Procura Minori); nella stessa giornata la Digos bloccava in via Paolo Uccello 14 giovani skin, tra cui Pedrazzoli e Del Miglio; Pedrazzoli aveva indosso, appunto il manganello, e così pure Rocca Alessio; per il porto del manganello Rocca veniva condannato dal GIP di Milano con decreto penale alla pena di 800.000 lire di ammenda in sostituzione della pena detentiva di giorni dieci di arresto;quanto accaduto il 30.8.2001 nei pressi di p.zza Duomo, allorquando Schirone, Rocca Alessandro e Pedrazzoli, all'epoca minorenne, hanno aggredito dapprima M. F. sul tram 14 in via Torino, colpendolo con un calcio allo stomaco e un pugno al volto perché appartenente al gruppo giovanile "Gabber" e poi percuotevano B. M. nei pressi di p.zza Duomo, colpendolo con pugni e calci e quindi minacciavano M. e B., puntando loro un cavatappi a uncino, cercando di scagliare contro B. una grossa cintura metallica, colpendolo alla gamba (si vedano gli atti acquisiti in copia dal fascicolo RGNR 35416/01 mod. 21) e ciò per futili motivi e cioè nel contrasto tra gruppi giovanili contrapposti (Gabber/Skinheads) (il procedimento nei confronti di Schirone e Rocca è stato definito con sentenza di "patteggiamento" che ha applicato a Schirone la pena di mesi otto di reclusione e di Rocca di anni uno e mesi dieci di reclusione ed € 240,00 di multa);quanto accaduto il 7.4.2002 allorquando alla stazione di servizio Pero Nord della tangenziale ovest di Milano venne consumata ad opera di 4 skin (di cui due identificati in Pedrazzoli Giacomo e Schirone Luca, fratello di Vito) una aggressione violenta nei confronti di N. E., giovane di opposta tendenza politica che incontrato casualmente all'area di servizio deteneva sulla vettura il quotidiano 'il Manifesto»; Pedrazzoli, da un mese maggiorenne, venne identificato come uno degli autori della aggressione che cagionava lesioni da punta (con un'arma acuminata) all'addome (due lacerazioni cutanee, di cui una, la più ampia, di cm. 1,5 di profondità), giudicate guaribili in 8 giorni; Pedrazzoli è stato condannato a sette mesi di reclusione con i benefici di legge (si veda la sentenza in atti emessa nel procedimento RGNR 13326/02 mod. 21 - faldone 10); il rinvenimento, il giorno precedente la manifestazione per la ricorrenza del 25 aprile 2002, su una autovettura con a bordo due giovani skin (Gigliotti Luca e Schirone Luca, fratello di Vito) appena usciti dal centro di via Cannero, di un coltello con lama di cm. 7 e lunghezza complessiva di cm.17) (si veda la nota Digos 3.5.2002, nonché f. 5 nota Digos 23.8.2004 - faldone 10); il rinvenimento il 30.7.2002 presso il centro skin Spazio di un manganello, 3 tubi in ferro, 3 bastoni, 1passamontagna,13 caschi da motociclista, 5 caschi da cantiere, artifizi pirotecnici, un secchio con bulloni e biglie, 4 giubbotti protettivi di tipo "antischeggie"; ciò dopo una perquisizione disposta dalla A.G. nel procedimento RGNR 13326/02 mod. 21 nato a seguito del ferimento del 7.4.2002 già citato di N. E.; nei giorni precedenti, in previsione della ricorrenza della Liberazione la Digos aveva notato un notevole afflusso di skin anche da altre province all'interno del centro Spazio, ciascuno dei quali risultava essere organizzato ed istruito sul da farsi, con compiti precisi di vedetta e di ispezione; per tale motivo era stata chiesta, ottenuta ed eseguita la perquisizione con l'esito soprariferito, sicuramente indicativo di un programma di azioni violente (si veda il verbale di perquisizione - faldone 10);quanto accaduto il 31 gennaio 2004, allorquando un giovane del centro sociale Or.So. N. F. è stato aggredito da due skín rimasti ignoti; il F., dopo essere rientrato a casa verso le 3 del mattino del 31.1.2004 dal centro sociale Or.so., veniva seguito nell'androne di casa e picchiato con pugni e calci al volto e al corpo e derubato del portafogli contenente documenti e 30 € in-contanti; riportava lesioni (trauma craniofacciale con fratture del massiccio facciale, avulsione dentaria, ferite lacero contuse al volto) giudicate guaribili in giorni 25 s.c.