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In contatto con Baghdad (13)
by robdinz Saturday, Mar. 22, 2003 at 3:25 PM mail:

B52

Sembra certo da informazioni incrociate che altri 6 o 8 B52 siano decollati dalle basi inglesi in direzione di Baghdad.
Arrvirenna sui cieli della capitale tra le 18 e le 20 di questa sera, per un'ulteriore tornata di bombardamenti sulla città.

La notizia è certa.

Le vittime che testimoni oculari hanno visto oggi sono 5. Ma medici ed infermieri degli ospedali parlano di numero "inquantificabile" di vittime nelle ultime 24 ore.
La stragrande maggioranza sarebbe rimasta intrappolata nelle macerie e nelle fiamme dei palazzi civili squassati dalle onde d'urto delle bombe sui palazzi presidenziali o ministeriali che si trovano a strettissimo contatto con i palazzi del potere.

Si susseguono le sirene antiaeree aumentando il panico della popolazione nell'avvicinarsi della prima oscurità della sera. Baghdad è tre ore avanti rispetto all'Italia.

Il cielo è completamente oscurato dalla cappa grigia degli incendi e dei fumi che questi provocano.

Interrotta da molte ore l'erogazione dell'acqua.
Lenenrgia elettrica va e viene, così come le linee telefoniche.

Molte persone sembra abbiano scelto fin da ora di passare la sera e la notte in macchina, lontani perfino dalla periferia della città piuttosto che rischiare di rimanere intrappolati nelle case in caso dic crolli, bombardamenti ed incendi.

Situazione disperata negli ospedali: manca tutto. Ma proprio tutto. Fili di sutura, bende e garze sterili, disinfettanti, antibiotici, farmaci per i cardiopatici, ossigeno.

Un fotografo indipendente egiziano, laureato in medicina, ha chiuso le macchine fotografiche, si è infilato un camice ed ha iniziato ad aiutare gli impotenti medici iracheni.
I feriti, oltre 300 sono in gravi e gravissime condizioni: fratture, ustioni, amputazioni traumatiche le patologie più comuni. E mancano persino blandi analgesici per alleviare i dolori.

Sono centinaia le persone che affollano i corridoi e le sale di aspetto degli ospedali, in alcuni casi con la speranza di aver solo trovato un posto più sicuro, confidando che gli ospedali non possono essere bombardati.

Molti negozi e botteghe aprono e chiudono nel giro di pochi minuti solo per consentire ai proprietari, loro familiari, amici e forse qualche cliente di prendere sacchi di riso, datteri, semi e farina, olio, e pesce e carne secca da portare rapidamente nelle proprie case o "rifugi".

Mi segnalano episodi di "sciacallaggio" ai danni dei palazzi del potere ma anche dei palazzi civili sventrati per prendere oggetti e cibo da portare altrove.

Con l'avvicinarsi dell'imbrunire la tensione sale di minuto in minuto (ed è comprensibile). Gli operatori indipendenti dell'informazione tenteranno di ritrovarsi all'"Andalus" questa sera alle ore 21.00 italiane per cercare insieme di trasmettere qualcosa. Nell'hotel i telefoni funzionano ancora pur se in modo intermittente e spesso insufficente a trasmettere in rete in modo continuativo.

Molti cittadini iracheni, soprattutto i più poveri o soli chiedono con insistenza di poter alloggiare nell'albergo con la speranza che dove sono i giornalisti lì non cadranno le bombe. Il dialogo con loro è difficile, al di là della lingua, in quanto neppure i colleghi indipendenti sono sicuri di dove (e se) dormiranno questa notte. E queste risposte non convincono gli iracheni in cerca di ospitalità e scambiano questa "incertezza" con un rifiuto a "proteggerli". Una situazione molto delicata, che la dice lunga sul clima che ora si respira a Baghdad,

Ancora bombe con frequenza di circa 15 munuti su tutta la periferia questa volta da nord a sud, da ovest ad est.

A dopo

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