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Oro Nero|Oro Verde
by Bambine di Satana Wednesday, Oct. 23, 2002 at 4:33 PM mail:

Il petrolio è nero, e agli States piace in insalata.

Il controllo dei giacimenti, il mercato e i prezzi di petrolio e gas naturale sono stati fattori decisivi per la creazione di conflitti politici e guerre sanguinarie.
Migliaia di civili hanno pagato con la vita il costo di
tali ambizioni.
Secondo Oil Watch tra queste guerre ci sono quelle di
Nigeria, dal 1967 al 1970 e dal 1980 al 1984; Sudan, che si dibatte nel conflitto dal 1983; Congo, dal 1997 al 1999;
Irak, dal 1974 al 1975 e dal 1985 al 1992.
Per lo stesso motivo sono ancora accesi i conflitti in Indonesia, dal 1986, in Angola, dal 1992 e in Algeria, dal 1991.

Secondo Oxfam, citato nel documento di Oil Watch, "Moratoria all'ampliamento della frontiera petrolifera", per ogni 5% di aumento
nella dipendenza dal petrolio, questi paesi hanno speso un 1.6% in più in spese militari.

Dopo la guerra contro l'Afghanistan a partire dall'11 settembre e con il tentato golpe militare contro il governo venezuelano e il suo petrolio, l'ombra dell'aquila della morte ha cominciato nuovamente a saccheggiare i pozzi petroliferi dell'Iraq.
Nell'Aprile del 2002 Saddam Hussein annunciò il taglio temporaneo di tutte le esportazioni di petrolio, in protesta per l'occupazione israeliana dei territori palestinesi.

Quattro mesi dopo il governo Iracheno firmò con la Russia un accordo di cooperazione economica e commerciale per 40 mila milioni di dollari.
Dopo la sconfitta nella Guerra del Golfo, l'Iraq fu obbligato a canalizzare la totalità dei suoi proventi della vendita del petrolio attraverso un programma dell'ONU di aiuti umanitari e riparazioni di guerra.
Ma c'è il sospetto che l'Iraq abbia deviato all'incirca 300 milioni di dollari all'industria militare, atteggiamento non molto diverso da quello dell'industria bellica statunitense. Naturalmente sono in ballo grandi interessi per far proseguire le cose alla stessa maniera, dal momento che Chevron-Texaco, Exxon-Mobil Oil e Valero Energy hanno
divorato pressochè la metà del petrolio esportato dall'Iraq.

Da alcuni anni la Banca Mondiale sostiene che le guerre del XXI secolo sarebbero provocate dal controllo mondiale dell'acqua dolce, ogni giorno più scarsa nel pianeta.
E' proprio questa la risorsa inseguita dalle aziende transnazionali.
In Barranquilla, Puerto Colombia, ed ora con la località di La Soledad, l'impresa spagnola Tecnicas Valencianas del Agua(Tecvasa), che non possiede investimenti nel proprio paese, ha ottenuto la concessione del servizio dell'acqua per 20 anni.
Creata nel 1999 per concorrere nelle privatizzazioni dell'acqua in America Latina, a soli tre anni conta gia' quattro filiali: Metroagua en Santa Marta (Colombia); AAA Dominicana (Santo Domingo, Republica Dominicana); Amagua nel canton de Samborondon (Ecuador) e AAA Venezuela, nell' Estado Zulia.
Tecvasa controlla una zona con nove milioni di abitanti in America Latina, con un volume totale di negozi di 180 milioni di dollari nel 2001.
Così dopo lunghe e sanguinose lotte per l'indipendenza dell'America Latina il nuovo colonialismo spagnolo passa al contrattacco.
Ma esiste un'altra risorsa che si prevede provocherà forti conflitti: l'oro verde, la biodiversità.
Sulle banche genetiche sorvolano avvoltoi transazionali di alimenti transgenici e farmaci come Bayer, Monsanto, Novartis e altre.

"Il vero petrolio e il vero oro del futuro saranno acqua e ossigeno, i nostri manti acquiferi e i nostri boschi" (Estratto del Mesaggio Inaugurale alla Salita al Potere del Presidente della Repubblica de Costa Rica, Dr. Abel Pacheco de la Espriella, periodo constitucional
Mayo 2002-Mayo 2006).

