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CIPRO: PROFUGHI KURDI MITRAGLIATI SULLA VIA DELL'ESODO VERSO L'ITALIA
by dino frisullo Wednesday, May. 22, 2002 at 11:34 PM mail:

-

CIPRO: PROFUGHI KURDI MITRAGLIATI SULLA VIA DELL'ESODO VERSO L'ITALIA

Un'Ansa delle 12:52 dà notizia dell'attacco con armi da fuoco contro
una nave di profughi da parte di un guardacoste turco al largo della
parte di Cipro occupata dall'83 da militari turchi. Sull'imbarcazione,

salpata dal porto turco di Mersin e diretta in Italia, si conterebbero

un morto e sette feriti, poi trasportati in elicottero in un ospedale
del porto turco-cipriota di Kyrenia. La fonte, citata dall'Ansa, è la
stessa polizia turco-cipriota. Non si hanno notizie sulla nazionalità
delle vittime, presumibilmente kurdi.

Nel pomeriggio un nuovo dispaccio, questa volta girato all'Ansa
dall'agenzia ufficiale turca Anadolu, affermava che i feriti (non si
parla più di morti) sarebbero il risultato di una rissa scoppiata
sulla
nave quando il guardacoste turco ha intimato l'alt. E' evidente il
tentativo di occultare un deliberato massacro di innocenti.

Si può affermare che la Marina turca ha sparato per conto del governo
italiano, che un mese fa chiese di fermare "ad ogni costo"
l'emigrazione clandestina diretta in Italia, e dell'Unione europea,
che
mettendo forilegge il Pkk ha fatto propria la nozione di "terrorismo"
del regime turco e ne ha avallato i metodi brutali.

Per il regime infatti i kurdi in fuga dalla repressione e dalla guerra

sono merci umane e potenziali nemici, di cui liberarsi dopo aver
lucrato su di loro organizzando la pulizia etnica e l'esodo. Da
Mersin,
il porto civile-militare turco più prossimo al Medio oriente, nessuna
nave può partire senza la connivenza delle autorità. Le stesse
autorità
che di tanto in tanto fanno spettacolarmente volare qualche straccio a

beneficio dei governi europei, rastrellando e arrestando profughi in
partenza, ed ora anche sparandogli addosso.

Il dramma di Cipro è anche, probabilmente, il risultato della
mobilitazione militare turca intorno all'isola seguita al recente
vertice anglo-americano-turco ad Ankara, in cui GB e Usa hanno
avallato
la richiesta turca di entrare nella Rapoid Deployment Force europea
senza preventivamente risolvere il problema aperto di Cipro. La
decisione, legata al ruolo attuale della Turchia in Afghanistan e al
suo ruolo futuro nell'aggressione all'Iraq, ha sollevato le proteste
del premier greco Simitis, al quale il vicecapo di Stato maggiore
turco
Buyakanit ha risposto che "la Grecia vuole tenere per sè l'esercito
europeo per scagliarlo contro la Turchia a Cipro e nell'Egeo". Toni
bellicosi, che possono aver prodotto un'intensificata presenza
militare
di cui i profughi hanno fatto le spese.

Va tenuto presente, del resto, che immediatamente dopo la decisione
dell'UE di inserire nella lista nera del terrorismo il Pkk kurdo e il
Dhkp-c turco (protagonista del drammatico sciopero della fame nelle
carceri), il regime ha avviato una grande offensiva militare tuttora
in
corso nelle regioni kurde di Sirnak, Siirt, Diyarbakir e Tunceli
(Dersim), poi estesa anche oltre la frontiera turco-irakena. Nello
stesso tempo il parlamento turco ha escluso l'abrogazione della pena
capitale per i reati politici ed ha varato una legge sulla stampa
assai
restrittiva (occorre il visto della censura persino per aprire una
pagina in Internet), nonostante le proteste dei giornalisti e della
stessa Commissione europea. Un giro di vite drammatico, che moltiplica

l'esodo da tutte le parti del Kurdistan anche in previsione della
guerra all'Iraq, in preparazione a partire dal territorio kurdo-turco
e
kurdo-irakeno.

Le tragedie in mare sono ormai quotidiane. Nella scorsa settimana
l'agenzia kurda Meha aveva dato notizia di un naufragio con decine di
profughi morti o dispersi proprio nelle acque dell'Egeo, nel silenzio
delle agenzie internazionali. Quello di oggi è però il primo caso, in
tutto il Mediterraneo, di un deliberato attacco militare con armi da
fuoco contro una nave carica di civili disperati, che non avrebbero
mai
pensato di essere massacrati in mare dalle stesse armi che li uccidono

in patria. E' anche un segnale, per un'Europa che va assomigliando
sempre di più alla Turchia: sui "clandestini", come da tempo chiedono
i
vari Bossi, si può anche sparare.

Dino Frisullo - Roma, 22.5.2002


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