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COLOMBIA: Gli States propongono accordo bilaterale
by tro Thursday, Aug. 15, 2002 at 7:34 PM mail:

Secondo Marc Grossman gli Stati Uniti vorrebbero soltanto proteggere i loro cittadini.

BOGOTA'
Il governo degli Stati Uniti ha chiesto alla Colombia di firmare un accordo di non estradizione per i suoi cittadini, al fine di evitare che possano essere giudicati dalla Corte Penale Internazionale (CPI)
Questo dichiarava ieri in Bogotà il sottosegretario statunitense per gli Affari Politici, Marc Grossman:
"Abbiamo proposto alla Colombia di firmare un accordo bilaterale dell'Articolo 98, per proteggere le FF.MM. degli Stati Uniti e i nostri funzionari che stanno operando in Colombia, poichè quello che ci preoccupa è che siano messe in atto persecuzioni politiche da parte di questo tribunale".

Grossman ha formulato la proposta al presidente Uribe
durante una riunione con lui e con il suo gabinetto ministeriale nel Palazzo di Nariño(del Governo) e ha chiarito che l'Articolo 98 del trattato che dà origine al CPI (Corte Penal Internacional) autorizza la deroga di giudizio davanti alla Corte in caso di accordo bilaterale.

Ha ribadito le critiche degli Stati Uniti verso il CPI, ricordando che la Colombia non è l'unico paese al quale la Casa Bianca ha proposto la richiesta, senza però menzionare che Washington minaccia di tagliare gli aiuti militari a chiunque non la firmi.
"La Colombia non è l'unico paese da noi sollecitato per firmare quest'accordo. L'abbiamo chiesto a tutti i paesi del mondo".

Ha insistito poi nel sostenere che il suo Governo ha "molte riserve" in relazione al CPI, poichè considera che "questo tribunale può agire senza nessun tipo di controllo, neanche quello del consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite."
"Noi rispettiamo che qualsiasi paese, come la Colombia, firmi o sia d'accordo con il Tribunale Superiore Internazionale.
Ciò che sollecitiamo è che i paesi che firmano quest'accordo rispettino la nostra decisione di non farlo" ha enfatizzato.

Ha confermato inoltre al presidente Alvaro Uribe e al suo Governo la collaborazione degli Stati Uniti nella lotta contro il narcotraffico e il terrorismo, il rafforzamento delle istituzioni democratiche, la promozione dello sviluppo socioeconomico ed il totale appoggio del suo paese alla politica di sicurezza intrapresa dal nuovo Governo della Colombia.

Grossman, arrivato martedì scorso a Bogotà per dirigere la prima missione di alto livello degli Stati Uniti dopo l'investitura di Uribe il 7 di Agosto, ha fatto le sue dichiarazioni dopo una riunione di oltre due ore con il nuovo presidente.

Dopo aver insistito che la Colombia "è molto importante" per
il suo paese, ha dichiarato che Bush "manterrà il suo proposito di assicurare tutti i terroristi alla giustizia".

"Gli Stati Uniti vogliono dimostrare il loro appoggio alla democrazia in Colombia", ha insistito, riconoscendo che "Uribe vuole portare democrazia e stato di diritto" al suo paese.

Intanto la Svizzera (e non solo) dà picche:

Il no di Deiss a Washington
Berna – La Svizzera risponde picche alla richiesta americana di firmare un accordo bilaterale in base al quale Berna e Washington si impegnerebbero a non estradare verso la Corte penale internazionale ( Cpi) un cittadino dell'altro Paese senza che ci sia il consenso del governo di tale Stato. Simili intese sono contrarie all'auspicio di Berna di avere una Cpi efficace e universale, ha spiegato ieri in un incontro con i giornalisti Joseph Deiss. « In qualità di capo del Dipartimento federale degli affari esteri, ritengo che la Svizzera non debba raggiungere un accordo del genere » , ha dichiarato il consigliere federale. Secondo il Dfae, troppe eccezioni alle regole rischierebbero di indebolire la Cpi, entrata in vigore il 1 ° luglio scorso, ma fortemente combattuta da Washington. La Confederazione sostiene l'applicazione universale dei principi legati alla Cpi. E il Dfae chiede agli Stati Uniti di applicarli. Auspica inoltre che Washington non ostacoli l'operato della Cpi.
Il capo della diplomazia elvetica informerà prossimamente i colleghi di governo. « Credo che la posizione che difendo sia in linea con quanto ha sempre sostenuto il Consiglio federale » , ha osservato il ministro degli esteri.
La Svizzera non aveva infatti risparmiato le critiche al compromesso raggiunto in luglio al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
La risoluzione 1’ 422 consente ai Paesi che non hanno ratificato il trattato che istituisce la Corte – con in testa appunto gli Stati Uniti – di ottenere un'immunità di un anno per i propri cittadini impegnati in missioni per il mantenimento della pace.
Berna ritiene che questo testo sia contrario allo spirito dello statuto del trattato di Roma.
Come numerosi altri Paesi, la Svizzera è stata sollecitata la settimana scorsa per via diplomatica dagli Stati Uniti. La richiesta americana è basata sull'articolo 98 dello Statuto di Roma, che limita la possibilità della Corte di chiedere ad un Paese la consegna di un sospetto se essa è in contrasto con un altro eventuale accordo internazionale. Questo articolo è previsto nel caso in cui ci sono truppe stazionate nello Stato interessato e ciò non è–e con ogni probabilità non sarà mai – il caso della Svizzera.
Perciò il Dfae non vede la necessità di concludere un accordo in tal senso.
Gli Stati Uniti hanno già firmato intese bilaterali con e la Romania. Lo scopo di Washington è di mettere al riparo i soldati americani spiegati all'estero o impegnati in missioni di mantenimento della pace in Stati firmatari del trattato sulla creazione della Cpi possano essere tradotti davanti ad essa.
Washington, che ha firmato il trattato ma non lo ha ancora ratificato, ha già annunciato l'intenzione di sottoscrivere accordi bilaterali come quelli raggiunti con Tel Aviv e Bucarest con il maggior numero di Paesi possibile. Gli Stati Uniti non hanno esitato a ricorrere alla minaccia di non più fornire aiuti militari a quei Paesi membri della Nato che non prometteranno di proteggere le forze di pace americane dalla possibilità di essere processate di fronte alla Cpi.
Deiss ha puntualizzato che Washington non ha esercitato alcuna pressione su Berna. Il capo della diplomazia elvetica non si attende ritorsioni da parte americana. Contattata ieri dall'ats, l'ambasciata degli Stati Uniti a Berna ha rifiutato di rilasciare qualsiasi commento. La Commissione europea ha dal canto suo esortato i Paesi candidati all'Unione a non firmare nell'immediato accordi di questo tipo con gli Usa. Bruxelles ha altresì deplorato il passo compiuto da Bucarest. Norvegia e Jugoslavia hanno già opposto un rifiuto alla richiesta americana.

http://www.elmundo.com/Nacional_1.htm
http://www.laregione.ch/interna.asp?idarticolo=38139






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