Carcere - Sull'iniziativa del 4 luglio a Tolmezzo in solidarietà con Maurizio Alfieri e tutti i prigionieri

riceviamo e diffondiamo:

Resoconto dell'iniziativa del 4 luglio a Tolmezzo

Giovedì 4 luglio, presso il tribunale di Tolmezzo, si sarebbe dovuto svolgere il processo a carico di Maurizio Alfieri e Valerio Crivello, accusati di aver reagito alle provocazioni di un infame (collaboratore di giustizia e della direzione penitenziaria) quando si trovavano nella sezione di isolamento del carcere cittadino. Due giorni prima, il tribunale ha revocato l'autorizzazione alla traduzione di Maurizio e Valerio perché in aula non si sarebbe tenuto alcun dibattimento, ma solo un rinvio di data. La prossima udienza è stata fissata per il 7 ottobre presso il tribunale di Udine. Maurizio sarà presente, mentre per Valerio il Ministero della Giustizia ha disposto la videoconferenza (l'avvocato dovrà capire se la legge garantisce o meno tale potere al Ministero, non essendo Valerio sottoposto al 41 bis). Sarà importante essere presenti il 7 ottobre, per ribadire che i giochetti di tribunale non spezzano la solidarietà.

Per il 4 luglio si è deciso comunque di mantenere l'iniziativa a Tolmezzo. Per tutta la mattinata, di fronte al tribunale, si è svolto un presidio con striscioni, mostre, interventi e volantini che hanno movimentato un po' la tranquillità cittadina. Circondati da Digos, sbirri e carabinieri, compagne e compagni hanno ricordato i pestaggi compiuti dalle guardie nel carcere di Tolmezzo (organizzati dal brigadiere Massimo Russo, poi trasferito nel carcere di Udine, coperti dalla direttrice Silvia Della Branca e protetti dalla magistratura). Gli striscioni dicevano "A Tolmezzo i secondini pestano, i magistrati li proteggono" e "Solidarietà con Maurizio Alfieri e con tutti i detenuti in lotta". Le mostre riportavano diverse lettere di detenuti del carcere di Tolmezzo e una serie di testi sugli espropri (tra cui un contributo di Maurizio sulla giustezza di rapinare le banche). Diversi i passanti incuriositi dalle mostre e dagli interventi al microfono.

Per ribadire che nel solidarizzare con Maurizio (ancora in regime di 14 bis nel carcere di Terni) non si dimenticano tutti gli altri detenuti, nel pomeriggio un saluto si è svolto sotto il carcere, a cui i prigionieri hanno risposto calorosamente.

Nel suo piccolo, la giornata ha tenuto vivo quel percorso di lotta e solidarietà cominciato a Tolmezzo e che i trasferimenti di Maurizio e Valerio avrebbero voluto interrompere.

Il 7 ottobre saremo ancora più determinati e più numerosi!


compagne e compagni




Di seguito i volantini distribuiti durante la giornata:

Solo il tribunale non basta, vogliamo di più...
È ORA DI CHIUDERE ANCHE (con) IL CARCERE!


Oggi, presso il tribunale di Tolmezzo, si sarebbe dovuto svolgere un processo a carico di Maurizio Alfieri. Maurizio è accusato di aver reagito alla provocazione di un altro detenuto (collaboratore di giustizia e della direzione carceraria) durante la sua permanenza nella sezione di isolamento del carcere cittadino.

A fronte delle decine di denunce di pestaggi inoltrate alla Procura dai detenuti, il tribunale di Tolmezzo ha sempre coperto l'operato della direttrice del carcere, del ROS e delle squadrette di secondini picchiatori, riservando le proprie attenzioni solo ai prigionieri che non hanno intenzione di subire passivamente soprusi e vessazioni.

Proprio Maurizio, da tempo impegnato a denunciare la situazione all'interno del carcere, è stato oggetto di una pesante montatura balzata agli onori della cronaca: chi non ricorda la pessima figura del procuratore Bonocore che parlò di un progetto di evasione in elicottero in combutta con anarchici e No TAV? Addirittura il tribunale del riesame gli ha riso in faccia... ma il processo va avanti e Maurizio, dopo il trasferimento a Saluzzo, ora si trova a Terni, sottoposto da sei mesi al 14 bis (isolamento punitivo).
Allontanando Maurizio, Procura e direzione penitenziaria volevano chiudere il coperchio sulle violenze e le nefandezze commesse all'interno del carcere di Tolmezzo. La presenza in aula di Maurizio e la solidarietà di chi non lo ha mai lasciato solo avrebbero rovesciato il gioco delle parti: un detenuto, invece di difendersi, sarebbe venuto ad attaccare l'istituzione carceraria, denunciando maltrattamenti, abusi e omicidi di Stato. E attorno, invece del deserto, donne e uomini che lo sostengono. La mobilitazione a fianco di Maurizio era annunciata da tempo. “Inaccettabile!” si saranno detti in Procura... 
 