Infine, acqua, petrolio, gas e biodiversità hanno provocato e
provocheranno militarizzazione nelle terre che possiedono queste risorse strategiche.
A pagare saranno i popoli indigeni e campesinos, poichè essi sono gli attuali depositari di tali ricchezze.

I popoli indigeni sono e saranno i muri di contenimento contro la depredazione e l'ambizione del capitale, opponendo resistenza nelle loro terre, lottando contro la deportazione, raccogliendo il petrolio dei fiumi, dei mari e delle lagune; evitando che sbarchino le transnazionali e aprano il ventre della madre terra per iniettare oleodotti e gasodotti lungo le vene aperte dell'America Latina.

Oggi si sono alzate molte speranze in America Latina e nel Caribe. Il trionfo dei campesinos di Atenco contro il megaprogetto del nuovo aeroporto internazionale del Mexico, di fronte alle azioni di privatizzazione e di espropriazione di terre rurali; nonostante l'apparato governativo alleato ai mezzi di comunicazione e nonostante gli accordi commerciali, la società può arrestare l'avanzamento del Plan Puebla-Panama (PPP) e dell'Area de Libre Comercio de Las Americas (ALCA).

Altro esempio lo pongono boliviani e uruguayani, che hanno arrestato i processi di privatizzazione delle risorse pubbliche in mano delle grandi corporazioni multinazionali, o gli indigeni miskitos del Nicaragua e i garifunas hondurenos
dichiarando i loro territori liberi dall'esplorazione petrolifera.

COSA SONO LE RISERVE DI IDROCARBURI?

"Sono le accumulazioni di idrocarburi conosciute in una determinata data e che si possono sfruttare e recuperare commercialmente. Tutte le riserve stimate comprendono qualche grado di incertezza, che dipende principalmente dalla quantità e qualità di informazione geologica, geofisica, petrofisica e di ingegneria disponibile al momento della stima e dell'interpretazione di questi dati:
Le riserve provate sono volumi di idrocarburi valutati sotto condizioni economiche attuali, che si stima saranno commercialmente recuperabili in una data specifica, con un elevato livello di certezza: In questa categoria di riserve le probabilità di recupero saranno il 90 per cento o più della quantità stimata (...)
Le riserve probabili sono quelle riserve dove le analisi dell'informazione dei giacimenti suggeriscono che sono più fattibili ad essere commercialmente recuperabili, che non esserlo" (Raul Munoz Leos, director de Pemex).

Il gas conserva molte utilità, tra le quali la produzione di energia elettrica tramite la sua combustione il cui calore fa muovere la turbina generatrice; e in una pianta di ciclo combinato si può utilizzare per riscaldare acqua e produrre vapore, che allo stesso tempo muove la seguente turbina.

Questi impianti, detti comunemente "impianti turbogas" presentano le caratteristiche di essere realizzabili più rapidamente rispetto ad una centrale idroelettrica e produrre più energia a costi più bassi.
Inquinano molto meno se messi a confronto di impianti a carbone a petrolio/gasolio o ad acqua, ma sono comunque inquinanti, a differenza di impianti energetici eolici e solari.
Una conseguenza della produzione energetica Turbogas è anche lo sgombero di intere popolazioni dalle loro terre per costruire gasodotti per trasportare il gas, come in Perù e in Bolivia.
L'industria petrolifera è una delle più inquinanti ma anche una delle più redditizie.
Così solo 122 imprese nel mondo sono responsabili dell'80%
dell'inquinamento mondiale, e quattro di queste, le famose "quattro sorelle" petrolifere (Exxon-Mobil Oil, BP Amoco,
Shell y Chevron-Texaco) sono responsabili del 10% di tutte le emissioni di carbonio nel pianeta.
Durante il processo di esplorazione, estrazione, trasporto e combustione di combustibili fossili si produce una notevole quantità di materiali inquinanti per terra, aria e acqua.

Tutto questo richiede infrastrutture come oleodotti, gasodotti, piattaforme; infrastrutture che tra l'altro minacciano la deforestazione in aree naturali protette.


