13.10 | video-report sul corteo #NoCmc di Ravenna

http://www.inventati.org/offtopic/?p=1310

video del corteo nocmc del 13 ottobre scorso a Ravenna; attivisti dell’assemblea ClimateCamp hanno portato la voce dei territori milanesi sotto la sede della Cmc, responsabile dei cantieri TAV dalla ValSusa al Mugello, passando per Lombardia (Expo-Tem-Pedemontana) alla base Dal Molin, con tentacoli devastatori in Africa e, parrebbe, pure nella costruzione del muro a Gaza

dalla parte della terra contro cementificazioni e speculazioni, opere grandi, eventi inutili se non ad alimentare il meccanismo del debito, a saccheggiare territorio e beni comuni, ad arricchire mafie, palazzinari e banche

prossima tappa Milano 1&2 dicembre

come?per far cosa?……

costruiamolo insieme a partire dal prossimo 24 ottobre ore 21 a piano terra – via confalonieri 3 – milano (m2/passante garibaldi)

assemblea climate camp

Posted: October 17th, 2012 | Author: Comitato NoExpo | No Comments »

Appello, in forma di diario, per due giornate di lotta alle nocività a Milano

http://www.youtube.com/watch?v=6vMQOXKeZLQ

Giugno 2012

“Uscire da Expo, fermare la TEM”: così recita la chiamata di lancio del ClimateCamp 2012. Due proposte che mostrano quale analisi portiamo avanti: mega-eventi e grandi opere sono indissolubilmente, la scadenza del 2015 ne è un esempio conclamato. Li accomunano lettura politica e idea di sviluppo, stessi attori e medesime nocività, una identica chiusura al coinvolgimento dei territori interessati. In questi giorni presentiamo anche il dossier autoprodotto “EXIT EXPO 2015”, perchè chiunque abbia uno strumento in più di formazione e divulgazione.

Iniziamo a ragionare su diversi modelli di sviluppo, di autoproduzioni e forme dell’agricoltura, delle azioni e iniziative da intraprendere per fermare i cantieri.

 

Settembre 2012

La lotta alla costruzione della TEM si fa impellente. I canteri avanzano a singhiozzo, ma non si fermano. Dopo il corteo di Casalmaiocco (LO) a inizio settembre, ci sembra che le lotte territoriali stiano aggregando sempre più persone. Lo sentiamo sui media, da Taranto a Brescia, da Genova al Brennero. Lo vediamo anche vicino a noi: a fine mese partecipiamo compatti e numerosi al corteo “NoPedemontana” a Desio (MB). Sembra quasi che davvero le lotte si uniscano. Milano, Lodi, Brianza. Non è finita.

 

Ottobre 2012

L’impietosa analisi che applichiamo alle grandi opere ci porta fuori regione: così come Banca Intesa e Cassa Depositi e Prestiti sono i finanziatori più o meno occulti, Impregilo e CMC sono alcune delle braccia armate delle istituzioni che pianificano queste infrastrutture. CMC, impiegata in Valsusa per il TAV, a Milano per EXPO e nella zona est di Milano per la TEM, è un ottimo punto di partenza per fare i nomi dei responsabili nella partita della devastazione territoriale, per ribadire che “c’è lavoro e lavoro”. Siamo a Ravenna il 13 del mese, abbiamo riempito un pullman da Milano e provincia. Per questa occasione si è formata una vasta coalizione, chiamata “Dalla parte della terra”, con realtà, spazi, soggetti da tutta Italia. Non è che il primo round e lo giochiamo portando duemila persone in corteo.

 

…Dicembre 2012

1 e 2 dicembre, dopo Ravenna la rete nazionale si riconvoca nuovamente a Milano. Analisi, confronti, approfondimenti, flash mob, momenti di piazza. La data è certa. Le proposte non mancano. I contenuti e i luoghi verranno.

Ci troviamo mercoledì 21 novembre dalle 21.00 a PianoTerra per iniziare a organizzare questo meeting che non passerà inosservato. Invitiamo tutte le realtà metropolitane e lombarde alla partecipazione: EXPO 2015 e le grandi opere a questo connesse graveranno su tutte e tutti..è ora di diventare noi un problema per loro!