(si vedano gli atti del procedimento RGNR 14058/04 mod. 44, archiviato contro ignoti con provvedimento GIP 18.2.2005 - faldone 10);quanto accaduto l' 11.4.2004 in danno di M. D. e meglio descritto al capo B) su cui già ci si è soffermati sopra;quanto accaduto il 1.8.2004 a Bergamo e meglio descritto al capo C e su cui già ci si è soffermato sopra;quanto accaduto il 6-7.8.2004 meglio descritto al capo D e su cui già ci si è soffermati sopra; quanto accaduto al centro sociale Vittoria il 15.8.2004 (tentato furto per il quale sono stati arrestati in flagranza di reato Schirone, Mura e Del Miglio e del quale si è già riferito sopra (si vedano gli atti del procedimento RGNR 33971/04 definito con sentenza di condanna dei tre arrestati alla pena di mesi sei di reclusione e lire 200/00 di multa - faldone 10); l'esito della perquisizione eseguita il 13.12.2004 alla skinhouse nel corso della quale venivano spontaneamente consegnati agli operanti 4 coltelli; venivano anche rinvenuti e sequestrati 11 bastoni, 1 mazza da baseball, due bastoni con catena (cd nunchaku), 3 bombolette antiaggressione, 2 fibbie da cintura - allegato alla informativa riepilogativa Digos 21.12.04 in faldone 2);quanto accaduto il 9.4.2005 e su cui ci si è già soffermati sopra. Ma, tornando alla costante giurisprudenza della Corte di legittimità sul delitto associativo, per la sua configurabilità è necessaria la consapevolezza di aderire al gruppo; per provare tale consapevolezza, sono sufficienti i fatta concludentia, che si concretino in una attiva e stabile associazione: "In tema di reati associativi, ciò che rileva è la effettiva costituzione ed operatività di una organizzazione stabile, posta in essere da tre o più persone (aventi consapevolezza di parteciparvi), allo scopo di realizzare un programma criminoso protratto nel tempo, con ripartizione di compiti tra gli associati. Poiché, dunque, la esplicita manifestazione di una volontà associativa non è necessaria per la costituzione del sodalizio, la consapevolezza dell 'associato non può che essere provata attraverso comportamenti significativi che si concretino in una attiva e stabile partecipazione) (Cassaz. V, n. 10076 del 24.9.1998, dep.11.8.1999).Ebbene, tutti gli indagati del reato sub A si ritrovavano periodicamente nel centro di via Cannero, aderendo consapevolmente al gruppo ed alla ideologia di base, permeata di violenza verso gli antagonisti, coscienti di dare un contributo causale alla realizzazione del programma; si leggano le conversazioni telefoniche ed ambientali alcune delle quali sopra riassunte, dalle quali emerge il fortissimo legame di gruppo nelle azioni, corali, prima e nella difesa e nell'inquinamento delle prove, poi, per la sopravvivenza del gruppo stesso; dai dialoghi si ricavano i compiti di ciascuno, e le lagnanze di coloro che, al momento delle aggressioni si sono visti soli ad aggredire gli antagonisti perché gli altri, che avrebbero dovuto dare man forte, sono rimasti. indietro (si veda l'intercettazione ambientale del 16.10.04 ore 2.30); si pensi alle modalità, delle azioni che, oltre che premeditate, poste in essere dopo una chiamata a raccolta degli aderenti nella base skin, risultano ben organizzate e armate e a "cariche", tanto che gli aggressori, pur in inferiorità numerica, prevalgono sugli avversari; significativo anche che non vi sia una voce, tra le conversazioni intercettate, che si lagni dell'accaduto o si stupisca, il che dimostra che le aggressioni, per quanto decise anche all'ultimo momento e con spinte spontanee, sono comunque una costante del programma del gruppo frutto di decisioni corali e costituiscono un obiettivo ben individuato, accettato ed anzi precondiviso dagli aderenti al gruppo.Altresì, per costante giurisprudenza, ai fini della esistenza della associazione, è sufficiente una sia pur minima organizzazione perché il reato si perfezioni: "Elemento essenziale dei reati è l'accordo associativo il quale crea un vincolo permanente a causa della consapevolezza di ciascun associato di far parte del sodalizio e di partecipare, con contributo causale, alla realizzazione di un duraturo programma criminale. Tale essendo