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3000 militari italiani in Iraq
by MICAELA BONGI Wednesday, Apr. 16, 2003 at 8:08 PM mail:

Missione Iraq, arrivano i nostri Il parlamento dà il via libera all'invio di 3000 militari. Il governo: scorteranno gli aiuti umanitari. Mezzo Ulivo si astiene, la Casa delle libertà ricambia, Berlusconi incassa


Da Atene Silvio Berlusconi incassa soddisfatto. Il governo italiano corre per arrivare primo nella lista degli willings, i volenterosi al fianco di Bush, e porta a casa il via libera del parlamento alla «missione umanitaria d'emergenza» in Iraq. Ovvero - ottenendo anche l'astensione della maggioranza dell'Ulivo - all'invio di 2.500-3000 militari a fianco delle truppe d'occupazione. Ovvio che, nel suo intervento, il ministro degli esteri Frattini la metta in altri termini. I militari avranno l'unico scopo di assolvere a un «obbligo morale», quello di intervenire al più presto per far sì che gli aiuti umanitari alla popolazione irachena arrivino a destinazione: «Senza la componente militare, il nostro contributo all'emergenza sarebbe decisamente velleitario». Una scorta di notevoli dimensioni, insomma, ma una scorta, «per salvaguardare l'incolumità degli operatori di pace», preciserà nella replica il ministro Giovanardi. E, prosegue dal canto suo Frattini, poco importa attendere l'avallo dell'Onu («oggi non è in grado di esprimersi con concretezza») o di quell'«organizzazione regionale» che si chiama Ue (al Consiglio europeo di Atene non sarà aperta una discussione sul futuro dell'Iraq, spiega). Perché non sono tollerati ritardi, «non possiamo permettere che il dopoguerra rischi di fare più vittime della guerra». La guerra angloamericana in realtà, nel discorso di Frattini, rimane nell'ombra. Il ministro sembra descrivere un paese colpito da una catastrofe naturale e non dai bombardamenti, mai citati. Pur confezionando un discorso tutto teso a ottenere l'«ampio consenso» del parlamento, Frattini, nonostante l'urgenza, non entra nello specifico dei tempi («dieci giorni, un mese...», dirà a fine giornata). Né, come sottolinea il ds Mussi, il titolare della Farnesina cita le agenzie internazionali e Ong alle quali si potrebbero trasferire subito soldi e mezzi. E ancora, il ministro non dice niente sulla catena di comando. Ma Margherita, maggioranza ds, Udeur e Sdi decidono di astenersi alla camera e di non partecipare al voto in senato (dove l'astensione è un no) per «sospendere il giudizio» sul governo in attesa di chiarimenti su status giuridico dei soldati, rapporti con le altre organizzazioni e catena di comando. Chiarimenti che dovrebbero arrivare con il decreto che darà il via libera alla missione e la finanzierà (è l'annuncio della tassa per l'Iraq a cui aveva già alluso Berlusconi).

Il governo, nonostante una maggioranza agguerrita che ne farebbe a meno e che fino a poco prima del voto aveva picchiato durissimo contro l'opposizione, punta con forza a arrivare a un pronunciamento quanto più possibile bipartisan, che risulterebbe gradito anche al Quirinale. E così, per ottenere l'astensione della maggioranza ulivista, basta cambiare una parola nel dispositivo della mozione del centrodestra (il governo si impegna a «sviluppare» anziché «proseguire» le linee indicate da Frattini). E' poi Giovanardi a chiarire che se l'Ulivo chiederà di votare la sua mozione per parti separate, su una di quelle parti il governo si rimetterà al parere dell'aula. E' Pino Pisicchio, dell'Udeur, a farsi carico della sollecitazione. E così, con l'astensione del Polo (tutta la Lega vota contro, come 26 di An, compresi La Russa e Gasparri, tre forzisti e due Udc) passa anche la parte della mozione di Ds, Margherita, Udeur e Sdi che impegna il governo a promuovere in ogni sede dell'Ue e nelle sedi internazionali il contributo dell'Italia all'arrivo degli aiuti e alla riabilitazione dei servizi fondamentali, sostenendo le organizzazioni già in Iraq. E a promuovere un'iniziativa affinché il consiglio di sicurezza Onu riassuma il suo ruolo in tempi rapidi.

All'improvviso, con l'indicazione di Giovanardi, si chiariscono le idee anche ai parlamentari di maggioranza, che cambiano decisamente toni. Il portavoce forzista, Sandro Bondi, si felicita: «Una parte dell'opposizione ha battuto un colpo». Ed è ancora Frattini a enfatizzare il risultato: «Apprezzo la convergenza che si è realizzata fra maggioranza e opposizione con le astensioni incrociate. Avevo auspicato il superamento delle divisioni del passato e vedo che, seppure in parte, questo si è realizzato». Il ministro per le attività produttive Marzano passa invece direttamente alla fase due: «La prospettiva, più avanti, è anche di partecipare alla ricostruzione».


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