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http://italy.indymedia.org/news/2003/12/438100.php Invia anche i commenti.

LA REBELDIA RITORNA - aggiornamento
by REBELDIA COMUNICAZIONi Friday, Dec. 05, 2003 at 11:34 AM mail:

aggiornamento sull'occupazione degli stabili dell'ex-Guidotti

Per ora l'occupazione procede tranquillamente.
I primi contatti con la proprieta' (l'universita` di Pisa) mostrano la disponibilita` al dialogo. Una delegazione dell'ufficio tecnico dell'universita` visitera` i locali occupati.
Per le 11:30 e` prevista la conferenza stampa in cui verrano spiegati i motivi dell'occupazione.
Nel frattempo e` iniziato anche il dialogo con la Provincia ed il Comune di Pisa.

IL CASO DELLA EX-GUIDOTTI: UNA RISORSA PER LA CITTA' CHE SI VUOLE SVENDERE

L'ex-Guidotti costituisce un altro caso di una gigantesca area di proprietà dell'Università di Pisa inutilizzata e sul cui futuro e sulla cui effettiva destinazione scarsa è la chiarezza.
Una cosa è certa: questo grandissimo comparto edilizio potrebbe costituire per l'Università e per tutta la città una vera e propria risorsa non solo per le attività didattiche e di ricerca ma anche per la cultura, la socialità e la riqualificazione ambientale.
I progetti e le discussioni attualmente in corso in merito alle sorti dell'ex-Guidotti, però, fanno pensare a tutt'altri esiti, esiti che, come vedremo in questo breve documento, parlano di svendita del patrimonio pubblico, di speculazione, di mancanza di una reale progettualità culturale ed urbanistica da parte dell'ateneo pisano, di un miope opportunismo economico.

Il complesso ex-Guidotti
Il complesso della ex-Guidotti, la cui superficie totale è di 7.652 mq, è suddiviso in due aree: 1) una di 1.124 mq di proprietà della Società Costruzioni Innovative SRL, con destinazione residenziale, più specificamente si prevede la realizzazione di 21 residenze con altrettanti parcheggi pertinenziali; 2)l'altra di 6.528 mq di proprietà dell'Università di Pisa.
La zona di proprietà dell'ateneo è, a sua volta, costituita da numerosi e diversi edifici per forma e volume: capannoni, edifici accessori, ex uffici Guidotti e la palazzina.
Risulta importante specificare l'esistenza di due proprietari dell'area in quanto ciò riveste una grande importanza per le possibilità e le procedure da seguire per la ristrutturazione e riqualificazione di tutto il complesso. Infatti, come previsto dalle norme urbanistiche vigenti, deve essere elaborato un unico Piano di Recupero dell'intera area, quindi elaborato congiuntamente tra Università e Società Costruzioni Innovative SRL.

Quali progetti per l'area ex-Guidotti prima del 31 ottobre 2002
L'ateneo aveva approvato l'acquisto del complesso immobiliare ex-Guidotti il 4.06.2002, stipulando l'atto di acquisto il 20.9.2002 e si po' leggere testualmente nei verbali del Consiglio di Amministrazione dell'Università che tale acquisto avveniva con"l'intendimento di dare la possibilità di immediato utilizzo di alcuni immobili al Dipartimento di Storia delle Arti".
Chiariamo meglio quali erano i piani dell'Università, prima del 31 ottobre 2003, che hanno motivato questo acquisto e quale il progetto di utilizzo. Leggendo il Piano di Recupero dell'area troviamo che obiettivo dell'Università di Pisa nell'area di sua proprietà, come ci conferma il verbale del 30.04. 2003 del Consiglio di Amministrazione dell'Università, era la realizzazione: a) della nuova sede del Dipartimento di Storia delle Arti con annessi spazi didattici e la biblioteca; b) di nuovi spazi per la didattica di base costituiti di un insieme di aule e laboratori, attraverso la demolizione di tutti i restanti fabbricati e la ricostruzione della stessa volumetria con un nuovo assetto urbanistico (si tratta nel complesso di 7 aule per complessivi 382 posti oltre due sale studio per studenti per complessivi n. 32 posti).
Il quadro economico complessivo per tale progetto redatto dall'Ufficio tecnico Edilizia ed Impiantistica dell'ateneo è di oltre 13.000.000 euro.