Secondo Oil Watch, per ogni pozzo di esplorazione si deforestano due ettari di boschi: "Nella perforazione esploratoria di petrolio e gas si generano decine di metri cubi di rifiuti tossici che sono scorie, residui senza nessun trattamento" che vengono dispersi nell'ambiente,
aggiungono. Questa contaminazione distrugge anche la
biodiversità marittima e terrestre, la sovranità alimentare dei popoli e delle economie legae alla natura. Inoltre l'estrazione e il trasporto del petrolio e del gas induce ad una occupazione disordinata dei territori che tollera/implica, nel migliore dei casi, ad una ridistribuzione forzata dei padroni/doni della terra e in generale ad espulsioni violente con l'appoggio del monopolio repressivo di Stati, eserciti e polizie, compreso l'appoggio di gruppi paramilitari d'accordo con le imprese transnazionali alleate a dittature militari.
A dispetto della conoscenza che la combustione di materiali fossili è la principale causa del cambiamento climatico, le trasformazioni di energia proveniente dal fossile sono state 100 volte maggiori rispetto a quelle ottenute con altre forme di energia.

LE TENDENZE MONDIALI

Diversi analisti internazionali considerano che non ci sarà nei prossimi 20 anni una sostituzione significativa degli idrocarburi come fonte primaria di energia. In più, si spera che in questo lasso di tempo la domanda aumenti mondialmente fino a duplicare quella registrata tra il 1970 e il 2000.
Per l'EIA (Energy Information Agency) http//http://www.eia.gov
degli USA la richiesta mondiale di petrolio aumenterà del 56%, che equivale a 43 milioni di barili al giorno, per l'anno 2002.
Dal suo punto di vista, l'Agenzia del Dipartimento Statistiche Energetiche ha pronosticato che la domanda mondiale di petrolio passerà da 75 milioni a 119.6 milioni di barili al giorno per il 2020.
Infine, indipendentemente dalla fonte, tutti registrano la stessa tendenza: più estrazioni di petrolio e gas nelle prossime decadi: come finirà il mondo tra 20 anni?
Come vedremo il pianeta, le terre e i boschi?
Quanti popoli sfollati e assassinati?
La possilibilità di accedere a nuovi giacimenti di idrocarburi nel mondo, in luoghi oggi inaccessibili, aumenterà per l'avanzamento della tecnologia

Secondo l'Istituto del Petrolio, considerate le stima della
EIA, il consumo di gas naturale nei paesi industrializzati nel 2020 sarà maggiore in Giappone e Australia, seguito dal NordAmerica e poi dall'Europa Occidentale.
In quanto al petrolio, il consumo maggiore sarà in Nordamerica, seguito dall'Europa Occidentale e infine da Giappone e Australia.

La banca multilaterale non è assente dal grande mercato del gas e del petrolio. Negli ultimi 10 anni si è data da fare affinchè venissero inclusi 100 nuovi paesi nell'attività di esplorazione.
Si calcola che gli investimenti ammontino a circa 50 mila milioni di dollari.
Tra gli investitori ci sono, per non cambiare, la Banca Mondiale con un totale di 5.950 milioni di dollari investiti nel settore tra il 1995 e il 1999; la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo; Il Banco Asiatico de Sviluppo; il Banco Interamericano di Sviluppo (BID) è la
Financiacion por Agencias de Credito a la Exportacion De Desarrollo Upstream de Petroleo y Gas (No Minero).
Il 1999 è stato quello che ha presentato il maggiore numero di scoperte di nuovi giacimenti.
Anche se alcune furono fatte in aree già sfruttate, come nel caso di Arabia Saudita e Iran, altri sono stati effettuati in diversi paesi grazie ad innovazioni teconologiche, come nel caso dell'esplorazione in acque profonde del Brasile e dell'Angola.
Tra il 1995 e il 2000 si aggiunsero alle riserve provate, dimostrate, accertate, 4.5 milioni di barili per ogni sondaggio esplorativo realizzato, che equivale a un 50% in piu' rispetto al periodo dal 1990 al 1995.

Nella seconda metà degli anni '90, le nuove scoperte di gas sono state superiori a quelle del petrolio dell'85%.
Negli ultimi anni c'era petrolio in 95 paesi e il 50% del petrolio trovato si trovava soltanto in 10 di questi: Iran, Arabia Saudita, Angola, Cina, Messico, Azerbaijan, Nigeria, Guinea Ecuatoriale, Brasile e Norvegia.

