Integrazione alla vicenda di Khairi. I sotterfugi che ne hanno determinato l'espulsione. Puntualizzazione sul respingimento della famiglia siriana.

L'espulsione di Khairi verso una morte quasi certa in Tunisia è avvenuta sabato scorso verso sera. Il momento non è stato scelto a caso, ma si è aspettata la chiusura della Corte di Strasburgo per procedere senza intoppi. La Corte ha infatti il potere di fermare immediatamente simili casi di deportazione, qualora sussista un fondato pericolo per il rimpatriato di andare in contro a persecuzioni e violazioni dei diritti umani nel paese di destinazione. Nulla si è quindi potuto fare per salvarlo. Strasburgo, all'inizio della settimana, ha però immediatamente chiesto spiegazioni in merito al governo italiano, preludio all'apertura di un inchiesta su quello che si può definire un "concorso in omicidio" (D. Frisullo.
Fonti non ufficiali sostengono che al momento khairi si trovi desaparecido nelle prigioni del ministero degl'interni tunisino, probabilmente sotto tortura e in serio pericolo di vita.

Un chiarimento anche sulla vicenda della famiglia siriana:
Come accennato da Frisullo nell'articolo di oggi su Liberazione, non si è trattato di espulsione, ma di respingimento. Alla famiglia non è stato consentito di porre piede sul suolo italiano, impedendogli così di chiedere asilo e consentendo un rimpatrio immediato esente da formalizzazioni o convalide. Il provvedimento non è da imputare (come sostiene Unità di ieri) alla "Bossi Fini", ma alla Turco/Napolitano (passata legislazione) recepita puntualmente nella nuova legge.