27/06/2011

NoTav presidio ore 18 San Babila

La Val Susa non si devasta, dopo lo sgombero di stamattina a Chiomonte aderiamo al presidio di stasera .

ore 18 tutti in San Babila, Milano. Siateci! Tutti gli aggiornamenti su radioblackout!

Con un’operazione militare che ha visto impiegati più mezzi di quelli utilizzati in Afghanistan, governo e istituzioni economiche e politiche ad esso solidali hanno aggredito il popolo dei NoTav che da settimane presidiava Maddalena di Chiomonte in difesa di un territorio, quello della Val di Susa, minacciato dalla TAV, grande opera ad impatto ambientale devastante ed irreversibile utile solo ai viaggi ultraveloci ed ultracostosi dell’upper class. In contemporanea i pendolari delle grande aree metropolitane italiane si trovano ogni mattina a lottare per conquistarsi qualche centimetro quadrato per sopravvivere dentro ai carri bestiame utilizzati per il trasposto dalla periferia (cresciuta attraverso processi di gentrification) al luogo di lavoro.

A quest’aggressione militare in difesa di un modello economico che sempre più sta mandando in crisi l’intero paese (e sta producendo più o meno indirettamente macelleria sociale attraverso lo spostamento di denaro pubblico dai servizi alle cattedrali nel deserto) è necessaria una risposta anche da parte di chi in questi anni ha solidarizzato coi NoTav ed ha notato come il sistema grandi opere/grandi eventi, nelle differenti declinazioni proposte sui differenti territori, sia diffuso e minaccioso su tutto il territorio nazionale ed a Milano si chiama Expo2015. La movimentazione popolare critica nei confronti di operazioni dall’impatto territoriale devastante non si piega alla repressione!

Per questo motivo chiamiamo tutte le realtà collettive e le soggettività della metropoli milanese solidali con la mobilitazione valsusina (e contrari alle politiche repressive a tutela del profitto orchestrate dal potere economico di questo paese ed eseguite dal governo Berlusconi) a partecipare alle ore 18, in piazza San Babila, al presidio milanese in solidarietà e complicità col popolo NoTav.

 

Comitato NoExpo

 

 

Start: 27/06/2011 6:00 pm
End: 27/06/2011 10:00 pm
Venue: Piazza San Babila
Address:
Piazza san Babila, milano, Italy

19/06/2011

le mani sulle città

Traccia del workshop

workshop su metropoli, grandi eventi, territori: una decostruizione degli immaginari che caratterizzano i grandi eventi come Expo, le grandi opere come il TAV o i grandi piani di governo dei territori metropolitani da Milano a Roma; tra rendita, privatizzazioni, precarietà, economie criminali e nocività quali percorsi attivabili per rivendicare mobilità sostenibile, diritti dell’abitare, beni comuni, salubrità e sostenibilità del vivere metropolitano

nelle giornate di venerdì e sabato a margine e dentro gli altri incontri e presentazioni di libri previsti al camp si avvierà il dibattito preparatorio al workshop di domenica che si vorrebbe molto concreto nell’arrivare  a:

- una lettura condivisa delle trasformazioni in atto nell’area lombarda e le connessioni con quanto accade in altri territori e aree metropolitane

- una piattaforma di lotta milanese riferita a Expo

- rivendicazioni specifiche legate al luogo del camp

- idee, azioni, vertenze attivabili su scala locale e nazionale sui contuti del workshop

- forme di lotta metropolitana per attaccarei meccanismi della rendita parassitaria immobiliare e finanziaria
Alcuni spunti a partire dall’analisi locale