la caratteristica del delitto, ne discende a corollario la secondarietà degli elementi organizzativi che si pongono a substrato del sodalizio, elementi la cui sussistenza è richiesta nella misura in cui dimostrano che l'accordo può dirsi seriamente contratto.... Tanto sta pure a significare che, sotto un profilo ontologico, è sufficiente un'organizzazione minima perché il reato si perfezioni, e che la ricerca dei tratti organizzativi non è diretta a dimostrare 1'esistenza degli elementi costitutivi del reato, ma a provare, attraverso dati sintomatici, l'esistenza di quell'accordo tra tre o più persone diretto a commettere più delitti, accordo in cui il reato associativo di per sé si concreta"(Cassaz. VI, n. 10725 del 25.9.98, dep. 12.10.98).L'associazione per delinquere si concretizza per tre fondamentali elementi costitutivi: "a) un vincolo associativo tendenzialmente permanente, o comunque stabile, destinato a durate anche oltre la realizzazione dei delitti concretamente programmati; b) l'indeterminatezza del programma criminoso che distingue il reato associativo dall'accordo che sorregge il concorso di persone nel reato; c) l'esistenza di una struttura organizzativa, sia pur minima, ma idonea e soprattutto adeguata a realizzare gli obiettivi criminosi presi di mira" (Cassaz. I n. 10107 del 14.7.98, dep. 25.9.98). Nel caso in esame tutti e tre gli elementi sono ravvisabili; il primo è provato dalla esistenza del gruppo con base in via Cannero; il secondo dagli elementi sintomatici ricavabili dai dialoghi e dai singoli ricorrenti episodi consumati, ora dall'uno, ora dall'altro degli aderenti, a seconda delle presenze in quel momento e dalla ideologia del gruppo; il terzo dalla sia pur rudimentale organizzazione che ha i suoi strumenti di aggregazione nella base di via Cannero, da, cui partono e rientrano le spedizioni, ove ci si organizza e si scelgono gli obiettivi, in esecuzione di un programma già stabilito e si tengono gli strumenti di offesa, ove si discute poi delle strategie difensive, anche con l’avvocato; ove si tengono i fondi e ove ci si autofinanzia con i concerti. E, 'altra parte, nel caso specifico, è anche sintomatico dell'esistenza del vincolo associativo, nel caso di specie, l'accordo a commettere i reati di aggressione, che non si dissolve ed esaurisce al termine di ogni fatto violento, ma permane, non facendo cessare i motivi di allarme sociale; anche per questo aspetto vi è il conforto della giurisprudenza di legittimità: "..il pactum sceleris distingue nettamente l'associazione per delinquere dal concorso di persone nel reato, anche continuato, il quale, al contrario, richiede l'accordo di due o più persone diretto ad eseguire un determinato reato, ovvero più reati, collegati da un medesimo disegno criminoso, consumati i quali l'accordo si dissolve e si esaurisce, facendo così cessare ogni motivo di allarme sociale " (Cassaz. I n. 10835 del 22.9.94, dep. 22.10.94). Ma vi sono anche sul punto esplicite conversazioni nelle quali si afferma che gli antagonisti devono essere aggrediti e che, una volta passato l'allarme del processo, si deve tornare a dare le coltellate, che si deve tacere o dire il falso agli inquirenti, per assicurare vita al gruppo e aiutare i camerati in pericolo, che si deve far ritrattare chi parla, o che si deve picchiare chi si tema che possa parlare, che.»in strada''si deve essere "cattivi perché non è come sul ring"; La stessa manife-stazione di solidarietà agli arrestati (presenza al processo il 16.8.04 dopo il tentato furto al centro sociale Vittoria), l'organizzazione di concerti per raccogliere denaro per autofinanziarsi e pagare gli avvocati, le ritorsioni (ad esempio il tentato furto il 15.8.04 al centro sociale Vittoria) sono tutti indici sintomatici del programma indeterminato criminoso e della esistenza di una struttura organizzata per commettere le aggressioni; e il gruppo skin proprio per questo, differenziandosi in modo indiscutibile dai molti gruppi giovanili che si aggregano, socializzano, si organizzano per stare insieme, per fare musica, al contrario di questi, pone alla base