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COLOMBIA: Uno Stato di Emergenza?
by frances y tro Tuesday, Aug. 13, 2002 at 6:07 PM mail:

Santa Fe de Bogota, 11 de agosto de 2002

Non c'è dubbio.
La Colombia inizia il secolo XXI completamente integrata nella cornice della globalizzazione capitalista, sviluppata dalle corporazioni multinazionali del Primo Mondo e dai gruppi finanziari che controllano il mercato di capitali nel nostro pianeta.
In questo contesto sono altri i termini dell'accumulazione capitalista, delle politiche economiche e il quadro del dominio di classe: una borghesia globalizzata - petrolieri, narcotrafficanti, gerenti di compagnie straniere, tecnocrati, generali e capitalisti - esercita l'egemonia politica in distruzione di quella prosperata nell'ultimo secolo, con protezione e sussidi statali e che si rifugia nel cosiddetto filogoverno liberale.
Esiste dunque, un blocco dominante omogeneo, sotto la leadership del nuovo Presidente della Colombia Alvaro Uribe Velez.

Siamo nel disegno di un nuovo retaggio politico.
Tutto indica che Uribe si propone di dare forma ad uno Stato di Emergenza.
Congiungendo tutte le pezze della nuova strategìa governativa, ampiamente diffusa dal Ministro degli Interni, ciò che si ottiene è una nuova istituzionalizzazione, caratterizzata da una repressione aperta e profonda.
Continueranno a crescere in futuro il potere dell'Esecutivo e l'azione repressiva dello Stato, che si convertirà in una vera e propria spina dorsale di dominio interno, poichè solo lavorando alla base in questo sistema repressivo è possibile eliminare lo sfruttamento dei settori salariati e popolari, anche fino alle ultime conseguenze se necessario, poichè solo con questo espediente sarà possibile liquidare la resistenza delle divisioni piccolo/borhgesi.

Il puzzle di Uribe verso lo Stato di Emergenza prevede
la reimpostazione dell'apparato ideologico, le reti di intelligenza, il nuovo sistema giuridico, le riforme fiscali, la modifica della rappresentanza e dell'organizzazione politica di classe e l'applicazione di una nuova riforma statale.

Il primo passo è stato essenzialmente ideologico ed ha finito per assemblarsi con la funzione repressiva dello Stato.
La versione e l'interpretazione dell'autorità data dal nuovo Presidente non maschera le grinfie di uno stato di polizia e fascista.
Come per arte di magia appare subito la mostruosa rete di milioni di informantes, che integrerà la Central Nacional de Inteligencia (CENIT) alla cui guida ci saranno Vladimiro Montesinos e il signor Pedro Juan Moreno, uno spinoso personaggio con loschi precedenti nel traffico della droga e braccio destro di Uribe.
I nuovi fronti comuni del Plan Colombia, le cui risorse americane sono state accondiscendenti per un loro utilizzo nella lotta controinsorgente, potenzieranno tutto il lavoro repressivo e violento del nuovo Governo.

L'autorità, convertita in fulcro della nuova ideologia ufficiale, viene a legittimare la repressione.
Un quarto del primo discorso di Uribe, dedicato al tema dell'autorità, con lirica evocazione a Bolivar e Santander, mostra la dimensione della riorganizzazione in corso dell'ideologia dominante.
La nuova ideologia è repressiva e la repressione pone il suo scudo ideologico nell'autorità.

I cambiamenti nel sistema giuridico contemplano una doppia carta dei diritti.
Da un lato, il Ministro degli Interni ha proclamato la revisione di aspetti sostanziali della Costituzione Politica che regola l'esercizio del potere politico degli apparati dello Stato e l'accesso a questi apparati per mezzo di un sistema di norme generali, formali, astratte, strettamente regolamentate.
Il pacchetto di riforme costituzionali è ampio e comprende modifiche agli stati di emergenza per ritornare alla logora figura dello Stato di Assedio; l'eliminazione della Corte Costituzionale, del Consiglio Superiore della Magistratura, del Consiglio di Stato e della Defensoria del Pueblo.
Tutti questi cambiamenti devono regolarizzare, nel seno degli apparati dello Stato, le relazioni del blocco del potere composto da diverse classi e frazioni dominanti, organizzando l'egemonia del nuovo nucleo della borghesia globalizzata sulle altre divisioni, senza colpire l'essenza dello Stato.