L’immaginario creato con Expo2015, e sopravvissuto all’onda che ha spazzato Moratti, nucleare e privatizzazione dell’acqua, sta alimentando da mesi i peggiori fenomeni speculativi e il consumo di suolo, soprattutto agricolo e dento territori teoricamente a parco.
La metropoli dell’iperconsumismo, del cemento sovrano, della disuguaglianza sociale istituzionalizzata e della sudditanza dei corpi al mercato, però, ha fatto il suo corso. Il viale del tramonto imboccato dal modello produci, consuma e crepa viene comunemente definito crisi e pare esser sempre più irreversibile. Davanti a questa prospettiva la governance metropolitana tenta attraverso le grandi opere ed i grandi eventi – con la prassi dell’emergenza – di rialimentare meccanismi di crescita diffusa ma ottiene in realtà solo meccanismi di espropriazione e spostamento della ricchezza dei territori, oltre che l’imposizione dall’alto di modelli e stili di vita verso i quali fortunatamente cresce ogni giorni la resistenza.
Vari sono oggi i comitati presenti in città e nell’hinterland che si oppongono ai grandi progetti di infrastrutture funzionali alla viabilità su asfalto, utili al modello economico che fa profitti attraverso la grande distribuzione, i flussi abnormi di merci e la precarietà imposta a tutti gli attori di questo ciclo, dal produttore al consumatore. Ricordiamo i comitati contro la TEM a Gorgonzola, i comitati civici contrari alla Pedemontana di Seveso, Bovisio Masciago, Cesano Maderno e quelli per l’interramento della Rho-Monza di Paderno Dugnano e Novate Milanese, solo per fare alcuni esempi di gruppi di cittadini decisi a non rimanere inerti davanti all’avanzamento del progresso (dell’asfalto). Ricordiamo inoltre tutti quei comitati pendolari (Milano/Novara, Mortara, Rho….) che lottano quotidianamente contro i rincari del biglietto e per migliorare le condizioni di quelli che comunemente vengono definiti “carri bestiame”, nel momento in cui d’altra parte ogni investimento del gestore ferroviario viene dedicato all’onerosa alta velocità o ad interventi dettati da logiche elettorali o consociative, di cui solo una ristretta élite socioeconomica può farne uso.
Altrettanti sono i cittadini che in tutti questi anni si sono opposti all’aggressione dell’ambiente da parte del partito degli inceneritori e delle mancate bonifiche, i cui attori vanno dall’A2A (pronta a sacrificare la salute pubblica per un pugno di kilowattora in più),  Moratti, Penati e  Formigoni, , le mafie (che sui rifiuti, vedi il caso campano, sono ormai strutturali) e alcuni noti imprenditori locali di livello internazionale. A questa esigenza del capitale i territori, con in prima linea i comitati che vi nascono, rispondono con l’esigenza di una cultura del riciclo e del rispetto dell’ambiente che ci ospita.
Il PGT di Milano, infine, è il nuovo strumento in grado di trasformare il suolo nel più efficace strumento di profitto – e di salvaguardia della rendita – del moderno capitalismo meneghino, assegnando in merito al rapporto istituzioni/terreni la priorità al mercato rispetto ai bisogni ed ai desideri dei cittadini. Un PGT che ha perso la capacità di progettare e programmare, ma che ha recepito le istanze della grande proprietà immobiliare e del sistema finanziario che dietro questo si nasconde. Un PGT che nella sistematica semplificazione normativa permette il prevalere di quegli interessi forti, strutturalmente conservatori, che si pongono come antitesi di una idea di città capace di creare vivibilità e sostenibilità. Sin da ora il PGT trova nella città l’opposizione dei comitati di lotta per la casa, delle associazioni che lottano contro ogni forma di razzismo, segregazione ed emarginazione, i comitati contro i parcheggi sotterranei e la speculazione sulle aree dismesse.
Legge regionale, piano per le grandi opere viabilistiche e PGT   portano a perfezione un modello di governo del territorio che, tutt’uno  con la privatizzazione dei servizi pubblici, di rete ed alla persona, si alimenta della precarietà lavorativa  ed esistenziale che costantemente la riproduce:  i gradienti della rendita costringono la popolazione a spalmarsi sul territorio  metropolitano frantumato e segregato, mentre il tempo di vita è frammentato dai tempi del lavoro precario, dagli infiniti tempi di spostamento
Attività produttive  chiudono per permettere al padrone la valorizzazione dei terreni dello stabilimento, centri commerciali sovradimensionati,integrati nel piano delle grandi opere, si insediano a scapito dell’agricoltura di prossimità, dei diritti di chi vi lavora e del potere d’acquisto dei consumatori , devastano il tessuto sociale di quartieri e paesi.
Il territorio è divorato da un ciclo finanziario-immobiliare nel quale convergono i capitali dei grandi istituti bancari, che hanno tenuto in piedi le grandi società immobiliari piegate dalla crisi, e senza soluzione di continuità i capitali della ‘ndrangheta, delle attività in nero .
 I costi sociali alti si sommano al depauperamento delle risorse pubbliche intese come servizi tagliati o privatizzati per fare cassa (secondo la cara sussidiarietà che piace da destra a manca), diritti edificatori concessi per incassare oneri, casse che si impoveriscono per inseguire l’evento salvifico che poi lascia i buchi di bilancio (da Atene a Torino passando per Saragozza…e Milano si mette in coda). Gli strumenti regolatori che dovrebbero tutelare l’interesse debole, pubblico, collettivo in realtà sono legiferati in funzione della pepetuazione di un neoliberismo d’accatto (peraltro sonoramente sconfitto dai movimenti per l’acqua con il referendum) a garanzia del privato di turno sia l’immobiliarista o il privato sociale.
A proposito di immaginari