Di fatto, l'Istituto petrolifero del Regno Unito calcola che esistano all'incirca 4 mila milioni di tonnellate di carbonio nei combustibili fossili che si trovano tuttavia sotto la superficie della Terra.
Secondo Oil Watch, ogni barile di petrolio contiene, in media, 120 kg di carbonio.

Secondo Alfredo Elias Ayub, Gerente Generale della Commissione Federale di Elettricità (CFE) in Messico, gli impianti generatori di elettricità sono piu' efficienti e economici se alimentati a gas.
Il costo per megawatt, che è l'unità di misura per la potenza elettrica, in un impianto a ciclo combinato funzionante a gas, oscilla attualmente tra i 500 e 600 milioni di dollari, mentre con una centrale termo-nucleare o una idraulica questo costo supera i mille milioni di dollari.
Per questo, le imprese transnazionali stanno legando i loro
investimenti intorno a tutto il processo; il gas, il petrolio, l'acqua e la generazione di energia elettrica.
In particolare, la convergenza di finalità tra gas e elettricità ha aperto una dura lotta tra petrolio e gas nella battaglia per produrre kilowatt di potenza elettrica.
Di fatto, nel 2000 la vendita del gas naturale alla CFE è cresciuta del 18.8%, e nel 2001 il tasso di crescita del consumo di gas naturale da parte del settore elettrico messicano ha superato il 14% annuale, e si calcola che si quintuplicheranno nella prossima decade.
Per questo, per il gerente della parastatale, solo con gli investimenti stranieri nel settore dell'energia elettrica si potranno ottenere i 34 mila milioni di dollari che si richiedono durante il periodo presidenziale di
Vicente Fox dal 2001 al 2006, con l'obiettivo di modernizzare
l'infrastruttura elettrica del paese.
Secondo la dichiarazione del Segretario dell'Energia del Messico, Ernesto Martens, nell'ottobre del 2001, tra il 2000 e il 2006, "la domanda di elettricità si incrementerà del 45%, quella del gas liquefatto di petrolio del 17%, quella di gas naturale dell'80% e quella dei combustibili
liquidi, comprendendo gasolio e cherosene crescerà del 20%.
Per l'anno 2002 segnala che il Messico modificherebbe la sua politica energetica per dare maggiori priorità al gas che al petrolio

Per il 2000 si segnala che il Messico modificherà la sua politica energetica per dare maggiore priorità al gas rispetto al petrolio e inizierà a indirizzarsi verso il "commercio del futuro", visto che la richiesta di gas crescerà del 120% nei prossimi 10 anni specialmente per generare energia elettrica. Ed è qui che inizia la guerra tra le corporazioni elettriche. Per il 2009 la CFE ha calcolato che entreranno in azione 49 centrali elettriche di produzione in quei paesi che produrranno 21 mila megawatt, poichè si calcola che il consumo di energia elettrica aumenterà in un tasso medio pro-capite del 5.5% nel periodo che va dal 2001 al 2010.

E' questo il punto dove dobbiamo analizzare il progetto del Plan Puebla- Panama (PPP); l'Area de Libre Comercio de Las Americas (ALCA) e gli Acuerdos de Libre Comercio; il Plan Colombia; la militarizzazione strategica del Continente Americano e delle terre indigene e contadine; così come la crescente installazione di basi militari della UE attorno a tutto l'emisfero. Inoltre, da questo punto dobbiamo analizzare i rifiuti dei governi a dialogare con le popolazioni indigene di accettare la loro autonomia e rispettare i loro diritti umani. Molti esempi esistono oggi in America Latina per quanto riguarda la repressione e l'espulsione dei popoli indigeni. Il rifiuto del governo messicano di attenersi agli Accordi di San Andres e di firmare con l'EZLN corrisponde a un rifiuto dello Stato, dove il Potere Esecutivo, Legislativo e Giudiziario negano il conseguimento della pace e la distribuzione della ricchezza con equità. I governi si prostrano di fronte agli interessi delle corporazioni petrolifere più importanti del mondo e si preoccupano degli interessi dei ricchi, non curandosi del popolo. Assistiamo oggi a una profonda crisi della democrazia, a una democrazia virtuale e a una dittatura corpoiratica transnazionale - militare.