Per supposto, questi cambiamenti costituzionali assicurano l'impossibilità dell'accesso al potere da parte dei settori popolari, una volta creata l'illusione che tale accesso è possibile, per la semplice ragione che questo diritto regola ugualmente le forme di esercizio del potere rispetto alle masse popolari: la repressione fisica organizzata si realizza in accordo con le regole fissate.

Dall'altro lato, i proclami in materia di tagli ai diritti e alle libertà individuali, nel quadro delle nuove teorie della sicurezza come un bene pubblico secondo il neoistituzionalismo in voga, che implica il sacrificio dei diritti fondamentali, augurano il regno dell'arbitrarietà perchè d'ora in avanti il diritto non sarà ciò che regola la società.

Nel mezzo dell'acuta instabilità politica che propizia la crisi colombiana, il nuovo gruppo dominante preserva così una "grande libertà di azione" per ristabilire le relazioni di forza nel seno del blocco nel potere, caratterizzata da un alta volatilità.

La riforma tributaria per equipaggiare l'esercito con 15 miliardi di pesos; la riforma fiscale per abbassare il rischio nel paese e tranquillizzare i padroni sul debito estero; la riduzione delle pensioni e la riforma lavorativa per rafforzare lo sfruttamento sul lavoro hanno l'obiettivo di chiarire i termini di accumulazione del capitalismo globale e facilitare una maggiore concentrazione di ricchezza.

E'presente nelle fila anche la modifica del modo di rappresentanza e di organizzazione di classe.
Il 7 Agosto, Uribe ha stabilito nel parlamento il progetto di legge per convocare un referendum su un atto legislativo che pretende di riorganizzare la tela legislativa e la funzione elettorale, con le stesse modalità conservatrici delle misure sopra menzionate.

Rifugiato nel discredito del potere legislativo, centro del clientelismo e della corruzione sfrenata, la stessa che verdeggia nell'Esecutivo, Uribe, con una lunga traiettoria nello stesso parlamento come membro dello screditato governo liberale e con una fitta rete di parenti in questa stessa istituzione pretende ora di ridurre il Congresso Nazionale e stabilire un nuovo esclusivo sistema elettorale.
Il risultato di questa riforma politica non sarà altro che il rafforzamento assoluto del potere Esecutivo e il massimo indebolimento del Parlamento, come conseguenza inevitabile di una situazione, nella quale l'omogeneizzazione del blocco dominante ha determinato l'esaurimento dell'istituzione parlamentare e come richiesta in cui le divisioni della borghesia possano risolvere pubblicamente le loro differenze.
Di fatto, nelle condizioni della nuova modalità di accumulazione, c'è poco o niente da risolvere, poichè le misure pertinenti alle trasformazioni che impongono i nuovi obiettivi economici, obbediscono agli interessi quasi esclusivi del nuovo nucleo borghese dominante, dal quale si esclude tutta la frazione distinta alla borghesia globalizzata.
Per questo tutta la nuova politica non può più essere arbitrata da un esecutivo forte e autoritario.

Con la nuova riforma politica, a scapito del Congresso, aumenta il potere dell'esecutivo e l'azione repressiva dello Stato che si converte all'essenza del dominio interno.
Non è certo che quello che si desidera sia rinvigorire la democrazia (?) colombiana nè molto meno far cessare quella "politiqueria" e quel clientelismo tanto oltraggiati dal Presidente.
L'obiettivo è invece quello di ottenere un parlamento che non interferisca nella gestione politica dei grandi commerci ancorati nell'Esecutivo.

