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Sull'ASSEMBLEA METROPOLITANA di mercoledì 5 novembre
by m46_novara Friday, Nov. 07, 2003 at 12:44 AM mail:

Riflessioni 1 giorno dopo

Sono un compagno di Novara che ha partecipato (senza intervenire) all'assemblea di ieri sera. La mia attività è passata attraverso il CSA Cavalcavia ed il progetto di Disinformat, l'intervento è solo personale. Non so quanto conta (e magari mi sbaglio) però ho pensato ieri di essere nel posto giusto...

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#Prima di tutto bisogna secondo me chiarirsi il concetto di "assemblea metropolitana", per capire i contorni di questo possibile progetto politico:

_Occorre identificare che cosa significhi assemblea *METROPOLITANA*, e quindi quale sia il luogo politico di questo tentativo. Massimo apprezzamento in questo senso all'intervento del compagno del Torchiera, che metteva in luce come la metropoli sia in sostanza, al di là dell'aspetto territoriale, l'insieme di relazioni che su questo territorio funzionano.

Faccio l'esempio di Novara, città fuori dai confini della metropoli in senso stretto (anche i riferimenti "geografici" emersi dall'assemblea non si spingevano al di là del Ticino): per ciò che riguarda un simile luogo, si attenua (senza sparire) l'intreccio di immediate connessioni economiche e produttive con il centro metropolitano, che possiamo ritrovare nell'immediato hinterland milanese. Novara è però una città che sperimenta comunque una sorta di deriva esistenziale verso Milano, che coinvolge soprattutto i giovani della città: Milano è la metropoli nel senso affascinante del termine, dove si trovano occasioni e stili di vita non esistenti in provincia; dove si và all'università (che in pratica a Novara è sempre esistita in modo molto limitato); dove si trovano i luoghi di divertimento; e così via. I compagni novaresi tra i venti e i venticinque anni per buona parte sono impegnati proprio a Milano nel loro agire politico.

Questo non significa svuotare il termine metropoli di tutti gli altri possibili (e più specifici) significati: penso per esempio ai discorsi emersi sull'ecologia, sui trasporti, sulle forme di lavoro precario dislocate nell'area dell'hinterland, ecc. Credo che però il senso più importante di un'assemblea metropolitana sia proprio l'assumere le relazioni fra gli attori come elemento unificante

_In secondo luogo, c'è secondo me un gran bisogno di stabilire che cosa possa rendere questa "cosa" un'*ASSEMBLEA*, intesa nel senso di luogo non episodico di incontro e di scambio, per ragioni che penso siano evidenti e che sono emerse anche ieri sera: non perdere lo slancio, non ricadere (anche involontariamente) in logiche di decisione ai vertici, non funzionare semplicemente come un coordinamento per il lancio di mobilitazioni o la pubblicità delle singole iniziative.

In questo senso secondo me debbono essere fatti due discorsi: per primo, l'idea che l'assemblea debba funzionare molto, se non soprattutto, come rete di scambio di informazioni e dati (e la prima cosa da mettere in rete sarebbero, credo, tutte le esperienze che le realtà presenti ieri sera hanno già nel loro percorso). Fra gli esempi di collaborazione positiva (tra possibili soggetti domani in rete) che ho visto a Novara vi è stata per esempio quella del War Carnival realizzata da Disinformat e dai Folletti di Abbiategrasso: e non è un caso che queste relazioni si siano create proprio grazie alla funzione di Milano come "baricentro" delle due realtà. Sia detto per inciso, questo è stato il caso in cui i risultati positivi sono nati anche dal fatto che abbiamo creato quel minimo di conoscenza reciproca e, appunto, di relazioni.

Come secondo elemento, occorre che a questa assemblea siano dati i mezzi per essere tale, e cioè gli strumenti minimi per continuare a riconoscerci in un percorso alla portata di tutti. Viceversa, non solo tornano in campo i meccanismi di un dibattito chiuso o per pochi: inevitabilmente si finisce anche per vivere come limite la dinamica metropolitana, ponendo un discrimine negativo fra chi sta al centro (i compagni milanesi) e chi in periferia (Bergamo, Abbiategrasso, Novara, ecc.), per cui chi "non è sempre lì" inizia a non vedere più il filo del discorso o a rompersi le palle (in parte questo emergeva anche dall'intervento del compagno di Lecco).

