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CONTRO LA LEGGE SULLA PMA (comunicato stampa) | ||
by collettivo peppinabausch Friday, Sep. 26, 2003 at 12:42 PM | mail: | |
in merito alla discussione in senato sulla legge 1514 sulla procreazione medicalmente assistita (PMA)
Il 24 e 25 settembre, in Senato, si è riaperta la discussione per l'approvazione di una legge sulla procreazione medicalmente assistita. Tralasciamo per esigenze di brevità i commenti sulla penosa zuffa scoppiata di fronte alla protesta trasversale di alcune parlamentari, e i commenti pecorecci dei maschi in aula. Vogliamo tornare, piuttosto, sui contenuti di questa legge oscurantista e sadica di cui non si è parlato ancora abbastanza. Una legge che impedisce la fecondazione eterologa, sancendo la sacralità del legame consanguineo tra genitori e figlio/a, che lega lo status di figlio/a al concetto inviolabile di "famiglia", impedendo a coppie omosessuali e ragazze madri di ricorrere alle tecniche di fecondazione in vitro. Una legge che impedisce il congelamento degli embrioni, e impone l'impianto contemporaneo di tre embrioni nell'utero materno, con ripercussioni violente sulla salute della madre, ma non solo. Vietando il congelamento e imponendo l'impianto una volta formato l'embrione, stabilisce implicitamente la fecondazione coercitiva per quelle donne che, a embrione formato, abbiano cambiato idea. Allo stesso modo, impedendo la soppressione di embrioni portatori di malattie genetiche o malformazioni, la legge obbliga la madre a essere fecondata anche nel caso che il/la futuro/a figlio/a sia portatore di malattie gravi, fatto salvo, una volta impiantato l'embrione, abortirlo in adempimento alla legge 194. Non occorre sottolineare quanto sadismo fisico e psicologico risieda in una legge che prevede la fecondazione ed il successivo aborto, in nome del "diritto dell'embrione". Inoltre tale diritto, che individua nell'embrione un soggetto giuridico potenzialmente in conflitto con la madre "ospitante", mina fortemente il principio della 194, e sancisce un'aberrazione concettuale secondo cui in un unico corpo, quello della madre, risiedono due persone giuridiche separate, i cui "diritti" possono non coincidere. Secondo questa legge, poi, la sterilità non è considerata malattia, e come tale non gode della copertura del servizio sanitario nazionale, fatto salvo uno stanziamento speciale di fondi. |
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