Infine, l'annunciata riorganizzazione dello Stato, per eliminare Ministeri e fondere altre organizzazioni, a partire dalle facoltà concesse all'Esecutivo, fa parte di una politica di Stato che non deriva dalle necessità sentite e manifestate dalla società colombiana, ma è una proposta sorta da un'osservazione interna in seguito alle raccomandazioni della Banca Mondiale, alle esigenze del FMI e alle proposte di quello che è chiamato l'accordo di Washington ( riunione di imprenditori, politici e intellettuali dei paesi sviluppati e degli stati dominanti). Questa riforma dello Stato, che si sta implementendo, è associata a tendenze socio-politiche contrarie agli interessi nazionali ed è tanto modernizzatrice quanto conservatrice. I suoi punti fissi sono mantenere a tutti i costi la stabilità economica e monetaria del modello neoliberista, l'inserzione acritica e subordinata del nostro paese o parte di esso, la globalizzazione del capitale, così come sostenere una governabilità intesa come aumento del controllo politico e delle politiche di controllo sociale della popolazione.

La nuova riforma neoliberista dello Stato, il cambiamento delle sue funzioni, la sua perdita di progetto nazionale, della proprietà e del controllo delle imprese pubbliche, la modifica e la riduzione della spesa sociale si associano allo sviluppo di tecnocrazie finanziarie e amministrative (tipo Hommes, Junguito, Restrepo, Carrasquilla, Clavijo, etc), fortificate dal controllo delle istituzioni statali di azienda, credito pubblico e del Banco de la República, le quali, in seguito alla carenza di progetto e responsabilità nazionalista, hanno sviluppato un interesse speciale per dominare il potere politico, per sviluppare il commercio, per approfittare di distinte forme di accumulazione facile legate ad attività giuridicamente lecite e altre illecite come il contrabbando e il narcotraffico.
Questi gruppi di potere sono riusciti ad erigersi anche in nuclei di processo interno di accumulazione per mezzo dell'appropriazione delle politiche economiche dello Stato e si sono convertiti in intermediari politici degli organismi finanziari mondiali, dei gruppi capitalisti transnazionali e dei progetti degli stati globalmente dominanti.
Ogni operazione di privatizzazione, di autorizzazione all'ingresso di capitali o di prestito internazionale significa una porzione del 5 o 10 per cento per questi tecnocrati e un'associazione patrimoniale con nuove imprese sovvenzionate.
Per tutto questo l'importanza che hanno ora i gabinetti economici e le giunte direttive del Banco de la República: si tratta di vere e proprie oligarchie politiche autoreferenziate che cercano di perpetuarsi sulla base della loro funzione intermediaria e che ricorrentemente tendono a rimuovere il potere e la politica a gruppi della classe dominante tradizionale e della nuova opposizione democratica popolare.
Queste tecnocrazie intermediarie hanno fatto della riforma dello Stato e strutturale il fulcro ideologico della loro politica.

In ogni caso, il dominio di classe che Uribe incarna, cui servirà il nuovo apparato statale che deriverà dalla riforma, va a determinare di conseguenza, le caratteristiche della struttura organica di questo apparato, vale a dire la dimensione fisica e funzionale delle sue dipendenze, il numero e gli incarichi dei suoi funzionari e fondamentalmente, il sistema di gerarchia e subordinazione al suo interno, cioè l'organizzazione e l'amministrazione del potere all'interno del potere statale. In questo modo la centralizzazione del potere in mano dell'Esecutivo trova la sua maggior espressione nell'aumento qualitativo e quantitativo delle dipendenze sotto il suo diretto controllo.

Sono, inoltre, le pezze del nuovo modello politico del Signor Alvaro Uribe Verez, che riunite, danno forma ad un tipico Stato di Emergenza



http://www.anncol.com/agosto2002/1208_colombia.htm







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