PAPILLON – REBIBBIA
ASSOCIAZIONE CULTURALE – ONLUS
SIAMO DAVVERO TUTTI UGUALI ?
Crediamo che, ormai, sia noto a tutti che da venerdì 5 maggio l'ex ministro Cesare Previti deve essere annoverato tra gli “ospiti” di Rebibbia.
Con non poco sconcerto apprendiamo che all'illustre ospite è stato riservato un trattamento particolare, sconcerto che permane nonostante il senso di umana solidarietà che nutriamo per qualsiasi “cittadino detenuto” che varchi questi cancelli a prescindere dal suo stato, censo e livello.
L'apprendere dal Messaggero di sabato scorso che, stante il suo stato di ultra settantenne, l'ospitalità del signor Previti sarà breve, da tre a sei giorni, ci induce a pensare che, finalmente, qualcosa sia cambiato in tema di concessione dei benefici ai detenuti e che presto molti altri detenuti ultrasettantenni ne potranno godere con altrettanta certezza e celerità.
E' invece con notevole rammarico che dobbiamo rilevare i disagi patiti in questi giorni dalle famiglie dei “normali” detenuti che hanno visto, soprattutto nella giornata di sabato scorso, la propria attesa per il colloquio prolungarsi per oltre cinque ore, come riportato dallo stesso quotidiano romano, a causa delle illustri personalità precipitosamente avvicendatesi a far visita al signor Previti e che hanno fruito di canali di accesso tanto rapidi quanto preferenziali, il tutto alla faccia e con buona pace dei tanti familiari che hanno dovuto attendere il termine delle “visite di stato” per poter incontrare i propri congiunti.
Pur rallegrandoci che il cittadino detenuto Cesare Previti abbia potuto avere il necessario conforto dei propri amici fin dai primissimi istanti di detenzione avremmo preferito che quegli stessi parlamentari del centro-destra avessero, nel passato, avvertito la stessa impellente necessità di venire in visita a Rebibbia a manifestare la propria solidarietà a prescindere da ogni personalissimo affetto.
Da ultimo ci sia consentito il chiederci quale effetto potranno avere i proclami con i quali, anche da qui, il “cittadino detenuto” Previti continua a protestare la propria innocenza.
Ci chiediamo se essi verranno valutati dal Magistrato di Sorveglianza secondo la comune prassi e, dunque, interpretati come una colpevole mancanza di quella consapevolezza del proprio torto, ritenuta, da sempre, elemento fondamentale ed imprescindibile dell'avvenuto processo di recupero del detenuto necessario per la fruizione dei benefici e delle misure alternative.
La brevità dei tempi ventilati dalla stampa se da un lato ci rallegra come per qualsiasi altro cittadino detenuto, dall'altro ci fa ritenere che ben altre e diverse saranno le “valutazioni” su cui si fonderà la concessione dei benefici richiesti dai legali del signor Previti, “valutazioni” per il cui apprezzamento, sicuramente, sembra siano più che sufficienti quei, “diagnosticati”, tre, massimo sei giorni di “prognosi morale”.
Lasciamo ad ognuno di voi la risposta a quell'interrogativo con il quale abbiamo aperto questa riflessione.
Roma, 9 maggio 2006
PAPILLON
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