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Scorie nucleari, p2 e militari
by durden Saturday, Jun. 28, 2003 at 3:53 PM mail:

GLI OMISSIS DEL GENERALE JEAN, LA “SERVITU’ MILITARE” E LA BASE SEGRETA DI POGLINA


A POGLINA SI ADDESTRARONO I “GLADIATORI” DELLA COSIDDETTA "GLADIO DELLE CENTURIE"
COMPRESO NINO ARCONTE



Nel 1987, il deputato di Democrazia Proletaria, Ronchi, presentò un’interrogazione al Ministro della Difesa sul Generale Jean, per sapere “la veridicità della notizia secondo la quale il Generale di Divisione Carlo Jean, a suo tempo comparso negli elenchi della loggia P2 (l’interrogazione è in parte inesatta, perché Jean non figura negli elenchi della P2, apparterrebbe invece ad altra Loggia segreta n.d.R.) sarebbe stato preposto alla sezione di studi strategici istituita presso il Centro Studi della Difesa, ed avrebbe avuto un incarico di insegnamento presso la Università LUISS di Roma” . Il Generale Jean lo ritroviamo in questi giorni al centro delle polemiche sullo stoccaggio dei rifiuti radioattivi, a quanto sembra, destinati a quella che sembra essere diventata la “pattumiera d’Italia”, la Sardegna.


35.000 metri cubi di materiale radioattivo sono in cerca di un sito di destinazione. Una ricerca avvolta nel silenzio e negli “omissis” del Generale Jean, uomo di fiducia del presidente Berlusconi, presidente della Sogin, la società che deve individuare i famosi siti di stoccaggio. La questione della “omissione”, nella Gazzetta Ufficiale dello scorso mese di marzo, di componenti fondamentali del discorso sulle “destinazioni” dei rifiuti radioattivi, è un problema molto grave: “chi ha deciso di porre il segreto di Stato su questo documento? –chiede Falco Accame- forse il presidente del Consiglio? E con quali motivazioni scritte? Oppure è stato deciso dall’U.C.S.I., l’ufficio centrale di sicurezza, che non figura ufficialmente tra gli organi della Presidenza del Consiglio, e non è neppure contemplato dalla legge 801/77 sui servizi segreti?”


Il ministro Giovanardi, rispondendo all’interrogazione di un deputato sardo sulla questione della possibile destinazione del materiale tossico, ha serenamente dichiarato – come ricordavamo su “Rinascita” qualche giorno fa – che “da qualche parte bisogna pur metterlo…”. Sarà ancora la Sardegna a pagare il prezzo della “servitù militare”? La Sardegna ha già pagato prezzi altissimi, basti ricordare a Poglina, un nome tornato a galla qualche mese fa, sempre in relazione alle attività di addestramento, più o meno segrete, che, probabilmente non sono mai state davvero interrotte nelle acque di Alghero.


Da tredici anni, ufficialmente, da quando "l'affare Gladio" salì alla ribalta delle cronache, sino ad oggi, la base di Poglina era stata dichiarata chiusa.


Dall'11 novembre 2002 sino al 13 dicembre, la Capitaneria di Porto di Alghero dette notizia, seppure in modo oltremodo scarno - della riapertura per generiche "esercitazioni di tiro" e "attività addestrative subacquee e di superficie". Da quel momento, vietato "navigare, sostare, ancorare, pescare, nello specchio d'acqua adiacente la base militare Raggruppamento Unità Difesa".


Questa sigla, Raggruppamento Unità Difesa, RUD, è sigla che identifica una branca del SISMI, il che, pur nella laconicità del comunicato, ci informa di alcuni fatti interessanti: ad esempio, ci dice che la base continua ad essere punto di riferimento e di addestramento dei servizi segreti.


Inoltre, sempre nella sua asetticità, il comunicato della Capitaneria di Alghero ci dice che la base dove per quarant'anni si addestrarono i "gladiatori", dove erano presenti gli uomini di Consubin, gli incursori scelti della Marina, è ancora ufficialmente attiva.


