La legge 185 sul commercio di armi è diventata un guscio vuoto.
Non siamo in guerra. Ma non possiamo perdere occasioni d'oro: il 27-3-2003 il senato ha approvato il ddl 1547,
che modifica la legge
185. , rendendola un guscio vuoto. La 185 vietava l'esportazione
di armamenti verso paesi che si trovino "in stato di conflitto armato
[...];
che si dimostrino propensi a mettere in atto aggressioni; nei cui
confronti sia dichiarato un embargo dalle Nazioni Unite; i cui governi
siano responsabili di accertate violazioni delle convenzioni
internazionali in materia di diritti dell’uomo; [...]destinino al
bilancio militare risorse eccedenti rispetto alle esigenze di difesa del
Paese" (cfr articolo 1 comma 6).
Inutile dire che la 185 è già stata più volte aggirata,
come si può comprendere leggendo i dati relativi all' esportazione di
armi dall'Italia e gli importi delle aziende
coinvolte nella produzione. Al termine della guerra del Golfo, nel
1991, l'Onu creò un registro
delle Nazioni Unite per la raccolta dei dati sui trasferimenti
internazionali, al fine di prevenire la corsa agli armamenti. A questa
iniziativa è seguita, nel 1998, l'adozione del Codice di Condotta
dell'Unione Europea per le Esportazioni di Armi. Quando, nel dicembre
2002, il governo iracheno ha consegnato agli ispettori dell'Onu e
dell'Aiea di Vienna il dossier con i propri programmi di armamento, è
stato reso noto che 150 imprese multinazionali, di cui 24 statunitensi, hanno
armato Saddam Hussein.
Per approfondimenti circa la legge 185, la sua riforma e il coinvolgimento
delle banche italiane, potete visitare i seguenti links:
campagna di amnesty | campagna di attac | banchearmate.it. Inoltre, il 14 aprile si terrà a Milano un convegno dal
titolo: "Per la pace: Controllare il commercio armi".
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