Posted: October 17th, 2012 | Author: Comitato NoExpo | No Comments »

Orto per l’Expo, le piante esotiche sono un pericolo per l’ambiente

Expo 2015, progetto per l'orto botanico contestato

Milano, 24 giugno 2011 - L’arrivo di piante esotiche per l’Orto botanico dell’Expo 2015 potrebbe provocare l’«inquinamento genetico» dei terreni l’«alterazione degli equilibri ecosistemici della flora». Non solo nella zona dove si svolgerà l’Esposizione universale. Ma in tutta la provincia di Milano e, nello scenario peggiore, in tutta la Lombardia. A sollevare il rischio di inquinamento genetico ed ecosistemico collegato alla realizzazione dell’Expo è l’Arpa, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente.

Un grido d’allarme descritto nel parere dell’Arpa all’accordo di programma 2008 che riguarda la variante urbanistica per l’area ai confini tra Milano e Rho dove sarà realizzato l’Expo. La relazione dell’Arpa — firmata dal direttore del dipartimento provinciale Giuseppe Sgorbati e dal direttore del settore territorio e sviluppo sostenibile Fabio Carella — è un vero e proprio campanello d’allarme ecologico: «L’introduzione di una elevata varietà di specie vegetali esotiche per la realizzazione dei cinque agroecosistemi comporta il rischio di diffusione incontrollata di specie aliene, con conseguente inquinamento genetico e alterazione degli equilibri ecosistemici della flora e delle cenosi non solo dell’area di Expo ma anche a scala provinciale, se non regionale».

I cinque agroecosistemi di cui si parla nella relazione dell’Arpa costituiscono l’Orto botanico planetario, uno dei fiori all’occhiello del progetto Expo 2015. Cinque maxi-serre capaci di riprodurre altrettanti microclimi: foresta tropicale, paesaggio mediterraneo, tundra, brughiera e deserto. In ogni serra saranno piantate le specie vegetali tipiche di quei climi. Expo 2015 Spa guidata da Giuseppe Sala ha già ordinato esemplari della vegetazione propria della foresta amazzonica: dalla palma «acai» che gli indigeni utilizzano per ottenere bevande alle liane «monster» e al «kapok», un albero sacro per le popolazioni locali. Non solo.

Nell’Orto botanico del 2015 ci saranno anche alberi africani di «wengé», «moabi» e «bubinga». Insomma, la visita all’area Expo sarà come un viaggio botanico planetario. Una grande opportunità, ma anche un grande pericolo. Almeno secondo l’Arpa: «Spesso specie vegetali o animali che nel loro ambiente hanno raggiunto uno stabile equilibrio ecologico, inserite all’interno di nuovi ecosistemi possono trasformarsi in specie infestanti capaci di modificare pesantemente gli equilibri naturali preesistenti».

L’Arpa suggerisce al Comune di «evitare la dispersione indesiderata di specie alloctone infestanti» e di «consultare preventivamente il Servizio fitosanitario regionale al fine di valutare correttamente i possibili rischi e le relative soluzioni». Anche perché «le piante possono costituire un veicolo di diffusione di specie di insetti esotici dannose per la flora autoctona (si veda ad esempio l’Anoplophora chinensis»). Sì, proprio il terribile insetto originario dell’Estremo oriente che ha già provocato un disastro ambientale in Lombardia, attaccando 50 specie arboree tipiche del Nord Italia.

di Massimiliano Mingoia

Il Giorno, fonte

Posted: June 29th, 2011 | Author: admin | No Comments »

Si chiude a Milano il No Expo Camp. Da Roma il contributo degli autori di ‘Le mani sulla città’

anteprima dell’articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Si chiude a Milano il No Expo Camp. Da Roma il contributo degli autori di 'Le mani sulla città'foto: www.radiocittaperta.it

19-06-2011/22:22 — Sono trascorsi tre anni da quando è nato il comitato No Expo tra la città di Milano e Rho con lo scopo di denunciare e monitorare i moti speculativi che accompagnano la costruzione dell’Expo 2015.