-Che senso ha costruire grandi opere, alberghi, centri commerciali, grattacieli spesso poi inutilizzati? Chi ha interesse e perchè a costruire strutture che poi non hanno un mercato?
-Qule ruolo gioca la ndrangheta nel ciclo dell’edilizia, movimento terra, lavoro nero, calcestruzzo, bonifiche e smaltimento. Cosa succede in lombardia?
- Il sistema fiera e il sistema expo. Il modello fatto di subappalti, precarietà e lavoro nero con cui si è costruita e gestita la fiera sarà il modello expo?

Start: 19/06/2011 11:00 am
End: 19/06/2011 2:00 pm
Address:
Italy

18/06/2011

Dagli 8mm a ritmo del pedale all’audiovisivo come pratica sociale

DAGLI 8 MILLEMETRI A RITMO DEL PEDALE

ALL’ AUDIOVISIVO COME PRATICA SOCIALE

 

Se il respiro al ciclista è necessario per gestire la salita, la velocità dei fotogrammi dà all’imagine il ritmo sufficiente a fornire all’occhio umano l’illusione del movimento.

Nelle giornate del No Expo Climate camp verranno proiettati fllmati 8mm usando un cicloproiettore completamente analogico, che velocizzerà le immagini al ritmo del pedalatore di turno.

Azionare un proiettore a pedali è una provocazione che punta a riflettere sulla centralità del corpo nello spazio e sulla relatività della percezione: il numero dei fotogrammi al secondo sarà variabile nella misura del respiro e della sollecitazione nella carne -muscoli, ritmo cardiaco, sudore- del cicloproiezionista, restituendo agli spettatori un inedita visione e la riappropriazione del tempo filmico e di quello reale.

La pedalata si fa ritmo, linguaggio, immagine, per decostruire abitudini percettive e cortocircuitare consuetudini.

Dall’ideale al concreto: oltre alle cicloproiezioni lo spazio cinema rigorosamente no oil del camp propone una selezione di corti e documentari sulle trasformazioni delle città e i modelli di vita sostenibili, per proporre l’audiovisivo come pratica sociale, percorso di studio e di ricerca, strumento di documentazione, di inchiesta e di autorappresentazione.

Il cinema rivelando mondi diviene ecosistema dove tutto e’ in relazione, territorio d’incontro, luogo senza confini geografici per una lettura trasversale delle informazioni, per l’approfondimento e la conoscenza.

L’audiovisivo si  propone come “luogo” , occasione di comunicazione, per rendere significanti le marginalità e dare vita a inedite forme aggregative e alla costruzione di nuovi processi identitari.

 

 

 

 

 

 

 

sabato 18

- h. 22 spazio cinema

Iolandia di Carla Grippa, Stefano Lanini, Silvia Mucci, Simona Piras

Italia 2008, documentario, 22′

Iolandia racconta la storia di una marginalizzazione progressiva e apparentemente indolore: è un territorio mentale fatto di solitudine e fatica, ma anche di vitalità e legami profondi.

