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FORUM SOCIALE EUROPEO
by CSOA ASKATASUNA Tuesday, Nov. 18, 2003 at 3:52 PM mail: askatasuna@ecn.org

Un tentativo di comprensione/analisi delle strategie e delle prospettive viste al Forum Sociale Europeo

FORUM SOCIALE EUROPEO

La formalità, l'istituzionalità e la burocratizzazione degli spazi politici di dibattito ed assemblea che già si erano visti a Firenze sono ricomparsi a nuova vita nelle giornate parigine del FSE. Un movimento (se così accettiamo di chiamarlo) quello dei Social Forum, che in Italia iniziava a dare forti segni di stanchezza e di impasse, per l'incapacità di ri-articolare concretamente nella propria quotidianità forza ed incisività nonché darsi progettualità politica intorno a nodi che pur ha saputo in un primo tempo porre al centro del dibattito e dell'attenzione mediatica internazionale. Attenzione cresciuta soprattutto sul livello conflittuale che le giornate di Seattle seppero imporre marcando un primo momento di crescita del nuovo movimento "no global".
Movimento che ha saputo mettere tra le proprie parole d'ordine, ma soprattutto nella propria pratica, la conflittualità come segno d'incompatibilità di un ampio numero di uomini e donne. Conflittualità ascendente fino almeno a Genova, prima di essere ampiamente recuperata e gestita da quegli stessi settori di "movimento" che oggi cercano di rifarsi un po' di consenso oltralpe; quello stesso consenso che all'indomani delle giornate genovesi cresceva ampio intorno alla novità ed alla radicalità di pratiche diffuse di azione diretta e senza mediazioni. Una ricchezza ed una curiosità che gli stessi gestori di quel "post" hanno in due anni ridotto al livello minimo, non sapendo in alcun modo interpretare la curiosità e la fame di protagonismo che tanti/e chiedevano, preferendo giocare/gestire tutto ai tavoli delle piattaforme e delle carte d'intenti, sabotando di fatto un'intera e nuova possibilità di vero movimento (che ha saputo inviare generosi segnali di ripresa nelle scadenze di Evian prima e Salonicco poi).


Tre sedi lontanissime una dall'altra, uso di forze di security private per gestire l'ingresso ai dibattiti e livello estremamente basso degli stessi (si andava da quelli sul "rapporto tra partiti e movimenti" tanto caro a Rifondazione e alla cricca francese di Attac/Monde Diplomatique, a quello sulla transizione democratica in Iraq che "sappia fare appello alle forze vive della società civile in Iraq"). Posizioni, come si può ben vedere, eccessivamente caute, molte probabilmente necessarie a tenere in piedi una tale eterogeneità di realtà altrimenti incomunicanti; eterogeneità che ancora si insiste a voler definire comme ricchezza di differenze ma che sempre più ci sembra segnare il proprio limite come frammentazione e assoluta incapacità di incidere; al termine delle varie giornate si è infatti deciso poco o niente: due scadenze internazionali (a Marzo e Maggio) e una nazionale il prossimo sabato convocata su parole d'ordine estremamente deboli.

La presenza giovanile è stata un po' la grande assente, (non in quella di piazza del sabato, generosa pur nella frammentazione ed eterogeneità) quanto nella composizione stessa dei dibattiti e dell'impostazione degli stessi.
I risultati di un sondaggio citato da "Le Monde" nei giorni scorsi faceva questo ritratto dell'alter-mondialista : di mezz'età, "di sinistra" ma deluso, incline a posizioni critiche ma vicine al Partito Socialista di Jospin.


"PARIGI VAL BEN…" : IL DOPPIO LINGUAGGIO DEI DISOBBEDIENTI
Le giornate parigine hanno visto soprattutto uno sforzo notevole della disobbedienza che ha tentato su piu livelli di estendere la propria egemonia
Si è potuto assistere, in questo senso, ad un'opera di vero e proprio restyling linguistico di terminologie da tempo riposte in solaio, il ripescaggio di categorie che fin solo a qualche giorno fa venivano bollate come "vetero-ideologiche" e velocemente liquidate come sorpassate ed inadeguate; dall'archivio polveroso son cosi rispuntati i concetti di "autonomia", "antagonismo", "contropotere". L'apparenza non deve però ingannare: se si legge il volantone "global-project" distribuito durante il Forum emerge con chiarezza quale sia il progetto politico disobbediente che, se da un lato strizza l'occhio alla radicalità, nella sostanza ri-propone la solita solfa di municipalismo, "camminare domandando" zapatista ed esodo.
In un'assemblea sulla "sinistra radicale in Europa" si poteva addirittura ammirare alcuni disobbedienti passare senza soluzione di continuità dal concetto di "autonomia" a quello di "disobbedienza", sostenerne l'intercambiabilità ed equivalenza salvo poi precisare che la posta in gioco non era -in alcun modo- la creazione di una contro-parte volta allo scontro con le istanze di dominio e controllo. Ma allora, ci chiediamo: quale antagonismo? Quale contropotere?
Possiamo cosi leggere cosa sia "un programma post-socialista"; tra le altre cose: "capacità d'espressione e di comunicazione che saprebbe costruire delle STRUTTURE AMMINISTRATIVE COMUNI [così evidenziate nel volantone] nelle quali i rapporti tra produzione e libertà, e tra necessità e desiderio, possano trovare una organizzazione sociale adeguata".
Tradotto: "LA SOCIALDEMOCRAZIA È MORTA! C'È UN POSTO VACANTE DA OCCUPARE".


LA PIAZZA
Per concludere ancora due parole sulla piazza, il luogo di riscontro e verifica della vera potenzialità di qualunque movimento sociale e di lotta. Una partecipazione numerosa (per quanto al di sotto delle cifre previste) che scontava un po' la pesantezza di un "già visto" che molti sembraano ammettere. Una grande sfilata/circo dove di tutto e di più stava insieme, senza di fatto condividere nulla, se non una ancora troppo generica opposizione alle politiche di guerra permanente.
Tra le situazioni più interessanti la chiusura del corteo dove antagonist* e libertar* rifiutavano la preordinata pacificazione dei servizi d'ordine del Partito Socialista delle forze dell'ordine e di alcuni burocrati anarco-sindacalisti; da segnalare anche la presenza di numerosi collettivi di "Sans Papiers", realtà molto radicate, al di fuori delle logiche istituzionali e concertative.


C.S.O.A. ASKATASUNA

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