della attività sociale, oltre ai divertimenti giovanili, anche e proprio il programma delittuoso indeterminato descritto nel capo di imputazione al quale i. partecipi aderiscono consapevolmente, in un legame di stabile reciproca disponibilità. "L'associazione per delinquere non è necessariamente un organismo formale, sostanziandosi nell'accettazione di una disponibilità e di un impegno permanenti a svolgere determinati compiti, alfine di realizzare un programma difatti delittuosi. E' sufficiente che tale adesione dia vita ad un organismo plurisoggettivo che, indipendentemente da eventuali forme esterne, sia in grado di avere una volontà autonoma rispetto a quella dei singoli e di svolgere una condotta collettiva, sintesi delle condotte individuali, alfine di realizzare il programma criminoso. E' da ciò che derivano il danno immediato per l'ordine pubblico ed il pericolo peri beni che, programma offendono; invero l'impegno collettivo, consentendo di utilizzare imi gli uomini disponibili e le strutture appositamente predisposte, agevola la realizz, delitti scopo " (Cassaz. I n. 709 del 11.12.92, dep. 26.1.93).Tutti gli indagati per il reato associativo sopraindicati sono colpiti da gravità indiziaria, posto che tutti risultano aderenti consapevolmente al gruppo formatosi all'interno del centro skin Spazio di Milano, condividendone gli ideali ed i concreti programmi di aggressione metodica contro gli antagonisti.Un'ultima precisazione: a tutti gli indagati viene contestato il ruolo di partecipi (1I comma dell'art. 416 c.p.), anche se tra loro Del Miglio appare ricoprire un ruolo superiore, di coordinamento e di collegamento con gli anziani (hammer), egli risulta, inoltre, colui che autorizza prelievi dalle casse e gode di un particolare carisma nell'ambito del gruppo; tuttavia, per una scelta prudenziale, anche a Del Miglio si contesta la sola partecipazione, poiché non emerge dalle indagini una vera e propria gerarchia nel gruppo ove tutto viene deciso su base paritaria.Infine, si precisa che, quanto a Pedrazzoli, ovviamente, il provvedimento restrittivo viene chiesto solo con riferimento ai reati A, Bl, Cl, C2; non per i fatti di cui al capo D per il quale già è stato emesso dalla S.V. provvedimento di custodia cautelare in carcere, poi sostituita con l'obbligo di presentazione giornaliera alla PG.Per gli altri il provvedimento viene richiesto per tutti i capi di accusa a ciascuno contestati in epigrafe, fatta eccezione, ovviamente, per le contravvenzioni di cui ai capi B2, C3 , D4 e E3, e, come detto, per il reato di cui al capo F. ESIGENZE CAUTELARI Nel caso in esame è configurabile il concreto pericolo che gli indagati sopraelencati, se lasciati in libertà, commettano altri gravi delitti della stessa specie di quelli per cui si procede. Gli indagati, infatti, come sopra illustrato, hanno in programma la consumazione di una serie indeterminata di reati di aggressione contro gli antagonisti e tale programma appare tuttora in atto; si pensi a quanto accaduto il recentissimo sabato scorso 9.4.2005 quando, ancora una volta, hanno dimostrato di essere ben organizzati, attrezzati, e determinati, ;alcuni hanno già precedenti penali o giudiziari specifici. In particolare: Su Pedrazzoli risultano: 1)l'episodio segnalato dalla scuola Monteverdi Colorni di via Paolo Uccello del 2.2.2001 2) l'episodio dell'aggressione in danno di M. F. e l'episodio dell'aggressione in danno di B. M. del 30.8.2001 in concorso, tra gli altri, con Schirone Vito; 3) l'episodio dell'aggressione contro F. e C., frequentatori del centro social "Cantiere", del 16.5.2001 in concorso con Del Miglio; 2) l'episodio dell'aggressione in danno di N. E. e delle minacce al N. e a P. E. nell'area di servizio Pero Nord il 7.4.2002 in concorso, tra gli altri, con Schirone Luca, fratello di Vito (Pedrazzoli è stato condannato); Su Del Miglio risultano:1) l'episodio segnalato dalla scuola Monteverdi Colorni di via Paolo Uccello del 2.2.2001 2) l'episodio dell'aggressione contro F. e C., frequentatori del centro sociale "Cantiere", del 16.5.2001 in concorso con Pedrazzoli (Del Miglio