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Milano: continua la campagna di stampa sulle periferie
by dal corriere Sunday, Aug. 31, 2003 at 12:31 PM mail:

Da Rozzano a Ponte Lambro, riprendiamoci le periferie.


Dieci anni fa, davanti alla vergogna di Ponte Lambro, dove la città degli onesti era in ostaggio di una banda di delinquenti, un funzionario di polizia dichiarò ai giornali che gli agenti erano troppo pochi per garantire la sicurezza e la legalità. Due anni dopo, di fronte alle proteste dei residenti di un casermone diventato inabitabile per i vandalismi, lo spaccio e il teppismo, le autorità (tutte) si impegnarono in una bonifica che rimase soltanto un annuncio. Uno dei tanti, nella rassegna stampa delle periferie milanesi che classifica le case popolari come ghetto, bronx, quartiere dormitorio, deserto urbano, lasciando un brivido di disagio e di fastidio ai cittadini perbene che ci vivono e una cronica indifferenza in tutti gli altri, che evitano, sfiorano e solitamente girano al largo. Per questo Ponte Lambro è ancora così, una ferita aperta nella civile Milano, un non luogo dove si disfa la città e fallisce ogni tentativo di riqualificazione. Abbiamo rivisto e risentito alcuni allarmi e alcuni giudizi in questi giorni, davanti ai cadaveri trapassati dai proiettili di Vito Cosco, il balordo di Rozzano che per una vendetta ha fatto una strage, e ci siamo interrogati su come contenere i rischi di una violenza che il degrado sociale può generare. Ma non abbiamo trovato altre risposte che non siano generici appelli, vaghe giustificazioni, inutili promesse.
E’ vero che Milano ha bisogno di agenti: dieci anni fa erano 5.300 e oggi ne ha un migliaio in meno, ma la forza pubblica da sola non basta a vincere la sfida delle periferie malate nei diciotto quartieri che l’Aler considera a rischio. Alla legalità, da garantire sempre per evitare che la moneta cattiva scacci quella buona, bisogna aggiungere il coraggio di sognare una normalità troppo a lungo rimandata per chi vive nelle case popolari.
Si faccia un’alleanza, tra il Comune che deve progettare e i tutori dell’ordine pubblico che devono vigilare, per garantire il controllo delle assegnazioni e lo sgombero degli abusivi. Si ripristino le portinerie, scioccamente abolite, con un sistema di incentivi e di tutele: valorizzeranno lo stabile, e aiuteranno nel controllo sociale. Si avvii, gradualmente, un piano per rompere la concentrazione di disperati nei condomini: con le regole attuali l’assegnazione non consente nessun mix sociale e i risultati si vedono a Rozzano come in viale Fulvio Testi o a Calvairate. Ormai, tra i 124 mila residenti delle case popolari, c’è una popolazione crescente di anziani impauriti, soli, esposti a ogni rischio, e di extracomunitari.
Infine, si prenda una volta per tutte una decisione seria: se rattoppare non basta, si demolisca, con un progetto di ricostruzione in tempi rapidi coinvolgendo banche e imprese. L’ha fatto Barcellona, può farlo Milano. Proviamo a vincere l’inerzia, prima di rassegnarci un’altra volta. Se lo stesso zelo con il quale è stata realizzata la cancellata in piazza Vetra per allontanare gli spacciatori si applicasse a Ponte Lambro, oggi potremmo avere un quartiere modello. Senza inutili «centri di aggregazione» (parola che ormai fa venire l’orticaria) ma con qualche sano bar dove la gente possa trovarsi con l’impressione di conoscersi un po’ di più.

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