Cile – Comunicati dei Prigionieri Politici Mapuche
Cile – Comunicati dei Prigionieri Politici Mapuche
1) Dal carcere di Concepción
E' da un po' di tempo che stiamo conversando e discutendo per tentare di capire meglio la nostra realtà come popolo, per progettare la dovuta ricostruzione nazionale e darci la speranza, evitando l'integrazione forzata alla società winka (occidentale), corrotta dall'individualismo.
Dobbiamo combattere l'intolleranza e l'intransigenza in modo che accettino quanto prima il nostro legittimo diritto a recuperare i nostri territori ancestrali per giungere alla libertà come popolo nazione Mapuche.
Il nostro Wallmapu (territorio mapuche) in questo periodo ha urgente bisogno di dirigersi verso un proprio cammino, in cui saremo noi tutti i costruttori del nostro futuro.
Il winka oppressore ci ha costretti ad accettare la sua miseria, ci ha rubato quasi tutto, ma oggi sta per prenderci l'ultima cosa che abbiamo: vuole continuare a sfruttare il nostro territorio con le multinazionali del legname, vuole costruire altre centrali idroelettriche, oltre quelle geotermiche di Butalelbun, l'aeroporto di Makehue ed intanto la strada della costa continua ad avanzare verso il sud.
Nel lago Lleu Lleu, la situazione è così grave tanto che l'80% dell'acqua dolce è di proprietà di Endesa España (quindi, anche Enel! -ndt) e il 75% delle spiagge del lago è nelle mani di imprenditori del legname e non solo. Stanno avanzando anche i progetti per nuove estrazioni minerarie e nessuno protesta.
In circa 10 anni di presunta democrazia siamo stati sconfitti e dispersi al punto da porci in una situazione vulnerabile. In meno di 15 anni potremmo scomparire come Popolo.
Di fronte a tale realtà, circa 12 anni fa abbiamo iniziato a dar vita ad un progetto politico reale, ma abbiamo visto che alcuni Lonko (autorità tradizionale mapuche) avevano già accettato la sconfitta, mentre altri ci dicevano che lottavano per accaparrarsi i soldi che le ONG mettevano a disposizione per placare il conflitto, che diveniva innegabile. Altri, semplicemente, s'erano posti al servizio degli oppressori accomodandosi con le briciole che il governo di turno o i ricchi iniziavano a gettare.
Siamo stati messi in discussione e lo siamo ancora oggi perché dicono di non essere d'accordo con la violenza, ma da questo carcere noi affermiamo di non essere dei violenti. Ci siamo solo arrogati il diritto a difenderci. Hanno ucciso alcuni weichafe (guerrieri), mentre altri sono finiti in carcere non per aver commesso un delitto, ma perché perseguono un progetto politico reale, portato avanti da noi stessi Mapuche; tra di noi non ci sono winka.
Nessuno può negare che questo progetto di liberazione nazionale è stato promosso e diretto dalle Comunidades en conflicto de Arauko y Malleco, riunite principalmente nella CAM.
Oggi dobbiamo porre una domanda al nostro popolo: cosa accade ai nostri Lonko? Si sono tutti aggiustati con i progettini? Dove sono i mapuche libero-professionisti? Si sono aggiustati con la paghetta da funzionari della Conadi (ente statale cileno che si occupa degli indigeni) o del programma orígenes (programma governativo di inserimento degli indigeni)?
I nostri wechekeche (ragazzi) ai 14 anni già hanno provato il vino, vanno alle superiori e non vogliono più lavorare la terra; si sono convertiti in stupidi “pokemon”.
Con il dovuto rispetto ci rivolgiamo alle nostre machi (depositarie della cultura religiosa e sanitaria mapuche): vi sembra giusto che la CONAF vi autorizzi a prendere lawen nei parchi e nelle riserve forestali, mentre nei pressi delle vostre comunità le multinazionali del legname vi hanno seccato i manoko?
Forse direte che siamo superbi, ma tenete in considerazione che noi lottiamo per tutto il nostro Popolo e che questa prigionia politica la vivremo con dignità. Siamo anche disposti a morire.
Quanti altri dovranno morire colpiti alle spalle? Quanti altri dovranno subire la prigionia affinché ci si sollevi come Popolo? Non sono forse sufficienti il sangue e il sudore che abbiamo sparso nel Wallmapu?