è stato condannato); 3) l'episodio del tentato furto al centro sociale Vittoria del 15.8.04 in concorso con Mura e Schirone Vito (Del Miglio è stato condannato); Su Gigliotti Luca risultano: 1)il porto di coltello accertato il 24.4.2002 in concorso con Schirone Luca, fratello di Vito a seguito di controllo disposto nell'ambito delle indagini per il ferimento di N. E. (Gigliotti è stato condannato) Su Schirone Vito risultano: 1) l'episodio dell'istituto E. Conti del 20.1.01; 2) l'episodio segnalato dalla scuola Monteverdi Colorni di via Paolo Uccello del 2.2.2001 3)l'episodio del 9.2.2001 in danno della studentessa dell'Istituto Tecnico Boccioni, rapinata degli occhiali; 4)l'episodio dell'aggressione in danno di M. F. e l'episodio dell'aggressione in danno di B. M. del 30.8.2001 in concorso, tra gli altri, con Pedrazzoli Giacomo (Schirone è stato condannato); 5)l'episodio del tentato furto al centro sociale Vittoria del 15.8.04 in concorso con Mura e Del Miglio (Schirone è stato condannato) Su Mura Andrea risultano: 1)l'episodio del tentato furto al centro sociale Vittoria del 15.8.04 in concorso con Schirone Vito e Del Miglio (Mura è stato condannato); Si aggiunga che, comunque, quando incensurati (Celeste, Lustro, Colombo, Labanca, Locatelli e Delcarro) gli indagati dimostrano di essere profondamente inseriti nel gruppo, a pretesa tutela del quale (per ritorsione), i reati fine vengono posti in essere; a volte, invece, le aggressioni vengono realizzate solo o anche per affermare la identità stessa del gruppo, la sua ragion d"essere," là sua forza, la avversione contro chi la pensa o vive diversamente e le provocazioni vengono oste in essere proprio per dare esca all'aggressione. Proprio in vista della realizzazione dei reati fine gli indagati sono soliti girare armati o di arnesi atti offendere e non esitano ad usarli non appena se ne presenti la "necessità", dopo avere provocato, e ciò in modo sistematico, ben organizzato e certamente non occasionale, al contrario pervicace; il che denota una particolare pericolosità che impone la adozione della misura cautelare della custodia in carcere, nonostante la giovane età di alcuni indagati; l'essere giovani, infatti, in taluni casi, e questo ne è un esempio, è sintomo di particolare pricolosità, per Ia mancanza - che caratterizza 1' età giovanile - di capacità di riflessione, di capacità critica, per la facile e totale adesione a slogan non meditati, che richiamano a condotte anche violente che poi vengono acriticamente poste in essere e le cui conseguenze, anche drammatiche, vengono senza adeguata riflessione accettate e condivise. RILEVATO, dunque, CHE ogni altra misura cautelare diversa da quella della custodia in carcere appare allo stato inadeguata a far fronte alle esigenze di cui sopra; Visto l'art. 291 c.p.p CHIEDE l'applicazione nei confronti degli indagati elencati e generalizzati in epigrafe della misura cautelare personale della custodia in carcere, per i reati pure in epigrafe contestati, fatta eccezione per tutti gli indagati per i reati di cui ai capi B2, C3, D4, E3 e F e, quanto a Pedrazzoli fatta eccezione anche per i reati di cui ai capi D1 e D2 e D3 e precisamente per: PEDRAZZOLI per i reati di cui ai capi A e Bl; MURA per i reati di cui ai capi A, D1, D2, D3; CELESTE per i reati di cui ai capi A, B1, Cl, C2, Dl, D2, D3, E1 e E2; LUSTRO per i reati di cui ai capi A, CI, C2. Dl, D2 e D3; GIGLIOTTI per i reati di cui ai capi A, Dl, D2 e D3; COLOMBO per i reati di cui ai capi A, Cl, C2, D1, D2, D3, El e E2; LABANCA per i reati di cui ai capi A, C1, C2, D1, D2, D3, El e E2; SCHIRONE per i reati di cui ai capi A, Ci, C2, D1, D2, D3; DEL MIGLIO per i reati di cui ai capi A, D1, D2, D3; LOCATELLI per i reati di cui ai capi A, D1, D2, D3; DELCARRO per i reati di cui ai capi A, El, E2. Si ALLEGA:copia integrale degli atti contenuti a tutt'oggi nel fascicolo del P.M. e di cui all'indica in esso fascicolo contenuto. Manda alla Segreteria per gli adempimenti di competenza. Milano, li' 14.4.2005. IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA (dott. Luisa ZANETTI - Sost.)