Dopo un Festival estivo No Expo realizzato nell’estate dello scorso anno lo stesso comitato, costutuito anche da Fornace e da Cascina Torchiera, ha deciso di allargarsi per costituire un aggregato più vasto che comprendesse tra gli altri anche centri sociali, associazioni culturali ed altri comitati per costruire un Climate Camp, in continuità con il campeggio di azione climatica sorto in Inghilterra nel 2008.

Nasce e si è realizzato così dal 17 al 19 giugno il No Expo Climate Camp presso lo Spazio verde di Cascina Merlata. “Una scelta non casuale – spiega Abu, di Cascina Torchiera. – Questo spazio oltre ad essere la cintura verde che lega il Parco Agricolo Sud coll’Expo è il luogo in cui l’Expo edificherà per ospitare gli operatori”.

I tre giorni del No Expo hanno visto la realizzazione di azioni, mercatini biologici, proiezioni, presentazioni di libri a cui sono seguiti dibattiti. “Ci piace ricordare – afferma Abu – che noi di No Expo siamo gli unici a parlare di Expo pur essendo fortemente in disaccordo con la realizzazione”.

Un’occasione dunque per affrontare il tema della speculazione e il bisogno di restituire e consegnare alla collettività i terreni agricoli che altrimenti verrebbero spazzati via dalla cementificazione. Di fronte alle palazzine popolari che si affacciano su via Gallarate 417 ci troviamo davanti all’unico spazio verde della zona. L’unico in cui è possibile ancora coltivare e/o lasciare come giardino e spazio collettivo.

Tra i gruppi che hanno partecipato attivamente alla realizzazione del No Expo Camp gli Insorti detengono un ruolo primario. Rappresentati da quindici, venti persone che nel percorso di preparazione del No Expo Climate Camp si sono occupati dell’agricoltura e del verde partecipato e condiviso. Prima di questo evento il gruppo ha operato in tre differenti zone: a Cascina Torchiera nella sistemazione dell’orto. Ai Navigli per la riapertura di uno spazio chiuso rendendolo utilizzabile come giardino pubblico con l’orto. E ad Abbiategrasso campagne abbandonate sono state trasformate in orti-giardini.

“Gli Insorti – chiarisce Valentina, attiva nel gruppo – sono un gruppo di persone che provengono da differenti esperienze di coltivazione o che dimostrano interesse per il verde come risorsa comune”.

Il Climate Camp dopo le tre esperienze precedenti è stato il luogo in cui gli Insorti hanno operato realizzando orti volanti (da portar via a chiusura evento) e attrezzature mobili.

Non hanno taciuto che il loro obiettivo resta quello di mantenere questo spazio come orto o come giardino aperto per chi abita nelle palazzine popolari di fronte.

Sul problema dell’importanza della speculazione edilizia e di questa ormai marcata e sempre più evidente disattenzione per i terreni da mantenere come spazi liberi al No Expo è arrivato un contributo da Roma.

Si è trattato di un dibattito nato dalla presentazione di ‘Le mani sulla città’, di Paolo Berdini e Daniele Nalbone (Edizioni Alegre). Un testo sulla Roma in vendita dagli anni di Veltroni fino ad Alemanno che in un evento come il No Expo Climate Camp è riuscito a rafforzare e ribattere il concetto di “Un paese, l’Italia – come commenta Paolo Berdini nella prefazione del testo – in cui non esiste più l’urbanistica” e laddove le città si stanno trasformando in colate di cemento.

A chiudere un’interessante digressione val la pena farla citando il capitolo “Fiumicino l’aeroporto olimpico”, a cura di Ylenia Sina.

Fiumicino diventerà una città prima della città: raddoppierà l’aeroporto e costruirà il più grande porto turistico del Mediterraneo e un secondo porto commerciale turistico a cui dovranno essere aggiunti necessariamente le opere di viabilità per collegare il nuovo polo turistico con la capitale. Un altro esempio riportato nel dettaglio da Ylenia Sina è dato dalla campagna Holding A.T.A. S.p.A. del Gruppo Acqua Marcia presieduta da Francesco Caltagirone Bellavista che sta costruendo un porto di lusso con 4 darsene, 1405 posti barca, 3400 posti auto, 460 box e oltre 30mila mq cementificati tra spazi commerciali e residenziali. Fa riflettere allora la riflessione di Michele Maino, del Corriere delle Sera, quando si domanda come sia possibile che un borgo di pescatori come Fiumicino possa diventare un’alternativa di lusso a località come Montecarlo.