Cosa prevede il documento di Programmazione edilizia dell'ottobre 2003
Nel documento di programmazione edilizia dell'Università di Pisa, presentato il 31 ottobre 20003, però la linea dell'Università sulle sorti di questo complesso, profumatamente pagato per acquistarlo, cambia radicalmente.
La ex-Guidotti non è più considerata un'area prioritaria di intervento da recuperare ma diventa possibile merce di scambio con cui fare cassa. Infatti si scrive nel documento che la proposta riguardante questi stabili è: o la permuta dell'intero complesso ex-Guidotti con il Convento di San Benedetto, a favore della Storia delle Arti e servizi di convegnistica di ateneo; o la ristrutturazione delle palazzine ed uffici Guidotti a favore della Storia delle Arti e l'alienazione dei capannoni e laboratori.
Questo brusco cambio di indirizzo pone alcune domande: come mai nel giro di pochi mesi l'ateneo è disposto a disfarsi di una simile struttura? Quali i possibili interessi derivanti da una permuta?
Occorre notare che nel settembre del 2003 la Banca Popolare di Lodi decide di offrire il complesso dell'ex-Convento di San Benedetto anche attraverso una permuta di immobili a copertura del valore periziato. L'ateneo così pensa di considerare l'offerta e di permutare la ex-Guidotti con le ex-Benedettine e qui farvi il Dipartimento di Storia delle Arti.
Numerosi sono gli interrogativi che una simile scelta propone:
1) quali sono i vantaggi economici che i due proprietari possono ricavare da una simile operazione?
2) Quale progetto culturale di sviluppo sta dietro una simile scelta dell'Università, se ve ne è uno?
3) Qual è l'effettiva relazione che vi è nell'affare tra la Cassa di Risparmio di Pisa, tesoriera dell'ateneo, la Banca Popolare di Lodi e l'Università di Pisa?
4) Secondo quale principio, a parte una mera logica di risanamento del bilancio, peraltro da verificare, l'Università decide di disfarsi di un'area così vasta prendendo in cambio una struttura di 3700mq, che prevede comunque dei costi ancora da quantificare per adattamenti dell'ex-convento a sede del dipartimento come troviamo scritto nel documento di programmazione: "l'attuale destinazione bancaria dell'edificio, pur comportando l'apertura al pubblico dei locali, non è del tutto conforme, in termini normativi igienici, di sicurezza antincendio e di accessibilità ai disabili, con quella dell'edilizia universitaria, è assai probabile che si debbano prevedere dei lavori d'abbattimento di barriere architettoniche, maggiore aerazione degli ambienti da destinare ad aule ed ulteriori provvedimenti antincendio".
Il dato di fondo che emerge dalle due proposte delineate nel documento di programmazione edilizia è la svendita, almeno di una parte, del proprio patrimonio da parte dell'Università, la cui cronica carenza di spazi è da anni ripetuta in tutti i documenti ufficiali dell'Università. Il fatto che l'Università abbia concretamente congelato per ora ogni idea di riqualificazione dell'area e stia lavorando su queste nuove opzioni ha altre due conseguenze importanti: la prima è che ogni progetto di recupero del complesso risulta bloccato anche per la parte di proprietà privata secondo le disposizioni prima vista per la riqualificazione del comparto; la seconda riguarda gli effetti che una simile alienazione di questi beni ad un ente privato come una banca potrebbe avere sui progetti di realizzazione di un'ampia zona di verde all'interno dell'area. In questo quadro come sarebbe riqualificata l'area, rimarrebbe l'idea di un recupero e di una destinazione a verde di parte del complesso?
Un'altra cosa è certa: al momento la struttura è inutilizzata e grossa parte di essa è attualmente agibile e fruibile. Anche in questo caso risulta sconcertante la proposta di utilizzo temporaneo di alcuni edifici dell'ex-Guidotti che propone l'Università nel suo documento di programmazione. Si legge nel documento: "il restante edificato può in parte prestarsi ad utilizzi a breve termine per attività di deposito (circa 1500mq).
Questo è l'ennesimo esempio, come nel caso dell'ex-Etruria e dell'ex-Asnu, di strutture abbandonate al degrado e che potrebbero invece essere quanto meno temporaneamente restituite alla città e agli studenti per progetti sociali, culturali, di studio e di aggregazione.
Risulta ancor più grave, a nostro giudizio, che l'ateneo, indipendentemente dalla permuta o meno con le ex-Benedettine, pensi comunque di alienare i capannoni ed i laboratori che potrebbero tramite progetti di cooperazione e collaborazione con associazioni ed con il tessuto sociale di questa città essere recuperati ed utilizzati

Laboratorio delle disobbedienze - Rebeldìa



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