 

Good Buy Roma di Gaetano Crivaro, Margherita Pisano

Italia 2011, documentario, 50′

Abbandonato da anni, chiuso, protetto e minacciato da un alto muro spinato, ricoperto da tanta polvere, l’edificio di Via del Porto Fluviale 12 era un ex magazzino militare, di proprietà pubblica, uno di quei tanti à scheletri che come funghi spuntano nel panorama cittadino. Era, perché oggi è qualcos’altro.

Con gli anni e il lavoro la polvere è stata scacciata, il processo di degrado fermato, e la vita ha preso il suo posto.

Dal 6 giugno 2003 abitano, in questo ex scheletro, circa 100 famiglie, provenienti da tre continenti. In 8 anni sono nati circa 40 bambini.

Cosi la ex caserma è diventata non solo una casa, ma quasi una piccola città.

 

La città vetrina – territorio in saldo di Carlo Tartivita, Letizia Buoso, Marcello Mancini, Paolo Rasconà

Italia 2011, documentario, 6′

Un normale sabato pomeriggio nei territori dell’ Expo.

 

- h. 24 dj set + analogic vj con cicloproiezione 8mm

 

 

Start: 18/06/2011 10:00 pm
End: 19/06/2011 12:00 pm
Address:
no expo camp, milano, Italy

schifo bike tour

mobilitati sostenibilmente ci muoveremo attraverso i luoghi della speculazione, delle nocività, della precarietà, le aree d’oro di Expo e PGT; rivendicheremo un’altro modello di vivere metropolitano, diritti, reddito e porteremo la voce del camp dentro il corteo di solidarietà con il popolo palestinese, per non dimenticare che da noi i beni comuni sono oggetto di speculazioni, privatizzazioni, inquinamento, in Palestina per il suolo  e per l’acqua si muore ogni giorno…

Start: 18/06/2011 12:00 am
End: 18/06/2011 6:00 pm
Address:
no expo camp, Italy

I workshop “agricoli” di sabato 18

Ecco un’anteprima dei Workshops che vi proporremo sabato 18 giugno

à vous :)

ORTI VOLANTI –  ORTI MIGRANTI

Il gruppo degli ins-orti propone un workshop pratico di autocostruzione dedicato ad aspiranti ortiste, giardinieri, aiuole-terazze-balconisti che vogliano cimentarsi nella realizzazione di soluzioni di orto/giardino adatte a mettere radici in città.

Scaldate i bicipiti bellezze ma sopratutto, lasciate libera l’immaginazione! Sarà uno spazio plurale, aperto e senza resistenze: mettiamo in circolo le idee , in attesa di una prossima “messa a terra”.

GRASSROOTS GREEN – COSA SIGNIFICA OCCUPARSI DI VERDE DAL BASSO?

Dai community garden, agli orti scolastici passando per gli spazi liberati dal cemento, sono ormai molte le esperienze di giardinaggio urbano che propongono una metropoli diversa. Il workshop si propone come momento di scambio per riflettere con voi sul significato di occuparsi oggi di agricoltura urbana e periurbana e indicare come la valorizzazione del verde urbano dal basso porti con  sé significati sociali e politici. Orti e giardini condivisi, sono pratiche resistenti in grado di esprimere, nel quotidiano, un potenziale di critica al modello di città nel quale viviamo.

Curare il verde attraverso il libero coinvolgimento, l’azione diretta, la condivisione di saperi, risorse e attività, diventa uno strumento per mettere le mani nella terra, riappropriarsi della città attraverso il suo uso e così facendo, ricostruire la trama delle relazioni che definiscono il territorio nel quale ciascun@ di noi vive.

Partiremo dal racconto delle iniziative degli ins-orti come avvicinamento al climate camp no-expo.

Continueremo con la rete delle Libere Rape metropolitane: un progetto, un gruppo di persone e una mailing list nata per promuovere la conoscenza, l’incontro e il coordinamento dei “liberi orti di Milano”.

Punk vegetali, cittadini s-piantati, squatter organici, braccia rubate all’agricoltura, famiglie naturali, piccoli economisti domestici, botanici critici, contadini del grumo di terra o semplicemente idealisti urbani … siete tutt* invitati a chiacchierarne con noi, ma portate anche la zappa.

Start: 18/06/2011
End: 18/06/2011