CHI E' OGGI FORNITORE DI PETROLIO?

Nel Medio Oriente è presente il 65% delle riserve di grezzo; e nel Venezuela si trova il 7%, fatto che spiega la militarizzazione del Plan Colombia e le basi militari nordamericane nell'isola di Curazao. Un altro 7% si incontra in Africa, principalmente in Algeria, Libia e Nigeria; e il 5% si trova in Russia. L'Asia Centrale è il secondo bacino petrolifero del mondo con circa 200 miliardi di barili di riserva di petrolio, seconda solo al Golfo Persico che ne conta 660 miliardi. Da questo fatto dipende l'interesse della UE per ottenere il controllo del ponte europeo-asiatico. D'altro canto, il territorio dell'Afganistan concentra il 4% delle riserve mondiali di carbone che tuttavia non viene sfruttato; e nella stessa misura possiede anche rame, ferro, zolfo, zinco, sale, pietre preziose e semipreziose. Secondo altre fonti, la Siberia rappresenta la seconda riserva mondiale di petrolio, che consiste nel 60% delle entrate del governo russo. A proposito, curiosamente, nel mese di agosto del 2002, il governo messicano ha inviato i suoi ambasciatori in Arabia Saudita e in Norvegia. Quest'ultima è stata considerata nel 1988 il secondo miglior produttore mondiale di petrolio, secondo il suo ministro dell'Energia e del Petrolio Tore Sanvold.

Recentemente, il giornalista Jim Carlton del The Wall Street Journal ha confermato che nelle acque attorno all'isola Sakhalin in Russia (conosciuta per la sua produzione di salmone, granchi e altri frutti di mare, e per le balene in via di estinzione), le corporazioni petrolifere hanno calcolato che sono presenti 13 trilioni di barili di petrolio, quando la UE ne conta 22 trilioni di riserva e la Russia 49. Dal 1994 le acque dell'isola Sakhalin sono state esplorate dalla Exxon-Mobil Oil e dalla Royal Dutch/Shell che sono pronte a commercializzare gli idrocarburi per oleodotto e gasdotto. Nel 1999, il primo anno di produzione commerciale del petrolio, l'impatto per quanto riguarda i danni ecologici e la pesca è stato visibile. Nonostante ciò, si è provveduto alla costruzione di molte piattaforme di perforazione che hanno richiesto 22 miliardi di dollari di investimento. Dopo l'11 settembre, a maggior ragione la Russia si è unita alla UE in quello che George W. Bush chiama di " importanza strategica" per il petrolio; e, immediatamente, nel maggio del 2002 ha inaugurato con il presidente russo Vladimir Putin il progetto di cooperazione economica per 12 trilioni di dollari per l'esplorazione dell'isola.

Nel caso del gas naturale, il 28% si trova in Russia; il 9% nel Persico; un altro 9% nel Mare del Nord ( Olanda, Norvegia e Inghilterra); il 7% in Canada; e un altro 7% in Africa principalmente in Algeria e Nigeria dove Shell e Chevron hanno appoggiato le dittature militari.

Di conseguenza, l'Unione Sovietica e il Medio Oriente contano la maggior parte del gas naturale presente al mondo. Per questo, la UE mette gli occhi sul continente americano. In Canada, il gas naturale si trova principalmente nelle province di Alberta e Saskatchewan, anche se ne è presente in abbondanza anche nell'Artico e nella costa orientale canadese.

Secondo lo studio "Profilo Energetico dell'America del Nord" diffuso dalla Segreteria dell'Energia del Messico, la richiesta di energia nei paesi dell'America del Nord scenderà leggermente nei prossimi 8 anni. Stabilisce anche che " il consumo di energia pro-capite crescerà del 10% verso il 2010 nella regione dell'America del Nord". Questo studio è stato elaborato dal Gruppo di Lavoro dell'America del Nord accordato nel 2001 dai Presidenti del Messico, della UE e del Canada. Questa analisi riflette che nell'anno 2000 la regione deteneva una capacità installata di 967 gigawatts, di cui 819 relativi alla UE, 111 al Canada e 37 al Messico; aggiunge che la tendenza al consumo viene controllata dal 1980 e che esistono necessità future per effettuare un sistema di collegamenti. Riferisce che le riserve di petrolio raggiungono i 50 miliardi di barili, dei quali 24 miliardi risalgono al Messico, anche se la UE detiene 167 trilioni di piedi cubici di gas naturale, il Canada 92 trilioni e il Messico solo 30. In breve, questi sono i dati. Ma si sta delineando una tendenza comune.