Al nostro Popolo in generale, in modo che sappia che se non lottiamo oggi, domani non avremo futuro. Ai nostri weichafe detenuti, noi diciamo che potranno anche toglierci la possibilità di camminare nelle colline e nelle montagne, ma i nostri sogni di Libertà e di Liberazione Nazionale navigheranno liberi per tutto il Wallmapu.
Non più oppressione, non più repressione
Libertà per i nostri Prigionieri Politici Mapuche
Per la Ricostruzione Nazionale Mapuche
Prigionieri Politici Mapuche del carcere di Concepción
aprile 2009
2) Dal carcere di Lebu
Mari Mari Pu peñi, Pu Lamngen, Kom Pu Che (dieci volte benvenuti fratelli, sorelle, gente)
Con la presente vogliamo comunicare al nostro Popolo e all'opinione pubblica in generale che siamo attualmente rinchiusi nel carcere di Lebu, vittime di una montatura politico-giudiziaria, guidata dalle multinazionali del legname e sostenuta dallo stato cileno.
Con tale montatura cercano solo di delegittimare il processo di recupero territoriale nella zona del lago Lleu Lleu, portata avanti dalle comunità di Choque.
Cercano anche di criminalizzare il movimento mapuche ed il suo legittimo processo di ricostruzione territoriale, accusandoci di essere dei semplici ladruncoli di legname. In questa maniera vogliono nascondere il fatto che la vera aggressione proviene dalle multinazionali del legname che ci hanno usurpato la gran parte delle nostre terre e che progettano di avanzare sostenute dalla politica di privatizzazione e distruzione del nostro Wallmapu, con progetti di investimenti forestali, minerari e turistici di carattere capitalista.
Denunciamo anche che, per via di questa persecuzione, le nostre comunità sono totalmente sotto assedio da parte delle forze di polizia, le quali terrorizzano quotidianamente le nostre famiglie.
Esprimiamo il nostro ripudio verso il modo d'agire delle forze di polizia che hanno militarizzato la zona. In questo quadro di violenza politico-poliziesca, noi siamo stati sottoposti ad una violenta perquisizione da parte di agenti della PDI, con la ferita d'arma da fuoco di un nostro peñi (fratello). Hanno inoltre maltrattato le nostre famiglie, ci hanno distrutto le case ed hanno sequestrato i nostri strumenti di lavoro.
Esprimiamo il nostro ripudio anche nei confronti del governo centrale e di quello regionale. Questi, senza vergogna, si pronunciano quali difensori dei popoli originari mentre ci accusano di essere delinquenti e terroristi, facendo finta di non conoscere l'esistenza del conflitto territoriale e di non conoscerci come mapuche.
Denunciamo anche che in carcere non abbiamo ricevuto l'adeguata attenzione medica, in modo che non si potessero constatare le violenze e le torture messe in atto dalla PDI durante gli arresti ed i successivi interrogatori.
Nel carcere di Concepción alcuni nostri peñi stanno male, in particolare il peñi Segundo Ñegüey, ferito da colpi d'arma da fuoco durante l'arresto.
Infine, rivolgiamo un appello al Popolo Mapuche in generale a prestare attenzione ad azioni di questo tipo e a non lasciarsi umiliare dal winka, accettando le briciole e le miserie che offre lo stato cileno in cambio di silenzio, sottomissione e sterminio culturale.
Come Prigionieri Politici Mapuche noi dichiariamo che con la nostra detenzione non fermeranno la lotta per la Ricostruzione Territoriale e che le nostre comunità e i weichafe sapranno continuare nella lotta per recuperare le terre usurpate e per la liberazione del nostro Wallmapuche.
Per l'Autonomia e la Liberazione Nazionale Mapuche !!
Libertà a tutti i Prigionieri Politici Mapuche
¡¡ Weuaiñ !!
Prigionieri Politici Mapuche del carcere di Lebu
aprile 2009
* * *
● Sono i prigionieri politici Mapuche arrestati durante l'ultima ondata repressiva ai danni della CAM ed accusati di “associazione illecita terrorista”. Per tale accusa saranno giudicati dalla procura militare, con una forte riduzione dei diritti della difesa e con il raddoppio automatico delle eventuali condanne. Ancora latitanti i 3 mapuche sfuggiti agli arresti, ricercati con mandati di cattura internazionale (ndt).
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