I modi per evitare questi rischi sono incentivare la comunicazione (l'invito della compagna di Indy ad approfittare delle occasioni "digitali" in questo senso è fondamentale), avere la necessaria cura nell'organizzazione delle assemblee, ma soprattutto allargare la discussione fuori o attraverso le assemblee, di modo che non sia necessario ripartire ogni volta da zero: che l'assemblea sia il momento di sintesi e di pubblicità di percorsi effettivi in atto e non il tentativo periodico di rianimare progetti non autosufficenti.


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#Che fare?
Una nostra necessità è prima di tutto quella di di non sprecare tempo, nel senso che dobbiamo mostrare prima di tutto a noi stessi che tempo e opportunità investite nel contesto dell'assemblea metropolitana non sono buttate. Con questo non intendo che abbiamo bisogno di imbastire da subito mobilitazioni fintamente unitarie, ed anzi penso che l'unica cosa sensata sia impostare un percorso su
tempi "lunghi", senza fretta di "fare subito un corteo" (e questa osservazione vale anche nei confronti discorso del compagno di YaBasta che proponeva subito il reddito garantito come tema da "aggredire" subito. Ha ragione invece alaxa: si può agire "senza il bisogno di trovare campagne come il reddito di cittadinanza che aprirebbero la necessità di un estenuante dibattito teorico fra le varie componenti").
Nello stesso tempo però credo che ci sia già abbastanza su cui lavorare, soprattutto dal punto di vista fondamentale della circolazione di dati, esperianze, informazioni. Alcune tracce sono quelle emerse dall'assemblea, altre se ne possono trovare, qualcuna
è scritta qui sotto:

_Bisogna produrre un minimo di riflessione di metodo (o meglio sui metodi) su come questa assemblea possa funzionare. Questo comprende anche la realizzazione di qualche "trucco" per comunicare: mailing list, "registro di presenze" dell'assemblea metropolitana, valutare in che modo appoggiarsi su Indy, ecc.

_Bisogna mettere in rete le esperienze già realizzate, di modo da creare la conoscenza reciproca e scambiare idee/progetti ben riusciti. Allargherei il discorso che faceva il compagno del Bulk sul "censimento" delle condizioni degli spazi ad una più ampia circolazione di informazioni sull' "area politica metropolitana". Un eventuale futura iniziativa (la butto lì) potrebbe essere una cosa tipo "fiera dell'assemblea metropolitana" (alla Stecca?) in cui le varie realtà presentano esperienze e progetti.

_Bisogna pensare ad un modo per fare emergere la discussione sui temi: la grande questione mi pare sia la precarietà, ma la definizione che ne è stata data ieri è complessa e racchiude molti elementi che vanno approfonditi ed anche separati, e comunque questo non esclude altri interessi. In ogni caso bisogna acquisire e far circolare competenze ed informazioni e produrne noi stessi. In questo senso vale il discorso fatto sulla messa in rete di progetti già esistenti che possano avere il valore di approfondimento sul caso specifico (per esempio: 052 sul tema della videosorveglianza), e l'idea generale che comunque il lavoro d'inchiesta (specie sulla
condizione precaria) saremo noi a farlo oppure nessuno lo farà (tranne le agenzie di lavoro interinale), data l'enorme arretratezza delle strutture sindacali tradizionali.

_ Credo che il nostro lavoro futuro si debba basare, oltre che sull'ambito di costruzione ed allargamento di relazioni, sulla progettualità che possiamo esprimere. Proprio perchè non puntiamo sull'aggregazione per appartenenze politiche o per organizzazioni, il nostro
impegno deve fondarsi su percorsi politici comuni (anche se il livello collettivo non deve per forza coinvolgere tutta l'assemblea).
Questi progetti dovrebbero essere efficaci a livello micro (il concetto di vertenza) e nello stesso tempo esprimere il senso più generale di quello che stiamo facendo.

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in conclusione, il CSA Cavalcavia di Novara domani (07.11.2003) compie cinque anni, qualcosa vorrà dire...

m46_novara




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