Anche se in proporzioni minori, ma non per questo meno importanti per gli interessi della UE per quanto riguarda il PPP e l'ALCA, in altri paesi dell'America Latina e Caribe è presente petrolio come in Brasile, Argentina, Colombia, Ecuador, Perù, Trinidad, Bolivia, Honduras, Guatemala, Nicaragua e Panama. Vediamo un esempio che sembra una storia di terrore attuata da un paese ricco verso uno povero dove gli interessi delle multinazionali passano sopra tutto il resto. In Bolivia, le multinazionali Shell e Enron (Transredes) che investono nei settori del gas e del petrolio grazie agli aiuti dei fondi pensionistici dei lavoratori, hanno chiesto credito alla BID per 100 milioni di dollari per la costruzione dell'oleodotto Yacuiba - Camiri, e un altro di 434 milioni di dollari ( BO-0192) per un gasdotto, nonostante la resistenza della comunità indigena Weenhayek che vive in questo posto.

Gli indigeni non perdono la memoria. Nel gennaio del 2000 queste imprese hanno causato il peggior disastro nella storia dello sfruttamento degli idrocarburi in Bolivia, quando l'oleodotto privatizzato a loro favore che passava sotto le acque del fiume Desaguadero di ruppe, rilasciando 29 mila litri di grezzo e benzina. Un'altra impresa, la Transierra e Petrobras del Brasile, ha dato inizio ai lavori per la costruzione del gasdotto Rio Grande - Yacuiba scavando e interrando tubi nelle terre dove vivono gli indigeni. Dal canto loro, Petrobas e la Rapsol (spagnole) vogliono esplorare il parco nazionale di Madidi e la Riserva della Biosfera e il Territorio Indigeno Pilon Lajas.

Il commercio è così imponente che le esportazioni di gas in Brasile rappresentano un'entrata per le corporazioni di 5 miliardi di dollari per i prossimi 20 anni, mentre il governo boliviano riceve 80 milioni di dollari all'anno in tasse e regali. Le riserve boliviane di gas è la maggiore del Sud America e supera quelle dell'Argentina, del Brasile, del Cile e del Perù, e sono in mano a Repsol, BP, Petrobras, Pluspetrol, Tesoro BG, Vintage e Maxus. Per il Ministero dello Sviluppo della Bolivia, il governo ha smesso di percepire 3.152 milioni di dollari quando ha abbassato le tasse dal 50 al 18% ai campi di idrocarburi delle multinazionali.

In questo caso, il governo boliviano ha approvato il Progetto di Esportazione di Gas alla UE e al Messico e alle multinazionali British Gas, British Petroleum (BP) e Rapsol YPF unite nel Consorcio Pacific LNG, e alle aziende Sempra Energy y Pan American Energy. In questo paese dove esistono le nuove iniziative legali del Regolamento di Espropriazione nel settore degli Idrocarburi e il progetto di Modifica del regolamento di Ductos, le concessioni alle multinazionali non riguardano solo il gas e il petrolio, ma anche le terre.Questo accade in Bolivia dove il governo ha privatizzato la parastatale Yacimientos Petroliferos Fiscales Bolivianos (YPFB) vendendola alle imprese straniere, come ha fatto per il gas e i pozzi di petrolio, in un paese dove l'energia proviene per il 90% dal petrolio e dal gas.
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"Revolution - Dopes - Guns & Fuckin' in the streets"



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Titolo Autore Data
Problemi tecnici? abr Friday, Oct. 25, 2002 at 10:48 AM
che bravi magistrati !!! roby Wednesday, Oct. 23, 2002 at 5:37 PM
E' importante? Bambine di Satana Wednesday, Oct. 23, 2002 at 5:16 PM
che firma è? parcellizzato Wednesday, Oct. 23, 2002 at 5:00 PM
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