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LSU MORTO: RABBIA AI FUNERALI, AGGREDITO SINDACO
by striker Friday, Aug. 30, 2002 at 11:41 PM mail:

OPERAIO MORTO: RABBIA AI FUNERALI, AGGREDITO SINDACO


(ANSA) - CERCOLA (NAPOLI), 30 AGO - Prima il dolore, le lacrime e il silenzio di familiari, istituzioni e disoccupati, uno accanto all'altro per l'ultimo saluto a Bernardo. Poi la rabbia, sorda e cieca, trasformatasi ben presto in violenza e culminata con l'aggressione a calci e pugni al sindaco. Cercola, il piccolo paese a due passi da Napoli dove lunedi' scorso Bernardo Romano si e' dato fuoco nel cortile del Comune, ha vissuto una giornata difficile, a meta' tra l'emozione per la morte di un uomo disperato e la consapevolezza di una situazione occupazionale ogni giorno piu' pesante e contro la quale e' sempre piu' difficile trovare un rimedio. Una giornata cominciata in realta' ieri, con la telefonata, inaspettata, del presidente Ciampi alla vedova di Bernardo. Per dirle che il Paese non abbandona i suoi 'figli', soprattutto i piu' umili. Proprio quello, invece, che sostenevano i disoccupati che hanno aggredito sulle scale della chiesa il sindaco Giuseppe Gallo, costringendolo a scappare nel Municipio, e continuando a gridare, rivolti alle istituzioni ''assassine'', insulti di ogni sorta. Il tutto mentre la bara di Romano non aveva ancora lasciato la piazza. Ai funerali hanno partecipato circa mille persone, praticamente tutto il paese, tra familiari, amici, compagni di lavoro e autorita', riempiendo completamente la piccola parrocchia dell'Immacolata Concezione. In piazza erano anche stati installati degli altoparlanti per permettere a chi era rimasto fuori di ascoltare l'omelia di Don Antonio Scarpato e don Vittorio, parroco decano del vicino comune di Volla. E proprio da quest'ultimo e' partito l' 'anatema' verso i politici. ''I politici devono chiedere perdono per la situazione che si e' creata con gli lsu - ha tuonato - Ma devono chiedere perdono anche i giornalisti, che si ricordano soltanto in queste circostanze tragiche della nostra realta', e tutte le persone che cercano una casa pur non avendone bisogno a svantaggio di casi come quello della famiglia Romano. Perdono, infine, lo devono chiedere tutti, perche' non si fa nulla o poco per cambiare le cose''. Ad ascoltare l'omelia c'erano diversi rappresentanti di quelle istituzioni contestate dai disoccupati: in prima fila, oltre al sindaco, il prefetto di Napoli, Carlo Ferrigno, l'assessore regionale al Turismo, Teresa Armato, il vice sindaco di Napoli, Rocco Papa, il presidente del consiglio comunale di Napoli, Giovanni Squame, gli assessori comunali, Losa, Oddati e Balzamo, i parlamentari Cennamo, e Ranieri, il senatore Sodano, e gli assessori e consiglieri comunali di Cercola. Dall'altra parte della piccola chiesa, invece, la moglie di Romano, Patrizia, e alcune delle cinque figlie. Non c'era pero' il piccolo Ciro, 10 anni, ultimo arrivato e 'cocco' di Bernardo. Le urla disperate di Patrizia si sono sentite in piazza, amplificate dagli altoparlanti. E forse proprio quelle urla hanno fatto saltare i nervi ai disoccupati che erano all' esterno. Cosi' quando il sindaco e' uscito molti di loro, la maggior parte arrivati da Napoli, gli si sono gettati addosso individuando in Gallo il simbolo di quell'assenza delle istituzioni che, secondo loro, e' stata la vera e unica causa della morte dell'operaio. Tra spintoni, calci e pugni (un poliziotto ha riportato delle contusioni ad un braccio) il primo cittadino e' riuscito a raggiungere il palazzo comunale dall'altra parte della piazza e a barricarsi dentro. Fuori, intanto la bagarre continuava, con i manifestanti che hanno tentato di sfondare la porta del Municipio. I piu' esagitati sono stati contestati da altri disoccupati, quelli di Cercola, che hanno difeso il sindaco ''eletto soltanto due mesi fa e senza alcuna responsabilita'''. Soltanto l'intervento di polizia e carabinieri ha riportato l'ordine, anche se il sindaco e' stato costretto ad abbandonare il Comune da un'uscita secondaria. In occasione dei funerali a Cercola era stata proclamata una giornata di lutto cittadino. Una decisione che don Antonio ha contestato. ''Molti esercizi commerciali - ha detto - hanno chiuso per diverse ore e quindi hanno perso guadagni di circa 30-40 mila lire ciascuno. Forse avrebbero fatto meglio se fossero rimasti aperti e donato i loro guadagni alla famiglia Romano, compiendo un atto di solidarieta' concreta''.

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