Isabella Borghese per Radio Città Aperta

Il Pane e le Rose, 21/06/11, fonte

Posted: June 21st, 2011 | Author: admin | No Comments »

Cascina Merlata

Venerdì sera sono stato alla Cascina Merlata, periferia nord di Milano, dove è iniziata – flagellato da un temporale e da stormi di zanzare assatanate – l’occupazione dell’area che confina col terriorio di Pero, lungo la via Gallarate, al centro delle trasformazioni legate ad Expo e previste nel PGT di Milano. L’iniziativa è patrocinata dal comitato NoEXPO, tant’è che si chiama NO Expo Camp, e si conclude stasera. Il progetto Casina Merlata (una cascina stupenda nell’area del Gallaratese, in criminale stato d’abbandono) prevede la trasformazione di circa 520mila metri quadrati (l’equivalente di 52 campi di calcio) con un mix così composto: edificazione residenziale di 323507 metri quadrati; 200mila parco; ad uso commerciale 45mila metri quadrati, 10 mila ad uso terziario, 15 mila per uso “ricettivo”. Della quota di residenza circa 45mila metri quadrati saranno destinati all’housing sociale (occhio a non confoderlo con la casa popolare e pubblica). Sorgeranno palazzi di 70 metri in una zona dove già sorgono quartieri di palazzacci che soffocano l’area pesantemente conurbata e congestionata.Una città nella città, senza servizi e senza piani di sviluppo razionale e civile. La delibera, portata al voto in fretta e furia dalla Moratti e votata (ahinoi) pure dal Pd, regala milioni di euro di plusvalenze alla società proprietaria dell’area, la Cascina Merlata spa, in cui confluiscono nomi noti del mondo finanziario ed immobiliare, suddivisi in modo bipartisan: dalla CdO alla Legacoop, dall’Unipol ad Intesa SanPaolo e chi, dell’ANCE (Associazione nazionale costruttori edilizia) di Milano rimasti esclusi dal business dell’Expo (dove guadagneranno il gruppo Cabassi e la Fondazione Fiera di Milano,) e dalle altre grandi trasformazioni urbane previste dal PGT o già in corso come CityLife. Inoltre, Cascina Merlata Spa è anche proprietaria di un’altra area nel mirino degli appetiti speculativi legati all’Expo, ossia l’ex Alfa di Arese.

Contestare la città degli affari occulti e del cemento, dei gas serra e delle polveri sottili pm10 è stata la molla decisiva che ci ha spinto a votare Pisapia, a rovesciare la giunta Moratti, a scrivere sì sulle schede del referendum: cioè a bocciare Berlusconi e una politica ricattata dalla minoranza razzista della Lega.  La gente che aderisce all’occupazione simbolica del prato sinora abbandonato di Cascina Merlata vuole più verde, vuole una città vivibile e non una città che esclude (grattacieli e aree residenziali sono per ricchi). La disuguaglianza sociale istituzionalizzata sta devastando Milano. La metropoli dell’iperconsumismo e della sovranità immobiliare emargina progressivamente la società più debole, quella che vive – si fa per dire – di precariato e di sogni spezzati. I giornali stanno già dimenticando che il voto di Milano  è stato sostenuto e propiziato dall’attivismo di una miriade di comitati locali schierati contro chi toglie lavoro, spazio, ossigeno. E’ un mondo sempre più arrabbiato che non vuole essere deluso. Non basta continuare a dire: il vento è cambiato. Come ogni buon marinaio sa, il vento cambia spesso direzione, e sono guai se non stai attento e non lo assecondi.

Repubblica.it, 19/06/11, fonte

Posted: June 21st, 2011 | Author: admin | No Comments »