Ecco allora che il 2 luglio giunge dal tribunale di Tolmezzo la “revoca dell’ordine di traduzione” di Maurizio Alfieri. Detto altrimenti, il giudice Fabio Luongo non ritiene necessario (anzi, “inutilmente dispendioso per l’amministrazione”) che Maurizio sia presente in aula.
Le ragioni addotte sono che non si procederà all’apertura del dibattimento ma solo al rinvio del processo a nuova data, dal momento che, a quanto pare, il processo verrà spostato a Udine causa la futura chiusura del tribunale di Tolmezzo (cosa per altro risaputa da mesi).
A noi viene da pensare a questo provvedimento come ad un’ulteriore ritorsione nei confronti di Maurizio, e anche al fatto che l’attenzione mantenuta su questa lotta inizia davvero a dare fastidio.

Noi oggi siamo comunque qui, solidali e testardi. Non per assistere ad un’udienza lampo farsesca, bensì per ricordare a lorsignori che le parole di Maurizio sono quelle di ognuno di noi:

“tutto questo non fa altro che invogliarmi ancora di più a rendere di dominio pubblico tutte le nefandezze che mi circondano... e incentivare la mia voglia di rivalsa...”

Siamo qui perché in carcere si tortura.
Siamo qui perché le denunce collettive uscite dalla prigione di Tolmezzo non ci hanno lasciato indifferenti.
Siamo qui perché la solidarietà tra dentro e fuori va rafforzata ed estesa.
Siamo qui perché, dentro come fuori, senza lotta non si ottiene nulla.
Siamo qui perché il carcere serve a difendere gli interessi dei ricchi (e infatti dentro ci sono quasi soltanto poveri).
Siamo qui perché ci battiamo per un mondo senza sbarre né chiavistelli.
Mentre politici, industriali e banchieri saccheggiano le nostre vite e rubano miliardi di euro, chi non ci sta o ruba gli spiccioli finisce in galera. Maurizio, ad esempio, non ha mai sfruttato né oppresso nessuno. È un onesto rapinatore di banche, uno che è andato a prendersi parte di ciò che ci tolgono ogni giorno. Un uomo di cuore e di coraggio che siamo fiere e fieri di aver conosciuto, un fratello che gli intrighi di corte non riusciranno a strappare al nostro affetto e alla nostra solidarietà. 

compagne e compagni




Contributo dell'assemblea dei familiari, amici e solidali di Stefano Frapporti al presidio del 4 luglio a Tolmezzo


Siamo qui, oggi, come assemblea dei familiari, amici e solidali di Stefano Frapporti, morto nel carcere di Rovereto il 21 luglio 2009. Da quello che ci è capitato direttamente, abbiamo preso consapevolezza di cosa sono la violenza poliziesca e il carcere, e di come la cosiddetta Giustizia assolva sempre lo Stato (la sentenza sull'assassinio di Cucchi lo dimostra ampiamente). Nel percorso di questi anni, che ci ha portato a manifestare in diverse città, oltre a Rovereto, abbiamo conosciuto Maurizio Alfieri, un detenuto combattivo e solidale. Grazie alle sue tante lettere al circolo “Cabana” (circolo che abbiamo aperto a Rovereto, intitolato a Stefano Frapporti, il cui soprannome era appunto “Cabana”) abbiamo conosciuto gli abusi e i pestaggi commessi nel carcere di Tolmezzo, per aver denunciato i quali Maurizio ha subìto ritorsioni, trasferimenti e isolamento. Maurizio non perde occasione per ricordare Stefano, come ha fatto di recente anche nel carcere di Terni, coinvolgendo nel ricordo di “Cabana” tanti altri detenuti.
Oggi siamo qui perché le nefandezze compiute nel carcere di Tolmezzo – che la magistratura ha sempre coperto – non passino sotto silenzio.
Oggi siamo qui a fianco di Maurizio, perché chiunque si batta per la libertà, la solidarietà e la giustizia sociale è un nostro fratello.

assemblea dei familiari, amici e solidali di Stefano Frapporti




Dom, 07/07/2013 – 23:41
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