Alla domanda relativa alle basi della Sardegna, per sapere se lì si addestravano anche gli altri "Gladiatori", quelli della "Gladio segreta", oltre a quelli della struttura ufficiale, Arconte mi aveva detto:


"L'organizzazione Gladio non era un corpo separato delle nostre Forze Armate. Per questo provo indignazione a sentir parlare di armi, che "sarebbero appartenute all'organizzazione Gladio: io ho sempre avuto pronte a disposizione le mie armi, che venivano custodite nelle armerie ufficiali delle FF.AA. Quali depositi clandestini..."


E a proposito di Capitanerie, quando chiesi ad Arconte se fossero informate dell'attività che Gladio svolgeva in alcune basi, mi rispose così:"... non ricevevo dei veri e propri "richiami in servizio" ma c'erano sistemi di comunicazione per rimanere in contatto con il comando nel caso di operazioni urgenti da svolgere. Gladio era il nome in codice di questa particolare organizzazione, militare e civile, e non credo che le Capitanerie, in quanto tali, ne fossero informate...ricordo però un episodio per lo meno strano, accadutomi nel 1989, e che descrivo e documento nel mio libro ("L'ultima missione" N.d.R.)... dalla Capitaneria mi venne richiesta la restituzione di una "cartolina"...Una, e non tutte: quella datata 26 febbraio 1978. Nessuna spiegazione, ma mi fu detto che, dopo che l'avessi riconsegnata, sarebbe stata rinviata all'ufficio emittente: il Ministero della Difesa a Roma. Chiesi spiegazioni che non ebbi mai...Naturalmente mi guardai bene dall'eseguire quella richiesta."


E pensare che tempo fa, alcune persone di buona volontà, evidentemente innamorate della bellezza di quel punto della costa, lanciarono la "fantasiosa" ipotesi di smantellamento della base e della sua trasformazione in impianto turistico.


Neanche a parlarne: i servizi, che facciano capo al SISMI, che compaiono sotto la veste dei "Gladiatori" o con le tute nere di Consubin, continuano a detenere saldamente il possesso e il diritto d'uso della base di Poglina, che rimane "base militare del Raggruppamento Unità Difesa".


Quindi, nell'ambito di quella che è una vera e propria "militarizzazione" della Sardegna, dopo l’addio alle speranze di godere delle acque e del paesaggio della costa di Alghero (tutta l'area intorno alla base è riservata ad "operazioni di tipo militare", le non meglio precisate "attività addestrative subacque e di superficie") ecco ora la possibile individuazione dell’isola come sito di stoccaggio di rifiuti radioattivi.


La riapertura della base di Poglina, la questione delle scorie radioattive, dimostrano che norme e procedure continuano a confondersi in un gran calderone, in cui si mescolano segreti politici e militari.


Risultato? probabilmente non sapremo mai che "operazioni di tipo militare" determinano "l'occupazione militare" delle acque di Alghero, non sapremo se si tratta di operazioni che si collocano dentro o fuori l'assetto istituzionale e normativo in materia di segretezza, dentro o fuori, o addirittura in contrasto aperto, con l'ordinamento giuridico in termini di sovranità nazionale.


L'"amministrazione parallela del segreto", infiltrata capillarmente in tutta la pubblica amministrazione, sembra ancora l'amministrazione più efficiente, quella che porta alla gestione abituale di una sorta di cortina fumogena che si stende su tutta la vita di questo Paese, in contrasto con ogni riforma e legge sulla trasparenza. Quell'amministrazione del segreto che ci avverte che la base di Poglina è "blindata", ma non ci dice né mai ci dirà, perché.

“Come nelle stragi – dice Accame – nella Gladio rimasta segreta per 45 anni, nella P2 e nelle Logge segrete, si continua la tradizione di nascondere tutto ai cittadini, che sono soltanto dei sudditi”.

Maria Lina Veca

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